La Corte Suprema degli Stati Uniti d'America ha abolito il diritto all'aborto. Ora l'aborto è da giustificarsi se possibile ma non più già giustificato. Questa sera in tivù su RaiTre in Italia hanno messo a commentare il fatto la femminista Dacia Maraini, la quale ha involontariamente dimostrato la onestà e assoluta necessità della decisione della Corte americana. La Maraini infatti faceva appello al diritto di gestione del proprio corpo da parte delle donne gravide entrando in palese contraddizione: infatti a gravare è il risultato della fusione tra sostanza maschile e femminile non solo femminile! Per decenni codesta falsa motivazione, la gestione del proprio corpo, è stata usata per sostenere l'assoluta e lecita arbitrarietà nello scegliere l'aborto da parte della donna. Ma c'è di più: la sentenza non si limita a reintegrare di fatto il ruolo del maschio ma limita anche quest'ultimo: il nascituro anche quando non è ancora persona non è qualcosa che si ha diritto di sopprimere, neppure per decisione concorde del maschio e della femmina. Per anni si ha finto da parte di tanti, troppi, che i primordi della vita umana non sono vera vita: questo falso assunto, adatto solo per il razzismo più spietato, negli Stati Uniti d'America è stato smentito e contraddetto dalla sentenza di oggi. Ora le tristi commedie, (come quella, ennesima, della Maraini di questa sera) che si tratti solo di un prolungamento del corpo femminile da poter gestire anche col darne morte, sono in una decisiva parte del mondo fuorilegge. Che possa accadere anche in Europa quanto prima.

MAURO PASTORE