Gia' votato per corrispondenza. Tutti SI, tranne all'abrogazione della custodia cauterale per rischio di reiterazione.
Gia' votato per corrispondenza. Tutti SI, tranne all'abrogazione della custodia cauterale per rischio di reiterazione.
「寧我負人,毋人負我!」
"Le case d'ltalia son fatte per noi, è là sul Danubio la casa dei tuoi; Tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi, I nostri figliuoli per noi li vogliam."
Possiamo concludere che tutto il peggio che succede in Italia e' dovuto alle elites PD ed al vaticano?
Stupri, attentati, invasione, fallimenti, disoccupazione, emergenza sociale, denatalita',violenza verbale , suicidi, omicidi....
Sarò scrutatore, ma non voterò nessuna delle 5 schede.
https://www.ilgiorno.it/politica/ref...dati-1.7776386
Election day al via, con l'apertura in tutta Italia alle 7 dei seggi elettorali per votare sui 5 referndum sulla giustizia promossi da Radicali e Lega. Con 51.533.195 elettori aventi diritto (di cui 25.039.273 uomini e 26.493.922 donne) chiamati in tutto il Paese a votare i referendum e quasi 9 milioni di elettori (8.896.929) chiamati alle urne in 978 Comuni anche per il rinnovo di Sindaci e Consigli comunali. Si vota fino alle 23 di stasera. A seguire lo scrutinio per i soli referendum. Con il primo determinante verdetto sull'affluenza: se alle urne entro le 23 non sarà andato il 50% più uno degli aventi diritto la consultazione sarà nulla. Gli aggiornamenti in tempo reale dei cinque quesiti
L'affluenza risulta ancora molto bassa: solo il 5% degli italiani, , alle 12, si è recato ai seggi per votare. In particolare, per il referendum 1 (Incandidabilità dopo condanna) l'affluenza è del 5,35% (2.734 su 7.903 comuni). Per il quesito 2 (Limitazione misure cautelari) è del 5,28% (2.599 comuni su 7.903). Quesito 3 (Separazione funzioni dei magistrati) è del 5,26% (2.598 su 7.903 comuni). Quesito 4 (Membri laici consigli giudiziari) è del 5,23% (2.589 su 7.903). Quesito 5 (Elezioni componenti togati Csm) è del 5.27% (2.565 su 7.903).
concorso cimad 2022
Si si si si si
https://www.elle.com/it/magazine/a40...stizia-italia/
Dopo il fallimento dei referendum sulla giustizia, sarebbe bene evitare di parlare a vanvera di “crisi della democrazia”. Innanzitutto perché disertare in massa un referendum può essere un atto altamente politico, visto che è legittimo battersi anche per far venir meno il quorum necessario. E questo, a occhio, è ciò che è avvenuto domenica scorsa. I cittadini non sono andati a votare non perché, come i promotori vorrebbero far credere, il tema è stato censurato dai media.
Come infatti osserva Nando Pagnoncelli, l’82% degli elettori era a conoscenza del voto referendario. La diserzione – la più alta della storia repubblicana con il 20% di affluenza – è il rigetto dei quesiti, troppo tecnici, e il rifiuto di farsi strumento di un’autentica, indecente faida fra partiti e magistratura. Come si può pensare di chiedere ai cittadini se siano favorevoli o contrari all’esclusione degli avvocati dai consigli giudiziari? O addirittura di consultarli sulle procedure che consentono ai magistrati di candidarsi al Csm? Quanto alla ormai leggendaria separazione delle carriere, gli italiani, più assennati dei loro rappresentanti, vorrebbero che il parlamento, peraltro dotato di una vastissima maggioranza di governo, decidesse da sé senza turbare le loro domeniche al mare. Era una resa dei conti fra due poteri in costante calo di fiducia che pretendono di affidare a noi la soluzione dei loro guai. In più, fra i quesiti troppo complessi, i promotori ne avevano infilato anche uno davvero imbarazzante, a testimonianza della recidiva volontà autoassolutoria dei partiti: quello che prevedeva, in caso di vittoria del Sì, l’applicazione discrezionale e non più automatica della legge Severino. In sostanza, permettendo a pregiudicati e condannati per gravi reati di diventare candidabili.
Insomma, non ci voleva un aruspice per prevedere lo schianto di questi referendum. Ma da qui a celebrare il funerale della democrazia diretta ce ne vuole. Provo allora a farmi interprete del sentimento collettivo di chi non è andato a votare: vogliamo referendum semplici, diretti, mirati a questioni ampie, sentite, chiare. Come è stato per l’aborto e per il divorzio, per il nucleare e per l’acqua pubblica. Come sarebbe per l’eutanasia e per la cannabis (se si sapessero formulare i quesiti…).
Temi cruciali su cui tutti abbiamo le nostre idee e, nel caso, andremmo volentieri a votare, anche a Ferragosto. Per il resto, il Parlamento torni a legiferare. La giustizia è lenta, delegittimata, opaca? C’è un disegno di riorganizzazione scritto dal ministro Cartabia. Ai partiti non piace? Lo cambino. Senza tentare di trasformare i cittadini in esecutori di tristi ordalie.
concorso cimad 2022