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Una legge ad hoc per salvare la ricetta tradizionale dello spiedo bresciano.
Quella delle origini, a base di «mumbulì», costolette, pollo, coniglio, burro nostrano, patate, salvia e gli immancabili uccelli da cacciagione, i cosiddetti «usilì», il cui utilizzo è stato interdetto per tutti i locali pubblici nel 2014, quando sono entrate in vigore le modifiche alla legge sulla caccia del 1992, che vietano il trattamento della cacciagione per fini commerciali.
I capi abbattuti possono essere consumati, ma non venduti. Ora una proposta di legge della Lega in Regione Lombardia - attualmente al vaglio della Commissione Attività Produttive - vuole riportare il vero spiedo, quello con gli «usilì», nelle sagre e nelle osterie, coinvolgendo direttamente i cacciatori. Una vera e propria crociata per salvaguardare una tradizione millenaria, decantata - si legge nel testo - perfino dal poeta Giosuè Carducci, che nella poesia «San Martino» scriveva: «Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar». Ideatore e promotore del progetto di legge per la «Valorizzazione della cultura e della tradizione lombarda dello spiedo bresciano e di altri preparati a base di selvaggina» è Floriano Massardi, vicecapogruppo della Lega al Pirellone. «Dal 2014 - spiega - le norme vietano il commercio di avifauna cacciabile per fini commerciali escludendo così la possibilità a ristoranti, mercati, fiere e sagre di proporre il tradizionale spiedo bresciano. Con questa legge intendiamo valorizzare e preservare questo piatto tipico e altri a base di selvaggina che sono un patrimonio gastronomico, sociale e culturale del nostro territorio, come racconta Stendhal nei suoi Diari all’inizio dell’Ottocento, o il pittore bresciano Angelo Inganni nel 1870 in un dipinto di una donna intenta a preparare lo spiedo o, ancora, Giosuè Carducci alla fine dell’Ottocento. Senza dimenticare le ricadute economiche e turistiche che la diffusione dello spiedo bresciano potrà avere per l’intero territorio». econdo la proposta di legge i cacciatori potranno cedere a titolo gratuito a privati e ristoranti fino a 150 capi all’anno di selvaggina piccola, da utilizzare per la preparazione dello spiedo bresciano e altri piatti tradizionali lombardi, nel rispetto della disciplina comunitaria e nazionale in materia di tutela e divieto di cessione per fini commerciali di determinate specie di avifauna.
Il testo prevede anche un sistema di controlli per garantire la tracciabilità della selvaggina, secondo quanto stabilito dalle normative europee, ai fini di garantire la sicurezza alimentare ai consumatori. Oltre a quelle previste dalle norme statali, la legge introduce ulteriori sanzioni amministrative da 500 a 1.500 euro in caso di violazioni di quanto previsto dal testo normativo.