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Vi pregherei di soffermarvi su che razza di "obiettività" si dovrebbe basare la scienza:
"Sostenendo il «carattere pubblico del metodo scientifico», K. Popper afferma che anche se Robinson Crusoe «fosse riuscito a costruire e a descrivere sistemi scientifici che effettivamente coincidono con i risultati oggi accettati dai nostri scienziati», questa di Crusoe non sarebbe una vera scienza, ma una specie di “scienza rivelata”, del tutto simile a quella di un chiaroveggente che “vedesse” nella sua mente un libro scientifico e lo descrivesse (La società aperta e i suoi nemici, trad. it., Armando, 1975, vol. II, pp. 287-88). Alle opere di Crusoe mancherebbe infatti quel carattere pubblico – cioè il loro esser sottoposte alla libera discussione da parte dei competenti, il carattere intersoggettivo, l’“esperienza pubblica” che consente ad altri ricercatori di ripetere le procedure che hanno condotto certe conclusioni –, senza di cui non esiste scienza, ma solo esperienza “privata”, mistica, religiosa, estetica, eccetera. L’“obiettività” scientifica «non risulta dagli sforzi che compie un singolo scienziato per essere “obiettivo”, ma dalla cooperazione di molti scienziati» (ibid., p. 286), «non è un prodotto dell’imparzialità del singolo scienziato, ma un prodotto del carattere sociale o pubblico del metodo scientifico» (ibid., p. 289). L’obiettività della scienza dipende dal riconoscimento pubblico del valore della conoscenza scientifica."
Da Il destino della tecnica di E. S.
Questa è una definizione chiara, non espressa con la proprietà di linguaggio di un poppante.
Puoi rispondermi solo se mi tagghi, grazie.
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