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  1. #1521
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    Predefinito Re: Il bavaglio prossimo venturo

    E ORA SONO NAZI VOSTRI - GLI EREDI DI GOEBBELS FANNO CAUSA ALLA RANDOM HOUSE: CI DEVE PAGARE I DIRITTI SUI SUOI DIARI - L'EDITORE INVECE RITIENE IMMORALE PAGARE LE PAROLE DI UN NAZISTA (MOLTO COMODO....)
    Mario Baudino per “la Stampa”
    La causa verrà discussa a Monaco giovedì: gli eredi di Joseph Goebbels, il ministro della Propaganda del Terzo Reich, chiedono alla Random House di pagare i diritti per l’uso estensivo dei diari del gerarca in una biografia a lui dedicata dallo storico Peter Longerich, pubblicata in Germania e ora sul punto di uscire in Gran Bretagna.
    Il contenzioso si trascina da tempo (i diritti scadono a fine 2015); l’editore ritiene immorale pagare attraverso i suoi eredi, in questo caso discendenti dei fratelli, le parole di un criminale nazista.
    Ora li presidia l’avvocatessa Cordula Schacht che, guarda caso, è figlia di quell’Hjalmar Schacht, ministro dell’Economia e presidente della Reichsbank, assolto al processo di Norimberga. La Random House ha proposto un accordo extragiudiziario: è pronta a pagare, purché la somma sia devoluta a qualche organizzazione che assista le vittime della Shoah. La Schacht ha sdegnosamente rifiutato.


  2. #1522
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    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  3. #1523
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  4. #1524
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  5. #1525
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    Predefinito Re: Il bavaglio prossimo venturo

    il tetragramma ha fondato l'industria del porno dopo Hollywood

  6. #1526
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    Predefinito Re: Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    È un grande direttore d’orchestra ma è di destra. E i Berliner vanno in tilt
    di MARIO ALDO STILTON
    Lunedì prossimo i Berliner Philharmoniker eleggeranno il loro nuovo direttore. E lì, non sia mai, potrebbe accadere il fattaccio. Potrebbe infatti spuntarla Christian Thielemann, cinquantaseienne direttore d’orchestra che, sul Corriere della Sera, s’è meritato una bella paginata di dubbi e di sospetti. Che non riguardano la sua capacità di tenere in mano la bacchetta e neppure il talento riconosciuto “eccelso”, ma – ecco il nocciolo – le sue idee politiche. Perché Thieleman pare abbia simpatie per la destra. Non per la democratica Merkel o per i democraticissimi dell’Spd, ma per la destra-destra. Simpatie che il suddetto avrebbe espresso liberamente in alcuni editoriali riguardo al movimento anti-immigrati Pegida che proprio a Dresda, ove egli dirige la Staatskapelle, ha la sua roccaforte di consensi.
    Per questo è divenuto ingombrante. Talmente ingombrante, scrive Paolo Valentino sul quotidiano di via Solferino, da sembrare un “elefante parcheggiato a Berlino”. E da meritare perciò la “sentenza” del progressista e liberal e multiculturale Berliner Zeitung che ha definito la sua eventuale elezione “non politicamente sostenibile”. Perché non c’è niente da fare: puoi essere bravo, talentuoso, praticamente un genio della musica o di qualsivoglia arte, ma non puoi proprio avere quelle simpatie. E (altra accusa) rivolgerti al popolo tedesco, come Thielemann ha fatto, usando la parola “Volk”: termine tanto legato a quell’Adolf che i Crucchi forse non hanno rimosso dalle loro coscienze.
    Certo è che questo signore c’ha messo del suo: non è che si può eccellere su Wagner, Strauss e Beethoven e pensare pure di passarla liscia. Senza neppure cercare di interpretare uno straccio d’autore contemporaneo, senza qualche pubblica abiura che produca il sostegno dell’intellighenzia e del perbenismo progressista: ma come ha potuto pensare di scavalcare indenne tale montagna di pregiudizi? E che diamine: un po’ di decenza, caro Christian Thielemann. Il compositore dev’essere democratico e politicamente corretto. Altrimenti sono guai....
    È un grande direttore d'orchestra ma è di destra. E i Berliner vanno in tilt - Secolo d'Italia

    PressReader - Zeitungen von der ganzen Welt

    Quando, nel 2001, il direttore d'orchestra ebreo Daniel Barenboim aveva lasciato anticipatamente la guida della Staatsoper di Berlino, Thielemann aveva commentato: "Sono felice che la merdaglia ebraica abbia finito di comandare a Berlino".




  7. #1527
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    Predefinito Re: Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Bimbo 4 anni fa saluto fascista all’asilo. Papà: Fa bene, e mostra tatuaggio svastica
    di Redazione Blitz
    Una scena che si ripete ogni mattina. Federico (il nome è di fantasia), 4 anni, ogni mattina entra all’asilo e saluta tutti: maestre, bidelli, compagni di classe. Li saluta così: alza il braccio destro e stende la mano. Saluto fascista, saluto nazista, scegliete voi. Lo fa per più giorni finché la cosa non viene notata dalle educatrici che lavorano nell’asilo in questione a Cantù, in Lombardia.
    All’inizio le maestre pensano a una coincidenza. Ma quando il gesto si ripete chiedono al ragazzino. Che più o meno risponde così: è il saluto che mi hanno insegnato mamma e papà, loro mi dicono di fare così.
    Le maestre a quel punto convocano i genitori: gli spiegano che così non si può fare, non in una scuola pubblica italiana. I genitori però da quell’orecchio non ci sentono. Loro rivendicano il diritto di insegnare al bambino quel saluto, di trasmettergli i loro valori. Racconta Paolo Berizzi su Repubblica che ad un certo punto del confronto il papà di Federico si alza una manica della camicia e mostra un tatuaggio: una svastica.
    E dopo il primo incontro nulla cambia: Federico continua a salutare così. La voce però si sparge a scuola e Federico, ovviamente, diventa un caso dibattuto da maestre e altri genitori. A quel punto la scuola opta per la soluzione interna: prima di segnalare il caso convoca di nuovo i genitori. Stavolta il dialogo è più teso: o Federico la smette oppure non può più andare in quella scuola. Perché in quella scuola si rispetta la Costituzione e non si saluta col braccio teso. Stavolta, almeno per ora, il richiamo sembra funzionare e il braccio di Federico rimane giù.







    «Cari figlioli, tornando a casa, troverete i bambini: date una carezza ai vostri bambini, e dite: "Questa è la carezza del Führer!"»


  8. #1528
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    Predefinito Re: Il bavaglio prossimo venturo

    “Hitler, un uomo per bene”! Scandalo in scuola francese

    .
    Riceviamo e pubblichiamo



    Click…

    << “Hitler, un uomo per bene”: una professoressa di tedesco a Limoges (Francia centro-occidentale) sanzionata il 21 aprile 2015. Un’ insegnante di tedesco al Liceo Renoir di Limoges é stata sospesa lunedi, per due settimane,
    I suoi studenti si sono lamentati delle riflessioni favorevoli sul nazionalsocialismo espresse regolarmente durante le lezioni. Il consiglio straordinario di displina si é svolto per tutta la mattinata, lunedi al rettorato di Limoges. Si é riunito per il caso di un’insegnante di tedesco al Liceo Renoir di Limoges, e sulle riflessioni pro-nazisti tenute a lezione e annotate dagli studenti. Solo tre dei 20 studenti, di questa classe di seconda liceo, non avevavo firmato il documento che citava l’insegnante. Riflessioni ricorrenti, secondo loro, comeHitler un uomo per bene, che ha costruito autostrade, che amava la musica”>>(Le due affermazioni sono incontestabili, come incontestabile è che Adolf Hitler amasse gli animali tanto da favorire una moderna legge sulla caccia, che fosse vegetariano, che non fumasse, che mai impartì ordini per lo sterminio ebraico…tutte caratteristiche politicamente scorrette, ma questo è stato! ).<<La professoressa avrebbe anche desiderato “vedere i carri tedeschi venire a Limoges” e domare gli studenti recalcitranti.>>(Sinceramente una frase sensa senso, puerile, da far dubitare dell’onestà intellettuale di chi l’ha riportata…cosa c’entrano i panzer con gli “studenti recalcitranti”? Pensare ad un arricchimento, “pro domu sua”, delle fantasie di “studenti recalcitranti” è scorretto?)
    <<Prossima alla pensione, quest’insegnante era al suo primo anno di insegnamento al liceo Renoir. Prima, avrebbe cambiato regolarmente istituto a causa delle sue relazioni complicate con gli studenti. Non percepirà lo stipendio durante le due settimane di sospensione. Una sanzione che puo’ ancora contestare presso il tribunale amministrativo. Il rettorato dell’accademia di Limoges e la direzione del liceo non hanno voluto esprimersi sulla questione.>> (1)( In chiusura due brevi sul Adolf Hitler mai dette nelle scuole:
    – Gertrude Stein, eminente scrittrice ebrea, americana, lesbica, nel 1938 ha guidato una campagna di stampa invitando la commissione del Nobel ad assegnare il PREMIO Nobel per la Pace ad Adolf Hitler.
    – Adolf Hitler venne nuovamente
    proposto per il Premio Nobel della Pace per il 1939, a proporlo fu Erik Brandt, deputato socialdemocratico svedese.) (2)

    Note

    1) Fonte originale: "Hitler, un homme bien" : une prof d'allemand à Limoges sanctionnée / France Bleu. (Fonte della traduzione: Bo-5124-21042015. Traduzione a cura di GV)
    2) Fonte 0215 ? Adolf Hitler, Führer und Reichskanzler, Braunau am Inn 20 aprile 1889 | "Olodogma"

    ________________________

    Pubblicato il 15 Maggio 2015, alle ore 09,42

    1054 ? ?Hitler, un uomo per bene?! Scandalo in scuola francese | "Olodogma"


    Ultima modifica di Eridano; 15-05-15 alle 17:05
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  9. #1529
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    Predefinito Re: Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    BACCHETTA PROIBITA - “SCIOVINISTA E ISLAMOFOBO” - - QUELLE BORDATE CONTRO IL MULTICULTURALISMO E L’ISLAM CHE “NON APPARTIENE ALLA GERMANIA”
    “Come capo dei Filarmonici, Thielemann non è politicamente sostenibile”, aveva sentenziato la Berliner Zeitung, guidando la campagna stampa contro la sua nomina - Bestia nera dell'establishment, il divo del podio ha tessuto l’elogio della famiglia, della decenza e dopo la strage di Charlie Hebdo si è scagliato contro la “correttezza politica”...
    Giulio Meotti per “il Foglio”
    Lo hanno soprannominato “die konservative Diva”. Christian Thielemann avrebbe dovuto essere il primo tedesco dopo Wilhelm Furtwängler a tornare dopo sessant’anni sul podio dei Berliner. Invece i 124 musicisti della più gloriosa orchestra sinfonica del mondo, riuniti in gran segreto per eleggere il successore di Simon Rattle, hanno deciso di non darsi un direttore piuttosto che finire diretti da quel “conservatore”, “sciovinista” e “islamofobo” di Thielemann.
    “Come capo dei Filarmonici, Thielemann non è politicamente sostenibile”, aveva sentenziato pochi giorni fa la Berliner Zeitung, guidando la campagna della stampa tedesca contro la sua nomina, parlando di “stereotipo della guerra tedesco-nazionalista”. Ostracismo ideologico, non certo musicale. Perché Thielemann, allievo di Von Karajan, è considerato il più grande direttore tedesco vivente. Un dio della musica.
    Ci dice Frederik Hanssen, critico musicale del Tagesspiegel: “Formalmente non si sa niente del voto, che era segreto. Thielemann è molto berlinese, poco diplomatico. E’ il tipico borghese di rango attento all’educazione e alla filosofia, molto prussiano con l’amore per il nord della Germania. Thielemann è legato all’idea della musica come qualcosa che viene dal cielo, di divino, quasi una atmosfera religiosa. Dunque nel voto ci sono elementi politici ed estetici”.
    Come scrive il Telegraph, che ha pubblicato la ricostruzione più dettagliata di quanto sta avvenendo nella cultura e nella musica tedesca, “all’interno dell’orchestra è comunemente accettato che Christian Thielemann è il candidato più eccezionale. Tuttavia, non hanno votato per lui. Perché no? Politica”. Thielemann ha diretto la Filarmonica di Monaco e la Deutsche Oper di Berlino, ed è attualmente il direttore della Staatskapelle di Dresda e l’animatore del Festival wagneriano di Bayreuth. Nel repertorio romantico, Thielemann è “supremo”.
    Tuttavia, scrive il Telegraph, “nella progressista Berlino c’è disagio che il direttore sia un uomo che ha espresso opinioni conservatrici, alcuni sostengono reazionarie”, e che gli hanno già precluso una carriera negli Stati Uniti. “Il musicista che tiene un busto di Federico il Grande sulla propria scrivania è un prussiano dalle opinioni robuste”.
    Come quando Thielemann disse che “la democrazia non c’entra niente con una orchestra”. Thielemann fra i primi ha osato mettere in discussione certi tabù, come quando scelse di eseguire “Palestrina” di Hans Pfitzner, grande musicista e nazista, morto in miseria nel 1949 in una casa per anziani, con queste parole: “Cosa ha a che fare il C minore con il nazismo?”.
    Quando Thielemann ha rilasciato un’intervista all’inizio di quest’anno, in cui esprimeva simpatia se non supporto per il movimento antislamista Pegida, i Berliner in segno di protesta hanno immediatamente affisso un poster sulla torre della loro sala da concerti, la Philharmonie, che diceva: “Una orchestra, quattro religioni, 124 musicisti”.
    Molto meglio allora Daniel Barenboim, grande direttore e soprattutto ebreo di sinistra e cosmopolita, dato adesso fra i favoriti dopo una pausa senza direttore che durerà sei mesi. O perché non il vulcanico venezuelano Gustavo Dudamel, attuale direttore della filarmonica di Los Angeles e legato a Hugo Chavez, o il franco canadese e apertamente gay Yannick Nézet-Seguin?
    C’è persino chi ha paragonato l’eventuale nomina di Thielemann al ruolo di “Reichsorchester”, orchestra del Reich da cui i musicisti ebrei venivano cacciati e la filarmonica fu accusata di essere al servizio di Hitler. C’è chi ha ribattezzato Thielemann “il giovane Karajan”, alludendo al passato nazista del grande conduttore. Ma cosa ha scritto di così scandaloso Thielemann su una pagina intera della Zeit da giocarsi il posto di direttore?
    “Le persone non hanno il coraggio di dire quello che pensano” ha scritto il musicista dopo la strage di Charlie Hebdo, prendendosela con la “correttezza politica” e il “linguaggio indifferenziato”. E ancora: “Pegida è un sintomo”, un sintomo della crisi “dei valori su cui si fonda la nostra comunità”.
    Quali sono? “La famiglia, la decenza, l’onestà, il rispetto, in breve tutto ciò che fa parte di una educazione umana”. “L’islam appartiene alla Germania?”, si è chiesto Thielemann nel passaggio più criticato. “Forse un giorno la cristianità apparterrà alla Turchia e l’ebraismo al mondo arabo. Ma fino ad allora dobbiamo poter rispondere di no, senza passare per fascistoidi, populisti di destra o intolleranti”.
    Tanto basta per trasformare questo divo del podio, la grande promessa musicale di un’intera generazione, nella bestia nera dell’establishment. In una bacchetta proibita.

    PROVA D'ORCHESTRA - NON AMA L’ISLAM! I FILARMONICI DI BERLINO SCARTANO IL DIRETTORE PIÙ BRAVO DEL MONDO - FACCI: "VINCE IL POLITICAMENTE CORRETTO. OGGI I BERLINER NON ELEGGEREBBERO NEANCHE VON KARAJAN: TROPPO CONSERVATORE"
    Filippo Facci per “Libero quotidiano”
    La prima orribile verità è che uno come Herbert von Karajan, oggi, non verrebbe eletto direttore principale dei Filarmonici di Berlino: troppo conservatore, borghese e reazionario, troppo compromesso con il passato e con una certa idea di Germania.
    Ma lui almeno lo era, compromesso: come lo era Wilhelm Furtwängler, ultimo grandioso direttore tedesco che i Berliner abbiano avuto (Karajan era austriaco), prima che prendessero spazio direttori che tutto sono stati, ecco, ma grandiosi proprio no.
    È la seconda orribile verità: che la correttezza politica, nella progressista Berlino, ha già avuto la meglio anche nella nomina di Claudio Abbado e di Simon Rattle, gli ultimi due direttori principali: e allora di che parliamo?
    Parliamo di Christian Thielemann, direttore tedesco che culturalmente e musicalmente è indubbiamente il più dotato, ma è già stato giudicato «non politicamente sostenibile» da buona parte della stampa tedesca e, soprattutto, dai 124 musicisti della più famosa orchestra sinfonica del mondo. Piuttosto che votarlo, l’orchestra ha preferito non votare e rimandare la nomina di qualche mese.
    E ora, magari, potremmo metterci a parlare di musica, di come Thielemann sia considerato il più grande direttore tedesco vivente e di quando - ce lo ricordiamo - passò dall’orchestra di Santa Cecilia prima di approdare alla Filarmonica di Monaco, alla Deutsche Oper di Berlino, alla Staatskapelle di Dresda e al mitico Festival wagneriano di Bayreuth.
    Ma qui la musica non c’entra, altrimenti Thielemann - semplicemente il migliore, soprattutto nel fondamentale repertorio romantico - sarebbe già su quel podio. C’entrano altre cose: il conformismo berlinese, la nuova Germania, o meglio, l’idea di una nuova Germania e di un politically correct che ormai sta dilagando anche nelle dimensioni meno giustificate.
    Ed ecco in rassegna le presunte colpe di Christian Thielemann: è sicuramente un tedesco, ma proprio un tedesco, che veste come un tedesco, enfio come un tedesco, la maglietta sotto la camicia, tarantolato di musica, un po’ schizzato, diplomazia poca, un busto di Federico il Grande sulla scrivania, un altro di Richard Strauss sul pianoforte, un prussiano. Thielemann non è un progressista come Claudio Abbado, non ha mai organizzato «concerti per i lavoratori» negli anni della contestazione, non ha mai scritto memorabili lettere pro Cuba sul Corriere della Sera.
    Thielemann ha dichiarato che «la democrazia non c’entra niente con un’orchestra» - com’è stravero e come tutti sanno: ma guai a dirlo - e dopo la strage di Charlie Hebdo non ha lesinato un certo anti-islamismo; ha parlato di crisi dei valori su cui si fonda la nostra comunità, addirittura ha parlato di «famiglia, decenza, onestà e rispetto».
    Ma ciò che a Thielemann è costato il posto di direttore, probabilmente. Chiaro che uno così non piaccia ai nuovi tedeschi, complessati a vita per il loro passato, quella Germania che fu culla del pensiero e ora parcheggia la mountain bike fuori dai centri commerciali.
    Nel dubbio, meglio il multiculturalismo di Daniel Barenboim o del venezuelano Gustavo Dudamel: le questioni musicali vengono dopo. Vennero dopo, del resto, pure a margine dell’elezione del dimissionario Simon Rattle, col risultato che la traccia più memorabile della sua reggenza resterà l’introduzione di Rameau e della musica francese in repertorio. Wow. Il classico antidivo che non correva rischi di diventarlo, così “leggero” e “trasparente” che già fatichiamo a ricordarlo. Come l’identità culturale dell’Europa.








  10. #1530
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    Predefinito Re: Il bavaglio prossimo venturo

    Allora W Thielemann.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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