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Discussione: La guerra egemonica

  1. #11
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    Citazione Originariamente Scritto da ----- Visualizza Messaggio
    Eh... Ma se poi leggi Dezzani non ne cogli l'insegnamento.

    Ho letto anche l'articolo su piazza fontana e Gheddafi. Una cosa improponibile.
    Il thread è uno spunto di discussione. Non è che bisogna aderire al 100% a quanto scrive Dezzani, che cmq trovo interessante.
    Devo andare adesso. Però mi piace confrontarmi con te.

  2. #12
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    http://federicodezzani.altervista.or...-anglosassoni/

    Zero. Zero volte. Questo è il numero delle citazioni dedicate all’Italia dal geopolitico Zbigniew Brzezinski (ebreo polacco naturalizzato americano) nel suo “La grande Scacchiera” del 1997. Il testo è di estrema attualità, poiché descrive alcuni lineamenti geopolitici che solo oggi, a distanza di venticinque anni dalla sua pubblicazione, si stanno pienamente manifestando. Scritto in una fase di egemonia pressoché incontrastata degli USA, l’opera si proponeva di scrivere l’agenda della politica estera anglosassone in vista del prossimo (ed ormai imminente), confronto con “l’alleanza anti-egemonica” composta da Russia, Cina ed Iran. Per quanto concerne la Russia, Brzezinski scriveva che la dissoluzione dell’URSS e, in particolare, la perdita dell’Ucraina, fosse stato un durissimo colpo per il prestigio e la potenza di Mosca: solo riportando l’Ucraina nella propria sfera, la Russia avrebbe potuto riconquistare il rango di impero euroasiatico e riappropriarsi della sua dimensione mediterranea attraverso il controllo del Mar Nero e del vitale porto di Odessa (nell’estate 2022, ancora da conquistare).

    In questo quadro, Brzezinski dedicava qualche riga alla Turchia, intesa come possibile bastione della NATO sul lato meridionale della Russia, ma concentrava sopratutto la sua attenzione sulla natia Polonia, intesa come la grande potenza emergente dell’Europa post-Guerra Fredda, nonché “l’asse geopolitico” della nascente Europa orientale inglobata nella sfera d’influenza anglosassone. L’Italia, invece, non è neppure citata nell’opera e le ragioni geopolitiche sono facilmente comprensibili: spostatosi il diaframma tra Occidente ed Oriente lungo l’immaginaria linea Polonia-Turchia, il Mediterraneo centrale è superfluo per le potenze marittime anglosassoni. Non solo: potrebbe addirittura rivelarsi pericoloso qualora servisse alla rinata potenza tedesca per proiettarsi in direzione dell’Africa e del Medio Oriente. L’Italia, che domina naturalmente il Mediterraneo centrale, diventa perciò superflua e, si può anche dire, “nociva”: l’esistenza dell’Italia come fattore potenza è, dopo il collasso dell’URSS e la riunificazione della Germania, contrario agli interessi delle potenze occidentali, che devono prepararsi alla sfida successiva con Mosca e al contenimento di Berlino (fenomeni oggi visibili a tutti).

    A partire dal 2000, Polonia e Italia intraprendono perciò un cammino diametralmente opposto: la prima è tenuta fuori dall’euro, è irrorata coi fondi europei e dotata di moderne infrastrutture, è prepotentemente industrializzata dalle multinazionali occidentali, è oggetto di molteplici visite ed attestati di amicizia da parte dei leader anglosassoni, è dotata di un governo nazionalista, centralizzato e semi-autoritario che professa una malcelata politica di potenza anti-russa e anti-tedesca. La seconda è spinta nell’euro, è decapitata della sua classe dirigente con Tangentopoli, indebolita con lo smantellamento dell’IRI, spossata da un trentennio di berlusconismo, austerità e populismo, slabbrata dai regionalismi post-riforma titolo V del 2001, ferita a morte dalla campagna NATO in Libia del 2011. Le finanza pubbliche della Polonia rimangono sane (debito/PIL al 52%), quelle italiane si deteriorano (debito/PIL sopra il 150%): la potenza di Varsavia aumenta, quella di Roma scema. Emblematica la pandemia del 2020, la cui paternità anglosassone è stata più volte evidenziata nelle nostre analisi e confermata dai laboratori batteriologici americani rinvenuti dai russi in Ucraina: il Coronavirus si accanisce con particolare veemenza contro l’Italia (presentata dai media occidentali come uno dei maggiori focolai al mondo dell’epidemia e sottoposta a blocchi multipli del sistema economico che causano l’esplosione del debito pubblico), mentre ha un impatto nettamente minore in Polonia, che supera l’epidemia senza subire gravi disastri economici e finanziari.

    L’estate del 2022 segna per certi versi lo zenit delle dinamiche descritte da Brzezinski venticinque anni prima: la Polonia è assurta a bastione occidentale contro la Russia, gli americani progettano di costruirci nuove basi militari e dislocarci nuovi uomini e mezzi, gli inglesi progettano di fare di Varsavia il perno di un alleanza orientale e nazionalista in funzione anti-russa, estesa dal Mar Baltico al Mar Nero, riconoscendo così il diritto di Varsavia di allargare la propria sfera d’influenza alla futura Ucraina “mutilata”, l’ampia disponibilità di carbone consente di far fronte anche ad un eventuale escalation della crisi energetica tra Russia ed Europa. L’Italia, al contrario, è al culmine del processo involutivo iniziato nel 1992: il caos politico si accompagna ad instabilità delle finanze pubbliche sempre più evidente, invano a Roma si chiede che la NATO si concentri sul Nord Africa (dove il carovita causato dalla guerra in Ucraina sta producendo una nuova e prevedibile ondatà di instabilità) quando è stata la stessa NATO a gettarlo nel caos, un’eventuale sospensione dei flussi energetici dalla Russia avrebbe ripercussioni in Italia, che andrebbe incontro ad una paralisi industriale simile a quella tedesca.

    La volontà delle potenze marittime anglosassoni è ormai evidente: innalzare “l’isoterma del caos” dall’Africa settentrionale alla penisola italiana, lasciando che il Mediterraneo sia presidiato dalla Francia e dalla piccola Grecia, e focalizzare tutte le energie politico-militari sulla penisola scandinava, sulla Polonia e sull’Europa orientale in vista del confronto diretto con la Russia. Alla strategia “settentrionale” degli anglosassoni”, fa da contraltare la strategia “meridionale” della Russia che, terminata la conquista delle coste ucraine, avrà riscoperto la sua dimensione “mediterranea”: Mosca è già oggi presente in Siria e in parte in Libia. Domani, sarà certamente interessata alla sopravvivenza dell’Italia come fattore di potenza nel Mediterraneo, da opporre agli anglosassoni secondo i rodati schemi della Prima Repubblica (1945-1992). Lo stesso si può dire della Germania: schiacciata tra una Polonia già visibilmente ostile e, un domani, una Francia nazionalista, Berlino avrà anch’essa un interesse maggiore alla sopravvivenza geopolitica dell’Italia, che costituisce la sua naturale proiezione verso il Mediterraneo, l’Algeria e le risorse africane.

    concorso cimad 2022

  3. #13
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    Mamma mia che coacervo di cazzate.

    Ste ricostruzioni ex post di dezzani sono ridicole.

  4. #14
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    Citazione Originariamente Scritto da ----- Visualizza Messaggio
    Mamma mia che coacervo di cazzate.

    Ste ricostruzioni ex post di dezzani sono ridicole.
    Però da leggere è affascinante.
    concorso cimad 2022

  5. #15
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    Citazione Originariamente Scritto da cimad5 Visualizza Messaggio
    Però da leggere è affascinante.
    Per nulla.

    Guarda. La cosa divertente, in geopolitica, e' che se hai una nemmeno troppo profonda conoscenza storica puoi unire i puntini come cazzo vuoi. Che il lettore poco attento spalancherà comunque la bocca.

    Qui ha preso la talassocrazia inglese, l'ha mischiata con l'asse Roma Berlino, l'ambizione storica zarista allo sbocco a sud e ha contestualizzato un minimo il tutto.

    Ma zero profondità.

  6. #16
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    Per dire potresti leggere tutta la questione geopolitica attuale solo utilizzando il revanscismo riguardo i trattati del 1920, solo di quelli come se non fosse successo nulla dopo.

    Ne verrebbe fuori una storiella credibilissima....di puntini ne hai a sufficienza.

  7. #17
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    Sono abbastanza d'accordo con te. Ma, personalmente, trovo la narrazione affascinante...non che la condivida necessariamente. Ma potrebbe uscirne un bel romanzo ucronico
    concorso cimad 2022

  8. #18
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    Citazione Originariamente Scritto da ----- Visualizza Messaggio
    Per nulla.

    Guarda. La cosa divertente, in geopolitica, e' che se hai una nemmeno troppo profonda conoscenza storica puoi unire i puntini come cazzo vuoi. Che il lettore poco attento spalancherà comunque la bocca.

    Qui ha preso la talassocrazia inglese, l'ha mischiata con l'asse Roma Berlino, l'ambizione storica zarista allo sbocco a sud e ha contestualizzato un minimo il tutto.

    Ma zero profondità.
    sono banalità sia pure espresse al suo modo visionario e drastico col suo tipico speciale accento catastrofico/vittimista, ma per il resto banalità che percepisce pure il polacco medio che sa dove sta l'interesse nazionale polacco e l'italiano medio che sa dove sta l'interesse nazionale italiano (altra cosa sono quelle minoranze intellettuali italiane che si compiacciono di deprecare questo senso comune con un istinto simile a quello che le porta a inveire contro il razzismo e il sessismo, paragonabili ai Verdi tedeschi di un altro Paese che si trova in una posizione molto simile a quella dell'Italia indipendentemente dal precedente dell'Asse)

  9. #19
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    http://federicodezzani.altervista.or...testo-europeo/

    La nomina a presidente del Consiglio nel febbraio 2021 era subito sembrata, a noi osservatori disincanti, come il culmine di quel trentennale processo di distruzione dello Stato italiano iniziato con Tangentopoli. L’ipocrita pretesa che Mario Draghi fosse “l’ultima carta da giocare”, oltre la quale ci fosse solo il diluvio universale, lasciava presagire che al termine della sua esperienza di governo si preparasse l’assalto finale della finanza anglosassone all’Italia e al debito pubblico italiano.

    Il “mentore” di Draghi, Beniamino Andretta, gettò le basi della manovra che si concluderà nei prossimi mesi nel lontano 1981, col divorzio tra Tesoro e Bankitalia e la conseguente esplosione del debito pubblico. Tutto però subì una potente e decisiva accelerazione nel 1992: Tangentopoli, la decapitazione della classe dirigente, l’attracco del Britannia su cui salì Mario Draghi, lo smantellamento dell’IRI. Nonostante i dubbi dell’allora governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, l’Italia, privata della sua spina dorsale economico-politico, intraprende il percorso per l’adozione dell’euro e perde così le leve della politica monetaria. Il 2011 è un altro passaggio chiave dell’attacco anglosassone contro l’Italia: la guerra in Libia, la “lettera” inviata dal presidente in pectore della BCE, Mario Draghi, l’avvento di Mario Monti e l’inizio di quell’austerità che alimenta il debito pubblico ed i populismi di matrice anglosassone (vedi la genesi del Movimento 5 Stelle). Nel 2020, l’Italia è uno dei grandi “epicentri mondiali” del Covid: l’attività economica si contrae pesantemente ed il debito pubblico decolla, superando la soglia del 150% del PIL. La guerra in Ucraina alimenta il clima inflattivo post-Covid e crea quel contesto macroeconomico di rialzo dei tassi che sarà letale per il debito pubblico. Gli anglosassoni portano così l’Italia alle soglie del baratro, mentre i media accusano di tutti i mali italiani prima la Germania, poi la Cina ed infine la Russia.

    Giunti nell’estate del 2022, come ampiamente previsto nella nostra analisi geopolitica di inizio anno (sebbene avessimo immaginato che l’attuale caos si svolgesse in concomitanza all’elezione del Capo dello Stato), è solo più sufficiente una “spintarella” perché l’Italia diventi l’epicentro decisivo della prossima crisi finanziaria europea e quindi mondiale. Con tale crisi, è bene ricordare, gli anglosassoni intendono “sistemare” per gli anni a venire l’Europa, scardinando quel che rimane dell’Unione Europea, indebolendo i concorrenti economici e finanziari e isolando nuovamente la Germania sbilanciata a Oriente. Tutto, come sempre, è partito dall’Inghilterra (si ricordi che la Brexit del 2017 è stato l’inizio ufficiale della manovra anti-europea): la crisi del governo di Boris Johnson e le sue provviedenziali dimissioni a inizio luglio (tornerà in seguito?), sono state il segnale che Londra e Washington preparassero un nuovo assalto all’Europa per l’autunno successivo. La crisi del governo Draghi è stata un diretta conseguenza di quella britannica: senza ricevere mai una sfiducia diretta nel Parlamento, il premier Draghi ha innescato e sapientemente alimentato una crisi politica che, nell’arco di una decina di giorni, è sfociata nelle sue dimissioni volontarie e nell’indizione di elezioni anticipate per il mese di settembre. I media attribuiscono le responsabilità della crisi politica ai partiti politici, quando è stato lo stesso Draghi a causare la crisi del suo governo coll’esplicito obbiettivo di ripetere, su scala maggiore e per così dire “apocalittica”, la crisi del 2011.

    Rispetto al 2011, quando la finanza anglosassone riuscì a portare le finanze pubbliche italiane ad un pelo dall’insolvenza, il quadro si è deteriorato in maniera decisiva. In particolare:

    austerità e Covid hanno fatto lievitare il debito pubblico a soglie critiche toccate solo dopo la guerra del 1915-1918;
    la guerra in Ucraina comporta il concreto rischio di un autunno/inverno senza gas per Italia e Germania, col conseguente scenario di blocco dell’attività economica.
    L’inflazione verso la soglia critica del 10% rende più difficile continuare quelle politiche monetarie espansive che, nell’ultimo decennio, hanno permesso l’esplosione del debito pubblico in Italia e nel mondo.

    L’Italia, come più volte evidenziato nelle nostre analisi, si candida quindi ad essere lo strumento decisivo in mano agli anglosassoni per scardinare l’Europa, innalzando allo stesso tempo la “soglia del caos” fino alla sponda settentrionale del Mediterraneo: nell’attuale assetto geopolitico, il confine del blocco anglosassone è infatti molto più a oriente e passa per Scandivania, Polonia, Ucraina e Romania. Si noti che quanto asseriamo è scritto da tempo, cambiando solo qualche accento qui e là, dall’American Enterprise Institute e dal suo “specialista” per l’Italia Desmond Lachman, che più volte ha sottolineato come l’Italia sarà l’epicentro della prossima crisi finanziaria europea e globale.

    I prossimi sviluppi sono facilmente immaginabili. Un’elezione a settembre che consegni la vittoria alla destra “populista” o produca un nuovo stallo politico; un crescendo di assalti speculativi che toccherà l’apice tra ottobre e novembre e che, nella peggiore (migliore, per gli anglosassoni) delle ipotesi, sarà accompagnato da una crisi energetica; l’impossibilità per l’Italia di accedere ai mercati per rifinanziare il proprio debito e quindi la riesplosione dell’eurocrisi del 2011 con la differenza che, questa volta, l’epicentro sarà non la Grecia ma la terza economia del Continente. Gli anglosassoni otterrebbero così il collasso finale dell’Unione Europea, Francia e Israele la scomparsa dell’Italia come fattore di potenza nel Mediterraneo.

    Tutto programmato da almeno un trentennio. Mario Draghi esegue e, con una certa fantasia, i media attribuiscono le responsabilità di quanto sta accadendo a questo o quel personaggio politico di infimo calibro. Il cui nome non merita neppure di essere riportato, perché inutile ai fini della storia e della comprensione degli eventi.
    concorso cimad 2022

  10. #20
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    Predefinito Re: La guerra egemonica

    Sempre peggio.

 

 
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