NEL 325 E.V. l’imperatore romano Costantino convocò un concilio di vescovi a Nicea, città dell’Asia Minore. Lo scopo era quello di risolvere le continue dispute religiose sulla relazione che c’è tra il Figlio di Dio e l’Iddio Onnipotente. In quanto ai risultati di quel concilio, l’Encyclopædia Britannica dice:
“Costantino stesso presiedette, guidando attivamente le discussioni, e propose personalmente . . . la formula cruciale che esprimeva la relazione fra Cristo e Dio nel simbolo formulato dal concilio, ‘consustanziale [homooùsios] col Padre’. . . . Intimoriti dall’imperatore, i vescovi, con due sole eccezioni, firmarono il simbolo, molti fondamentalmente contro la loro volontà”.1
Questo governante pagano intervenne forse nella questione per le sue convinzioni bibliche? No. Il libro A Short History of Christian Doctrine afferma: “Basilarmente Costantino non aveva la minima idea delle questioni sollevate dalla teologia greca”.2 Quello di cui si rendeva conto era che le dispute religiose minacciavano l’unità del suo impero, e voleva che fossero appianate.
Il concilio affermò la Trinità?
Il Concilio di Nicea affermò la Trinità come dottrina della cristianità? Molti lo pensano, ma i fatti indicano altrimenti.
È vero che il credo o simbolo formulato da quel concilio diceva del Figlio di Dio cose che indurrebbero vari ecclesiastici a considerarlo sotto certi aspetti uguale a Dio Padre. Tuttavia è illuminante notare ciò che il Simbolo Niceno non diceva. Nella versione originale esso recita:
“Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili e invisibili;
“E in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, generato dal Padre, unigenito, della sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo del quale tutte le cose vennero alla vita, le cose del cielo e le cose della terra, che per noi uomini e per la nostra salvezza discese e si incarnò, e divenne uomo, e patì e il terzo giorno risuscitò, ascese ai cieli, e verrà di nuovo a giudicare i vivi i morti;
“E nello Spirito Santo”.3
Questo credo dice forse che il Padre, il Figlio e lo spirito santo siano un Dio in tre persone? Dice forse che i tre siano uguali in eternità, potenza, posizione e sapienza? No. La formula tre-in-uno non viene menzionata affatto. L’originale Simbolo Niceno non affermò la Trinità.
Al massimo questo credo uguaglia il Figlio al Padre dicendo che è “della stessa sostanza”. Ma non dice nulla di simile per quanto riguarda lo spirito santo. Tutto ciò che dice è: “Crediamo . . . nello Spirito Santo”. Questa non è la dottrina trinitaria della cristianità.
Anche l’espressione chiave, “della stessa sostanza” (homooùsios), non significa necessariamente che il concilio credesse nell’identità numerica fra Padre e Figlio. La New Catholic Encyclopedia afferma:
“È dubbio se il Concilio volesse affermare l’identità numerica della sostanza del Padre e del Figlio”.4
Anche se il concilio avesse inteso dire che il Figlio e il Padre erano numericamente uno, non si sarebbe ancora trattato di Trinità. Sarebbe stato solo un Dio in due persone, non in tre come vuole la dottrina della Trinità.
“Opinione di una minoranza”
A Nicea, i vescovi in generale credevano che il Figlio fosse uguale a Dio? No, c’erano opinioni diverse. Una, ad esempio, era quella rappresentata da Ario, secondo cui il Figlio aveva avuto un principio in senso temporale e non era quindi uguale a Dio, bensì era subordinato a lui sotto tutti gli aspetti. Atanasio, invece, credeva che il Figlio fosse in un certo senso uguale a Dio. E c’erano anche altre opinioni.
In quanto alla decisione del concilio di considerare il Figlio della stessa sostanza di Dio, o consustanziale, Martin Marty afferma: “Nicea rappresentò in effetti l’opinione di una minoranza; l’accordo fu difficile e risultò inaccettabile per molti che non condividevano il punto di vista ariano”.5 Similmente un’opera sui Padri niceni e postniceni fa notare che “solo una minoranza assunse una posizione dottrinale chiaramente formulata in contrapposizione all’arianesimo, anche se questa minoranza riuscì a raggiungere il suo obiettivo”.6 E il libro A Short History of Christian Doctrine osserva:
“Ciò su cui molti vescovi e teologi orientali trovarono particolarmente da ridire fu il concetto introdotto nel credo da Costantino stesso, cioè l’homoousios [“della stessa sostanza”], che divenne l’oggetto del contendere nella susseguente controversia fra ortodossia ed eresia”.7
Dopo il concilio la disputa andò avanti per decenni. Per qualche tempo i sostenitori dell’idea che voleva il Figlio uguale all’Iddio Onnipotente caddero addirittura in disgrazia. Per esempio, Martin Marty dice di Atanasio: “La sua popolarità conobbe alti e bassi ed egli fu esiliato così spesso [negli anni che seguirono il concilio] che divenne una specie di pendolare”.8 Atanasio trascorse anni in esilio perché esponenti politici e religiosi si opponevano alle sue opinioni che uguagliavano il Figlio a Dio.
Perciò asserire che il Concilio di Nicea del 325 E.V. abbia affermato la dottrina della Trinità non è esatto. Quello che poi divenne l’insegnamento trinitario, a quel tempo non esisteva. L’idea che il Padre, il Figlio e lo spirito santo fossero ciascuno vero Dio e che i tre fossero uguali in eternità, potenza, posizione e sapienza, formando nel contempo un unico Dio — un Dio in tre persone — non fu formulata né da quel concilio né dai primi Padri della Chiesa. In The Church of the First Three Centuries leggiamo infatti:
“L’attuale diffusa dottrina della Trinità . . . non trae alcun sostegno dal linguaggio di Giustino [Martire]: e questa osservazione può essere estesa a tutti i Padri preniceni, cioè a tutti gli scrittori cristiani dei primi tre secoli dopo la morte di Cristo. È vero che parlano di Padre, Figlio e Spirito santo o profetico, ma non dicono che sono coeguali, che sono un’unica essenza, che sono Tre in Uno, in nessuno dei significati oggi accettati dai trinitari. È vero l’esatto contrario. La dottrina della Trinità, com’è spiegata da questi Padri, era essenzialmente diversa da quella attuale. Lo affermiamo come un fatto dimostrabile alla stessa maniera di qualsiasi fatto della storia delle opinioni umane”.
https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/1992564