Originariamente Scritto da
Draigo
Mi permetto di commentare in lunghezza, anche perché oggi ho diverso tempo libero.
Eco fu un filosofo mediocre. Non mi risulta produsse alcunché di autenticamente filosofico, cioè di teoretico, se non una porcheria gnoseologica popperiana di cui sentì qualcuno snocciolare stupidaggini tempo addietro; poi magari mi sbaglio, ma per ora questo è ciò che so. In generale i liberali vanno nel pallone quando si scava analiticamente le strutture filosofiche più fondamentali, contesto in cui è richiesta una astrazione del pensiero decisamente più sofisticata rispetto alla filosofia politica, che è comprensibile a tutti. Ebbe successo poiché fu divulgatore, una sorta di Piero Angela della filosofia e della cultura, ma siamo ben al di fuori di quello spazio che potremmo definire filosoficamente autentico. Per dare una gradazione: sulla vetta della filosofia ci mettiamo Emanuele Severino, i cui scritti furono e sono per pochi poiché è pressoché impossibile divulgarli (cioè semplificarli), poi ci troviamo Cacciari, che qualcosa di filosofico ha scritto per davvero, lasciandosi comunque tentare dal prestigio socio-policio che il tipo umano di sinistra brama come nessun'altra cosa, e infine Eco, che era soltanto quel tipo umano, e di filosofico non aveva quasi nulla.
Fatta questa premessa, c'è un punto importante, un non detto, dietro la tua critica che varrebbe la pena problematizzare un po' di più, e che è, in questo caso, squisitamente filosofica: un movimento politico ha un'essenza, e quell'essenza ne costituisce l'unico tratto definente, a tal punto da rendere tutto ciò che vi sta attorno un accidente, cioè concetti che possono essere aggiunti e/o rimossi senza cambiarne la struttura fondamentale, oppure no, poiché un movimento politico è più che altro una sommatoria di concetti, che uniti e amalgamati tra loro lo costituiscono?
Se il tentativo di Eco è di presentare questi punti come "essenze" del fascismo, come fai giustamente notare te, fallisce clamorosamente. Ma se la sommatoria di questi punti identifica il fascismo, o se è la sommatoria di questi punti a costituire l'essenza del fascismo, allora potrebbe essere un poco più vicino alla verità, al netto dei saccenti ed insulsi toni faziosi che, indubitabilmente, molto spesso colano come liquame diarroico sul cristallino lago della concettualità, viziandone la trasparenza epistemica.
Il primo punto, quello del culto del passato, è, come fai giustamente notare tu, niente di particolarmente originale. Pressoché tutti i movimenti politici hanno fasi e/o movimenti storici, oppure soggetti, da cui traggono ispirazione, e che celebrano come figure o periodi di riferimento, perfino i progressisti. E' un tratto fossilizzato e incontrovertibilmente umano. L'idea che il fascismo sia distinto nel modo in cui celebra il lascito della cultura nazionale rispetto agli altri movimenti è abbastanza ridicolo; o meglio, lo fa in un certo suo modo, ovviamente, ma alla luce di altri punti peculiari, alcuni dei quali anche toccati da Eco.
Questo tema dell'essenza tocca anche la tua critica del rigetto dell'Illuminismo. Indubbiamente il Fascismo fu innovatore, celebrò la tecnica e la progressione industriale, tutti temi che superficialmente potremmo definire "illuministi", ma quando Eco dice che il Fascismo rifiuta l'Illuminismo può c'entrare un punto importante, che è più veritiero, (del resto anche Mussolini rigetta la rivoluzione del '89, lo scrive nelle Dottrine) e cioè che il fascismo rigetta l'individualismo egualitario, che potrei osare definire come la vera essenza dell'Illuminismo, dal momento che, ad esempio la scienza e la tecnica, sono precedenti allo stesso di almeno un secolo, secolo che certamente non passò alla storia come illuminista.
Sul punto dell'Azionismo, Eco si lascia viziare dal suo pregiudizio ideologico. Ovviamente nessun fascista e nessun nazionalsocialista ebbe mai disprezzo per i grandi pensatori come Platone, da cui al contrario trassero ispirazione (il cui nome significa tavola perché era noto per essere un grande lottatore colla schiena larga) ma al contrario per uno specifico tipo umano, il "servo risentito" che si trincera dietro un intellettualismo superficiale e cervellotico, al solo scopo di turlupinare coloro verso i quali porta rancore per evidenti complessi di inferiorità.
Per quanto concerne invece i temi della diversità e del nemico esterno devo spezzare una lancia in favore di Eco. Sebbene lui consideri negativi questi caratteri, sono abbastanza veritieri. In questo senso infatti il Fascismo è conforme alla natura umana, che è profondamente tribalistica, cioè positiva verso l'interno e negativa verso l'esterno. Come fai notare tu, tutti si lasciano andare a questo modo di vedere le cose, liberal-progressisti in primis, semplicemente perché è il modo umano di vedere le cose, cosa di cui loro sono totalmente ignari. Un altro punto ridicolo è quello della neolingua, che è la norma di ogni contesto politico, così come la stupidaggine della guerra permanente, il disprezzo per i deboli o fumosità inconsistenti come l'elitismo di massa.
Eco è, in fin dei conti, un individuo costitutivamente di sinistra, cerebralmente di sinistra, che come tutti i membri di questo gruppo umano ha scarsissime capacità di comprendere chi invece è costitutivamente e cerebralmente di destra (l'inverso invece non accade). Nel momento in cui si accetta l'individualismo egalitario, il dirittumanesimo individuale ed utilitarista come schema di base, e tale è il disgraziato stato di partenza di chiunque stia dalla parte sbagliata dell'emiciclo parlamentare, tutto ciò che esula da questa matrice demente diviene incomprensibile. Ad esempio, il disprezzo per i deboli implica il disprezzo per i codardi, i traditori e gli infami, di controverso viene celebrata la forza, la disciplina e la dignità personale, quella vera però, quella non egualitaria, quella guadagnata col sudore e la volontà. Al cervello di sinistra questa cosa suona come viscerale ed ingiustificato odio verso i più sfortunati, e da qui ne segue la banalizzazione, la perversione, lo strawman.
E qui veniamo al punto focale: la mancata capacità della sinistra di risolvere quel problema filosofico sta alla base del ridicolo clima politico contemporaneo, quello caratterizzato, cioè, da accuse di Fascismo a chiunque. Questo avviene proprio perché la sinistra considera, in misura incredibilmente idiota, ognuno di questi singoli punti elencati da Eco come "essenze" del Fascismo, quando al massimo il fascismo potrebbe essere la sommatoria di questi. Così, essere un patriota ti identifica come fascista, essere autoritario pure, essere xenofobo anche, essere populista ancor di più e quando si fa notar loro l'assoluta coglioneria di tali accuse finiscono per nicchiare, ma il gioco retorico ha funzionato. Chi invece sta a cdx, i conservacucchi, osservano (e in questo senso è corretto, paradossalmente) che l'essenza del Fascismo, stando quanto meno a ciò che asseverano la Costituzione e le sentenze che hanno fatto da precedenti giuridici, è l'autoritarismo anti-democratico. Ma è qui che il pensiero magico del postumano progressista raggiunge delle incommensurabili vette di ritardo mentale: se ti identifichi come patriota sei fascista, perché i fascisti erano patrioti, e siccome sei fascista sarai anche totalitario ed autoritario. E' una sorta di proprietà transitiva extra-razionale. E indubbiamente, per instaurare questo pensiero magico, Eco ha giocato un ruolo fondamentale.