Per anni ho invocato una crisi purificatrice che togliesse dai coglioni un po’ di inutili ed un po’ di falsi e sbruffoni. Per anni inascoltato ho sostenuto che ci fosse una gigantesca fetta dell’economia fatta di inutili, di cialtroni, di persone che vivesse di soldi regalati. Di fuffa. Di speculazione. Di credito facile. Di carte di credito regalate.

Dicevo: “ehi, questo stampare soldi a manetta sta gonfiando un’economia falsa, che deve crollare perchè tutti stiano meglio”.

Poi il bluff si è scoperto. Perché questa crisi che stiamo vivendo è esattamente l’evento traumatico e selettivo che ho sempre auspicato. FINALMENTE il credito non viene più regalato. FINALMENTE le aziende meno meritevoli vengono falciate via senza pietà.

FINALMENTE c’è un fattore di selezione che non permette più di galleggiare vivendo di espedienti creditizi e contabili.

Anni fa ho avuto modo di conoscere alcuni ricercatori fortunati. Sì, fortunati perché se potevano permettersi le nostre macchine da supercalcolo erano i fortunati. Non dico che non ci fossero sprechi, l’università è una cosa indegna.

Ma facevano delle cose. Facevo le notti anche lì, ma almeno potevo pensare che il tempo perso per tenere insieme hardware refurbished (per avere prezzi migliori spesso compravano hardware che tornava da una riparazione) almeno poteva servire. Ho conosciuto una delle ricercatrici più pagate d’Italia rientrata in Italia con un programma contro la fuga dei cervelli, lei lo meritava a differenza di molti, e per avere 96 nodi in un cluster da calcolo hanno dovuto fare i salti mortali e dribblare baronie, sprechi, eccetera. Ed erano tra i fortunati.

Oggi io sono tra i fortunati. Lavoro con le telco. Sono “responsabile dello SLA” di sistemi che reggono nazioni intere. Eppure, c’è qualcosa che non va. Non va bene perché non può essere che qualcuno debba chiedere l’elemosina (sì, sempre elemosina è, anche in TV) per avere 96 nodi refurbished, e altri ne usino 250 per farvi arrivare sullo smartphone la notizia che Anna Tatangelo è incinta. Mi sta sul culo, sì.

Mi sta sul culo perché penso che fare medicine venga prima. Quando facevo più segnalazione SS7, mi consolavo dicendo che in ultima analisi in mezzo ai messaggini “tvtb” e “ttbt” e “xke’” c’erano anche quelle 600 chiamate al secondo verso numeri di emergenza, tipo pompieri, polizia , ambulanze. Fai una cosa bella, insomma.Utile.

Oh, la faccio anche ora. Ma sempre di più mi pesa il fatto che il 99.999% di quelle chiamate siano, in definitiva, l’oroscopo erotico. Sia la possibilità di usare il cellulare per dire a Facebook che mi sto pulendo il culo in Armenia. Sia la possibilità di avere in tempo reale una inutile mappa dei ristoranti di Shangai, quando basterebbe chiedere ad un tassista in loco.

Abbiamo costruito le due più incredibili opere che il genere umano abbia mai conosciuto. Le due costruzioni più sconfinate, immense, geniali, della storia. Le piramidi sembrano un giochino da ragazzi, in confronto alla rete telefonica mondiale. Alla stessa internet. Una rete che copre il MONDO.

E per che cosa usiamo questa roba? Per far sapere al mondo che abbiamo mangiato un’amatriciana.

Mai così tanto è stato usato per fare così poco.

I sintomi della malattia erano evidenti da decenni.

Allora, non riesco a dispiacermi per le notizie. Ho letto su un giornale che ci sono quasi 300 disoccupati per la chiusura di un’azienda di “macchine per l’abbronzatura artificiale”. Prego? Perché, era economia, quella? Devo anche rimpiangere il fatto che 300 persone sprecassero la giornata a costruire macchine per pigmentare idioti?

No, non ci riesco.

Non ci riesco. Perché penso che una fabbrica di macchine per pigmentare idioti fosse uno degli effetti di un’economia drogata dove i soldi piovevano senza senso alcuno. In Italia! Macchine per abbronzare! In Italia ci sono negozi che vendono SOLE ARTIFICIALE. Ha senso quanto una fabbrica di ghiaccio in Groenlandia. Quanto una piscina nel mezzo dell’Atlantico. Noi abbiamo trovato NORMALE che in un paese con il clima italiano ci fossero franchising dell’abbronzatura. E trovavamo normale il fatto che dei giovani si facessero prestare dei soldi da una banca per avere il diritto di costruire un centro solarium CON IL BRAND GIUSTO.

Tutto questo sta andando a fottersi. È una cosa che ho auspicato. È una cosa che mi ha sempre disgustato e contro la quale ho sempre tuonato: l’etica dell’economia. Etica dell’economia, signori miei, non significa rispettare i contratti. Etica dell’economia non significa “fixed prices, fixed features”. Non significa diamo due dollari al mese al Darfur.

No, figlioli: etica dell’economia significa capire che se ci sono due lire, PRIMA si fanno le medicine e, SE NE RESTANO, si fanno le macchine abbronzanti. L’etica è, mi dicono, una serie di scelte, una prassi di scelte. Bene.

Allora, parliamone: quali sono le scelte “etiche” dell’economia?

È “etico” investire milioni di euro per farvi avere l’oroscopo erotico personalizzato, mentre chi studia come curare la sclerosi multipla deve chiedere l’elemosina? È etico solo perché il contratto dell’oroscopo erotico viene rispettato, perché è chiaro, è etico perché l’oroscopo erotico non danneggia l’ambiente, perché sono tutti elettroni riciclati, perché non sono usati bambini per farlo? È etico perché nelle email dei consulenti che fanno l’oroscopo erotico mobile c’è una postilla, una postilla che chiede di pensarci tre volte prima di stamparla su carta, cosa che ti fa considerare le tue responsabilità ambientali?

È questa l’etica dell’economia?

Sapete cos’è un’economia etica? È un’economia che produce innanzitutto cibo. E poi medicine. E poi case. E poi scuole. E le distribuisce a più gente possibile. E poi, se restano risorse, facciamo anche l’iPod. Senza priorità non c’è etica. Perché non c’è scelta: una grossa telco fa pagare tot centesimi al giorno l’oroscopo erotico personalizzato, e si paga le macchine. L’unica economia etica possibile è un’economia che fa delle scelte e si dà delle priorità.

Himmler rispettò pienamente il contratto con Hitler, ed implementò la soluzione finale nei tempi previsti e ai costi previsti. Oggi si chiamerebbe “etica aziendale”, rispetterebbe i criteri etici di cui si parla tanto. Il contratto era chiaro, no? È stato rispettato, no? Ci sono stati costi aggiuntivi per il cliente? No. Si sono abbattuti alberi in Amazzonia per fare la shoah? No. E allora, secondo le regole di cui si straparla oggi per darsi un tono, era tutta etica. E c’era pure libera concorrenza, visto che anche Stalin ne uccise diversi milioni, di ebrei. Perfetto, no? Lo trovate eccessivo? Strano, applicando alla lettere le richieste di “etica”, non si direbbe. Eppure, ovviamente, lo è.

Il problema semmai è in una definizione ESTETICA di “etica dell’economia”.

Perché? Perché l’etica aziendale NON si interroga MAI sul “cosa”, ma solo sul “come”. Nessuno si chiede se spendere soldi per abbronzarsi in Italia generando sole artificiale, e non dico a Bolzano ma a Catania, fosse “etico”. Si chiedono se non morissero foche per questo.

Così, oggi festeggio. Festeggio ogni singola azienda che produce barche da turismo e chiude, festeggio i 15.000 chirurghi estetici americani che non rifanno più tette e chiedono l’elemosina. Festeggio ogni fottuto solarium di Catania che chiude e non vende più sole artificiale dove c’è già quello naturale in abbondanza . Li festeggio, sì.

Ma è facile festeggiare quando sono cose lontane ed esagerate. Ma adesso guardatevi. Provate a mettervi nella scala delle priorità.

È importante, perché, vedete, la gente che ha pochi soldi e li deve spendere meglio li spenderà con una scala di priorità che somiglia MOLTO ad una scala etica. E sapete perché c’è questa somiglianza tra una scala di priorità e una scala di valori? Perché l’etica alla fine dei conti è figlia della volontà di ognuno di soddisfare i propri bisogni.

Anzi, della NECESSITÀ di farlo.

Così, se dico che sei inutile perché lavori in una fabbrica che fa macchine per abbronzatura, non sto dicendo qualcosa che penso solo io. Perché non appena una famiglia taglia i consumi, prima del cibo verrai tagliato tu. Prima delle medicine verrai tagliato tu. Prima delle case, prima dei vestiti, verrai tu. Perché è un dato di fatto che in qualsiasi scala dei bisogni, ovvero dei valori, abbronzarsi nel solarium vale zero. E non appena si porta il consumatore a scegliere secondo una scala di valori, cioè una scala fondata sui bisogni, l’economia diventa etica. E la tua azienda di macchine per pigmentare idioti CHIUDE.

E sì, è etico anche quello. Nessuno ha mai detto che l’etica sia una passeggiata, tesoro.

Per trent’anni avete rincoglionito la gente spiegando loro che no, anche le lampade abbronzanti fossero una cosa bella. Che sprecare 300 persone a costruirle fosse bello. Che fosse “lavoro”. Che fosse “VALORE”!

Ma oggi, di fronte ad una crisi, la verità vi balza sotto gli occhi: siete i primi a cadere. Siete stati giudicati inutili da 60.000.000 di persone. Una gigantesca elezione, un momento di democrazia assoluta, nel quale gli “elettori” si sono chiesti chi buttare dalla torre, e hanno scelto la vostra fabbrica di lampade per abbronzatura. Hanno scelto la vostra chirurgia estetica che gonfia le tette, l’agopuntura per il gatto, le pubbliche relazioni per il garden party, l’arredamento feng shui. Zac, tagliati.

Da una scelta, da un modello ETICO, perché la famiglia povera sceglie basandosi sui BISOGNI. Che è “etica” allo stato PURO.

E il cibo? E l’acqua? E le medicine? No, quelle non si tagliano. La vedete l’etica?

Allora non mi raccontate che tutto il lavoro sia uguale. Non mi raccontate che una laurea in scienze sopravvalutate con master in pubbliche relazioni valga più di una laurea in medicina, così old economy. Non mi raccontate che se programmi un oroscopo erotico sei utile come chi fa il cibo che mangi.

Abbiamo vissuto tutti, negli ultimi 30 anni, un incubo immorale. Un mostruoso abominio che ha divorato risorse in quantità pazzesce. Perché? Non per costruire il vestito che ti copre, ma per decidere COME CHIAMARLO! Un indecente, disgustoso, patetico show dell’inutilità umana ribattezzata “valore aggiunto”. Abbiamo vissuto uno show disumano e nazista nel quale un tizio che produce database può comprare un Mig27 per hobby.

Tutto questo è stato elevato a sistema, e solo una grossa crisi poteva riportare l’etica nell’economia. Perchè chi, come me, viene da una famiglia proletaria (e no, non me ne vergogno di aver indossato i vestiti smessi dei vicini di casa) SA quanta etica ci sia nelle scelte che fai quando le risorse non bastano. Portare l’etica nei consumi significa portarla nell’economia intera. E per portare l’etica nei consumi, qualcosa doveva cambiare. Voi dite in peggio, io dico “in meglio”.

Sa quanto sia MORALE la scala dei valori che usi quando hai pochi soldi e devi decidere come spenderli. E SAI, perchè lo sapevo, che semplicemente riportando i consumi ad utilizzare questa scala potrai costringere l’economia intera a diventare etica.

Se vi hanno tagliato è perché non siete una priorità per l’azienda. E se non siete una priorità per l’azienda, è perché non lo siete per il cliente. E se non lo siete per il cliente è perché il cliente ha dovuto fare una scelta ETICA su come spendere i soldi. E per la prima volta da 40 anni in giù, vi viene detto in faccia quanto servite all’umanità.

Così vi dirò che tutto va bene quando sento che “la moda” è in crisi. Certo che è in crisi: un vestito non può essere “da buttare” perché è uscita la “nuova collezione primavera estate 2009″. Se è ancora integro e scalda ancora, è IMMORALE buttarlo via. E oggi che mancano i soldi, la scelta morale è obbligata. E vostra IMMORALITÀ vi si ritorce contro. Vi presenta il conto. Oggi che è più difficile gettarlo via, e quindi non c’è più bisogno di farne un altro, un consumo più etico vi presenta la lettera di licenziamento CHE AVETE SEMPRE MERITATO.

Sapevate benissimo che non ci fosse bisogno di attaccare una toppa, un fregio inutile con lo stemma di un battaglione di marines, sulla giacca di uno studente delle scuole medie: non è un soldato. Non ha bisogno di uniformi. E quindi neanche di stemmi. E neanche di “appartenenza”. Ha bisogno di una giacca.

Oggi, le famiglie hanno meno soldi. E l’unica toppa che guardano è quella col prezzo. E la vostra inutilità lavorativa vi si presenta di fronte.

Io ne sono felice. Insultatemi pure. Dite quello che volete. Ma veder crollare, una ad una, tante PMI che producevano brand anziché prodotti, che producevano moda anziché vestiti, che producevano valore aggiunto anziché lavoro, per me é un momento di festa.

Continuerò a dire che tutto va meglio di prima proprio perché la penso cosi. Dico esattamente quel che penso. Non quel che vi piace sentire.

«Mai così tanto è stato usato per fare così poco!» - DonGiorgio.it