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    Predefinito “SIAMO SULL’ORLO DELLA GUERRA” Editoriale del nuovo numero di Eurasia 4/2022

    Un quarto di secolo fa il professor John Joseph Mearsheimer[1] pensava che “tra l’Ucraina e la Russia la situazione [fosse] ormai matura perché tra i due paesi esplod[esse] un’accesa rivalità in materia di sicurezza”[2]. D’altronde, argomentava il teorico del cosiddetto “realismo offensivo”[3], “le grandi potenze divise da una linea di confine molto estesa e non protetta, come quella che separa Russia e Ucraina, entrano spesso in contrasto spinte dalla paura per la propria sicurezza”[4]. Secondo Mearsheimer era poco probabile che questi due paesi superassero una tale dinamica ed instaurassero relazioni di armonica coesistenza; perciò, quando nel 1994 l’Ucraina si dichiarò disposta a rinunciare all’armamento atomico ed a sottoscrivere il Trattato di non proliferazione nucleare, il politologo statunitense espresse la propria disapprovazione, ritenendo che l’Ucraina, privandosi del deterrente nucleare, si sarebbe esposta al rischio di essere aggredita dalla Russia.

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    Predefinito Re: “SIAMO SULL’ORLO DELLA GUERRA” Editoriale del nuovo numero di Eurasia 4/2022

    KPRF: per sconfiggere l’Occidente collettivo dobbiamo imparare dai bolscevichi
    09 Novembre 2022 14.50

    “Può la Russia sconfiggere l’Occidente collettivo, che sostiene il regime di Kiev?” In risposta a questa domanda posta nel corso del programma “60 Minuti” sul canale televisivo Russia-1, Yuri Afonin, primo vicepresidente del Comitato centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, ha ricordato che “esistono due esempi di vittorie di questo tipo nella nostra storia. In questi stessi giorni di ottobre, 100 anni fa, si concludeva la guerra civile in Russia. Quella guerra fu accompagnata dall’intervento militare di quattordici Paesi stranieri (tra cui l’immancabile Italia, NdT). Nelle azioni degli interventisti era chiaramente visibile l’intenzione di saccheggiare, smembrare e distruggere il nostro Paese. Ma l’Armata Rossa sconfisse sia gli interventisti che le Guardie Bianche e i separatisti nazionali da loro sostenuti. Alla fine di ottobre del 1922, l’Armata Rossa entrò a Vladivostok. Le truppe della Forza di Spedizione Giapponese dovettero abbandonare dall’Estremo Oriente”.
    “La guerra civile in Russia – sottolinea ancora Afonin – era iniziata come uno scontro sociale e di classe. Ma a causa dell’intervento dei Paesi stranieri, era divenuta anche una guerra di liberazione nazionale da parte della Repubblica Sovietica. Nella Grande Guerra Patriottica poi ci siamo trovati di fronte a quasi tutta l’Europa continentale, che lavorava per la Germania nazista. Solo la Grecia e la Jugoslavia avevano un movimento partigiano veramente forte, mentre il resto dei Paesi europei era diventato parte della macchina militare-industriale di Hitler. Ma abbiamo vinto lo stesso. Dobbiamo ricordare tutte queste lezioni. È necessario tenere conto dell’esperienza sovietica di resistenza vincente alle coalizioni occidentali e di risoluzione efficace dei compiti più difficili di natura militare, sociale ed economica. Perché il nostro Paese in entrambi i casi non è stato sconfitto da un nemico che aveva risorse di gran lunga superiori? Perché il popolo era unito dalla idea potente della giustizia sociale”.

    A proposito del Consiglio di coordinamento per le esigenze delle forze armate, recentemente istituito dal governo russo, il vicepresidente del Partito Comunista della Federazione Russa ha detto poi che “esso riproduce in parte il Comitato di difesa dello Stato della Grande Guerra Patriottica. Gennady Zyuganov ha parlato più volte della necessità di creare un tale organismo. Sì, sarebbe stato più corretto iniziare la transizione verso un’economia di mobilitazione prima, nella prima fase dell’operazione militare speciale o, meglio ancora, prima del suo inizio. Dobbiamo risolvere questi problemi ora. Il lavoro delle strutture di potere, degli organi di governo, delle imprese e delle organizzazioni, della vita pubblica, tutto deve essere posto in rapporto alle necessità militari e subordinato a un unico obiettivo: vincere. Ciò richiederà un bilancio qualitativamente diverso, una velocità, una qualità e persino una filosofia decisionale fondamentalmente diverse. Molto dipende dall’efficacia del nostro lavoro di oggi. Perché il nemico sta valutando non solo il potenziale militare del nostro Paese, ma soprattutto il suo potenziale economico, la produzione per la difesa, lo stato delle infrastrutture e dell’energia, i problemi di sicurezza alimentare, ecc. Per 30 anni ci sono stati inculcati falsi valori e un’ideologia straniera, perniciosa e ostile. Hanno cercato di darci una nicchia periferica nella divisione globale del lavoro, privando così il nostro Paese della sua economia sovrana e della sua stessa indipendenza. A causa di ciò, abbiamo perso molte tecnologie e altre che non siamo riusciti a creare in tempo, abbiamo perso l’opportunità di produrre noi stessi molti prodotti critici. È positivo che ora abbiamo smesso di seguire questo percorso distruttivo e abbiamo iniziato a recuperare. Il Consiglio di coordinamento istituito dal governo russo è progettato per facilitare questo processo”.

    (Traduzione di Aginform)

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...i/47428_47839/
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
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