Originariamente Scritto da
Midìl
Il problema fondamentale della proposta di un latino semplificato, è il passaggio dalla, appunto, proposta, alla sua applicazione in pratica. Perché se una lingua ausiliaria internazionale deve soddisfare almeno i due criteri di, diciamo, espressività e semplicità, un latino semplificato avrebbe un ulteriore vincolo da rispettare, e cioè quello della "tradizionalità". In sostanza, la questione è fino a che punto si può semplificare il latino per renderlo di facile apprendimento e di pratico utilizzo, facendo allo stesso tempo in modo che si possa parlare ancora, più o meno, di latino. Perché, per semplificare significativamente questa lingua, andrebbero, probabilmente, eliminate le declinazioni dei nomi, sostituendole con preposizioni, come avviene in gran parte delle più diffuse lingue neolatine. Poi, andrebbe completamente rivisto il sistema verbale, anche in questo caso, probabilmente, modellato su quanto avviene nelle più diffuse lingue neolatine. Inoltre, credo andrebbe prevista la sostituzione dell'ordine base Soggetto-Oggetto-Verbo, con uno Soggetto-Verbo-Oggetto.
Però, in questo modo, alla fine, non credo si avrebbe un latino semplificato, quanto, piuttosto, qualcosa di simile ad una nuova lingua neolatina semplificata, con un vocabolario latino o latineggiante. Nuova lingua che, quindi, non soddisferebbe, a mio parere, il criterio della "tradizionalità" (date le grandi differenze con il latino), e che potrebbe essere meno semplice di altre lingue artificiali, non strettamente vincolate alla necessità di "somigliare" al latino. Inoltre, la capacità espressiva di tale nuova lingua andrebbe verificata, al pari delle altre lingue artificiali, considerando che non si potrebbe presumere dalla capacità espressiva del latino, considerate le differenze con quest'ultimo.
In definitiva, occorrerebbe passare dalla generica proposta di semplificazione del latino ad una proposta concreta, da poter valutare.
Saluti.
Midìl