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Serpeggiano numeri preoccupanti per il Carroccio ma i colonnelli veneti dicono: «Ormai le elezioni sono un referendum su Salvini».
Uno spettro aleggia su via Bellerio (ma anche sulle notti insonni della capitale): sondaggi-choc che ipotizzano un punto di caduta inaudito per la Lega, 9% alle prossime Politiche. Un punto sotto la soglia psicologica del 10%. Venticinque punti in meno rispetto alle Europee del 2019.
I voti verso Fratelli d’Italia
C’è chi giura di aver visto i numeri e chi ne parla, ma sussurrando, all’interno del Carroccio perché, è evidente, è come maneggiare della nitroglicerina. Il Corriere del Veneto ha verificato questa indiscrezione con quattro diverse fonti appartenenti a diverse formazioni politiche e la reazione è stata unanime: «Nessuno choc. I sondaggi ufficiali danno il Carroccio al 12-13, calcolando i classici 3 punti come margine d’errore, ci sta». Il pragmatismo è di rigore. Del resto il drenaggio costante di voti alla Lega da parte degli alleati di Fratelli d’Italia è di un nitore abbagliante. A parlare con i colonnelli lighisti va anche peggio: «Per forza che voteranno Meloni, chi si trova davanti un partito che scimmiotta la destra, che ha perso l’anima federalista, sceglie, con FdI a disposizione, l’originale».
I malumori
Gli scricchiolii si moltiplicano. Prendiamo la lettera di ieri indirizzata a tutti i leader di partito per «rispettare la richiesta di maggior autonomia ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione» e ripartire dalle pre-intese firmate da Gian Claudio Bressa nel 2018. La lettera porta la firma dell’ex senatore leghista milanese e già ministro del primo governo Berlusconi Giancarlo Pagliarini. Alla stesura di quella lettera che sembra non credere alle rassicurazioni salviniane sull’arrivo dell’autonomia, ha collaborato anche il vicentino Paolo Franco ex senatore della Lega. E poi, ancora, la gragnuola di telefonate dal Veneto al mantovano Gianni Fava, grande oppositore di Matteo Salvini al congresso che ne decretò, poi, la vittoria come segretario federale. «Mi chiamano segretari, ex parlamentari, - spiega l’ex parlamentare e assessore regionale della Lombardia - mi chiedono di guidare un rilancio della causa ma io a tutti rispondo che ci sono stati tempi e modi per farlo, allora nessuno mi ha offerto sostegno». Contatti particolarmente intensi, pare, da parte degli amministratori leghisti della Bassa Veronese. Piccoli scricchiolii, si diceva. Nei palazzi veneziani, preso atto del malessere montante (e i sondaggi a una cifra non aiutano l’umore delle truppe) i colonnelli allargano le braccia: «Questa campagna elettorale si sta trasformando in un referendum contro Salvini». Il Carroccio non sfiducia mai il capo. Si attende, piuttosto, l’ordalia delle urne. «Ci siamo tirati su dal 3% più di una volta - filosofeggiano i lighisti di lungo corso - lo rifaremo».
https://corrieredelveneto.corriere.i...8ca79d5d.shtml