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  1. #481
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    Predefinito Re: Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #482
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    MERCOLEDÌ 29 FEBBRAIO 2012
    La lettera di Gian Franco Spotti alla Gazzetta di Parma sui Viaggi della Memoria


    Gli studenti delle superiori di Parma e provincia in partenza per Dachau

    Egregio Direttore,
    leggendo le due pagine intere dedicate ai commenti degli studenti che hanno fatto visita di recente al campo di concentramento di Dachau, vengono molti sospetti e, allo stesso tempo, sentimenti di forte disapprovazione.
    A parte lo sperticarsi dei vari protagonisti in cupi e tristi stati d'animo, sarebbe interessante sapere che cosa è stato loro raccontato e quanto essi siano in grado di collocare questi racconti in una determinata realtà senza approfondire le varie fonti, ivi incluse quelle d'archivio alle quali è stato tolto il sigillo di segretezza in tempi relativamente recenti.
    Fare il processo a un imputato, sia esso un singolo individuo, un gruppo, una classe dirigente o persino un'intera nazione, avvalendosi della sola accusa e abolendo ogni forma di difesa, è molto facile e la condanna è scontata.
    Quando poi, molti anni dopo, si scopre che il condannato è innocente perché sono emerse le prove che lo scagionano, in una normale causa civile o penale le nuove prove acquisite darebbero il diritto alla riapertura del processo.
    Nel caso di alcuni eventi che riguardano l'ultimo conflitto mondiale, questo non avviene perché è semplicemente proibito. Così il condannato innocente rimane in carcere a vita e, una volta deceduto, le sue colpe ricadono sui figli, nipoti e pronipoti fino alla fine dei tempi.
    Di casi analoghi ne abbiamo avuti diversi in tempi recenti: le armi di distruzioni di massa di Saddam che tutti giuravano che avesse e poi il tutto fu smentito ufficialmente, ma intanto l'Irak fu distrutto.
    Oppure la bufala dei neonati che sarebbero stati tolti dalle incubatrici e gettati per terra dai soldati irakeni in un ospedale del Kuwait. Anche questa menzogna è stata poi smentita.
    Queste sono solo due "perle" in un oceano di imposture.
    Le domande ora sono:
    1) gli studenti sono pronti a credere a tutto ciò che viene loro propinato con le fette di salame sugli occhi e senza un minimo di domande, di analisi critica ecc. ?
    2) quanta buona fede riteniamo si possa attribuire agli insegnanti delegati a trasmettere
    la "memoria" ?
    3) visto che questi pellegrinaggi hanno luogo da una dozzina di anni, mentre prima,
    sebbene fossimo più prossimi ai tempi dei fatti in questione, non se ne parlava quasi
    mai, a chi giova questo lavaggio del cervello arrivato così tardivamente?
    Per gli insegnanti forse è troppo tardi, ma agli studenti bisognerebbe dire: ponetevi delle domande serie, non restate in superficie ma scavate in profondità e.....aprite gli occhi!
    Chiedere non è difficile, se non altro per non morire ignoranti!
    Saluti
    Gian Franco Spotti
    Soragna (Parma)
    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 03:43

    Andrea Carancini: La lettera di Gian Franco Spotti alla Gazzetta di Parma sui Viaggi della Memoria
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  3. #483
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    Predefinito Re: Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    GIOVEDÌ 1 MARZO 2012
    David Irving: sui treni nazisti cibo abbondante per gli ebrei


    I TRENI NAZISTI PORTAVANO CIBO ABBONDANTE PER GLI EBREI, SOSTIENE IRVING [1]

    Daily Telegraph Reporter

    L’immagine dell’Olocausto è stata intaccata dal fatto che i treni che portavano gli ebrei nei campi di concentramento erano “ben forniti”, ha detto ieri David Irving, lo storico, nell’Alta Corte.

    Un telegramma [2] su un trasporto di 944 ebrei da Berlino in Lituania avvenuto il 17 novembre 1944, decodificato dall’intelligence inglese nella sede di Bletchley Park, Bucks, ha mostrato che a bordo, per un viaggio della durata di tre giorni, c’erano scorte di cibo per 24 giorni.

    “È un po’ un’ammaccatura, una piccola ammaccatura nell’immagine che abbiamo oggi dell’Olocausto”, ha detto il sessantaduenne autore di Hitler’s War [3].

    Va contro l’immagine accettata delle vittime ammassate in carri bestiame e spedite per l’Europa senza cibo né acqua, per arrivare mezze morte. In realtà, ha aggiunto, i messaggi intercettati indicano che i treni erano forniti con una “quantità di cibo davvero considerevole” per mandare avanti gli ebrei per tre settimane dopo il loro arrivo e i loro attrezzi, o “ferri del mestiere”.

    Irving sta perseguendo [4] Deborah Lipstadt, una professoressa universitaria americana, e la casa editrice Penguin Books, per diffamazione per aver affermato, nel libro del 1994 Denying the Holocaust: The Growing Assault on Truth and Memory [Negare l’Olocausto: il crescente attacco alla verità e alla memoria] che lui è un “negazionista”.

    Nel controinterrogare Irving, residente a Duke Street [fino al 2002], nel quartiere di Mayfair, Richard Rampton, patrocinante per la corona, per conto della prof. Lipstadt e della Penguin, ha detto di essere preoccupato per la “velocità nel giungere a conclusioni favorevoli alle SS e ai nazisti” da parte dello storico.

    Irving ha detto al giudice Gray di “opporsi con forza” alla suggestione. Non ha messo in dubbio che vi furono “molte privazioni, crudeltà e barbarie” ma ha contestato l’imparzialità degli esperti della difesa, che non hanno prestato attenzione a questi documenti che vanno “contro la nozione che vi fu un programma sistematico per sterminare gli ebrei”.

    Rampton ha mostrato alla corte un rapporto che afferma che 2.934 ebrei evacuati da Berlino e da altre città, inclusi donne e bambini, vennero fucilati all’est il 25 novembre 1941.

    Irving ha detto che “non è impossibile” che il convoglio di ebrei del messaggio sia finito in “quest’atrocità”.

    Fino a 1.5 milioni di ebrei vennero fucilati all’est, ha detto, ma tutto ciò non fu “parte del sistema”. “Il sistema finiva quando arrivava il treno. Il sistema metteva le vittime sui treni e le inviava all’est munite di cibo e di attrezzi per incominciare una nuova vita. Una volta arrivati, il sistema veniva meno e subentravano gli assassini”.

    Il processo continua oggi.



    David Irving a Bletchley Park


    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 143

    Andrea Carancini: David Irving: sui treni nazisti cibo abbondante per gli ebrei
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  4. #484
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    Predefinito Re: Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    SABATO 3 MARZO 2012
    Blanrue perseguito dalla LICRA per "contestazione di crimini contro l'umanità"


    BLANRUE PERSEGUITO DALLA LICRA PER “CONTESTAZIONE DI CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ”! ABBASSO LA LEGGE GAYSSOT! [1]

    COMUNICATO DI PAUL-ÉRIC BLANRUE

    Il primo marzo 2012, all’indomani della bocciatura [2] da parte del Consiglio costituzionale della legge che reprime la contestazione del genocidio armeno, sono stato convocato nei locali della Polizia giudiziaria di Parigi.

    Nel momento stesso in cui la libertà di ricerca è riconosciuta dall’istituzione francese di cui una delle funzioni è vigilare sulla costituzionalità delle leggi, vengo perseguito dalla LICRA (Ligue contre le racisme et l’antisémitisme) per “contestazione di crimini contro l’umanità” per il documentario “Un Homme” dedicato al professor Faurisson.

    Ho rifiutato di rispondere alle domande del poliziotto incaricato della mia audizione.

    Il titolo dell’editoriale del Monde di oggi (n°20 284) è: “Il Parlamento non è un tribunale della Storia”. Nella sua cronaca, Pierre Assouline scrive che “sarebbe il momento di riconsiderare la questione delle leggi memoriali (tutte, senza eccezioni)”.

    La legge Gayssot del 13 luglio 1990 in virtù della quale vengo perseguito è un’aberrazione in rapporto ai principi del nostro Diritto. La legge non deve intervenire nella definizione della verità storica. In uno Stato libero, questa funzione è riservata agli storici e ai cittadini.

    Avendo lanciato nell’agosto 2010 una petizione contro la legge Gayssot sostenuta dall’intellettuale Noam Chomsky e firmata da più di 3.000 persone, reclamo di nuovo l’abrogazione di questa legge iniqua che condanna a delle pesanti ammende e alla prigione senza sconti i cittadini che non si piegano a un dogma storico che viene trasformato in religione.

    Chiedo agli spiriti liberi di ribellarsi contro questa infamia e a sostenermi nella battaglia che ho intrapreso per la libertà di ricerca.

    Paul-Éric Blanrue, 1 marzo 2012




    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 03:42


    Andrea Carancini: Blanrue perseguito dalla LICRA per "contestazione di crimini contro l'umanità"
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  5. #485
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  6. #486
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    Predefinito Re: Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    DUE POPOLI, UN HUMMUS
    Postato il Domenica, 04 marzo @ 1400 CST di supervice

    DI GILAD ATZMON
    Gilad.co.uk

    Una chiacchierata all'Islamic Society of York a Toronto, in Canada, del 24 febbraio 2012

    Mi hanno chiesto di venirvi a parlare del conflitto che oggi si dipana nelle nostre fila tra chi appoggia la Soluzione di un Solo Stato per il conflitto israeliano-palestinese, e quelli che sostengono per due stati per due paesi.



    Ma ovviamente il tema è più profondo: malgrado il fatto che Israele sia uno Stato sovrano organico – è già stato riconosciuto come Stato tra le nazioni, ha un sistema di fognatura unificato, una rete elettrica, una linea internazionale con prefisso proprio -, molti dei dirigenti del mondo occidentale insistono che dovrebbe essere diviso in due. Ma non pensate che sia abbastanza strano che la "comunità internazionale" segua ciecamente l'ideologia sionista, che vuole tracciare una linea ispirata razzialmente tra i due popoli di questa terra?

    Quindi, invece di entrare in un dibattito inutile e interminabile, propongo di partire da un punto su cui ci troviamo tutti d’accordo: presumo che tutti accettiamo il fatto che Israele sia uno Stato unico, anche se è ancora dominato politicamente e spiritualmente da un sistema politico etnocentrico e discriminatorio.

    Israele si definisce come lo Stato ebraico e il significato agli effetti pratici è abbastanza devastante. È pilotato dalla razza. Le leggi israeliane favoriscono la popolazione ebraica rispetto ai popoli indigeni. Israele è impermeabile ai concetti universali ed etici. Fondamentalmente, si è insediato per servire gli interessi di una tribù a spese del popolo di questa terra.

    Insisterei sul fatto che, per affrontare qualunque tema che abbia a che vedere la risoluzione del conflitto tra Israele e Palestina, bisogna prima capire cosa è Israele. Ci dobbiamo senz'altro domandare che cosa implichi la natura ebraica di Israele. Dobbiamo, una volta per tutte, comprendere il rapporto tra sionismo e giudaismo.

    Il sionismo si presentò all'inizio come una promessa utopica per far nascere un nuovo "ebreo autenticamente etico e civilizzato”; promise di rendere gli ebrei "un popolo come tutti gli altri popoli". Ma la realtà israeliana ha dimostrato di essere esattamente il contrario di quell'aspirazione. Il sionismo ha completamente fallito. Gli israeliani sono riusciti a dimostrare di essere il collettivo meno etico della storia ebraica. Ci si potrebbe chiedere perché, dove e quando tutto questo iniziò ad andar male? Quando è fallito il sionismo? Se il sionismo era un momento unico per il risveglio e l'autoriflessione degli ebrei, perché non ha mantenuto le promesse? Credo che la risposta sia lapidaria. Il sionismo era condannato al fallimento fin dal suo nascere, perché, nonostante un programma pseudo-secolare, era impigliato in un'ideologia quasi religiosa, e inevitabilmente trasformò la Bibbia in una sorta di catasto, e Dio in un agente immobiliare. Fu l’ebreità dello Stato ebraico che prevalse sull’iniziale utopia sionista. È l’ebreità di Israele che ha portato alla pulizia etnica, alla segregazione, all'isolamento, e, in ultima istanza, alla resurrezione delle mura dei ghetti europei.

    Col fine di contemplare una prospettiva di un futuro di pace, dobbiamo allora essere in grado di capire la complessa relazione tra ebrei, sionismo, Israele e giudaismo, e dobbiamo domandarci se esiste una visione lucida della pace all’interno della dialettica ideologica e culturale ebraica.

    Ma siamo almeno autorizzati a porci queste domande? Dico senz’altro di sì, che dobbiamo farlo. Dopo tutto, Israele si definisce apertamente, in modo cosciente e perfino con orgoglio, uno Stato ebraico. I suoi aeroplani lanciano copiosamente sui quartieri popolati dai palestinesi le bombe decorate con i simboli ebrei. Quindi, abbiamo tutto il diritto di domandarci che cosa significhi essere ebreo e qual è il suo ruolo nella psiche e nello spirito ebreo.

    Nel mio libro “The Wandering Who”, ho tentato di sbrogliare questa matassa. Ho cercato di capire in cosa consista la politica identitaria ebraica. Ho esposto la continuità tra il sionismo, l’anti-sionismo ebraico e alcuni elementi della sinistra. Nel libro cerco di scoprire quale sia è il significato dell’ebreità e come sia relazionato con la politica ebrea e il potere politico ebreo.

    Nelle ultime pagine del libro ho elaborato uno scenario di pace fittizio, dove un immaginario Primo Ministro israeliano riesce a capire, quasi all’improvviso, che il conflitto israelo-palestinese può essere risolto con una singola dichiarazione.

    In una conferenza stampa, il Primo Ministro immaginario annuncia al mondo e al suo paese:

    "Israele si rende conto delle sue circostanze peculiari e della sua responsabilità per la pace mondiale. Israele chiede al popolo palestinese di far ritorno nelle proprie case. Lo Stato ebreo deve diventare uno Stato dei cittadini, dove tutte le persone godono di uguali diritti."

    Anche se sorpresi dalla repentina iniziativa israeliana, gli analisti politici di tutto il mondo si affrettano a concludere che, considerando il fatto che Israele rappresenta gli ebrei di tutto il mondo, una simile iniziativa di pace israeliana possa non solo risolvere il conflitto in Medio oriente, ma porrebbe fine anche a due millenni di mutui sospetti e di risentimenti tra cristiani ed ebrei. Alcuni intellettuali israeliani, ideologi e politici di destra si uniscono all'iniziativa rivoluzionaria e dichiarano che questo atto eroico unilaterale da parte di Israele potrebbe essere l'unico e assoluto compimento del sogno sionista, perché non solo gli ebrei sono tornati alla presunta casa natale, ma sono anche riusciti, finalmente, ad amare i vicini e ad essere amati.

    Ma non trattenete il respiro: anche se l'immagine è emozionante, non dobbiamo aspettarci a breve un qualcosa di simile, dato che Israele non è una nazione normale e uno scenario simile non si adatta alla sua ideologia etnocentrica che ha radici nell'esclusività, nell'eccezionalismo, nella supremazia razziale e in una profonda tendenza alla segregazione.

    Il significato di tutto ciò è davvero preoccupante. Affinché Israele e gli israeliani mantengano l’iniziale promessa sionista di trasformarsi in "un popolo come gli altri", dovrà essere soppressa ogni traccia di superiorità ideologica. Per far sì che lo Stato ebraico riesca a realizzare un'iniziativa di pace, è prima necessario "de-sionizzare" Israele, e deve cessare di credere di essere lo Stato ebreo. Allo stesso modo, per immaginarsi un Primo Ministro israeliano che sostenga la pace, è necessario che prima si de-sionizzi.

    Per come stanno al momento le cose, lo Stato ebreo è categoricamente incapace di portare il suo popolo verso una riconciliazione. Gli mancano gli ingredienti necessari per pensare nei termini di armonia e riconciliazione. Fino ad ora, Israele può pensare solo nei termini di Shalom, un lemma che, in realtà, comporta pace e sicurezza solo per gli "ebrei".

    Ma cosa accade agli ebrei del mondo? Possono spingere i fratelli israeliani verso una riconciliazione? Non credo che davvero che lo possano fare. Recentemente mi sono imbattuto in alcune statistiche devastanti raccolte dall’Institute for Jewish Policy Research (JPR). Il sondaggio ha studiato "le attitudini degli ebrei britannici nei confronti di Israele". Lo studio ha rivelato rivelò che "la vasta maggioranza dei contattati (ebrei britannici) ha mostrato un forte appoggio personale e un'affinità con Israele: il 95 per cento ha visitato il paese, il 90 per cento lo considera la "patria ancestrale” del popolo ebraico e l’86 per cento ritiene che gli ebrei abbiano una responsabilità speciale per la propria sopravvivenza."

    Anche se alcune voci ebree "progressiste" insistono nel dirci che gli ebrei della Diaspora si stanno allontanando da Israele e dal sionismo, la relazione del JPR rivela l’esatto contrario. Nove ebrei britannici su dieci sentono affinità con uno Stato criminale di guerra, esecutore di una pulizia etnica, razzista e discriminatore.

    Ma che ne è di quell’uno su dieci che si oppone apertamente a Israele? Riuscirà a parlarne e ci aiuterà a diffondere un messaggio di pace? Non ne sono sicuro. È più probabile è che farà il possibile per impedire che si parli del giudaismo o del fatto che il 90 per cento dei suoi fratelli si identifica con lo Stato ebraico. Prima della mia apparizione a Toronto, gli organizzatori dell'evento di questa notte sono stati oggetto di costanti pedinamenti da parte di varie organizzazioni e individui “anti”-sionisti. Come i loro fratelli sionisti, molti ebrei anti-sionisti sono preoccupati in larga misura dagli aspetti tribali ebrei: combatteranno l'antisemitismo, "la negazione dell'Olocausto" o qualunque tentativo di comprendere il giudaismo da una prospettiva universale. Per questo, come rivela l'inchiesta del JPR, otterranno davvero poco nelle rispettive comunità.

    Ma la situazione non è completamente oscura. In realtà sono un po' ottimista. In più di un’occasione, mi convinco che le uniche persone che possono portare la pace sono in realtà i palestinesi, perché la Palestina, contro ogni aspettativa e nonostante la sofferenza, l'umiliazione e l'oppressione infinite, è ancora una società orientata eticamente e ecumenicamente.

    Allora, cosa possiamo fare per il momento: dobbiamo lottare per uno stato o per due stati? Suppongo che avrete capito come io sia un forte sostenitore di uno Stato unico. Mi piacerebbe vedere Israele trasformarsi in uno Stato di tutti i cittadini. Riconosco anche che questo Stato non può essere uno Stato ebreo. Sarà la Palestina. È ora di dirlo apertamente, Israele appartiene al passato. E, comunque, è quello che avviene sul terreno che determinerà il futuro della regione. E quello che vediamo nel terreno può essere incoraggiante.

    Nonostante la sofferenza, l'animosità e la mancanza di fiducia tra i due paesi, c'è un principio s cui sia gli israeliani che i palestinesi possono accordarsi: "Due paesi, Un Hummus." Può sembrare frivolo, banale o triviale, ma è invece molto più profondo di un semplice suggerimento culinario. Gli israeliani stanno diventando la minoranza in questa terra. Come ho sentito dire una volta all'ambasciatore della Palestina in Gran Bretagna, Manuel Hassassian, "Israele ha molte bombe letali, i palestinesi ne hanno una sola, quella demografica."

    Curiosamente, quando gli israeliani vogliono sentirsi autentici, non parlano in yiddish o in aramaico, in realtà bestemmiano in arabo e mangiano hummus. Il significato è semplice; nel fondo nei loro cuori gli israeliani sanno che la Palestina è la terra e Israele è solo uno Stato. Quando gli israeliani vogliono stringersi a Sion, in realtà plagiano gli indigeni della terra, dato che gli israeliani, nel profondo, sanno che il cielo, il mare, Al Quds, il Monte degli Olivi, il Mar di Galilea, il Muro del Pianto, la lingua araba e l’hummus appartengono alla terra. Capiscono anche che l'oppressione, l'eccezionalismo e la supremazia appartengono allo Stato, il loro Stato ebraico.

    "Due paesi, un hummus" è la mia immagine di pace e di riconciliazione. La Terra Rimarrà qui per sempre; il fallimentare Stato ebraico è già oggetto di ricerca storica. I due popoli ceneranno insieme e non condivideranno solamente l’hummus, potranno anche condividere una pita.


    **********************************************

    Fonte: TWO PEOPLE, ONE HUMMUS

    25.02.2012

    Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

    ComeDonChisciotte - DUE POPOLI, UN HUMMUS
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #487
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    Predefinito Re: Il bavaglio prossimo venturo

    MERCOLEDÌ 7 MARZO 2012
    Claude Lanzmann fermato in Israele per molestie sessuali


    FAMOSO REGISTA EBREO INTERROGATO IN UN AEROPORTO ISRAELIANO PER MOLESTIE SESSUALI [1]

    Il regista francese Claude Lanzmann, celeberrimo per il suo film documentario del 1985, “Shoah”, abbraccia e bacia contro la sua volontà, secondo l'accusa, un’addetta alla sicurezza dell’aeroporto Ben Gurion.

    Di Haaretz, 07.02.2012

    Il regista francese Claude Lanzmann è stato trattenuto e indagato martedì da funzionari dell’aeroporto Ben Gurion per presunte molestie sessuali contro un’addetta alla sicurezza.

    Lanzmann, che è ebreo e che era in Israele per una visita, era arrivato all’aeroporto accompagnato da due altre persone per tornare a Parigi. Secondo il reclamo dell’addetta alla sicurezza, Lanzmann aveva superato i controlli senza difficoltà. Dopo aver ultimato i controlli, egli l’avrebbe afferrata da dietro, e l’avrebbe abbracciata e baciata contro la sua volontà.

    Dopo la presentazione del reclamo, Lanzmann è stato fermato per accertamenti, dopo di che è stato rilasciato e gli è stato permesso di prendere l’aereo e di tornare in Francia.

    Lanzmann è famosissimo per il suo film documentario del 1985 “Shoah”, che fa la cronaca del genocidio nazista durante la seconda guerra mondiale.


    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 036

    Andrea Carancini: Claude Lanzmann fermato in Israele per molestie sessuali
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  8. #488
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    Predefinito Re: Il bavaglio prossimo venturo

    MARTEDÌ 6 MARZO 2012
    Candidato al Congresso degli Stati Uniti: l'Olocausto è la menzogna più sporca della storia


    CANDIDATO AL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI: L’OLOCAUSTO È LA MENZOGNA “PIÙ SPORCA” DELLA STORIA [1]

    Un aspirante repubblicano al Congresso degli Stati Uniti ha messo in evidenza che l’”Olocausto non è mai avvenuto” e che tale asserito evento equivale alla “menzogna più sporca della storia”.

    Arthur Jones, che spera di sfidare il democratico Dan Lipinski nel terzo distretto congressuale dell’Illinois, ha osservato che la tesi che i nazisti abbiano ucciso milioni di ebrei e di altre persone durante la seconda guerra mondiale, “non è nient’altro che un racket estorsivo internazionale condotto dagli ebrei”, ha riferito Huffington Post.

    “È la menzogna più sporca della storia. Milioni di dollari vengono fatti dagli ebrei raccontando questa storia di sventure e disgrazie nei libri, nei film, a teatro e in tv” ha detto.

    “Più sono i sopravvissuti, più sono le menzogne che vengono raccontate”, ha detto il sessantaquattrenne candidato.

    Jones ha detto che spera di vincere le primarie repubblicane e di proseguire per sfidare il democratico Dan Lipinski il prossimo novembre.

    Egli ha anche contestato la strana [2] affiliazione di Lipinski alla potente lobby filo-israeliana degli Stati Uniti: l’American Israel Public Affair Committee (AIPAC).

    Jones ha sottolineato come la detta lobby si “vanti sul suo sito web” di come Lipinski “stia guidando, insieme ad un deputato ebreo della Virginia chiamato Frank Wolf, un’iniziativa per indurre la Camera dei Deputati a usare le maniere forti con l’Iran, compresa la cessazione di tutte le esportazioni di petrolio alla Cina, il che potrebbe condurre alla terza guerra mondiale”.

    Jones, veterano della guerra in Vietnam, ha anche paragonato le attuali condizioni degli Stati Uniti alla situazione in Germania dopo la fine della prima guerra mondiale, e ha sostenuto che “il nostro paese sta crollando economicamente, politicamente, culturalmente, militarmente”.

    “Stiamo crollando”, ha osservato con rabbia.

    “Questi guerrafondai idioti del congresso come [i candidati presidenziali repubblicani] Rick Santorum e Newt Gringrich e Mitt Romney: non possiamo permettere che l’Iran abbia [anche] una sola arma nucleare ma permettiamo che Israele abbia tutte le armi nucleari che vuole”, ha detto Jones. “Tutto ciò è ridicolo”.

    Il Presidente dell’Iran Mahmoud Ahmadinejad ha auspicato in un certo numero di occasioni un’indagine storica dell’”Olocausto” per accertare la [effettiva] realtà di questo evento così pubblicizzato della seconda guerra mondiale. I suoi commenti hanno però suscitato scandalo presso le potenze occidentali filo-israeliane, che ho hanno definito un “negazionista”.

    Postilla di Andrea Carancini

    L’iniziativa anti iraniana cui si riferisce Jones è quella della lettera bipartisan, che ha appunto come primi firmatari Lipinski e Wolf, con cui 39 deputati del Congresso hanno esortato il Segretario di Stato Clinton ad emanare sanzioni contro le compagnie straniere, a cominciare dal quelle cinesi, che investono nel settore energetico iraniano. La lettera è stata pubblicata sul sito di Lipinski, e reca come titolo:

    “LIPINSKI E WOLF PRIMI FIRMATARI DELLA LETTERA AL SEGRETARIO CLINTON PER SPRONARE LE SANZIONI CONTRO LE COMPAGNIE CINESI, E LE ALTRE COMPAGNIE STRANIERE, CHE CONTRIBUISCONO A SOSTENERE LE AMBIZIONI NUCLARI DELL’IRAN”

    Congressman Dan Lipinski : Press Releases : Lipinski, Wolf Lead Letter to Sec. Clinton Urging Sanctions Against Chinese and Other Foreign Companies Helping Fuel Iran's Nuclear Ambitions


    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 09:12

    Andrea Carancini: Candidato al Congresso degli Stati Uniti: l'Olocausto è la menzogna più sporca della storia
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  9. #489
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    Predefinito Re: Il bavaglio prossimo venturo

    Sionisti non nascondete i vostri crimini dietro la Shoah!

    mar 8th, 2012 | By admin | Category: News
    "Noi non siamo "un’altra voce ebraica", ma la sola voce ebraica che possa parlare in nome dei santi torturati del popolo ebraico. La vostra voce non è altro che le vecchie urla bestiali degli assassini dei nostri antenati.- MICHAEL WARSCHAWSKI

    Terrore e Guerre: ASSOLUTAMENTE NO! NON IN LORO NOME, NON IN NOSTRO NOME
    di MICHAEL WARSCHAWSKI
    Ehud Barak, Tzipi Livni, Gabi Ashkenazi e Ehud Olmert– non osate mostrare le vostre facce ad una qualche cerimonia in memoria degli eroi del ghetto di Varsavia, di Lublin, Vilna o Kishinev. E pure voi, leader di Peace Now, per cui pace significa pacificazione della resistenza palestinese con ogni mezzo, compresa la distruzione di un popolo. Quando sarò lì, farò personalmente del mio meglio per espellere chiunque di voi da questi eventi, perché la vostra stessa presenza sarebbe un immenso sacrilegio.
    Non in loro nome
    Non avete diritto di parlare in nome dei martiri del nostro popolo. Non siete Anne Frank del campo di concentramento di Bergen Belsen ma Hans Frank, il generale tedesco che affamò e distrusse gli ebrei della Polonia.
    Voi non rappresentate alcuna continuità con il ghetto di Varsavia, perché oggi il ghetto di Varsavia è proprio di fronte a voi, preso di mira dai vostri carri armati e dalla vostra artiglieria, e il suo nome è Gaza. Gaza, che avete deciso di eliminare dalla mappa, come il generale Frank intendeva eliminare il Ghetto. Ma, a differenza dei ghetti della Polonia e della Bielorussia, nei quali gli ebrei furono praticamente lasciati soli, Gaza non verrà eliminata perché milioni di donne e uomini dei quattro angoli del nostro mondo stanno costruendo un potente scudo umano che porta le due parole: Mai Più!

    Non in nostro nome!
    Assieme a decine di migliaia di altri ebrei, dal Canada alla Gran Bretagna, dall’Australia alla Germania, vi avvertiamo: non osate parlare in nostro nome, perché vi inseguiremo, se sarà necessario persino nell’inferno dei criminali di guerra, e vi ricacceremo le vostre parole in gola fino a che non chiederete perdono per averci coinvolti nei vostri crimini. Noi, non voi, siamo i figli di Mala Zimetbaum e Marek Edelman, di Mordechai Anilevicz e Stephane Hessel, e portiamo il loro messaggio all’umanità perché sia custodito nelle mani dei combattenti della resistenza a Gaza: "Noi combattiamo per la nostra libertà e per la vostra, per il nostro orgoglio e per il vostro, per la nostra dignità umana, sociale e nazionale, e per la vostra" (Appello del Ghetto al mondo, Pasqua Ebraica del 1943).
    Ma per voi, leader di Israele, " libertà" è una parola sconcia. Voi non avete orgoglio e non comprendete il significato di dignità umana.
    Noi non siamo "un’altra voce ebraica", ma la sola voce ebraica che possa parlare in nome dei santi torturati del popolo ebraico. La vostra voce non è altro che le vecchie urla bestiali degli assassini dei nostri antenati.

    Michel Warschawski è un attivista anti-sionista israeliano un tempo alla guida del movimento anti-sionista e anti-capitalista Matzpen.

    Titolo originale: "Absolutely Not! Not in Their Name, Not in Ours"

    Fonte: Alternative Information Center

    Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO

    Sionisti non nascondete i vostri crimini dietro la Shoah! -
    Ultima modifica di Eridano; 08-03-12 alle 11:25
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #490
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    Predefinito Re: Il bavaglio prossimo venturo

    GIOVEDÌ 8 MARZO 2012
    Merav Michaeli: l'interminabile Olocausto di Israele

    L’INTERMINABILE OLOCAUSTO DI ISRAELE [1]

    Il problema, nel sondaggio della settimana scorsa sulla religione, che avrebbe dovuto scatenare il panico è il consenso totale tra gli ebrei israeliani che il “principio guida” del paese è “ricordare l’Olocausto”.

    Di Merav Michaeli, 30.01.2012

    Haaretz sembrava preso dal panico dopo l’uscita la scorsa settimana del sondaggio [2] sulla religione della Guttman Center-Avi Chai Foundation [3], come si poteva notare nel convulso titolo sulla prima pagina di venerdì del quotidiano: “Indagine scopre un numero record di ebrei israeliani che credono in Dio”. Ma il giornale non si era spaventato per la cosa giusta.

    Sì, nello scorso decennio c’è stata una crescita nell’attaccamento degli israeliani al giudaismo, ma ciò significa che la situazione è tornata più o meno a quello che era due decenni fa.

    Questo stesso sondaggio venne condotto una prima volta nel 1991 e i suoi risultati furono simili a quelli dell’ultima indagine. Un secondo sondaggio venne condotto nel 1999, dopo che la maggior parte degli immigrati dall’ex Unione Sovietica era arrivata nel paese, ma non si era ancora del tutto assimilata; ciò spiega il calo dell’attaccamento degli ebrei israeliani alla religione all’epoca.

    Un decennio dopo, questi immigrati hanno interiorizzato i codici culturali della società israeliana. Inseriti in una popolazione allargata ortodossa e ultraortodossa che ha controbilanciato il secolarismo gli immigrati di lingua russa si sono adeguati e negli ultimi 20 anni la percentuale di israeliani che aderiscono alle convinzioni ebraiche tradizionali è rimasta virtualmente invariata.

    Il problema nel sondaggio della settimana scorsa sulla religione che avrebbe dovuto scatenare il panico è il consenso totale tra gli ebrei israeliani – a prescindere dalle differenze religiose, etniche o politiche – che il “principio guida” del paese e del giudaismo stesso è “ricordare l’Olocausto”. Il novantotto per cento degli interpellati considera abbastanza importante o molto importante ricordare l’Olocausto, e attribuisce ad esso un peso anche maggiore del vivere in Israele, del Sabato, del Passover seder [4], e del senso di appartenenza al popolo ebraico.

    L’Olocausto è il criterio fondamentale con cui Israele definisce se stesso. E tale definizione è estremamente angusta e malata, perché l’Olocausto viene ricordato solo in un modo molto particolare, come lo sono le sue lezioni. Viene usato da molto tempo per giustificare l’esistenza e la necessità dello stato, e nello stesso tempo viene menzionato come prova che lo stato è sotto un’interminabile minaccia esistenziale.

    L’Olocausto è il solo prisma attraverso il quale la nostra classe dirigente, seguita in massa dalla società, esamina ogni situazione. Tale prisma distorce la realtà e conduce inesorabilmente ad una conclusione scontata – al punto che l’ex rabbino capo Israel Meir Lau ha proclamato durante una cerimonia del Giorno della Memoria dell’Olocausto tre anni fa che Mosè fu il primo sopravvissuto dell’Olocausto. In altre parole, tutte le nostre vite sono semplicemente una lunga Shoah.

    Come paese, come nazione, Israele non ha mai affrontato il trauma dell’Olocausto. Lo shock della terribile tragedia e i sensi di colpa della classe dirigente pre-statale dell’Yishuv [5] per non aver potuto salvare gli ebrei d’Europa – oltre alla presenza degli uomini e delle donne che sopravvissero e che erano mementi costanti di entrambi i traumi – indussero all’inizio Israele a reprimere l’Olocausto, e poi a trasformarlo in un manifesto pubblicitario al servizio del trauma nazionale, per rafforzare la continua paura esistenziale e l’aggressività che ne deriva.

    Gli stessi sopravvissuti non sono mai stati trattati in modo giusto. Solo ieri è stato riferito, ancora una volta, che la metà dei sopravvissuti dell’Olocausto dipendono dagli stipendi del welfare e che il governo ha ridotto ancora una volta il suo sostegno nei loro confronti.

    Nello stesso tempo, gli “Hitler” sono sempre lì: solo una settimana fa, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha detto per la nona volta che quelli che ci vogliono sterminare completamente non mancano. In altre parole, non mancano le ragioni per continuare a rafforzare la paura dell’Olocausto – che, secondo suo padre, lo storico Benzion Netanyahu, non è mai finito.

    Ed è così che non abbiamo né rivali, né avversari e neppure nemici. Solo degli Hitler. Questo è il modo in cui l’Olocausto viene insegnato nelle scuole, questo è il modo in cui gli studenti israeliani vengono portati a visitare i campi della morte – ed ecco come si è arrivati al fatto che, come riferito venerdì da Haaretz, solo il 2% dei giovani israeliani si sentono vincolati ai principi democratici dopo aver studiato l’Olocausto e il 2.5% si identifica con le sofferenze di altre nazioni perseguitate, ma il 12% si sente vincolato a un servizio “significativo” nelle Forze della Difesa di Israele.

    Con i traumi è così. A causa dei nostri limiti umani, un trauma che non viene affrontato ci induce però costantemente a vedere un altro trauma come imminente – anche quando la cosa che sta per arrivare, qualunque cosa, non ha rapporti con il trauma passato e potrebbe persino essere una cosa buona. Il trauma conduce alla belligeranza e a causare devastazioni nei propri dintorni, ma innanzitutto a sé stessi.

    Ciò che consideriamo razionale è in realtà una condotta impaurita, difensiva e aggressiva. I nostri leader attuali hanno reso il giudaismo israeliano solo una sindrome post-traumatica, e nello stesso tempo ci conducono all’autodistruzione.


    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 06:01

    Andrea Carancini: Merav Michaeli: l'interminabile Olocausto di Israele
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