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Ricorda bene le botte che ha preso, l’aggressione che ha subito, il tentativo di difendere l’incasso del suo negozio. E ricorda bene le persone che quel giorno lo hanno aggredito: «Mi hanno preso a bastonate nel mio negozio e nei giorni successivi li vedevo passare qui davanti oppure al parco, ridevano e scherzavano in strada». Zangh Da, negoziante cinese con un emporio di casalinghi su via IV Novembre a Gussago, è una delle vittime degli affiliati a «Gang 88», la baby gang azzerata mercoledì mattina con una maxi operazione dei carabinieri di Gussago e Gardone Valtrompia.

«Anche io avevo capito che erano giovanissimi, ma facevano sul serio, erano violenti per niente» spiega il negoziante dopo aver saputo che a colpirlo con un bastone erano stati ragazzini che, il 10 luglio del 2020, avevano rispettivamente 19 e 17 anni. Zangh Da gestisce da molti anni l’esercizio con i suoi familiari e negli ultimi mesi ha visto «gruppi di ragazzini che entrano nel negozio e provano a rubare; quando entrano gli dico di fare i bravi, poi li controllo, ma qualche ammanco comunque lo trovo». Per quelle bastonate Zangh aveva avuto una prognosi di cinque giorni, per lo spavento lui e la moglie avevano deciso di tenere il negozio chiuso per due giorni. Il negoziante di origini cinesi è solo una delle vittime della banda che, come ha scritto il gip Elena Stefana, «si caratterizza per aggressività e violenza gratuita». Nelle pagine dell’inchiesta ci sono anche le testimonianze dei ragazzini aggrediti alle fermate degli autobus. Uno di loro, derubato nei pressi dell’istituto Fortuny, ha raccontato che «dopo avermi strappato la catenina, quel ragazzo è tornato dai suoi amici come se niente fosse». A quel punto il ragazzo derubato si avvicina a quello che si fa chiamare Capoafa, che gli aveva appena portato via la catenina, ma riceve solo minacce: «Non hai diritto di dirmi che sono un ladro, non hai prove, stai zitto. Io ti massacro di botte e poi ti porto via anche la cintura e le scarpe».
Una scena che qualche giorno dopo si ripete ai danni di altri due ragazzi cui il gruppetto «con il tipico comportamento dei bulli di strada chiede di mostrare il telefono cellulare e il contenuto del portafogli». Uno ha 20 euro che immediatamente spariscono, l’altro solo pochi centesimi che gli vengono lasciati. Un’altra giovane vittima della gang spiega: «Conoscevo già la fama di Capoafa perché aveva rapinato un mio amico del cellulare, lo vedevo spesso per strada a Brescia nella zona della stazione e del centro commerciale Freccia Rossa». Tutti i ragazzini sentiti parlano di «Gang 88» come di un gruppo etnico formato da maschi d’origine africana e magrebina che prendevano parte a risse, rapine e furti.