Dal mio punto di vista, l’unico voto utile per le elezioni del Parlamento il 25 settembre, almeno in Sardegna, è il non voto.
Tutte le formazioni politiche, Partiti o Movimenti, di destra/centro o di sinistra/centro, esplicitati attraverso liste in alcuni casi “fantasiose”, rappresentano espressioni della politica italiana e pertanto a noi estranee; due facce della stessa medaglia.
Nei loro programmi, e non potrebbe essere altrimenti, non c’è alcuna traccia che possa avvicinarsi alle esigenze economiche, culturali, sociali presenti nell’Isola.
Ad iniziare dalla settaria legge elettorale e delle candidature di proconsoli, inadeguati a rappresentare le istanze dei territori.
Per dire che dal prossimo Governo e dalla composizione delle Camere non mi aspetto niente che possa modificare il perpetuarsi dello sfruttamento coloniale della Sardegna, se non in peggio.
L’unico sussulto di democrazia partecipativa mi è sembrata la lista “Referendum e democrazia”, relativamente al riconoscimento delle firme digitali utili alla presentazione di nuovi soggetti politici, per il momento esclusa.
Ciò non giustifica la responsabilità delle variegate sigle indipendentiste, politicamente allo sbando, quanto mai in crisi identitaria alla luce degli avvenimenti degli ultimi due anni, dalla pandemia alla guerra mossa dalla Russia all’Ucraina, passando per l’ostentazione della appartenenza religiosa. Tanto da scoperchiare il Vaso di Pandora dell’indipendentismo sardo.
Ma l’argomento merita una discussione a parte, in vista delle elezioni “regionali” del 2024.
Tuttavia l’esito delle elezioni non può essere indifferente per chi, in Sardegna, si riconosce nell’area nazionalitaria, indipendentista, laica e progressista.
Ipotizzo pertanto un’altissima percentuale di astensionismo dal voto in Sardegna, sia passivo che attivo.
Con l’astensionismo passivo intendo coloro che non si recheranno nemmeno alle urne.
La percentuale potrebbe avvicinarsi al 40%, stando all’andamento delle precedenti elezioni.
Mentre con quello attivo, s’intende chi volutamente potrebbe rifiutare le schede elettorali con una delle dichiarazioni circolanti in rete tipo la seguente:
Il/la sottoscritto/a ___________________________
Nato/a a _______________________ il __/__/____, residente a ________________________ Prov. ___,
Inscritto/a nelle Liste Elettorali del Comune di ____________________________,
chiede che venga messa a verbale ai sensi del DPR 31 marzo 1957, n° 361 e successive modifiche la seguente dichiarazione:
“RIFIUTO LA SCHEDA ELETTORALE” perché i partiti italiani non mi rappresentano e così i partiti sardi legati a forze politiche italiane.
Auspico, secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la liberazione nazionale del popolo sardo.
In fede...............
Luogo, 25 settembre 2022.
Oppure semplicemente annullando le schede, magari con la scontata scritta “indipendentzia” o altre più “colorite”.
La mia ipotesi è che, sommando la percentuale di astensioni con le schede nulle, o anche solo bianche, quella del non voto potrebbe superare il 50% degli aventi diritto in Sardegna.
Tale eventualità avrebbe un chiaro significato, poiché sancirebbe la crescente estraneità della politica italiana nell’Isola.
Questo vuoto di rappresentanza sarebbe una condizione favorevole alle aspettative per una sintesi delle “visioni” indipendentiste (divise anche sulla posizione da assumere a queste elezioni) ma, allo stato attuale, è una eventualità abbastanza lontana.