l'articolo, di per sé interessante, non mi pare spieghi il successo, probabilmente legato alla situazione contingente di paese in piena ascesa economica nel secondo dopoguerra.
Ad integrare l'articolo, per chi ha tempo e voglia, ci sono degli articoli pubblicati dalla traduttrice del Genji Monogatari (al momento non mi sovviene il nome) che analizza il manga dall'era Meiji agli anni '70.
Interessante @paterfamilias, se hai delle informazioni in più, potresti dirmele, anche col messaggio privato.
A mio avviso l'articolo dice un sacco di fregnacce.
Non nego che possa esserci stata una qualche influenza precedente ma il vero successo dei manga deriva dall'arrivo in italia e nel mondo degli anime, sopratutto contando quanto il mercato estero sia poco sentito per la maggior parte delle case editrici giapponesi (meno quelle che producono anime).
Aggiungi poi un tipo di fruizione più rapida e di "bassa fascia" come sono molti shonen rispetto a più verbosi e spesso noiosi classici italiani o opere maggiormente complesse belghe e francesi e se ne spiega gran parte del successo in Europa e in Italia.
il traino degli anime, che in Italia cominciarono ad importare e a trasmettere già negli anni '70, è stato fondamentale per il deflagrare del fenomeno manga verso la metà degli anni '90.
Poi vai a capire perché, a distanza di pochissimo tempo, la Granata Press non ce l'ha fatta e chi è venuto immediatamente dopo sì...
Secondo me non sei in grado di capire la portata dell'immagine giapponese sull'immagine occidentale, che è evocata in questo passaggio dell'articolo:
"Sarà proprio durante il periodo Edo che assistiamo a un avvicinamento tecnico e stilistico della rappresentazione giapponese a quella dei manga moderni, come pure all’influenza dell’arte giapponese sugli artisti occidentali. Non solo artisti come Van Gogh, Monet e Lautrec rimansero affascinanti dall’arte di maestri giapponesi quali Hokusai, Hiroshige e Utamaro, ma riscontriamo tracce di questa influenza pure nell’Art Nouveau e nelle opere di artisti che concentreranno la loro attività nei manifesti pubblicitari."
L'arte occidentale fino alla metà del XIX secolo si era orientata sulla prospettiva, la plastica michelangiolesca e la composizione raffaellesca. La suggestione della linea grafica giapponese ebbe un fortissimo impatto che dall'arte elevata a cascata è discesa su tutta la produzione di immagine di massa. Tramite l'Art Nouveau, l'Art Déco e infine l'illustrazione editoriale e pubblicitaria. Beninteso, non ci fu solo il linearismo giapponese, ci furono anche l'arte etnica (Modigliani) e il romanico (Picasso) a giocare un ruolo. L'articolista dimentica il più grande, Manet, l'ultimo dei classici e il primo dei moderni.
Cosa c'entra col fumetto? C'entra perché proprio nel mondo delle strisce sopravviveva l'ultima resistenza dell'immagine occidentale michelangiolesca, nel Supereroismo americano tutto incentrato sulla figurazione plastica culturistica. I disegnatori di DC, Marvel, erano tutti grandi appassionati del Buonarroti.
Poi, certo contano molto anche le soluzioni narrative, i plot degli anime incentrati sulle situazioni della vita reali, sulla malattia, sulla morte, sulla vita adolescenziale, rese con grande realismo hanno affascinato i bambini, ragazzini, della fine degli anni '70, inizio anni '80.
IN PALESTINA È GENOCIDIO!
ROSA E OLINDO, LIBERI SUBITO!
FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE!
BASTA ECOFOLLIE GREEN!
"Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"
Come dicevo, fregnacce.
E fregnacce che cercano di essere più profonde di quanto non sia la realtà.
E basterebbe un Ditko o un Romita sr a rovinare quanto dici.
Questo è più realistico. Tutt'ora una parte importante e interessante dei manga è dedicata agli slice of life.Poi, certo contano molto anche le soluzioni narrative, i plot degli anime incentrati sulle situazioni della vita reali, sulla malattia, sulla morte, sulla vita adolescenziale, rese con grande realismo hanno affascinato i bambini, ragazzini, della fine degli anni '70, inizio anni '80.
Il successo degli anime e successivamente dei manga è che sono meglio strutturati per ogni tipo di pubblico e interesse rispetto a quelli che facevano, per esempio, in italia con i soli Bonelli e qualche albo singolo (Diabolik o Alan Ford) per un solo pubblico di adulti. Infatti Dylan Dog fece il botto rapportandosi ai giovani adulti, per dire.
Tutt'ora i manga hanno una pletora di tematiche e target di pubblico che i non appassionati manco si immaginano. Aggiungi il loro successo commerciale che ha saturato il mercato dei cartoni animati per decenni (nel bene e nel male) grazie appunto alle varie tematiche e ai relativi bassi costi di produzione e diffusione e si spiega il loro successo.
Un successo puramente commerciale in cui anime e manga hanno occupato le nicchie che i mercati interni di altri paesi non coprivano.
Ricapitolando, scevri da qualsiasi presunta e insensata fascinazione culturale, il fenomeno manga e anime è un fenomeno di mercato e solo successivamente di arte e cultura.
Evidentemente non vuoi ammettere che le scuole d'arte americane, da cui sono usciti tutti gli illustratori e i fumettisti sono caratterizzate da una venerazione per i grandi maestri del Rinascimento italiano, così come il mondo anglosassone ha sempre avuto un'ammirazione infinita per la classicità greco-romana e la cultura figurativa italiana. Sminuisci qualcosa che è ben noto a chiunque solo per far prevalere una visione mercantilistica di matrice marxista...
Un successo commerciale c'è solo quando c'è una richiesta culturale. Altrimenti potresti proporre qualsiasi minchiata che andrebbe per il solo fatto che è una novità. E ovviamente non esisterebbero i flop ma solo operazioni non finanziate.
IN PALESTINA È GENOCIDIO!
ROSA E OLINDO, LIBERI SUBITO!
FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE!
BASTA ECOFOLLIE GREEN!
"Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"
Non nego che ci potesse essere ammirazione, ma queste mi sembrano parole di chi non conosce niente del fumetto americano e delle sue origini da striscia.
Lo stesso Eisner, probabilmente colui che ha codificato il fumetto americano (e probabilmente globale) aveva uno stile ben lontano da quello dei rinascimentali e anzi a tratti comico in alcuni personaggi.
Lo ripeto, stai sovraelaborando qualcosa che si conosce bene solo per far prevalere la tua visione di una fantomatica ispirazione Rinascimentale.
Proprio no, sono un appassionato di comics e manga, e a mio modo ne ho studiato la storia e lo sviluppo.Sminuisci qualcosa che è ben noto a chiunque solo per far prevalere una visione mercantilistica di matrice marxista...
Se vuoi saperne di più del fumetto americano e leggere un buon comics al tempo stesso ti consiglio Flex Mentallo di Morrison (probabilmente uno dei maggiori autori di comics viventi).
Un successo commerciale c’è quando si copre una richiesta, non il bisogno di novità (cosa che non ho mai detto giustificasse il successo).Un successo commerciale c'è solo quando c'è una richiesta culturale. Altrimenti potresti proporre qualsiasi minchiata che andrebbe per il solo fatto che è una novità. E ovviamente non esisterebbero i flop ma solo operazioni non finanziate.
Fino ai manga e agli anime quella richiesta di prodotti per adolescenti e giovani adulti era del tutto vergine. Lí si sono inseriti anime e manga, solitamente fatti anche meglio e con maggiore profondità dei pochi cartoni americani fatti per vendere pupazzetti.
Insomma, come dici tu anche il fatto che si rispondesse a precise esigenze, come gli slice of life, ha contribuito al loro successo commerciale. E successivamente culturale.
Credo ci siano ben pochi adolescenti che non hanno tenuto in mano un manga, e credo siano ben di più di quelli che hanno tenuto in mano un Dylan Dog.