Originariamente Scritto da
salve
In quell'occasione mi pare mi avessero detto che in quest'epoca oscura occorre fare da soli nel senso che bisogna cercare da sé i Maestri, non necessariamente in carne e ossa ma per esempio leggendo i libri che ci hanno lasciato. E' come una prova da superare, non siamo più noi che andiamo a scuola dai Maestri, ma occorre meritarseli, essere pronti a riceverli, forse nel senso che dici tu del pesce che va incontro alla canna, ma può darsi che allora avessi inteso male...
Fatta questa parentesi, hai espresso parecchi concetti interessanti, poi sono molto attratto dai simboli nascosti nei luoghi religiosi, il fatto che la mente non debba occuparsi della nostra felicità potrei capirlo a livello teorico, ma poi non saprei dire nella pratica come e quando avviene il fatto che delego alla mente ciò che sarebbe pertinenza del cuore.
Concordo che per questo avrei bisogno di una guida che mi assista quotidianamente, ma se il maestro si presenta quando l'allievo è già pronto, a parte il paradosso, trovo difficile anche il fatto stesso di desiderare di cambiare e rendermi pronto.
In altre parole penso che il mio sia soprattutto un problema di volontà oltre che di pensieri inadeguati.
Capisco che c'è quella vocina, anzi quelle vocine interiori, però di fatto lo sconforto diventa un circuito vizioso che si autogiustifica e mi rende pigro, non solo a livello intellettuale, ma anche volitivo. Eppure, se non altro, provo ancora interesse per le tematiche del risveglio, e ascolto volentieri i tuoi racconti.
Però se persino Buddha ha impiegato parecchio per liberarsi dalla schiavitù corpo-mente, figurarsi io, per giunta in quest'epoca oscura e in queste condizioni...