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La Germania ha attivato la fase 2 (di 3) del proprio programma per l’emergenza gas.
Oggi il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, dei Verdi, ha dichiarato che il paese sta vivendo una crisi del gas anche se i suoi effetti ancora non si percepiscono. La fase 1 era stata attivata a marzo; nel frattempo Berlino ha ridotto dal 55% al 35% la propria dipendenza dal gas naturale russo e attualmente i suoi impianti di stoccaggio sono pieni al 58%, ma l’obiettivo del 90% entro dicembre non sarà raggiunto in assenza di ulteriori misure. La fase 3 del programma prevede il razionamento del gas, che sarebbe patito in primo luogo dalle imprese. Onde evitare questo scenario, il governo aumenterà l’utilizzo delle centrali a carbone e sta lavorando a un sistema di aste del gas per le industrie.
Martedì il ministro delle Finanze Christian Lindner, dei liberaldemocratici, ha criticato la messa al bando dei motori a scoppio entro il 2035 votata dall’Europarlamento un paio di settimane fa, dicendosi invece favorevole al prolungamento del ciclo di vita delle tre centrali nucleari ancora attive nel paese, il cui spegnimento è previsto per fine anno.
Perché conta: I tormenti energetici tedeschi sono una chiave non solo della guerra, ma anche del futuro economico dell’Unione Europea. La crisi del gas può determinare quella “fatica da Ucraina” temuta dal primo ministro britannico Boris Johnson, con il conseguente raffreddamento del sostegno anche militare a Kiev.
Il settore automobilistico continentale dipende dalle scelte del suo principale produttore, che pur essendo affezionato a benzina/diesel è già proiettato nell’elettrico. Dal riarmo alla variazione del menù energetico, sinora Berlino ha dimostrato di volersi far trovare pronta alla rottura totale dei rapporti economici con la Russia. L’abbandono del motore a scoppio va in questa direzione, anche se implica il rischio di una maggiore dipendenza dalla Cina, che sarebbe malvista dagli Stati Uniti. Le principali potenze globali e i paesi dell’Unione Europea attendono di vedere se e come la Germania saprà sciogliere questo dilemma.