Originariamente Scritto da
Giò
Se ti annoi, nessuno ti obbliga a rispondere.
Ogni ente si comporta secondo il proprio essere, cioè secondo quelle caratteristiche specifiche che lo rendono tale. In altri termini, secondo la propria natura. Una pianta si comporta seguendo quelle caratteristiche che la costituiscono come pianta, un minerale si comporta secondo quelle caratteristiche che lo connotano precipuamente come minerale, un animale sensitivo (ad es.: il cane, il gatto, il topo, l'elefante, ecc. - cioè quelle che vengono dette anche "bestie") si comporta secondo le caratteristiche specifiche che lo rendono tale e così via. Anche l'essere umano ha delle caratteristiche specifiche che lo rendono tale e sulla base delle quali si comporta. Come fa a conoscerle? Le coglie osservando se stesso ed i propri simili, astraendo dal particolare l'universale. Riflettendo su di sé e sui propri simili, scopre che la natura umana è caratterizzata da inclinazioni che l'uomo, a differenza dell'animale sensitivo o del minerale o della pianta, in genere attua liberamente, facendole passare, in un certo senso, dalla potenza all'atto. L'attuazione di tali inclinazioni, secondo il loro ordine oggettivo, è riconosciuta dall'uomo come coerente col suo essere, cioè come qualcosa che gli permette di realizzare se stesso in quanto ente dotato di certe caratteristiche specifiche. In virtù di ciò l'uomo riterrà l'attuazione delle suddette inclinazioni insite nella propria natura qualcosa di appetibile. Questo è ciò che viene detto "bene morale": la piena attuazione dell'essere sotto l'aspetto della sua appetibilità. Perché fare il bene ed evitare il male? Per la semplice ragione che chi fa il male contraddice o le proprie inclinazioni naturali o il loro ordine: significa venir meno a se stessi come animali (genere prossimo) razionali (differenza specifica).
A dire il vero, moltissimi studiosi e scienziati, medici inclusi, affermano esplicitamente che la vita umana è tale sin dal concepimento e dicono che lo zigote è già un essere umano perché possiede le caratteristiche genetiche fondamentali che l'individuo si porterà dietro per tutta la vita. Quindi affermare che i presupposti che sarebbero alla base delle mie convinzioni sono manifestamente falsi è...falso!
Peraltro, come ho già argomentato senza che tu sia stato in grado di controbattere con argomenti convincenti né tanto meno fondati sulla realtà, se anche fosse vero che l'ovulo fecondato non costituisce già una vita umana, rimarrebbe il fatto che la fecondazione dell'ovulo costituisce l'inizio di un processo che ha per terminus ad quem naturale la fuoriuscita dal grembo materno di un bambino, salvo complicazioni. Saremmo in presenza di una spes vitae: non per mera ipotesi astratta, bensì in virtù di un processo che si sta concretamente svolgendo ora per ora, giorno per giorno, mese per mese. Stante la finalità insita in tale processo, che è la nascita del bambino, è giusto che l'interruzione volontaria di tale processo sia vietata e punita, ancorché non con la stessa severità con la quale vengono trattati altri crimini come l'omicidio.
In pratica, non si scappa: sia che tu lo consideri un essere umano, sia che tu non lo consideri tale, eliminare fisicamente uno zigote od un feto è comunque immorale e le leggi dello Stato, pur tenendo debitamente conto di determinate circostanze, dovrebbero vietare tale condotta, a maggior ragione viste le sue ricadute sociali.
Se dici che lo zigote o il feto non sono "veri" esseri umani, devi dire che cosa intendi per "vero" essere umano e spiegare per quale ragione i criteri che tu citi dovrebbero essere quelli corretti e dirimenti per discernere ciò che è vita umana e ciò che non lo è. Se non lo fai, le tue sono parole al vento. Se ti limiti a dire che è quello che prevede l'attuale legislazione italiana, non posso che ribadirti che ricorri ad un altro argomento non dirimente.
Detto questo, faccio notare che, sulla base di questi tuoi presupposti, uno potrebbe argomentare che la sola idea di costringere un individuo depresso a proseguire la propria vita contro la sua volontà costituisce una forma di violenza nei suoi confronti. Direi che non servono troppe spiegazioni per dimostrare l'assurdità di tali conclusioni.
Infine, vorrei farti notare che è molto più macabro ed aberrante che qualcuno voglia difendere a tutti i costi la possibilità di eliminare fisicamente una vita umana indifesa, che non ha nessuna colpa personale. Tu cerchi di evitare il problema ripetendoti che quella non è vita umana, tentando di rifugiarti in quel che dice la legge, ma è solo un escamatoge: umanamente comprensibile, perché la sola idea di un atto del genere ripugna ad ogni persona umana degna di tal nome e non ancora del tutto sorda a quella legge morale naturale che abbiamo in noi stessi. Però è profondamente ipocrita.
Qua sfoggi le solite contraddizioni di tanti abortisti. In base a quale criterio oggettivo la fuoriuscita dal grembo materno dovrebbe costituire una discriminante per individuare l'umanità dell'individuo oggetto di eliminazione fisica? Inoltre: se per caso un essere umano non dovesse aver ricevuto un nome, un cognome ed un codice fisicale, sarebbe meno essere umano? Oppure: se un essere umano, a causa di certi gravi handicap fisici o di totale incapacità di intendere e di volere, non fosse in grado di compiere atti sociali e di interagire con altri individui, sarebbe forse meno essere umano?
Ho già spiegato perché ritengo che la vita umana sia tale dal concepimento, visto che lo zigote è un essere vivente ben distinguibile che possiede già tutte le informazioni genetiche fondamentali dell'individuo: la mia non è una presunzione, ma la presa d'atto della realtà. Ma ti ho pure dimostrato che se anche non volessimo considerare lo zigote una vita umana ma solo una spes vitae, quest'ultima sarebbe comunque degna di tutela, visto che lo zigote rappresenterebbe lo stadio iniziale del processo di formazione della vita umana.
Dire che l'aborto non è un'alternativa offerta alla gestante che deve gestire una gravidanza indesiderata ma una scelta è solo un sofisma: per antonomasia, ogni scelta è tale perché il singolo che la effettua vaglia diverse opzioni esistenti, cioè più alternative, e decide se seguirne una o altre.
Chiarita la natura sofistica della tua obiezione, le alternative all'aborto esistono non solo teoricamente, ma anche concretamente. Ovviamente, serve che lo Stato intervenga adeguatamente offrendo tutto l'aiuto e l'assistenza necessarie per chi dovesse trovarsi in situazioni del genere e, a monte, servirebbe che le persone venissero educate ad un maggior senso di responsabilità anche per quanto concerne la sessualità (discorso diverso, ovviamente, quando purtroppo la gravidanza è la conseguenza di una violenza sessuale: ma in quel caso, va detto che l'ingiustizia e l'abominio dello stupro non possono legittimare l'eliminazione fisica di una vita umana).
Come già ho fatto notare, il tuo atteggiamento non è diverso da quello di chi ritiene che per una persona in difficoltà il suicidio sia una scelta ammissibile, che lo Stato dovrebbe tutelare e garantire.
Se la depressione privasse l'individuo della sua capacità di intendere e di volere a tal punto, dovrebbero interdire qualsiasi malato di depressione.
Ma, al di là di ciò, possiamo benissimo mutare l'esempio da quello del malato di depressione a quello di un uomo o di una donna che dovessero trovarsi in un periodo particolarmente difficile della propria vita, senza una condizione di carattere patologico. Tu pensi che queste persone dovrebbero vedersi riconosciuto il diritto a potersi ammazzare?
Queste sono parole ipocrite in bocca a chi sostiene la legittimità dell'aborto, cioè la legittimità dell'eliminazione fisica di una vita umana innocente ed indifesa o quanto meno dell'interruzione di un processo che ha per terminus ad quem naturale la nascita di un bambino. Una violenza immane che tu cerchi di legittimare con la scusa delle leggi vigenti, con argomentazioni discutibili (per usare un eufemismo) sul momento in cui la vita umana inizia ad essere tale, con appelli smielati all'empatia e alla comprensione, con accuse di morbosità e compiacimento per la violenza nei confronti del tuo interlocutore (chiamiamo tali accuse col loro nome: calunnie) et similia.
Giù la maschera!
Se i pesci o gli uccelli avessero una morale, dovrebbero essere dotati di intelletto e di coscienza, ma non mi risulta proprio che lo siano.
Non m'interessano queste ipotesi fantasiose, ma la realtà dei fatti.
Come ho già detto, non è vero che nessuno riconosce che lo zigote sia un essere umano.
Perciò, hai ripetuto una falsità.
Guarda che non c'è nulla di dignitoso nel cambiare convinzioni a seconda delle mode (o delle leggi) del momento. È solo un esempio di bieco conformismo, che insulta la razionalità dell'essere umano.
Guarda che se hai torto ce l'hai a prescindere da quello che fanno gli anti-abortisti nella loro vita.
Che una legge sia giusta quando viene condivisa ed apprezzata è un non sequitur perché la maggioranza degli individui, cioè la massa, potrebbe condividere ed apprezzare qualcosa di immorale ed ingiusto. L'assenza di moti popolari o di proteste diffuse non è ugualmente dirimente per stabilire se una legge è giusta o sbagliata, fermo restando che manifestazioni per l'abolizione della 194 o a favore di sue modifiche in senso restrittivo ce ne sono periodicamente.
Che il bene comune esuli dalla mia morale, che peraltro non è "mia" ma è semplicemente quella obiettivamente esistente e vincolante, è una cosa tutta da dimostrare da parte tua.
Finora non ho visto argomenti dirimenti in merito. Anzi, qua vedo pure basse insinuazioni di tipo personale nei miei confronti, segno evidente che sei in estrema difficoltà dal punto di vista argomentativo e che non sai più che pesci pigliare.
Quando si passa dall'argomentare ad rem alle accuse sul piano personale significa che la discussione è già virtualmente terminata per manifesta debolezza dell'interlocutore che è scaduto nell'argomentazione ad hominem.
Gli istinti morbosi temo che siano quelli di chi difende con tanto accanimento la possibilità di eliminare fisicamente una vita umana innocente ed indifesa.
L'aborto è una violenza ed impedire una violenza, anche attraverso l'uso della forza fisica, è un atto moralmente lecito, analogamente a come è lecito usare la forza fisica per soccorrere una persona che sta per soccombere all'aggressione di un male intenzionato.
Che io non ne abbia la volontà non lo puoi sapere. Quanto al resto, sono le solite sciocchezze a cui ho già risposto sopra.
Che in democrazia decida la maggioranza non garantisce che le decisioni di tale maggioranza siano giuste. Io non sono di certo speciale, ma è possibile che debba ogni volta spiegarti i fondamentali?
Noto che reiteri le sciocchezze che hai già scritto in precedenza. Accusi gli altri di essere noiosi e poi ripeti più volte quel che hai già detto? Un minimo di coerenza ogni tanto non guasterebbe.
Detto questo, torno a ribadirti con pazienza che impedire un aborto può essere considerato un atto violento tanto quanto è violento l'atto di un uomo che soccorre un altro uomo che sta subendo un'aggressione da parte di un delinquente o del carabiniere che sbatte in cella un uomo colto sul fatto.
Perché allora tu consideri voler impedire un aborto qualcosa frutto di istinti violenti e morbosi, ma non fai le stesse considerazioni per chi aiuta un uomo vittima di aggressione a respingerla o per il carabiniere che sbatte in cella un delinquente?
Se non ci fosse la minaccia dell'uso della forza da parte dell'autorità, chiunque potrebbe andare in una clinica in cui si compiono aborti a fermare i medici che generalmente lo praticano o le donne che si recano ad abortire, esattamente come si cercherebbe di fermare qualcuno che sta per buttarsi giù da un ponte o che sta aggredendo un passante. La possibilità che tali atti possano essere oggetto di repressione da parte del potere coercitivo dello Stato dissuade chiunque ne potrebbe avere l'intenzione dal compierli. Pertanto, anche questa tua obiezione è infondata.
La "violenza" che si farebbe sulla gestante che non vorrebbe portare avanti la gravidanza sarebbe tale e quale alla "violenza" che si commette quando s'impedisce ad un aggressore, che sta facendo violenza su un passante innocente, di protrarre l'atto che sta compiendo. Né più né meno.
Per il resto, ho già detto che ritengo che lo Stato, oltre a vietare l'aborto, debba offrire tutto l'aiuto del caso alle donne che dovesse ritrovarsi a gestire una gravidanza non voluta.
Anche non tener conto della morale è, a suo modo, una scelta morale.
Io ho già esposto le argomentazioni del caso in merito: se l'unica cosa che sai fare è ripetere "la legge! la legge! la legge!" devo dedurne che non hai molto altro da dire.
E quali sarebbero? Perché l'ha deciso il legislatore? Se questi sono i motivi, torno a ripeterti che non sono dirimenti. Se invece ci sono altre motivazioni, magari di natura scientifica, esponile.
Ti sei rifiutato durante tutto lo scambio fra te ed il sottoscritto di entrare nel merito della questione, ad eccezione degli ultimi post. Inizia a rispondere in modo pertinente alle osservazioni che ho fatto anziché perderti in paragoni inadeguati o fantasiosi con le chiavette USB o i semi delle piante o a quello che sarebbe un embrione umano se fossimo come i marsupiali.
Discorso retorico privo di senso, che peraltro cerca di sopperire alle carenze argomentative con l'emotività. Tipico di chi fa demagogia. Torniamo alla realtà e, in particolar modo, all'argomento che stiamo trattando: lo Stato esiste apposta per realizzare il bene comune della società ed in virtù di tale sua intrinseca destinazione ha il diritto ed in taluni casi persino il dovere di intervenire laddove l'iniziativa individuale è assente o insufficiente o addirittura dannosa. Questo principio generale si applica anche al caso particolare delle donne che stanno affrontando gravidanze indesiderate. Pertanto, ciò che singolarmente uno non è in grado di fare, può farlo lo Stato ricorrendo ai mezzi a propria disposizione, che sono certamente maggiori di quelli che hanno i singoli individui.