Un quarto di secolo fa il professor John Joseph Mearsheimer[1] pensava che “tra l’Ucraina e la Russia la situazione [fosse] ormai matura perché tra i due paesi esplod[esse] un’accesa rivalità in materia di sicurezza”[2]. D’altronde, argomentava il teorico del cosiddetto “realismo offensivo”[3], “le grandi potenze divise da una linea di confine molto estesa e non protetta, come quella che separa Russia e Ucraina, entrano spesso in contrasto spinte dalla paura per la propria sicurezza”[4]. Secondo Mearsheimer era poco probabile che questi due paesi superassero una tale dinamica ed instaurassero relazioni di armonica coesistenza; perciò, quando nel 1994 l’Ucraina si dichiarò disposta a rinunciare all’armamento atomico ed a sottoscrivere il Trattato di non proliferazione nucleare, il politologo statunitense espresse la propria disapprovazione, ritenendo che l’Ucraina, privandosi del deterrente nucleare, si sarebbe esposta al rischio di essere aggredita dalla Russia.
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