STASERA SI RIUNISCE L’UFFICIO DI PRESIDENZA DEL PDL: LA MONTAGNA PARTORIRA’ UN TOPOLINO….COORDINATORI REGIONALI SCELTI SOLO DAGLI ELETTI, ESCLUSI GLI ISCRITTI…IL PREMIER POTRA’ FREGARSENE DELLE DECISIONI DELLE ASSEMBLEE REGIONALI… RESTANO I VICECOORDINATORI PERCHE’ ALTRIMENTI CI SAREBBE LA FUGA VERSO I FINIANI

Sostengono gli ottimisti che stasera, all’Ufficio di presidenza, nascerà il nuovo partito, quanto meno scoccherà la scintilla che dovrebbe portare prima o poi a rivoluzioni tipo elezione democratica dei dirigenti e addirittura del coordinatore unico, l’Erede Designato.
Si assiste a un vortice di incontri conviviali, ma soprattutto è in atto una scomposizione delle vecchie alleanze interne che rimodella la mappa del mondo berlusconiano.
Prevale la spinta centripeta, la tendenza a cercare compromessi.
Addirittura qualcuno vede prendere corpo in queste ore un nuovo grande «correntone» centrale, all’ombra del Cavaliere si capisce, con la benedizione di due personaggi esterni, Letta e Confalonieri.
Ne farebbero parte praticamente tutti i berlusconiani di buona volontà: dagli ex-An Gasparri e La Russa fino ai «picciotti» siciliani di Alfano, passando per i pretoriani di LiberaMente.
Un tipico pateracchio italico, degno del peggiore correntismo dei partiti della prima Repubblica, insomma.
Saranno anche finiti i tempi della divisione 70% Forza Italia, 30% An, sarà anche vero che il fine è di ridimensionare le truppe fameliche di La Russa, invise ormai alla maggioranza degli ex forzisti che vogliono prendere maggiori poteri, sarà anche che prima o poi cesserà il ruolo dei triumviri per arrivare al coordinatore unico (in pole position Scajola, Gelmini, Bondi e Lupi), ma per ora si punta a “democratizzare” le strutture periferiche regionali.
Si fa per dire.
Il meccanismo di elezione dei coordinatori regionali infatti coinvolgerà solo gli eletti (sindaci, parlamentari, amministratori locali), non i tesserati che continueranno a non decidere una mazza.
All’art.6 della bozza si sancisce poi che Silvio può fregarsene delle decisioni prese dalla base: “il Presidente può, a suo insindacabile giudizio, e senza l’obbligo di motivare la decisione, non dare seguito alle indicazioni delle Assemblee regionali”. Un sistema per non finire ostaggio degli ex An che potrebbero imporsi nelle assemblee locali, ma non certo un esempio di democrazia interna.
C’era aperta la questione dei vicecoordinatori regionali, in base alla logica della divisione dei posti Firza Italia/An. Si era detto che sarebbero stati eliminati, ma indovinate come è andata a finire? Sarebbero state troppe le poltrone da far saltare e La Russa e Gasparri sono insorti: il rischio sarebbe stato quello di favorire la grande fuga dei delusi verso i finiani. Così la bozza 4 mantiene le due cariche.
Se questo è il nuovo che avanza, il rischio è che le vecchie regole continuino a governare un partito sempre più lontano dai cittadini.
destra di popolo