Lo faccio spesso perché mi è capitato di leggere che sto sul divano, non voglio lavorare, perché mi piace fare niente.
Non riesco a capire perché vengo trattata così, ma resto sempre male.
No e non lo farò, perché la mia spalla sta bene, è solo che non posso più sforzarla troppo.
Nel marzo-aprile dell’anno scorso ho fatto tutte le cure necessarie, cure mirate prescrittomi da uno specialista.
Mi fece anche un’iniezione di acqua, cortisone e lidocaina e il giorno dopo potei finalmente dormire per qualche ora.
Non posso rivolgermi da nessuna parte perché non mi sono rivolta al pronto soccorso, perché non avevo più l’e-card locale e perché gli ospedali erano pieni di malati di Covid.
Subito dopo la caduta non avevo dolore, è arrivato il giorno dopo, o due giorni dopo, diventando sempre più intenso.
Ho continuato a lavorare nonostante il dolore pensando che mi passasse, ma non passava, anzi, aumentava sempre di più.
La situazione stava diventando sempre più pesante, non riuscivo più a tenere in mano nemmeno mezzo chilo di farina e avevo molta a difficoltà nel vestirmi, nello svestirmi, nel muovere la spalla.
Ho dovuto smettere di lavorare, con il mio grande dispiacere e con il dispiacere dei miei due titolari.
Avevo due titolari fantastici.
Ho lasciato due lavori, ho tenuto solo quello di babysitter, perché solitamente non prevedeva sforzi.
Il mio medico mi prescrisse alcuni accertamenti e tante pastiglie.
Feci gli accertamenti, ma lasciai perdere i farmaci.
Ho fatto bene, me lo disse dopo lo spallista.
Serviva un’iniezione e terapie riabilitative.
Sono andata avanti con terapie per più un mese, ho speso circa 1300 euro e ho perso una bella parte di soldi non guadagnati.
Forse questo evento mi spinse di lasciare Vienna.
Ovviamente c’era la colpa anche della pandemia.
Ho pensato che non sono abbastanza protetta economicamente, avevo 650 euro al mese da pagare, tra l’affitto e le bollette, più la spesa del telefono, l’abbonamento ai mezzi pubblici, cibo, gli imprevisti e mi sono spaventata.
Sono tornata da uno dei miei titolari, mi ha aspettata, ma non ho fatto le pulizie, era troppo rischioso, la spalla stava guarendo, ma mi faceva ancora male.
Dopo una paio di mesi decisi di tornare a casa.
Pensavo di trovare un lavoro in città, avendo esperienza e ottime referenze, ma non ho trovato nulla.
Sono arrivati lockdown, divieti ecc.
Penso sempre come sarebbe adesso la mia vita se fossi rimasta a Vienna.
Forse adesso vivrei nella stessa bellissima casa, avrei un lavoro o anche due.
Vedrei mia figlia quasi tutti i giorni.
Andrei nei bellissimi supermercati…
Farei le mie passeggiate nei parchi.
Bisogna sempre avere un gruzzolo spendibile per questi casi.
Se avessi avuto una somma consistente, avrei potuto restare lì, passare un anno anche senza lavoro.
Adesso un lavoro ce l’avrei.
C’è sempre tanta gente che cerca babysitter, dog sitter, piccola assistenza, stiro.
Forse cucinerei ancora per il mio titolare.
Forse mi farei la residenza a Vienna e avrei una Genossenschaftwohnung.
Ma è inutile pensare a queste cose, non sono più a Vienna.
Un lavoro come badante lo troverei anche domani, c’è una forte richiesta che e, da quel che ho capito, è sempre in aumento.
Però si tratta di un lavoro molto impegnativo richiede uno sforzo fisico non indifferente, bisogna alzare i pesi, girare i malati, alzarli, lavarli, sostenerli durante la camminata, metterli sulle carrozzine, spingere la carrozzina, forse anche portarla su e giu, pulire la casa, rifare i letti, lavare i vetri, portare borse della spesa, cucinare e così via.
Poi che anche tanto lavoro psicologico.
Non me la sento, non posso sacrificare la mia spalla e forse adesso per me sarebbe difficile stare in casa di qualcuno per 24 ore.
Io faccio di tutto, ma con moderazione e calma.
La spalla sta bene, ma forse sta bene perché non la sforzo.
Ma se fai la badante devi fare tutto ciò per cui sei pagato.
Ho scritto troppo, lo so.