PROCLAMA di UMBERTO (testo integrale) (Ag. Ansa, ore 22.30)

13 GIUGNO ORE 22.30 - "AG. Ansa - Roma - Ecco il testo del proclama lanciato da Umberto II agli italiani prima di partire: --- "Italiani! Nell'assumere la Luogotenenza generale del Regno prima, e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello stato.
Eguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte di cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.
Di fronte alla comunicazione di dati provvisori o parziali fatta dalla Corte di cassazione; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta nel modo di calcolare la maggioranza, io ancor ieri ho ripetuto che era mio diritto e dovere di re attendere che la Corte di cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.

Improvvisamente, questa notte, in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo con atto unilaterale ed arbitrario poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire violenza.

Confido che la magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono uno delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma non volendo opporre la forza al sopruso, nè rendermi complice della illegalità che il governo ha commesso, io lascio il suolo del mio paese, nella speranza di scongiurare agli italiani nuovi lutti e nuovi dolori.
Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come italiano e come re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta: protesta nel nome della corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.

A tutti color che ancora conservano la fedeltà alla monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace. Con l'animo sereno colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia Patria.
Si considerano sciolti dal giuramento di fedeltà al re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove.
Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli italiani. Qualunque sorte attenda il nostro paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli. Viva l'Italia!" (Ag. Ansa, ore 22.30) https://www.storiologia.it/apricrono/storia/a1946a.htm





REFERENDUM MONARCHIA: CAPRARA, TOGLIATTI BLOCCO' LA CASSAZIONE
PORTAI IO STESSO LA LETTERA PER LO STOP ALL'ESITO DEL VOTO
Roma, 20 ago. (Adnkronos) - Otto giorni dopo la conclusione delle operazioni di voto del referendum sulla monarchia del 2 giugno del 1946 la Cassazione avrebbe dovuto procedere alla proclamazione dell'esito finale. Ma quella proclamazione non venne mai fatta. A distanza di oltre mezzo secolo, Massimo Caprara, segretario di Palmiro Togliatti, che in quel momento ricopriva l'incarico di ministro della giustizia, ha rivelato al ''Giornale'' che fu proprio il Migliore a bloccare l'Alta Corte, intimando al presidente Giuseppe Pagano di prendere tempo.

Caprara ricorda bene l'episodio perche', racconta, fu lui stesso a consegnare la missiva con l''ordine' di Togliatti a Pagano. ''Togliatti -spiega- non era sicuro che la Repubblica avrebbe avuto la meglio e continuava a ripetere ai suoi uomini che bisognava vincere ad ogni costo. Per questo aspetto' -spiega Caprara- prima di chiudere la questione. In quelle ore, pero' continuavano ad arrivare i ricorsi presentati dall'avvocato Selvaggio per conto del Partito Nazionale Monarchico e lui li temeva''. (segue)

(Sin/Gs/Adnkronos)