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La notizia della sua vittoria aveva fatto il giro del mondo, per la determinazione, per la giovane età e per il genere. Sanna Marin è diventata primo ministro della Finlandia a soli 34 anni, unendosi al club dei “ministri under 40” (assieme a lei c’erano anche quelli di Nuova Zelanda, Salvador e Ucraina), rompendo i record e dimostrando che una politica fatta dai giovani è possibile. Esauritosi il focus sull’età si è passati a parlare del genere: il fatto che Sanna Marin non fosse uomo è finito in prima pagina, il fatto che accanto a lei, a formare il governo, ci fossero (e ci siano) cinque donne finirà probabilmente sui libri di storia.
Dal 2019, anno delle elezioni, le cose sono un po’ cambiate. La pandemia e la guerra hanno ridimensionato anche le priorità del paese scandinavo, oggi tutte le energie sono rivolte alla questione NATO, di cui la Finlandia non è ancora membro. Come sta andando quindi nel paese candido governato da donne di 30 anni? Giriamo la domanda e mettiamola così: come ce lo immaginiamo un paese funzionale dove esiste la parità sociale e il gender gap è solo un lontano ricordo? Semplice, come la Finlandia. Secondo quanto riportato dalla CNN, la nazione governata da Sanna Marin ha molto di cui andare fiera. Anzitutto occupa il secondo posto nella classifica del Global Gender Gap Index, che monitora l'evoluzione dei divario di genere, preceduta solo dall’Islanda (l’Italia non rientra tra i primi 10 paesi, e gli USA si posizionano in 30esima posizione).
"Abbiamo imparato a essere molto indipendenti, testardi e laboriosi. Forse in qualche modo è stato più facile per noi capire che in una società c’è bisogno sia di uomini che di donne affinché funzioni al 100%. Qui nel nord (del globo) abbiamo una lunga tradizione di donne forti nella società. Devono essere forti per sopravvivere e per aiutare le loro famiglie e i loro concittadini", ha spiegato al media americano la ex presidente della Finlandia Traja Halonen. La forte partecipazione delle donne al processo decisionale ha contribuito a costruire un paese che si colloca al primo posto tra le 193 nazioni al mondo per sviluppo sostenibile. Secondo un rapporto del 2021 pubblicato dalle Nazioni Unite, la Finlandia ha quasi raggiunto tutti gli obiettivi internazionali per migliorare salute, istruzione, acqua, energia e pace.
“La piena ed equa partecipazione delle donne ha reso possibile lo sviluppo della Finlandia. - aveva dichiarato Marin durante il suo discorso al Generation Equality Forum, tenutosi lo scorso anno - Cento anni fa, la nostra era una società povera e dilaniata dai conflitti. Non è stato possibile per noi ignorare il potenziale di metà della popolazione. La partecipazione delle donne alla costruzione del paese e al processo decisionale politico è stata forte per molti decenni. L'uguaglianza di genere non si verifica da sola, richiede volontà politica e decisioni coraggiose”. Il governo finlandese ha infatti stanziato misure per promuovere assistenza domiciliare diurna a costi ragionevoli, sollevando le donne dagli incarichi domestici. Non solo, il sistema educativo promuove le pari opportunità e l’inclusione, l’istruzione è infatti gratuita e accessibile a tutti.
Sarebbe ingenuo pensare di non trovare problemi, la Finlandia è un paese, non un paradiso terrestre. Il paese ha un grosso problema con il razzismo: in un report del 2020, pubblicato dello stesso governo finlandese, è stato evidenziato che quattro persone su cinque di origine africana hanno subìto discriminazioni in base al colore della loro pelle. "Il razzismo è profondo. - si legge nel rapporto dell’indagine - I nostri modi di pensare e di agire sono in larga misura razzisti anche se non lo notiamo o non siamo disposti ad ammetterlo”.
Il paese governato da donne non è perfetto, ma ciò che ha di diverso rispetto a molti altri è la consapevolezza. La Finlandia conosce le sue debolezze, e soprattutto ha capito che per combatterle c’è bisogno di lavorare. Insieme.