Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
Lotti e Ceccanti fuori dalle liste Pd: «Scelte politiche, niente scuse vigliacche». Cirinnà ci ripensa

È carico di polemiche il “day after” dell’ufficializzazione delle liste del Partito Democratico in vista delle elezioni del 25 settembre. Sono molti i parlamentari uscenti che non troveranno posto nella prossima legislatura, e alcuni, in queste ore, minacciano di rifiutare la candidatura che gli è stata proposta in collegi dati per persi o in posizioni non utili all’elezione all’interno del listino proporzionale.

Ma a tenere banco sono soprattutto le polemiche dell’area riformista del partito, poiché alcuni esponenti importanti non hanno trovato posto nelle liste in posizioni eleggibili. L’esclusione di Luca Lotti, per esempio, ha suscitato scalpore. Lotti, ex braccio destro di Matteo Renzi, esponente di spicco della corrente di Base Riformista, guidata dal ministro Lorenzo Guerini, non è stato messo in lista; cosa che ha spinto la componente riformista del partito a disertare il voto in direzione per licenziare le liste.

Anche Stefano Ceccanti, costituzionalista e vicino da sempre alle posizioni riformiste all’interno del Partito Democratico, è praticamente fuori dal Parlamento. Il Pd dunque si priva della sua competenza, come notano alcuni, proprio in una legislatura che dovrebbe avere al suo centro il tema delle riforme istituzionali . Ci ripensa, invece, Monica Cirinnà, simbolo delle lotte per i diritti, che ha accettato di correre in un collegio che lei stessa giudica molto difficile, dopo avere annunciato la sua rinuncia in un primo momento.

Il taglio di candidature di esponenti riformisti, inoltre, è stato cavalcato da molti esponenti di Italia Viva e da Matteo Renzi stesso, che ha accusato Letta di aver composto le liste con una logica legata al «risentimento». «Oggi il mondo della politica commenta le scelte sui candidati del Pd. A me pare che - dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste - la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre».

In bilico, a sorpresa, è anche il seggio per Enzo Amendola (sottosegretario agli Affari europei del governo Draghi) che ha avuto un ruolo chiave nella negoziazione del Pnrr. Amendola è candidato in Campania dietro a Dario Franceschini e Valeria Valente. Una posizione che non garantisce un posto nel prossimo Parlamento. Talmente a rischio che Amendola starebbe riflettendo se accettare o meno la candidatura.

A rischio anche il seggio di Filippo Sensi, ex portavoce di Gentiloni, che è stato candidato in un collegio molto ostico per il Pd e in una posizione non utile all’elezione nel listino proporzionale .

Sicuramente rinuncerà alla candidatura Alessia Morani, come lei stessa ha annunciato su Facebook. Dicono addio allo scranno, perché non inseriti in nessuna lista, Valeria Fedeli, Fausto Raciti e Giuditta Pini.

Tra gli esclusi anche Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera dei Deputati: «I territori sono stati usati in modo strumentale per portare avanti un disegno rancoroso che non fa certo onore al Pd e che mi porta a riflettere seriamente sulla mia appartenenza ad un partito che ha dimostrato di aver così poca cura di quella dimensione plurale e progressista che aveva costruito negli ultimi anni», il suo commento al vetriolo. « L’impressione — conclude — è che si stia cercando di ricostruire i Ds: quello che emerge è uno spezzatino, con l’unico vero obiettivo di ridimensionare le istanze riformiste».

.Un risveglio agitato dunque quello dei Democrats, dopo la «notte delle liste» in casa Pd. Tra le novità delle liste, invece, spicca quella dei «nuovi volti» under 35 del partito.

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Luca Lotti
«La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche». È duro Luca Lotti, ex fedelissimo di Matteo Renzi, che non ha seguito però l’ex premier nella scissione che ha dato origine a Italia viva diventando uno degli uomini di riferimento di Base riformista insieme al ministro Lorenzo Guerini.

«Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche — chiarisce Lotti —. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è».

Il parlamentare ritorna sulla sua scelta di non aderire alla scissione renziana: «Non ho condiviso la scelta di tanti amici nel 2019 di uscire dal Pd e anche grazie a quella decisione (mia e di Lorenzo Guerini che ringrazio per il lavoro da Ministro e per aver guidato con me i riformisti) il Partito democratico è rimasto presente in Parlamento dove, lo dicono i numeri, rischiava invece di sparire. Ecco perché fa male in queste ore ascoltare inutili polemiche e fake news sulle motivazioni della mia mancata ricandidatura».

E afferma di voler restare nel Pd: «Anche quando alcune scelte sembrano più dettate dal rancore che dalla coerenza politica, mi troverete sempre dalla stessa parte. Dalla parte del Pd. Il Pd è casa mia. Lo sarà anche in futuro».

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Monica Cirinnà
A sorpresa, Monica Cirinnà ha deciso di accettare la candidatura proposta dal Pd in vista delle elezioni del 25 settembre. Inizialmente l’esponente Dem aveva detto di voler rifiutare la candidatura: «La mia avventura parlamentare finisce qui — spiegava —. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori».

Nel pomeriggio di martedì, invece, la Cirinnà ha cambiato idea, dicendo in una conferenza stampa di «accettare la battaglia». «Il partito nazionale ha deciso di darmi una schiaffo — ha detto ai giornalisti — mettendomi in un collegio uninominale dato perdente dai sondaggi, difficile, senza paracadute e senza che io lo sapessi», ma «farò questa battaglia per salvare l’Italia da una destra oscurantista e dai fascisti, e perché una grande comunità me lo chiede: malati terminali, persone Lgbt, bambini arcobaleno, detenuti, di cui il Pd deve occuparsi».

Poi ha attaccato il segretario: «Letta chiacchiera di occhi di tigre. Io li tiro fuori ma lo faccio solo per le tante persone che tutta la notte mi hanno inviato mail, telefonate e messaggi. Perché il Pd e l’unico che potrà fermare questa destra oscurantista. Ci ho pensato durante questa notte terribile ma ho pensato di combattere come l’ultimo dei gladiatori», aggiunge Cirinnà, e «nessuno potrà dire che sono scappata».

Stefano Ceccanti
Un caso anche quello di Stefano Ceccanti, capogruppo uscente in commissione Affari costituzionali. Fonti del Nazareno lo avevano indicato come quarto candidato nel listino proporzionale in Toscana.

«Leggo con stupore dalle agenzie che sarei candidato numero 4 al proporzionale a Firenze Pisa — è la sua replica —. La notizia è destituita di qualsiasi fondamento come ben sa il segretario Letta», ha detto, annunciando ulteriori spiegazioni.

Le voci della sua esclusione avevano già sollevato le polemiche dei cattolici democratici: «Stupisce che le competenze di Ceccanti non siano riconosciute e valorizzate dal Pd - l’intervento del gesuita e politologo Francesco Occhetta -, così si mette a rischio anche il voto del cattolicesimo democratico e riformista».

Giuditta Pini
Anche Giuditta Pini è stata esclusa dalle liste. Lei stessa lo ha scritto su Twitter. Non ci son o note polemiche nelle poche parole scritte sul social, forse solo una punta di amarezza. «Ieri notte è stato ufficializzata la mia esclusione dalle liste del Pd. Questi anni di lavoro sono stati per me un onore. Ci tengo a ringraziarvi di cuore per l’ondata di affetto e di stima che mi ha travolto in questi giorni». Questo ha scritto su Twitter Giuditta Pini.


Valeria Fedeli
Esclusa anche Valeria Fedeli. La senatrice del Pd ha scritto in una nota: «Come avrete visto, non sono candidata al prossimo Parlamento. Proseguirò il mio impegno politico sul territorio, per continuare a cercare soluzioni che migliorino la vita delle persone, in particolare delle donne e dei giovani». E ha continuato: «È quello che ho sempre fatto, prima come sindacalista, poi nell’attività parlamentare e di governo. Ho trascorso quasi tutta la mia esperienza lavorativa in Cgil, iniziando a Milano in rappresentanza delle maestre d’asilo, poi nella funzione pubblica, a Roma, fino ad occuparmi di tessile e made in Italy anche a livello europeo», aggiunge Fedeli. «Quella sindacale, grazie anche alle donne e agli uomini straordinari che mi sono stati d’esempio, è stata per me una formazione alla vita: ai valori di uguaglianza e giustizia sociale, al rispetto per ogni differenza, ai diritti delle lavoratrici e delle donne, alle pratiche riformiste per cambiare le cose, alla concretezza dei risultati da raggiungere, al dialogo necessario per farlo, all’attenzione da riservare sempre alle condizioni reali di lavoro delle persone, ai cambiamenti e alla necessità di saperli comprendere, interpretare e governare, praticando innovazione e sostenibilità».

Alessia Morani
«È stata una lunga notte e finalmente sono state decise le liste dei candidati del Partito Democratico per le prossime elezioni politiche. Ho saputo quale fosse la mia posizione in lista solo al momento della lettura. A mia insaputa, il mio partito ha deciso di assegnarmi il collegio uninominale di Pesaro e un terzo posto nel proporzionale». Lo afferma Alessia Morani, deputata del Pd.

«Per questo ho comunicato al mio partito che non intendo accettare queste candidature. Avrò modo in seguito di spiegare le motivazioni che mi hanno convinta di questa scelta».


Polemiche per la candidatura «impossibile» di Amendola
È polemica poi per la candidatura considerata «in bilico» di Enzo Amendola nelle liste del Pd: secondo diversi osservatori politici, la posizione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio renderebbe «difficile» se non addirittura «impossibile» l’elezione del politico campano, che nel governo Draghi ha la delega agli affari europei. E a quanto pare, Amendola, avrebbe avviato una riflessione per decidere se accettare la candidatura o meno.

l Pd insomma candida in una posizione impossibile Enzo Amendola, sottosegretario di Draghi all’Europa, l’uomo che ha trattato a Bruxelles il Pnrr.

https://www.corriere.it/elezioni/22_...tml?refresh_ce


sono akllo sbando totale. bisogna raccattare preti, suore, frati, boy scout, moribondi, pensionati 50/60enni feste dell'unità a go go, insomma tutto per raccattare TUTTO.





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