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  1. #1
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    Predefinito Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    https://www.today.it/economia/buoni-...ddio-stop.html

    Buoni pasto, rischia di saltare tutto. Se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei ticket, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettarli. Un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto. A lanciare l'ultimo grido di allarme prima di avviare azioni più drastiche sono le principali associazioni dei settori interessati - Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe Confcommercio - desiderose di accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto, alla vigilia della pubblicazione della gara BP10, indetta dalla centrale unica di acquisto, Consip. A fare il punto della situazione, sono stati i rappresentanti delle sei organizzazioni, nel corso di una conferenza stampa: Alessandro Beretta, segretario generale Ancd Conad, Marco Pedroni, presidente Coop Italia e Ancc Coop, Giancarlo Banchieri, presidente Fiepet Confesercenti, Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione, Donatella Prampolini, presidente Fida e Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio.

    L'inflazione che morde il potere d'acquisto mette di fatto nel mirino il sistema dei buoni pasto. Con una levata di scudi delle imprese dalla distribuzione commerciale e della ristorazione che chiedono una "riforma radicale", a partire dalle commissioni che rappresentano "una tassa occulta del 20%". Serve, secondo i diretti interessati, un intervento radicale senza il quale potrebbero smettere di accettare i ticket. I problemi sono gli stessi da anni.

    Buoni pasto, qual è il vero problema
    "Due in questo momento le priorità - spiegano le associazioni - la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma complessiva del sistema, seguendo l'impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati".

    Prima dello scoppio della pandemia, circa 10 milioni di lavoratori pranzavano quotidianamente fuori casa. Di questi, circa 3 milioni beneficiavano di buoni pasto e il 64,7% li utilizzava come prima forma di pagamento ,ogni volta che usciva dal proprio luogo di lavoro. Complessivamente si stima che nel 2019 siano stati emessi in Italia 500 milioni di buoni pasto, di cui 175 milioni acquistati dalle pubbliche amministrazioni, che li hanno messi a disposizione di 1 milione di lavoratori. In totale, ogni giorno i dipendenti pubblici e privati spendono nei bar, nei ristoranti, nei supermercati i e in tutti gli esercizi convenzionati 13 milioni di buoni pasto.

    "Una battaglia - dicono le sei sigle riunite - volta a garantire la sostenibilità di un servizio essenziale per oltre 3 milioni di lavoratori, che si rende necessaria nel momento in cui lo Stato pretende di finanziare la propria spending review, scaricando i costi sull'ultimo anello della catena. Ad oggi si rischia che il costo sostenuto dal mondo della ristorazione con il sistema dei buoni pasto sia addirittura superiore in termini di valore, all'ultima tornata di ristori destinati al settore, circa 40 milioni di euro. Una distorsione cui le imprese chiedono di porre rimedio immediatamente, cominciando dalla prossima gara Consip".

    "La stazione appaltante per il servizio di buoni pasto all'interno della pubblica amministrazione, Consip, effettua le gare solo nominalmente con il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa mentre, di fatto si traduce, nell'aggiudicazione a chi offre il prezzo più basso - spiegano le sigle - Nel corso delle ultime due gare, 2018 e 2020, gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9). Questo meccanismo - sostengono ancora le organizzazioni -finisce per scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale. Per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati anche gli oneri di gestione (conteggio, spedizione, pos, ecc.) e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro. E' sottoscritto un manifesto nel quale si chiede la riforma del sistema dei buoni pasto. Due i punti fondamentali: la salvaguardia del valore nominale dei titoli - un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l'esercente - e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici".

    La stazione appaltante per il servizio di buoni pasto all'interno della pubblica amministrazione, Consip, effettua le gare formalmente con il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa ma proprio per la natura del buono pasto, al massimo ribasso. Il livello di sconti, una volta sdoganato dal pubblico, diventa di riferimento anche per le gare private. Smettere di accettare i ticket sarebbe una soluzione estrema: tutti asupicano di non dover arrivare a quel punto, ma la situazione è delicata come mai in passato. Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione: "Abbiamo bisogno di una riforma complessiva, radicale del sistema, non si tratta di dire "chiediamo uno sconto". Il meccanismo dell'asta va rivisto concettualmente. Non siamo più disposti ad andare avanti con questo gioco".

    Minacce di boicottaggio
    Se la grande distribuzione organizzata rifiuterà di accettare i buoni pasto partirà una campagna di boicottaggio contro le catene commerciali invitando gli italiani a non fare la spesa presso i punti vendita delle società coinvolte. Lo afferma Assoutenti, che chiede al più presto soluzioni per evitare danni alle famiglie. "Il problema delle commissioni eccessive sui buoni pasto è un problema reale che, in Italia, si ripresenta ciclicamente – spiega il presidente Furio Truzzi – In tal senso le imprese del commercio e della ristorazione hanno ragione di protestare, ma crediamo che i lavoratori che usufruiscono dei ticket non debbano essere usati come clave per fare pressioni sul Governo. Ciò che serve è un tavolo con tutti i soggetti della filiera finalizzato a garantire condizioni eque per tutti, rivedendo in tal senso i criteri delle gare Consip sui buoni pasto che non possono mai essere al ribasso". "Ricordiamo che 3 milioni di famiglie in Italia ricorrono ai ticket anche per fare la spesa al supermercato, e un addio ai buoni pasto rappresenterebbe un ingiusto aggravio di spesa, oltretutto in un momento in cui i prezzi al dettaglio sono alle stelle – prosegue Truzzi – Invece di minacciare lo stop ai buoni pasto, ristoratori ed esercenti potrebbero applicare una scontistica in favore di chi paga con denaro o carte, in modo da limitare lo strapotere delle grandi imprese dei buoni pasto".

  2. #2
    Sine ira et studio
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    Se invece di erogare i buoni pasto se ne monetizzasse il valore nominale in busta paga, costerebbe di meno e sarebbero tutti contenti.

    Inviato dal mio JNY-LX1 utilizzando Tapatalk
    Tutti guardano l'albero e nessuno vede la foresta.

    Al mondo esistono solo due razze: gli uomini per bene e gli stronzi. Questi ultimi cercano quasi sempre di passare per i primi.

  3. #3
    duca di rivoli
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    i ristoratori bestemmiano perchè le commissioni sono altissime e le aziende pagano in forte ritardo.
    almeno quando erano cartacei potevano usarli a loro volta per fare la spesa....

  4. #4
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    Citazione Originariamente Scritto da Il viaggiatore notturno Visualizza Messaggio
    Se invece di erogare i buoni pasto se ne monetizzasse il valore nominale in busta paga, costerebbe di meno e sarebbero tutti contenti.

    Inviato dal mio JNY-LX1 utilizzando Tapatalk
    Secondo te come mai non si fa, i datori di lavoro forse hanno un risparmio fiscale?

  5. #5
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    Citazione Originariamente Scritto da massena Visualizza Messaggio
    i ristoratori bestemmiano perchè le commissioni sono altissime e le aziende pagano in forte ritardo.
    almeno quando erano cartacei potevano usarli a loro volta per fare la spesa....
    Mia zia ha degli scadentissimi buoni-pasto, però in qualche supermercato li accettano.

  6. #6
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    Citazione Originariamente Scritto da Il viaggiatore notturno Visualizza Messaggio
    Se invece di erogare i buoni pasto se ne monetizzasse il valore nominale in busta paga, costerebbe di meno e sarebbero tutti contenti.

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    Il buono pasto viene utilizzato come metodo di welfare aziendale. Monteizzandone il valore andrebbe incidere sulla busta paga e verrebbe gravato di aliquota contributiva e tassazione Irpef, per cui l'utilizzatore non può più beneficiare del valore nominale. Col rischio che sommandosi alle voci stipendiali porterebbe in alcuni casi all'innalzamento delle aliquote Irpef.

  7. #7
    duca di rivoli
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    quando andavo a militare avevamo anche dei buoni benzina che riuscivo ad utilizzare per andare in gita con la morosa.

  8. #8
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    Citazione Originariamente Scritto da Analfabeta Non Funzionale Visualizza Messaggio
    Il buono pasto viene utilizzato come metodo di welfare aziendale. Monteizzandone il valore andrebbe incidere sulla busta paga e verrebbe gravato di aliquota contributiva e tassazione Irpef, per cui l'utilizzatore non può più beneficiare del valore nominale. Col rischio che sommandosi alle voci stipendiali porterebbe in alcuni casi all'innalzamento delle aliquote Irpef.
    Sarà, ma almeno si potrebbero spendere. Se non li accettano è come non averli.

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    Tutti guardano l'albero e nessuno vede la foresta.

    Al mondo esistono solo due razze: gli uomini per bene e gli stronzi. Questi ultimi cercano quasi sempre di passare per i primi.

  9. #9
    Sine ira et studio
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    Citazione Originariamente Scritto da cimad5 Visualizza Messaggio
    Secondo te come mai non si fa, i datori di lavoro forse hanno un risparmio fiscale?
    Secondo me c'è chi ai piani alti delle amministrazioni pubbliche ci inzuppa il pane, e di riflesso il settore privato si allinea al pubblico che è price maker.

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    Tutti guardano l'albero e nessuno vede la foresta.

    Al mondo esistono solo due razze: gli uomini per bene e gli stronzi. Questi ultimi cercano quasi sempre di passare per i primi.

  10. #10
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    Predefinito Re: Buoni pasto addio? Chi non li accetterà più, rischia di saltare tutto

    https://www.today.it/economia/buoni-pasto-stop.html

    L'estate calda dei ticket è solo all'inizio. Si è ormai innescato un sistema che costa agli esercizi convenzionati, che erogano ogni giorno un servizio indispensabile per i lavoratori, troppi soldi. C'è chi è pronto a non accettare più i buoni pasto. Non una buona notizia per milioni di lavoratori. La forma di protesta più efficace viene minacciata da alcuni esercenti nel caso non si ponga fine alla strategia delle gare al massimo ribasso di Consip per comprare i ticket spendendo il meno possibile. Vero è che grazie al massio ribasso lo Stato, ovvero tutti noi, risparmia fino al 18-20% sul valore facciale dei buoni, ma è un costo che di fatto viene poi pagato dagli esercizi in cui viene speso il ticket. I margini degli esercizi commerciali italiani però così si riducono sempre più, e con l'attuale situazione, tra inflazione e caro energia, la bolla rischia di esplodere. "È paradossale che chi dovrebbe garantire il buon funzionamento del mercato ne mette poi a rischio la sopravvivenza richiedendo commissioni insostenibili" dice Roberto Calugi, direttore generale di Fipe - Confcommercio. A livello europeo la prassi italiana è particolarmente "strana". Guardiamo ad esempio alla Francia: lì viene messo in gara il servizio e vince l’emittente che fa pagare le commissioni di gestione più basse. Anche in Italia intorno agli anni ’90 si operava così con commissioni dell’1-2% per gestire la rete degli esercizi convenzionati. Le richieste dei commercianti in Italia di fatto sono due. La prima è lo stop alla formula di fatto del massimo ribasso. L’urgenza è dettata dall’imminente gara Consip Bp10 (Buoni pasti edizione 10) del valore di 1.250 milioni di euro che comporterebbe una tassa occulta a carico di pubblici esercizi e Gdo di oltre 200 milioni. Le imprese rappresentate da Ancd Conad, Coop Italia e Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe-Confcommercio, che accettano i ticket chiedono inoltre la riforma del mercato dei buoni pasto intervenendo sull’articolo 144 del Codice dei pubblici appalti. Tale articolo prevede che lo sconto incondizionato, di fatto una commissione, applicato dagli emittenti agli esercenti non possa essere più basso dello sconto applicato dagli emettitori in sede di gara alla Consip.
    "La stazione appaltante per il servizio di buoni pasto all'interno della pubblica amministrazione, Consip, effettua le gare solo nominalmente con il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa mentre, di fatto si traduce, nell'aggiudicazione a chi offre il prezzo più basso - spiegano le sigle - Nel corso delle ultime due gare, 2018 e 2020, gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9). Questo meccanismo - sostengono ancora le organizzazioni -finisce per scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale. Per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati anche gli oneri di gestione (conteggio, spedizione, pos, ecc.) e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro. E' sottoscritto un manifesto nel quale si chiede la riforma del sistema dei buoni pasto. Due i punti fondamentali: la salvaguardia del valore nominale dei titoli - un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l'esercente - e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici".
    I tempi dei pagamenti non sono mai immediati e spesso le aziende offrono pagamenti a sette giorni solo in cambio di ulteriori rialzi delle commissioni. Considerando anche costi di spedizione e spese POS per i buoni pasto elettronici, si arriva a una decurtazione del 30% del valore nominale dei voucher per i commercianti. Troppo. "Se il governo e le istituzioni continueranno a ignorare questo problema come estrema ratio non ci resterà che fissare delle giornate in cui pubblici esercizi e Gdo non accetteranno i buoni pasto" mette in chiaro Calugi. "Dopo ripetuti appelli sulla necessità di riformare questo sistema, ai quali non abbiamo avuto risposta, siamo intenzionati a portare avanti iniziative più incisive - dice Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione -. È necessario porre all’attenzione del Governo su una situazione che è ormai economicamente insostenibile, con commissioni non eque, le più alte d’Europa". I tre milioni di lavoratori che quotidianamente utilizzano i ticket seguono con apprensione l'evolversi della vicenda.
    Non si tratta di un fulmine a ciel sereno. Già un paio di settimane fa vi abbiamo raccontato che se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei ticket, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettarli. L'inflazione che morde il potere d'acquisto mette di fatto nel mirino il sistema dei buoni pasto. Con una levata di scudi delle imprese dalla distribuzione commerciale e della ristorazione che chiedono una "riforma radicale", a partire dalle commissioni che rappresentano "una tassa occulta del 20%". Serve, secondo i diretti interessati, un intervento radicale senza il quale potrebbero smettere di accettare i ticket. I problemi sono gli stessi da anni. Prima del Covid, circa 10 milioni di lavoratori pranzavano quotidianamente fuori casa. Di questi, circa 3 milioni beneficiavano di buoni pasto e il 64,7% li utilizzava come prima forma di pagamento ,ogni volta che usciva dal proprio luogo di lavoro. Complessivamente si stima che nel 2019 siano stati emessi in Italia 500 milioni di buoni pasto, di cui 175 milioni acquistati dalle pubbliche amministrazioni. Impossibile pensare di scaricare a lungo termine quasi tutti i costi sull'ultimo anello della catena. A oggi si rischia che il costo sostenuto dal mondo della ristorazione con il sistema dei buoni pasto sia addirittura superiore in termini di valore, all'ultima tornata di ristori destinati al settore, circa 40 milioni di euro. Una distorsione cui le imprese chiedono di porre rimedio immediatamente. La stazione appaltante per il servizio di buoni pasto all'interno della pubblica amministrazione, Consip, effettua le gare formalmente con il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa ma proprio per la natura del buono pasto, al massimo ribasso. Il livello di sconti, una volta sdoganato dal pubblico, diventa di riferimento anche per le gare private. Smettere di accettare i ticket sarebbe una soluzione estrema: tutti asupicano di non dover arrivare a quel punto, ma la situazione è delicata come mai in passato.
    Se la grande distribuzione organizzata rifiuterà di accettare i buoni pasto partirà una campagna di boicottaggio contro le catene commerciali invitando gli italiani a non fare la spesa presso i punti vendita delle società coinvolte. Lo afferma Assoutenti, che chiede al più presto soluzioni per evitare danni alle famiglie. "Il problema delle commissioni eccessive sui buoni pasto è un problema reale che, in Italia, si ripresenta ciclicamente – spiega il presidente Furio Truzzi – In tal senso le imprese del commercio e della ristorazione hanno ragione di protestare, ma crediamo che i lavoratori che usufruiscono dei ticket non debbano essere usati come clave per fare pressioni sul governo". Staremo a vedere. Se ne parlerà ancora a lungo, perché di mezzo c'è un giro d’affari da 3,2 miliardi, un terzo dei quali è assorbito dalla pubblica amministrazione. I buoni pasto sono (diventati) molto più della semplice possibilità di un panino al bar.
    concorso cimad 2022

 

 
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