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  1. #1621
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Citazione Originariamente Scritto da Dario Visualizza Messaggio

    Una parte ben precisa di un intervento dell'utente emv é riuscita a sconvolgermi.

    Ha infatti scritto testualmente "La religione toglie il senso di responsabilità assurdo. Tu fai il tuo, al resto pensa Dio. Punto e basta.".

    La trovo affermazione di una malvagitá, arroganza e ipocrisia infinite.
    Una gestante non sceglie di ricorrere alla IVG perché quella mattina non ha altro da fare e si annoia, compie tale scelta per motivi che ai suoi occhi estremamente gravi.
    Tale scelta le procurerá dolore fisico, rimorso, , persino disperazione, Quindi i motivi che la spingono sono ancora piú gravi delle conseguenze che dovrá affrontare.
    Se riesco a convincerla a rinunciare a tale scelta sono responsabile delle sue conseguenze.
    Sono responsabile delle difficoltá finanziarie che la madre dovrá affrontare se la scelta era originata da motivi economici.
    Sono responsabile delle difficoltá relazionali che la madre dovrá affrontare se la scelta era dettata da motivi sociali o familiari.
    Sono responsabile delle difficoltá quotidiane che la madre dovrá affrontare se la scelta era dettata da pesanti malformazioni del feto o da patologie gravi ed incurabili.
    Sono responsabile delle sofferenze che il bambino patirá durante tutta la sua vita causa deformitá o patologie, sofferenze che graveranno su di lui, non su di me.
    E invece secondo la religione di quel sinistro individuo non ho alcuna responsabilitá.
    E chi ce l'ha allora visto che sono stata io a convincere la gestante a non abortire?
    La madre che mi ha dato ascolto invece di tirarmi qualcosa in testa?
    Il bambino che ha osato nascere deforme o con gravi patologie?
    Il sinistro Dio che sottrae le responsabilitá ma non le sofferenze?

    Ma a quale sinistra e demoniaca religione é adepto un simile mostro che trova soddisfazione nella sofferenza altrui?

  2. #1622
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Se finiamo nel nulla chi se ne frega, se invece c'è il premio, vi toccherà ringraziarmi per l'eternità.
    Puoi rispondermi solo se mi tagghi, grazie.

    Utenti non taggabili: the fool, pippo palla e pertica, Querion, Scipione

  3. #1623
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    SONO CONTRO L'ABORTO di P. P. Pasolini


    Io sono per gli otto referendum del partito radicale, e sarei disposto a una campagna anche immediata in loro favore. Condivido col partito radicale l’ansia della ratificazione, l’ansia cioè del dar corpo formale a realtà esistenti: che è il primo principio della democrazia.


    Sono però contrario alla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano – cosa comune a tutti gli uomini – io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Mi limito a dir questo, perché, a proposito dell’aborto, ho cose più urgenti da dire. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio più forte ancora che ogni principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo.


    La prima cosa che vorrei invece dire è questa: a proposito dell’aborto, è il primo, e l’unico, caso in cui i radicali e tutti gli abortisti democratici più puri e rigorosi, si appellano alla “Realpolitik” e quindi ricorrono alla prevaricazione “cinica” dei dati di fatto e del buon senso.


    Se essi si sono posti sempre, anzitutto, e magari idealmente (com’è giusto), il problema di quali siano i “principi reali” da difendere, questa volta non l’hanno fatto.


    Ora, come essi sanno bene, non c’è un solo caso in cui i “principi reali” coincidano con quelli che la maggioranza considera propri diritti. Nel contesto democratico, si lotta, certo, per la maggioranza, ossia per l’intero consorzio civile, ma si trova che la maggioranza , nella sua sanità, ha sempre torto: perché il suo conformismo è sempre, per propria natura, brutalmente repressivo.


    Perché io considero non “reali” i principi su cui i radicali e in genere i progressisti (conformisticamente) fondano la loro lotta per la legalizzazione dell’aborto?


    Per una serie caotica, tumultuosa e emozionante di ragioni. Io so intanto, come ho detto, che la maggioranza è già tutta, potenzialmente, per la legalizzazione dell’aborto (anche se magari nel caso di un nuovo “referendum” molti voterebbero contro, e la “vittoria” radicale sarebbe molto meno clamorosa). L’aborto legalizzato è infatti – su questo non c’è dubbio – una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito – l’accoppiamento eterosessuale – a cui non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del coito della “coppia” così com’è concepita dalla maggioranza – questa meravigliosa permissività nei suoi riguardi – da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito dalle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la loro natura.


    Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità della vita del consumatore. Insomma, la falsa liberazione del benessere, ha creato una situazione altrettanto e forse più insana che quella dei tempi della povertà. Infatti: primo: risultato di una libertà sessuale dal potere è una vera e propria generale nevrosi. La facilità ha creato l’ossessione; perché è una facilità e imposta, derivante dal fatto che la tolleranza del potere riguarda unicamente l’esigenza sessuale espressa dal conformismo della maggioranza.


    Protegge unicamente la coppia (non solo, naturalmente, matrimoniale): la coppia ha finito dunque col diventare una condizione parossistica, anziché diventare segno di libertà e felicità (com’era nelle speranze democratiche). Secondo: tutto ciò che sessualmente è “diverso” è invece ignorato e respinto. Con una violenza pari solo a quella dei lager (nessuno ricorda mai, naturalmente, che i sessualmente diversi son finiti là dentro). È vero; a parole il nuovo potere estende la sua falsa tolleranza anche alle minoranze. Non è magari da escludere che, prima o poi, alla televisione se ne parli pubblicamente. Del resto le “élites” sono molto più tolleranti verso le minoranze sessuali che un tempo, e certo sinceramente (anche perché ciò gratifica le loro coscienze). In compenso l’enorme maggioranza (la massa: cinquanta milioni di italiani) è divenuta di una intolleranza così rozza, violenta e infame, come non è certo mai successo nella storia italiana.


    Si è avuto in questi anni , antropologicamente, un enorme fenomeno di abiura: il popolo italiano, insieme alla povertà, non vuole neanche più ricordare la sua “reale” tolleranza: esso, cioè, non vuole più ricordare i due fenomeni che hanno meglio caratterizzato la sua storia. Quella storia che il nuovo potere vuole finita per sempre. È questa stessa massa (pronta al ricatto, al pestaggio, al linciaggio delle minoranze) che, per decisione del potere, sta ormai passando sopra la vecchia convenzione clerico-fascista ed è disposta ad accettare la legalizzazione dell’aborto e quindi l’abolizione di ogni ostacolo nel rapporto della coppia consacrata.


    Ora, tutti, dai Radicali a Fanfani (che stavolta, precedendo abilmente Andreotti, sta gettando le basi di una sia pur prudentissima abiura teologica, in barba al Vaticano), tutti, dico, quando parlano dell’aborto, omettono di parlare di ciò che logicamente lo precede, cioè il coito.


    OLTRE L'IDEOLOGIA


    Omissione estremamente significativa. Il coito – con tutta la permissività del mondo – continua a restare tabù, è chiaro. Ma per quanto riguarda i radicali la cosa non si spiega certamente col tabù: essa indica invece l’omissione di un sincero, rigoroso e completo esame politico. Infatti il coito è politico. Dunque non si può parlare politicamente in concreto dell’aborto, senza considerare come politico il coito. Non si possono vedere i segni di una condizione sociale e politica nell’aborto (o nella nascita di nuovi figli ) senza veder gli stessi segni anche nel suo immediato precedente, anzi, “nella sua causa”, cioè nel coito.


    Ora il coito di oggi sta diventando, politicamente, molto diverso da quello di ieri. Il contesto politico di oggi è già quello della tolleranza (e quindi il coito è un obbligo sociale) mentre il contesto politico del matrimonio di ieri era la repressività (e quindi il coito, al di fuori del matrimonio, era scandalo).


    Ecco dunque un primo errore di “Realpolitik”, di compromesso col buon senso, che io ravviso nell’azione dei radicali e dei progressisti nella loro lotta per la legalizzazione dell’aborto. Essi isolano il problema dell’aborto, coi suoi specifici dati di fatto, e perciò ne danno un’ottica deformata: quella che fa loro comodo (in buonafede, su questo sarebbe folle discutere). Il secondo errore, più grave, è il seguente. I radicali e gli altri progressisti che si battono in prima fila per la legalizzazione dell'aborto - dopo averlo isolato dal coito - lo immettono in una problematica strettamente contingente (nella fattispecie, italiana), e addirittura interlocutoria. Lo riducono a un caso di pura praticità, da affrontare appunto con spirito pratico. Ma ciò (come essi sanno bene) è sempre colpevole. Il contesto in cui bisogna inserire il problema dell'aborto è ben più ampio e va ben oltre l'ideologia dei partiti (che distruggerebbero se stessi se l'accettassero: cfr. Breviario di ecologia di Alfredo Todisco).


    Il contesto in cui va inserito l'aborto è quello appunto ecologico: è la tragedia demografica, che, in un orizzonte ecologico, si presenta come la più grave minaccia alla sopravvivenza dell'umanità. In tale contesto la figura - etica e legale - dell'aborto cambia forma e natura: e, in un certo senso, può anche esserne giustificata una forma di legalizzazione. Se i legislatori non arrivassero sempre in ritardo, e non fossero cupamente sordi all'immaginazione per restare fedeli al loro buon senso e alla propria astrazione pragmatica, potrebbero risolvere tutto rubricando il reato dell'aborto in quello più vasto dell'eutanasia, privilegiandolo di una particolare serie di "attenuanti" di carattere appunto ecologico. Non per questo esso cesserebbe di essere formalmente un reato e di apparire tale alla coscienza. Ed è questo il principio che i miei amici radicali dovrebbero difendere, anziché buttarsi (con onestà donchisciottesca) in un pasticcio, estremamente sensato ma alquanto pietistico, di ragazze madri o di femministe, angosciate in realtà da "altro"(e di più grave e serio). Qual è il quadro, in realtà, in cui la nuova figura del reato di eutanasia, dovrebbe iscriversi? Eccolo: un tempo la coppia era benedetta, oggi è maledetta.


    La convenzione e i giornalisti imbecilli continuano a intenerirsi sulla "coppietta" (in tal modo, abominevolmente, la chiamano), non accorgendosi che si tratta di un piccolo patto criminale. E così i matrimoni: un tempo essi erano feste, e la stessa loro istituzionalità - così stupida e sinistra - era meno forte del fatto che li istituiva, un fatto, appunto, felice, festoso. Ora invece i matrimoni sembrano tutti dei grigi e affrettati riti funebri. La ragione di queste cose terribili che dico è chiara: un tempo la "specie" doveva lottare per sopravvivere, quindi le nascite "dovevano" superare le morti. Oggi invece la "specie", se vuole sopravvivere, deve fare in modo che le nascite non superino le morti. Quindi, ogni figlio che un tempo nasceva, essendo garanzia di vita, era benedetto: ogni figlio che invece nasce oggi, è un contributo all'autodistruzione dell'umanità, e quindi è maledetto.


    LUOGHI COMUNI


    Siamo così giunti al paradosso che ciò che si diceva contro natura è naturale, e ciò che si diceva naturale è contro natura. Ricordo che De Marsico (collaboratore del codice Rocco) in una brillante arringa in difesa di un mio film, ha dato del "porco" a Braibanti, dichiarando inammissibile il rapporto omosessuale in quanto inutile alla sopravvivenza della specie: ora, egli, per essere coerente, dovrebbe, in realtà, affermare il contrario: sarebbe il rapporto eterosessuale a configurarsi come un pericolo per la specie, mentre quello omosessuale ne rappresenta una sicurezza. In conclusione: prima dell'universo del parto e dell'aborto c'è l'universo del coito: ed è l'universo del coito a formare e condizionare l'universo del parto e dell'aborto. Chi si occupa, politicamente, dell'universo del parto e dell'aborto non può considerare come ontologico l'universo del coito - e non metterlo dunque in discussione - se non a patto di essere qualunquistico e meschinamente realistico.


    Ho già abbozzato come si configura, oggi, in Italia, l'universo del coito, ma voglio, per concludere, riassumerlo. Tale universo include una maggioranza totalmente passiva e nel tempo stesso violenta, che considera intoccabili tutte le sue istituzioni, scritte e non scritte. Il suo fondo è tuttora clerico-fascista con tutti gli annessi luoghi comuni. L'idea dell'assoluto privilegio della normalità è tanto naturale quanto volgare e addirittura criminale. Tutto vi è precostituito e conformistico, e si configura come un "diritto": anche ciò che si oppone a tale "diritto" (compresa la tragicità e il mistero impliciti nell'atto sessuale) viene assunto conformisticamente. Per inerzia, la guida di tutta questa violenza maggioritaria è ancora la Chiesa cattolica. Anche nelle sue punte progressiste e avanzate (si legga il capitoletto, atroce, a pagina 323 de La Chiesa e la sessualità del progressista e avanzato S.H. Pfurtner). Senonché... senonché nell'ultimo decennio è intervenuta la civiltà dei consumi, cioè un nuovo potere falsamente tollerante che ha rilanciato in scala enorme la coppia, privilegiandola di tutti i diritti del suo conformismo.


    A tale potere non interessa però una coppia creatrice di prole (proletaria), ma una coppia consumatrice (piccolo borghese): in pectore, esso ha già dunque l'idea della legalizzazione dell'aborto (come aveva già l'idea della ratificazione del divorzio). Non mi risulta che gli abortisti, in relazione al problema dell'aborto, abbiano messo in discussione tutto questo. Mi risulta invece che essi, in relazione all'aborto, tacciano del coito, e ne accettino dunque - per Realpolitik, ripeto, in un silenzio dunque diplomatico e dunque colpevole - la sua totale istituzionalità, irremovibile e "naturale". La mia opinione estremamente ragionevole invece è questa: anziché lottare contro la società che condanna l'aborto repressivamente, sul piano dell'aborto, bisogna lottare contro tale società sul piano della causa dell'aborto, cioè sul piano del coito. Si tratta - è chiaro - di due lotte "ritardate": ma almeno quella "sul piano del coito" ha il merito, oltre che di una maggiore logicità e di un maggiore rigore, anche quello di un'infinitamente maggiore potenzialità di implicazioni.


    FALSA TOLLERANZA


    C'è da lottare, prima di tutto contro la "falsa tolleranza" del nuovo potere totalitario dei consumi, distinguendosene con tutta l'indignazione del caso; e poi c'è da imporre alla retroguardia, ancora clerico-fascista, di tale potere, tutta una serie di liberalizzazioni "reali" riguardanti appunto il coito (e dunque i suoi effetti): anticoncezionali, pillole, tecniche amatorie diverse, una moderna moralità dell'onore sessuale ecc' ecc'. Basterebbe che tutto ciò fosse democraticamente diffuso dalla stampa e soprattutto dalla televisione, e il problema dell'aborto verrebbe in sostanza vanificato, pur restando, come deve essere, una colpa, e quindi un problema della coscienza. Tutto ciò è utopistico? E' folle pensare che una "autorità" compaia al video reclamizzando "diverse" tecniche amatorie? Ebbene, non sono certo gli uomini con cui io qui polemizzo che debbono spaventarsi di questa difficoltà. Per quanto io ne so, per essi ciò che conta è il rigore del principio democratico, non il dato di fatto (com'è invece brutalmente, per qualsiasi partito politico). Infine: molti - privi della virile e razionale capacità di comprensione - accuseranno questo mio intervento di essere personale, particolare, minoritario. Ebbene?»
    «che giova ne la fata dar di cozzo?»

    “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima”

  4. #1624
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Citazione Originariamente Scritto da Indra88 Visualizza Messaggio
    SONO CONTRO L'ABORTO di P. P. Pasolini


    Io sono per gli otto referendum del partito radicale, e sarei disposto a una campagna anche immediata in loro favore. Condivido col partito radicale l’ansia della ratificazione, l’ansia cioè del dar corpo formale a realtà esistenti: che è il primo principio della democrazia.


    Sono però contrario alla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano – cosa comune a tutti gli uomini – io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Mi limito a dir questo, perché, a proposito dell’aborto, ho cose più urgenti da dire. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio più forte ancora che ogni principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo.


    La prima cosa che vorrei invece dire è questa: a proposito dell’aborto, è il primo, e l’unico, caso in cui i radicali e tutti gli abortisti democratici più puri e rigorosi, si appellano alla “Realpolitik” e quindi ricorrono alla prevaricazione “cinica” dei dati di fatto e del buon senso.


    Se essi si sono posti sempre, anzitutto, e magari idealmente (com’è giusto), il problema di quali siano i “principi reali” da difendere, questa volta non l’hanno fatto.


    Ora, come essi sanno bene, non c’è un solo caso in cui i “principi reali” coincidano con quelli che la maggioranza considera propri diritti. Nel contesto democratico, si lotta, certo, per la maggioranza, ossia per l’intero consorzio civile, ma si trova che la maggioranza , nella sua sanità, ha sempre torto: perché il suo conformismo è sempre, per propria natura, brutalmente repressivo.


    Perché io considero non “reali” i principi su cui i radicali e in genere i progressisti (conformisticamente) fondano la loro lotta per la legalizzazione dell’aborto?


    Per una serie caotica, tumultuosa e emozionante di ragioni. Io so intanto, come ho detto, che la maggioranza è già tutta, potenzialmente, per la legalizzazione dell’aborto (anche se magari nel caso di un nuovo “referendum” molti voterebbero contro, e la “vittoria” radicale sarebbe molto meno clamorosa). L’aborto legalizzato è infatti – su questo non c’è dubbio – una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito – l’accoppiamento eterosessuale – a cui non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del coito della “coppia” così com’è concepita dalla maggioranza – questa meravigliosa permissività nei suoi riguardi – da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito dalle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la loro natura.


    Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità della vita del consumatore. Insomma, la falsa liberazione del benessere, ha creato una situazione altrettanto e forse più insana che quella dei tempi della povertà. Infatti: primo: risultato di una libertà sessuale dal potere è una vera e propria generale nevrosi. La facilità ha creato l’ossessione; perché è una facilità e imposta, derivante dal fatto che la tolleranza del potere riguarda unicamente l’esigenza sessuale espressa dal conformismo della maggioranza.


    Protegge unicamente la coppia (non solo, naturalmente, matrimoniale): la coppia ha finito dunque col diventare una condizione parossistica, anziché diventare segno di libertà e felicità (com’era nelle speranze democratiche). Secondo: tutto ciò che sessualmente è “diverso” è invece ignorato e respinto. Con una violenza pari solo a quella dei lager (nessuno ricorda mai, naturalmente, che i sessualmente diversi son finiti là dentro). È vero; a parole il nuovo potere estende la sua falsa tolleranza anche alle minoranze. Non è magari da escludere che, prima o poi, alla televisione se ne parli pubblicamente. Del resto le “élites” sono molto più tolleranti verso le minoranze sessuali che un tempo, e certo sinceramente (anche perché ciò gratifica le loro coscienze). In compenso l’enorme maggioranza (la massa: cinquanta milioni di italiani) è divenuta di una intolleranza così rozza, violenta e infame, come non è certo mai successo nella storia italiana.


    Si è avuto in questi anni , antropologicamente, un enorme fenomeno di abiura: il popolo italiano, insieme alla povertà, non vuole neanche più ricordare la sua “reale” tolleranza: esso, cioè, non vuole più ricordare i due fenomeni che hanno meglio caratterizzato la sua storia. Quella storia che il nuovo potere vuole finita per sempre. È questa stessa massa (pronta al ricatto, al pestaggio, al linciaggio delle minoranze) che, per decisione del potere, sta ormai passando sopra la vecchia convenzione clerico-fascista ed è disposta ad accettare la legalizzazione dell’aborto e quindi l’abolizione di ogni ostacolo nel rapporto della coppia consacrata.


    Ora, tutti, dai Radicali a Fanfani (che stavolta, precedendo abilmente Andreotti, sta gettando le basi di una sia pur prudentissima abiura teologica, in barba al Vaticano), tutti, dico, quando parlano dell’aborto, omettono di parlare di ciò che logicamente lo precede, cioè il coito.


    OLTRE L'IDEOLOGIA


    Omissione estremamente significativa. Il coito – con tutta la permissività del mondo – continua a restare tabù, è chiaro. Ma per quanto riguarda i radicali la cosa non si spiega certamente col tabù: essa indica invece l’omissione di un sincero, rigoroso e completo esame politico. Infatti il coito è politico. Dunque non si può parlare politicamente in concreto dell’aborto, senza considerare come politico il coito. Non si possono vedere i segni di una condizione sociale e politica nell’aborto (o nella nascita di nuovi figli ) senza veder gli stessi segni anche nel suo immediato precedente, anzi, “nella sua causa”, cioè nel coito.


    Ora il coito di oggi sta diventando, politicamente, molto diverso da quello di ieri. Il contesto politico di oggi è già quello della tolleranza (e quindi il coito è un obbligo sociale) mentre il contesto politico del matrimonio di ieri era la repressività (e quindi il coito, al di fuori del matrimonio, era scandalo).


    Ecco dunque un primo errore di “Realpolitik”, di compromesso col buon senso, che io ravviso nell’azione dei radicali e dei progressisti nella loro lotta per la legalizzazione dell’aborto. Essi isolano il problema dell’aborto, coi suoi specifici dati di fatto, e perciò ne danno un’ottica deformata: quella che fa loro comodo (in buonafede, su questo sarebbe folle discutere). Il secondo errore, più grave, è il seguente. I radicali e gli altri progressisti che si battono in prima fila per la legalizzazione dell'aborto - dopo averlo isolato dal coito - lo immettono in una problematica strettamente contingente (nella fattispecie, italiana), e addirittura interlocutoria. Lo riducono a un caso di pura praticità, da affrontare appunto con spirito pratico. Ma ciò (come essi sanno bene) è sempre colpevole. Il contesto in cui bisogna inserire il problema dell'aborto è ben più ampio e va ben oltre l'ideologia dei partiti (che distruggerebbero se stessi se l'accettassero: cfr. Breviario di ecologia di Alfredo Todisco).


    Il contesto in cui va inserito l'aborto è quello appunto ecologico: è la tragedia demografica, che, in un orizzonte ecologico, si presenta come la più grave minaccia alla sopravvivenza dell'umanità. In tale contesto la figura - etica e legale - dell'aborto cambia forma e natura: e, in un certo senso, può anche esserne giustificata una forma di legalizzazione. Se i legislatori non arrivassero sempre in ritardo, e non fossero cupamente sordi all'immaginazione per restare fedeli al loro buon senso e alla propria astrazione pragmatica, potrebbero risolvere tutto rubricando il reato dell'aborto in quello più vasto dell'eutanasia, privilegiandolo di una particolare serie di "attenuanti" di carattere appunto ecologico. Non per questo esso cesserebbe di essere formalmente un reato e di apparire tale alla coscienza. Ed è questo il principio che i miei amici radicali dovrebbero difendere, anziché buttarsi (con onestà donchisciottesca) in un pasticcio, estremamente sensato ma alquanto pietistico, di ragazze madri o di femministe, angosciate in realtà da "altro"(e di più grave e serio). Qual è il quadro, in realtà, in cui la nuova figura del reato di eutanasia, dovrebbe iscriversi? Eccolo: un tempo la coppia era benedetta, oggi è maledetta.


    La convenzione e i giornalisti imbecilli continuano a intenerirsi sulla "coppietta" (in tal modo, abominevolmente, la chiamano), non accorgendosi che si tratta di un piccolo patto criminale. E così i matrimoni: un tempo essi erano feste, e la stessa loro istituzionalità - così stupida e sinistra - era meno forte del fatto che li istituiva, un fatto, appunto, felice, festoso. Ora invece i matrimoni sembrano tutti dei grigi e affrettati riti funebri. La ragione di queste cose terribili che dico è chiara: un tempo la "specie" doveva lottare per sopravvivere, quindi le nascite "dovevano" superare le morti. Oggi invece la "specie", se vuole sopravvivere, deve fare in modo che le nascite non superino le morti. Quindi, ogni figlio che un tempo nasceva, essendo garanzia di vita, era benedetto: ogni figlio che invece nasce oggi, è un contributo all'autodistruzione dell'umanità, e quindi è maledetto.


    LUOGHI COMUNI


    Siamo così giunti al paradosso che ciò che si diceva contro natura è naturale, e ciò che si diceva naturale è contro natura. Ricordo che De Marsico (collaboratore del codice Rocco) in una brillante arringa in difesa di un mio film, ha dato del "porco" a Braibanti, dichiarando inammissibile il rapporto omosessuale in quanto inutile alla sopravvivenza della specie: ora, egli, per essere coerente, dovrebbe, in realtà, affermare il contrario: sarebbe il rapporto eterosessuale a configurarsi come un pericolo per la specie, mentre quello omosessuale ne rappresenta una sicurezza. In conclusione: prima dell'universo del parto e dell'aborto c'è l'universo del coito: ed è l'universo del coito a formare e condizionare l'universo del parto e dell'aborto. Chi si occupa, politicamente, dell'universo del parto e dell'aborto non può considerare come ontologico l'universo del coito - e non metterlo dunque in discussione - se non a patto di essere qualunquistico e meschinamente realistico.


    Ho già abbozzato come si configura, oggi, in Italia, l'universo del coito, ma voglio, per concludere, riassumerlo. Tale universo include una maggioranza totalmente passiva e nel tempo stesso violenta, che considera intoccabili tutte le sue istituzioni, scritte e non scritte. Il suo fondo è tuttora clerico-fascista con tutti gli annessi luoghi comuni. L'idea dell'assoluto privilegio della normalità è tanto naturale quanto volgare e addirittura criminale. Tutto vi è precostituito e conformistico, e si configura come un "diritto": anche ciò che si oppone a tale "diritto" (compresa la tragicità e il mistero impliciti nell'atto sessuale) viene assunto conformisticamente. Per inerzia, la guida di tutta questa violenza maggioritaria è ancora la Chiesa cattolica. Anche nelle sue punte progressiste e avanzate (si legga il capitoletto, atroce, a pagina 323 de La Chiesa e la sessualità del progressista e avanzato S.H. Pfurtner). Senonché... senonché nell'ultimo decennio è intervenuta la civiltà dei consumi, cioè un nuovo potere falsamente tollerante che ha rilanciato in scala enorme la coppia, privilegiandola di tutti i diritti del suo conformismo.


    A tale potere non interessa però una coppia creatrice di prole (proletaria), ma una coppia consumatrice (piccolo borghese): in pectore, esso ha già dunque l'idea della legalizzazione dell'aborto (come aveva già l'idea della ratificazione del divorzio). Non mi risulta che gli abortisti, in relazione al problema dell'aborto, abbiano messo in discussione tutto questo. Mi risulta invece che essi, in relazione all'aborto, tacciano del coito, e ne accettino dunque - per Realpolitik, ripeto, in un silenzio dunque diplomatico e dunque colpevole - la sua totale istituzionalità, irremovibile e "naturale". La mia opinione estremamente ragionevole invece è questa: anziché lottare contro la società che condanna l'aborto repressivamente, sul piano dell'aborto, bisogna lottare contro tale società sul piano della causa dell'aborto, cioè sul piano del coito. Si tratta - è chiaro - di due lotte "ritardate": ma almeno quella "sul piano del coito" ha il merito, oltre che di una maggiore logicità e di un maggiore rigore, anche quello di un'infinitamente maggiore potenzialità di implicazioni.


    FALSA TOLLERANZA


    C'è da lottare, prima di tutto contro la "falsa tolleranza" del nuovo potere totalitario dei consumi, distinguendosene con tutta l'indignazione del caso; e poi c'è da imporre alla retroguardia, ancora clerico-fascista, di tale potere, tutta una serie di liberalizzazioni "reali" riguardanti appunto il coito (e dunque i suoi effetti): anticoncezionali, pillole, tecniche amatorie diverse, una moderna moralità dell'onore sessuale ecc' ecc'. Basterebbe che tutto ciò fosse democraticamente diffuso dalla stampa e soprattutto dalla televisione, e il problema dell'aborto verrebbe in sostanza vanificato, pur restando, come deve essere, una colpa, e quindi un problema della coscienza. Tutto ciò è utopistico? E' folle pensare che una "autorità" compaia al video reclamizzando "diverse" tecniche amatorie? Ebbene, non sono certo gli uomini con cui io qui polemizzo che debbono spaventarsi di questa difficoltà. Per quanto io ne so, per essi ciò che conta è il rigore del principio democratico, non il dato di fatto (com'è invece brutalmente, per qualsiasi partito politico). Infine: molti - privi della virile e razionale capacità di comprensione - accuseranno questo mio intervento di essere personale, particolare, minoritario. Ebbene?»
    Ottimo, ma la fonte? @Indra88

  5. #1625
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Si aspetta in un altra sentenza importante.... i sinistri stanno ricendo colpi durissimi nei denti.


    https://www.foxnews.com/opinion/one-...bortion-ruling


    Supreme Court's abortion ruling rocked nation last week but West Virginia v. EPA could also be huge


    The case involves the Clean Power Plan, which was adopted under President Barack Obama to fight climate change; the program was estimated to cost as much as $33 billion per year and would have completely reordered our nation’s power grid. The state of West Virginia, joined by two coal companies and others, sued the EPA, arguing the plan was an abuse of power.

    By deciding in favor of West Virginia, the court could begin to rein in the vast powers of the alphabet agencies in D.C. that run our lives and return it to legislators whom we elect to create…legislation. Just as the Supreme Court ruled in Roe v. Wade that abortion laws are more appropriately left up to the people’s elected representatives, it may decide in West Virginia vs. EPA that Congress, and not federal agencies, should write our laws.

  6. #1626
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Anch'io negazionista e ne vado fierissimo: nego che esista almeno un negazionista intelligente

  7. #1627
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Citazione Originariamente Scritto da Coccone Visualizza Messaggio
    Avanzi pure il Medioevo

  8. #1628
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Citazione Originariamente Scritto da paulhowe Visualizza Messaggio
    Si aspetta in un altra sentenza importante.... i sinistri stanno ricendo colpi durissimi nei denti.


    https://www.foxnews.com/opinion/one-...bortion-ruling


    Supreme Court's abortion ruling rocked nation last week but West Virginia v. EPA could also be huge


    The case involves the Clean Power Plan, which was adopted under President Barack Obama to fight climate change; the program was estimated to cost as much as $33 billion per year and would have completely reordered our nation’s power grid. The state of West Virginia, joined by two coal companies and others, sued the EPA, arguing the plan was an abuse of power.

    By deciding in favor of West Virginia, the court could begin to rein in the vast powers of the alphabet agencies in D.C. that run our lives and return it to legislators whom we elect to create…legislation. Just as the Supreme Court ruled in Roe v. Wade that abortion laws are more appropriately left up to the people’s elected representatives, it may decide in West Virginia vs. EPA that Congress, and not federal agencies, should write our laws.
    I colpi durissimi li riceveranno i vostri figli.

  9. #1629
    Non dire gatto se...
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Citazione Originariamente Scritto da m96m Visualizza Messaggio
    Ottimo, ma la fonte? @Indra88
    https://www.cittapasolini.com/post/c...borto-pasolini
    «che giova ne la fata dar di cozzo?»

    “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima”

  10. #1630
    Президент Республіки
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    Predefinito Re: La Corte suprema Usa voterà per abolire il diritto all’aborto

    Citazione Originariamente Scritto da m96m Visualizza Messaggio
    Avanzi pure il Medioevo
    Magari sei pure d'accordo coi roghi pubblici alle streghe, finocchi, miscredenti e eretici
    Anch'io negazionista e ne vado fierissimo: nego che esista almeno un negazionista intelligente

 

 
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