"Ai comizi di Macron agenti della sicurezza senza licenza e pagati in nero"

Lo rivela Le Parisien. Il prefetto Cyrille Maillet avrebbe scelto di "chiudere" questo caso senza ulteriori azioni, contro il parere dei capi dipartimento

l presidente francese Emmanuel Macron avrebbe pagato in nero degli agenti di polizia senza licenza per fare da guardie di sicurezza ai suoi comizi. Il tutto sarebbe avvenuto con il beneplacito del prefetto Cyrille Maillet, nominato poi in seguito dallo stesso presidente a capo del Consiglio Nazionale per le Attività di Sicurezza Privata (Cnaps) nel 2018, che all'epoca dei fatti avrebbe scelto di "chiudere" ilcaso senza ulteriori azioni, contro il parere dei capi dipartimento.

Secondo un’inchiesta condotta dal quotidiano francese Le Parisien, durante l'ultimo discorso del candidato alle presidenziali a Bercy il 17 aprile 2017, gli agenti che garantivano la sicurezza non avevano una tessera professionale che li autorizzasse a lavorare nel settore privato. Il giornale sostiene che siano stati pagati in nero da un certo "Fortunato B.", un intermediario incaricato di garantire la sicurezza nonostante alle sue società sia vietato operare in Francia. Secondo il quotidiano, Fortunato B., che nel 1985 è stato condannato a tre anni di carcere per due rapine, avrebbe anche "officiato con le sue truppe, sempre pagate in nero, ad altri incontri del candidato En Marche, a Marsiglia e a Grenoble".

Queste frodi sarebbero state confermate dal Consiglio Nazionale per le Attività di Sicurezza Privata (Cnaps), l'organo dipendente dal Ministero dell'Interno e responsabile dell'autorità nel settore della sicurezza privata. "Una lunga indagine, conclusa da un ispettore del Cnaps nel novembre 2020, ha individuato tutte queste pratiche e molte altre", ha dichiarato il quotidiano. Otto agenti di polizia di Nizza, Cagnes-sur-Mer e Antibes erano stati accusati di aver lavorato in nero durante questi incontri politici e un gala di beneficenza organizzato da Leonardo DiCaprio nel luglio 2017 nel Var.

Secondo Le Parisien, gli agenti di polizia e il direttore dell'azienda avrebbero ammesso i fatti durante le indagini. Questi comportamenti non sono però mai stati sanzionati dal Consiglio a causa della decisione, presa da Maillet, di chiudere il caso. Secondo un documento interno fatto trapelare dal giornale questa decisione è stata presa contro il parere dei capi dipartimento che avevano rilevato "molte mancanze". Contattato dal quotidiano, il prefetto ritiene che "non ci siano prove". "Questo non dimostra nulla. Non siamo un dipartimento di investigazione criminale. Avrebbero dovuto esserci documenti, contratti...", ha continuato.

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