Mia mamma
Mia mamma era molto credente, lei ci credeva in Dio per davvero, la sua Fede era Fede dalla F maiuscola.
Mi ricordo che le sono stati negati diversi lavori, niente di che, tutti usuranti e fisicamente molto pesanti, perché lei nel questionario sulla fede rispondeva sempre Credente.
Spesso il lavoro non glielo davano, il che era strano, stranissimo.
Abbiamo passato mesi o forse anni tremendi.
Mia mamma non sapeva cosa fare.
Io ero piccola, non ricordo tutto, ma mi ricordo che pregava ogni notte per la salute e per il lavoro.
Mi ricordo che a casa c’erano solo fagioli da mangiare, pane e semi di girasole.
Mi ricordo che si scusava con con noi, dicendo “abbiamo di nuovo solo fagioli per pranzo”.
In casa i soldi non c’erano mai.
Mio padre pagava gli alimenti, quando pagava, ma erano pochi, tipo 30 o 40 rubli al mese.
Mio mamma andava al mercato per raccogliere le legna delle cassette di frutta rotte, poi nel cortile tirava fuori i chiodi, poi bruciava la legna nella stufa.
So che raccoglieva anche la frutta e verdura buttata dai contadini, poi la curava a casa, una metà via, l’altra metà nella pentola o sul tavolo.
Ha dovuto vendere tutto, anzi, svendere per poter comprare da mangiare.
Aveva delle bellissime stoffe, le ha vendute, due vestiti di seta, venduti anche quelli.
Lei quando lavorava risparmiava su tutto, anche sulle alici in salamoia.
Prima di sposarsi aiutava a suo nipote, perché sua madre andava in giro e si curava poco del figlio.
La mia non è una critica, anche mia zia ha avuto una vita difficile, ha dovuto smettere di volare, è rimasta vedova con due bambini piccoli ai tempi di guerra.
Mia mamma portava a Ivan ( suo nipote) le alici, pane o patate.
Era cibo molto prezioso a quei tempi.
Mia mamma sapeva fare dei bellissimi fiori di carta, chiedeva un po’ di rubli in prestito ai vicini, quella volta la gente prestava volentieri, comprava il materiale necessario e faceva fiori di notte.
Poi li vendeva al mercato.
Noi bambini, sapendo delle enormi difficoltà economiche, le chiedevamo sempre non appena tornava a casa: “Mamma, hai venduto i fiori”?
Lei diceva sì oppure pochi.
Se la vendita era proficua - 3 o 5 rubli -, portava a casa patate, cipolle e l’immancabile testa di maiale, di cui faceva lo strutto e non mi ricordo cosa.
Costava pochissimo, non poteva permettersi le bistecche.
Lo strutto lo mangiavano con pane, sale e cipolle stufate, oppure con le patate lesse.
Raramente prendeva un fegatino di coniglio.
Costava tantissimo, ma si diceva che era un ricostituente, noi eravamo magri e pallidi.
E sempre affamati.
Il cibo semplice non ci mancava, avevamo fagioli, semi di girasole, pane, strutto, tè, zucchero, una minestra di patate, ma noi volevamo qualcos’altro.
I vicini cucinavano carne o pesce, pel’meni, golubzy, spezzatino, noi sentivamo quei buonissimi profumi e avevamo l’acquolina in bocca.
Delle volte andavamo sentire i profumi di cibo buono vicino al ristorante che distava circa 80 metri da casa.
Che profumi! Che piatti buoni!
Sbirciavamo nelle finestre, guardavamo tutta quella gente ben vestita, sentivamo la musica, guardavamo i piatti pieni di ogni ben di Dio.
Ci stupivamo sempre del fatto che la gente lasciava bistecche e torte nei piatti.
Per me era incomprensibile, non riuscivo a capire come si fa a non voler mangiare, di buttare via la bistecca o un bel pezzo di torta.
Questa mancanza di cibo buono, i pensieri costanti di cibo, giochi legati al cibo, attesa di cibo, racconti di mia mamma delle carestie mi hanno creato un trauma, io sono dipendente dal cibo, non mangio tanto, ma penso al cibo in continuazione, la cosa che mi preoccupa di più è una possibile assenza di cibo, carestia, cose così.
Mia mamma è rimasta senza lavoro per tanto tempo.
Era anche depressa.
Andava a curarsi al fiume di notte, diceva che l’acqua fredda cura i nervi.
Girava con le maniche corte in autunno.
Diceva che aveva caldo.
Pregava sempre.
Ci diceva che tutto andrà bene, ma lo diceva con una faccia triste.
Di domenica andava a messa, la chiesa principale era a due passi da casa nostra, dopo ci portava al parco, mio fratello era felicissimo, gli piacevano le giostre.
Un biglietto costava 5 kopejki per 5 minuti.
Avevamo un’antica moneta d’oro, molto rara e molto preziosa, valeva tantissimo.
Nei momenti più bui mia mamma voleva venderla per 100 rubli.
Povera mia mammina, quella moneta valeva come un appartamento, ma lei non lo sapeva, era così pura, così ingenua e così onesta.
Poi la moneta è sparita, qualcuno ce l’ha rubata.
Nessuno di noi è stato fortunato con i soldi o con averi, specialmente mia mamma e mio fratello.
Erano talmente distaccati da tutto il materiale, io no, perché ho capito sin da bambina che con i soldi mangi, compri cose, ti danno la libertà.
Però nemmeno io sono stata fortunata in modo particolare, a parte qualche vestito carino preso in sconto o qualche paio di scarpe non ho niente.
Ho investito molti soldi in attrezzature di cucina, ma mi sono state sottratte tutte.
Avevo tanti libri, non ci sono nemmeno quelli.
Non sono riuscita a comprarmi nemmeno una casa di 30m2, non riesco ad aiutare a mia figlia.
Credo che sono incapace a fare certe cose o forse nella mia situazione nessuno riuscirebbe a comprare le case.