Gerhard Rohlfs: “u tudiscu” che riscoprì l’antica Grecia in Calabria a dorso di un mulo
Chi era Gerhard Rohlfs, l’archeologo delle parole che ricostruì il dialetto greco tramandato nel tempo in Calabria. In suo onore è stato inaugurato a Bova nel 2016, grazie all’intervento sinergico del Parco Nazionale d’Aspromonte egli enti pubblici territoriali deputati alla valorizzazione e alla tutela del patrimonio culturale della minoranza storico-linguistica dei Greci di Calabria
22 Aprile 2022

Un viaggio in lungo e in largo per tutta la Calabria cercando di rimettere insieme i pezzi di quella antica Grecia che nel sud Italia lasciò un arco di storia indelebile. E’ interessante l’omaggio dedicato oggi da La Repubblica al linguista Gerhard Rohlfs, “u tudiscu” (“il tedesco”) che a dorso di mulo si muoveva tra i paesi più isolati per studiarne (e salvarne) l’idioma greco tramandato dalle popolazioni del luogo. “Quello che per noi filologi è specialmente importante – disse lo stesso Rohlfs in occasione della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria di Bova il 18 marzo del 1968 – è costituito dal fatto che questa grecità calabrese si rivela per molti aspetti e per molte particolarità più antica della grecità bizantina, con tanti fenomeni che sono indipendenti dal greco comune della Grecia”. Il suo scopo era infatti quello di ridare dignità al dialetto greco-calabro, una lingua da considerare, diceva lo studioso, alla stregua di un “monumento nazionale”.

Non solo un glottologo molto apprezzato a livello internazionale, Rohlfs era soprannominato l’“archeologo delle parole”, ma nella sua carriera fu anche fotografo e appassionato conoscitore dei dialetti italiani e delle lingue meno parlate e diffuse. Seppe restare in questa terra, molto difficile da raggiungere ma meravigliosa da vivere, alimentando un legame ancora oggi vivo con i luoghi, le comunità e i patrimoni culturali che, nei millenni e nei secoli, la Lingua ha saputo custodire e tramandare. Nel 1966 divenne cittadino onorario di Bova (nel 1979 ricevette lo stesso riconoscimento dal comune di Candidoni e due anni dopo da quelli di Tropea e Cosenza) e, nel 1981, gli fu conferita la laurea honoris causa in Lettere dall’Università della Calabria. A tal proposito, come ricorda nel catalogo Luigi Maria Lombardi Satriani all’epoca preside della facoltà di Lettere e filosofia dell’ateneo cosentino, la laurea honoris causa fu assegnata per il valore scientifico delle sue ricerche. “La ‘bella Calabria che Rohlfs contrappone alla sua ‘terra fredda e priva di sole’ – scrive – non costituì soltanto occasione per ‘giorni di sole indimenticabile’ essa, più decisamente, fu spazio perché si realizzasse un modello di ricerca scientifica e insieme un’esperienza umana di incontro e colloquio”. Nei confronti del linguista si segnalano negli ultimi anni altri riconoscimenti, anche alla memoria: il 21 maggio 2016 è stato inaugurato a Bova il Museo della Lingua Greco-Calabra a lui intitolato, e nel 2002, per i 110 anni dalla sua nascita, il comune di Badolato gli ha intitolato la piazza antistante i plessi delle scuole elementari.

Ma perché un tedesco scelse proprio la Calabria?
Docente di filologia romanza all’Università di Tubinga e all’Università di Monaco di Baviera, Gerhard Rohlfs fu incaricato da Karl Jaberg e Jakob Jud di condurre un ampio studio sui dialetti dell’Italia Meridionale. Lo studio lo coinvolse talmente che la sua tesi di laurea, pubblicata nel 1924, ebbe proprio il titolo “Griechen und Romanen in Unteritalien”. In Calabria il personaggio così autorevole arrivò preceduto da una lettera di presentazione di Benedetto Croce. Tra il 1921 e il 1983 riuscì da esplorare 365 paesi, incontrò gli abitanti del posto, visitò i luoghi più nascosti e familiarizzò con i piccoli centri immersi nel cuore dell’Aspromonte, cogliendo subito la ricchezza peculiare della Calabria, a Nord intrisa della Latinità diffusasi pure in questo territorio ai tempi dell’impero Romano e a Sud un “angolo di mondo” invece dalla Grecità ancora incontaminata in cui la lingua appariva tramandata perfettamente e parlata come avveniva nell’antica Magna Grecia.

E in quel luogo, dove l’imponente e contaminante cultura Romana non era riuscita a cancellare la profonda identità Greca, dopo numerosi studi e approfondimenti, Gerhard Rohlfs attestò che la lingua Greca parlata nell’entroterra reggino del Sud della Calabria, nella Bovesìa, fosse ancora quella antica parlata ai tempi della Magna Grecia. Tutta l’area in provincia di Reggio Calabria deve oggi al tedesco importanti pagine di letteratura della Linguistica e della Glottologia che riconoscono il territorio come pregevole e ancora autentica culla di storia, con la peculiarità di una Lingua conservatasi finora intatta, seppur a rischio di estinzione. Un lungo percorso tra parole, antiche tracce linguistiche, proverbi, espressioni idiomatiche, tradizioni, nomi e i cognomi, che dopo oltre mezzo secolo di indagini in loco ha prodotto una ricchissima raccolta di scritti, alcuni dei quali esclusivamente dedicati alle regioni del Sud Italia. Tra quelle dedicate alla Calabria si annoverano il “Nuovo dizionario dialettale della Calabria” (con repertorio italo-calabro) del 1977 – frutto della rielaborazione dei tre volumi del “Dizionario dialettale delle Tre Calabrie” (1933-39), ai quali nel 1966-67 si erano aggiunti i due volumi del “Vocabolario supplementare dei dialetti delle Tre Calabrie” – il “Dizionario dei cognomi e dei soprannomi della Calabria: repertorio storico e filologico” (1979) e il “Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria. Prontuario filologico-geografico della Calabria” (1974). La sua monumentale opera in tre volumi “Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten”, pubblicata negli anni 1949-1954 in Germania e tradotta in italiano da Einaudi negli anni 1966-1969, con il titolo ”Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti”, è ad oggi ritenuta lo studio di grammatica storica della nostra lingua e dei dialetti italoromanzi più ampia e attendibile.

Un legame molto forte costruito nel tempo e lo dimostra uno scritto rimasto conservato sino ad oggi:

“A voi fieri calabresi
che accoglieste ospitali me straniero
nelle ricerche e indagini
infaticabilmente cooperando
alla raccolta di questi materiali
dedico questo libro
che chiude nelle pagine
il tesoro di vita
del vostro nobile linguaggio”.

Oggi di Gerhard Rohlfs resta dunque gli scritti e, come detto in precedenza, il Museo allestito per consentire ai visitatori di immergersi nella cultura greco-calabra. Oltre alle importanti testimonianze fotografiche (gigantografie) ereditate dalla famiglia Rohlfs, a conferma della sua passione per la fotografia, alcune sale sono allestite per proporre ambienti e situazioni della vita quotidiana degli ellenofoni, fatta di elementi semplici ma di immenso valore culturale e storico in quanto portatori di antiche tradizioni. Di notevole importanza all’interno del Museo è lo scrigno della memoria, il quale conserva anche reperti della tradizione orale, come detti e proverbi. Nel suo continuo peregrinare attraverso le terre calabresi Rohlfs raccolse un patrimonio di informazioni di inestimabile valore e che oggi costituisce per espressa volontà dei suoi discendenti, parte permanente della collezione del museo e che per sempre saranno testimonianza della cultura greca in Calabria.

http://www.strettoweb.com/2022/04/ge...-mulo/1331826/