Aumenta dappertutto il numero degli stranieri che riescono a ottenere una casa popolare e un servizio assai approfondito di Carlo Giorgi, sul Sole 24 Ore di lunedì 1 marzo, squarcia il velo su questa realtà, fino ad oggi statisticamente non molto documentata. A Milano, ad esempio, sono immigrati il 17,2% di tutti gli assegnatari, quando invece la quota complessiva degli stranieri sul totale della popolazione provinciale è soltanto del 9,4%. A Brescia gli immigrati sono invece il 12,5% di tutti gli inquilini di alloggi pubblici, a Bologna il 9,2 e a Torino il 7,4.
Se poi dalle assegnazioni totali passiamo a concentrare l'attenzione sulle più recenti, la quota di stranieri cresce ancora.
A Milano siamo a una casa ogni quattro e a Torino ad una ogni cinque per gli immigrati. Il record viene raggiunto a Brescia: nelle nuove assegnazioni ben il 39,5% degli alloggi è stato ottenuto da non italiani. Del resto in questa città è degli immigrati il 60% circa delle richieste, rispetto al 56 di Milano, al 44 di Bologna e al 41 di Torino. La città con meno domande di immigrati per la casa popolare è Roma, con il 7% del totale.
Le famiglie straniere sono spesso in testa alle graduatorie per via dei loro bassi redditi e per il numero dei figli.
A loro sembrano contrapporsi anziani italiani soli, almeno secondo una recente ricerca sulle domande presentate a Bologna: quelle provenienti da persone sole sono infatti per il 70,5% avanzate da italiani, in maggioranza anche per le richieste presentate da genitori soli con prole (62%). Essere assegnatario di un alloggio popolare è d'altra parte un potente fattore di integrazione e i dirigenti dell'istituto popolare milanese fanno notare come gli stranieri siano coscienti di tale conquista sociale e risultino fra i più puntuali nel pagamento dell'affitto. Non ci sono situazioni tipo via Padova, per intenderci.
Il rischio che troppi immigrati si mettano in fila per la conquista di una casa popolare, ha indotto infine alcune Regioni ad adottare delle contromisure legislative. La Lombardia già nel 2004 ha posto il vincolo che uno straniero debba risiedere da almeno 5 anni nel comune dove presenta la domanda. Nello scorso febbraio anche il Piemonte si è adeguato: 3 anni di residenza continuativa obbligata nel comune, per poter richiedere un alloggio popolare. Nelle città l'allarme maggiore è a Brescia: l'assessore alla Casa Massimo Bianchini vorrebbe portare la soglia per gli stranieri addirittura a dieci anni di residenza.
La Regione Veneto, invece, non ha posto alcun limite temporale. Ancora una volta quella che a parole è la roccaforte del leghismo e della xenofobia, si conferma, nei fatti, uno straordinario laboratorio di integrazione.
Sempre più immigrati in fila per le case popolari | I nuovi italiani di Corrado Giustiniani | Blog del Messaggero.it