Col gentile permesso dell'Autore pubblico dal suo sito apologetico, La Via della Vita che invito a frequentare.
Testo originale
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Sommario di altri testi apologetici di controstoria. La vera storia!
http://www.laviadellavita.it/fede_e_cultura_14.html
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L’Inquisizione
la storia vera
Nell’immaginario collettivo, anche di persone colte (persino cattoliche), la parola Inquisizione sta ad indicare una sorta di plurisecolare “vergogna” della Chiesa, il segno del dispotismo e della violenza del suo potere, con cui avrebbe imposto la fede e impedito, persino con innumerevoli condanne a morte per “rogo”, il libero pensiero.
In realtà anche questo è in gran parte un “mito” antistorico costruito negli ultimi secoli dalla propaganda anticattolica
Cosa fu davvero l’Inquisizione?
La Chiesa obbligava alla fede con la violenza e metteva al rogo chi dissentiva? Quante condanne ci sono effettivamente state? C’è stata davvero la “caccia alle streghe”? Cosa fu il "caso" Giordano Bruno? cosa portò alla condanna di S. Giovanna d’Arco? e cosa fu il Processo a Galileo?
Un’indagine … tra “leggenda nera”, falsa propaganda anticristiana … e reali fatti storici.
Un premessa essenziale ...
La questione della “salvezza”
1. Cos’è la fede cristiana? Perché è decisiva per l’uomo? Cosa deve fare la Chiesa?
Gesù è Dio stesso che si è fatto uomo, per la salvezza eterna di tutti gli uomini. Questa è la fede cristiana.
In Gesù c’è dunque la pienezza della Vita divina e della Verità, che ci sono donate per la nostra salvezza, cioè per vivere la vita vera, sempre più liberi dal peccato e sempre più partecipi della vita divina, così da sfuggire dalla dannazione eterna (inferno) e partecipare eternamente all’infinita felicità della vita di Dio (paradiso).
Gesù vuole ovviamente che questa Vita divina e questa Verità che salva, che scaturiscono da Lui, raggiungano e salvino tutti gli uomini di tutti i tempi, e non solo i suoi immediati ascoltatori e discepoli. In Gesù c’è infatti la salvezza dell’intera umanità. Per questo fonda la Chiesa Cattolica, affidandole questa missione (cfr. Mt 28,16-20), cioè questo compito soprannaturale di trasmettere agli uomini questa Verità eterna e questa Sua vita divina, così che tutti gli uomini, credendo a questa Verità e ricevendo questa Vita, siano salvi, per sempre! E’ il grande segno dell’amore di Dio per noi. La Vita divina ci è donata soprattutto attraverso i Sacramenti, mentre la Verità divina ci è trasmessa fedelmente attraverso il Magistero della Chiesa. Gesù garantisce addirittura “oggettivamente” la validità di questo dono immenso: per i Sacramenti la garanzia della loro validità è data dalla “successione apostolica” (cioè quella catena ininterrotta che va da Gesù agli Apostoli e poi ai Vescovi, e ai sacerdoti in modo subordinato ai Vescovi - Gv 20, 21-23), per il Magistero (insegnamento ufficiale della Chiesa) la garanzia dell’autenticità è data da Pietro e dai suoi successori (Vescovi di Roma, cioè dall’insegnamento autorevole del Papa e dei Vescovi uniti con lui e in obbedienza a lui - Mt 16,18-19).
Dunque, compito (missione) principale e ineludibile della Chiesa Cattolica è quello di insegnare l’autentica fede (Verità) e di trasmettere la Vita divina attraverso i sacramenti. E questa è anche la prima e più alta espressione di amore per tutti gli uomini, appunto quello di donare loro la salvezza e beatitudine eterna! L’aiutare a far fronte ai bisogni materiali degli uomini è compito di carità secondario e conseguente.
2. Perché è allora fondamentale che la fede cristiana sia annunciata ‘integralmente’ a tutti?
Ricordato questo fondamento (domanda 1), è allora evidente perché sia fondamentale, decisivo e persino suprema espressione d’amore, che la Verità rivelata, quella sola che ci salva, sia sempre più compresa e fedelmente annunciata, senza contraffazioni, deformazioni o interpretazioni arbitrarie (eresie). Ne andrebbe di mezzo la stessa salvezza eterna delle persone che la ricevono. Da qui l’enorme e decisiva importanza che venga fedelmente trasmessa l’autentica “dottrina della fede”, cioè quella Verità che dobbiamo credere e vivere per essere salvi. Una sua contraffazione provocherebbe un danno eterno alle anime!
Siamo dunque immensamente grati a Dio che ci offre nella storia questa garanzia soprannaturale e oggettiva dell’autentico Suo insegnamento, l’unico che ci salva. E’ il segno dell’amore stesso di Dio per noi! Senza questa garanzia, cadremmo nella confusione, nel caos delle interpretazioni soggettive (magari comode ma che non ci salvano perché non sono ciò che Gesù ci dice, l’autentica volontà di Dio), col serio pericolo di smarrire la via sicura per raggiungere il paradiso.
Già Lutero e tutta la cosiddetta Riforma protestantesono caduti in questo grave errore di lasciare il Vangelo e la Bibbia all’interpretazione soggettiva; ma per questo sono sorte e continuano a sorgere innumerevoli comunità protestanti, gruppi, sette, ovviamente neppure in accordo tra loro.
Purtroppo oggi la cultura dominante (e sempre più intransigente, contraddicendosi!) ha perso la cognizione stessa dell’oggettività della verità, sprofondando sempre più in un “relativismo”, che solo apparentemente sembra generare rispetto per tutti, in realtà rende impossibile un vero dialogo (come e di che cosa discutere se non si pensa che ci sia “una” verità?) e sprofonda sempre più nel nichilismo (non c’è alcuna verità, non ha senso nulla, tutto è vuoto e provvisorio).
Il dovere di annunciare e pure difendere l’autentica “dottrina della fede” è dunque compito fondamentale che Gesù ha affidato alla Sua Chiesa per la salvezza di tutti gli uomini; è non è questione che ci possa lasciare neutrali, visto che in gioco c’è la salvezza eterna delle nostre anime e di ogni uomo.
Annunciare e difendere l’autentica dottrina è dovere fondamentale della Chiesa (in primo luogo dei Pastori, ma anche di ogni battezzato-cresimato); ma conoscere quale sia l’autentica dottrina (fede e morale, cioè cosa devo credere e cosa devo fare per essere salvo) è anche diritto fondamentale di ogni uomo.
Questo, nonostante che sia in gioco la salvezza eterna di ognuno, non significa affatto che la fede possa essere imposta..
Vedremo infatti come l’Inquisizione non aveva alcun potere sui non-cristiani e non fosse quindi assolutamente suo compito quello di imporre la fede, ma solo quello di difenderla da chi - tra i cristiani o addirittura tra i Pastori - la deformava, con grave danno delle anime. Che l’Inquisizione ecclesiastica non obbligasse alcuno ad aderire alla fede cristiana è data dal fatto che i suoi Tribunali non avevano alcuna giurisdizione sui non-cristiani; potevano cioè giudicare solo i Battezzati (credenti in Cristo e appartenenti alla Chiesa Cattolica) che deformassero pubblicamente la vera dottrina cattolica, cioè l’autentica fede (questo significa la parola “eresia” e questi erano gli “eretici”).
Tra l’altro, una fede “imposta” sarebbe comunque una contraddizione in termini, poiché la fede deve essere la risposta libera dell’uomo alla chiamata di Dio, l’obbedienza alla Sua volontà, e non può sorgere che dalla coscienza dell’uomo. Infatti, anche se fossero costretti esteriormente degli atti di fede, di fatto non sarebbero veri atti “di fede” perché non nascerebbero dall’interno, cioè dalla coscienza e dalla libertà dell’uomo.
Questo non significa che i contenuti della fede, che Dio ha rivelato e che la Chiesa guidata dallo Spirito Santo annuncia nei secoli, siano lasciati alla "libertà di coscienza", inventabili o deformabili a piacimento.
Nessuno può essere obbligato alla fede; ma nessuno (tanto meno un sacerdote, un vescovo e neppure un Papa) ha il diritto di cambiare ciò che Dio ha rivelato o di definirsi "cattolico" se non crede ai veri contenuti della fede cattolica.
La fede cristiana non si impone, ma è “convincente”, in quanto la Verità, anche se talora scomoda, è comunque attraente in sé, anche quando la si negasse.
Inoltre la fede cristiana è anche ragionevole, cioè se l’uomo vuole capire perché deve credere, ha “le ragioni”, cioè i motivi per dare il proprio assenso di fede, cioè per credere (cfr. ad esempio le parole di S. Pietro in 1Pt 3,15).
Infine la fede cristiana è attraente anche nella testimonianza di coloro che la vivono in modo più chiaro e profondo; lo si vede appunto nella testimonianza dei Santi, che vediamo lasciare dietro a sé anche nella storia una “scia” di attrazione, sia nella loro spiritualità che assai spesso anche nei seguaci ad esempio degli ordini religiosi, movimenti e gruppi che hanno fondato.
Rimane comunque vero che tutti hanno il diritto di conoscere tutta la Verità rivelata da Dio, anche al di là di ciò che i suoi annunciatori sono già in grado di viverla.
Spesso pensiamo che siano solo gli esempi brutti, le contro testimonianze, a rovinare la fede e ad allontanare da essa. E ciò è vero nel senso che un buon esempio rende attraente anche la fede mentre un cattivo esempio, una grave incoerenza, può rende psicologicamente reattivi nei confronti della Chiesa e della fede stessa. Da ciò il dovere di testimonianza e di coerenza da parte di chi ha incontrato Gesù. Ma a pensarci bene, ciò che conta davvero è cos’è vero (cioè come stanno le cose, quindi se il cristianesimo è vero e perché), non tanto se chi ci crede o ce lo dice è più o meno bravo o coerente)
Ecco perché se la Chiesa ci presenta degli esempi da imitare (i Santi), però la garanzia dell’autentica fede è data dal Magistero, specie del Papa. Infatti Gesù non garantisce a Pietro e ai suoi successori (i Papi) il dono dell’impeccabilità (anzi, Gesù profetizza persino a Pietro che lo avrebbe tradito, cfr. Gv 13,38), ma, con una particolare assistenza dello Spirito Santo, il dono dell’infallibilità nell’insegnare la vera fede (Mt 16,18-19).
3. Perché nessuno può permettersi di contraffare l’autentica dottrina?
Il contraffare, ridurre, deformare, trasformare a piacimento (magari per “piacere agli uomini” – cfr. Gal 1,6-10) la dottrina è una colpa gravissima, tanto più in chi è chiamato ad essere “ministro” di Cristo e della Chiesa, perché può procurare danni talora irreparabili per l’anima di chi ascolta, di colui che è guidato, con conseguenze perfino eterne! E’ dunque una fondamentale questione d’amore! Potremmo inoltre dire che persino chi è contrario alla fede cristiana ha il diritto però di sapere davvero quale sia la vera fede cristiana, altrimenti non saprebbe in fondo neppure cosa nega.
Nell’ormai diffusissima “ignoranza” dei contenuti della fede (con l’aggravante di credere invece di sapere cos’è) e nelle continue deformazioni e caricature della Chiesa, della fede e della morale cristiana che la cultura dominante quotidianamente propina (attraverso i media ma anche attraverso la scuola) capita oggi assai spesso che anche un giovane giunga a pensare di rifiutare la fede, ma in realtà non la conosce neppure e quindi rifiuta una caricatura della fede (cioè che non è neppure la vera fede).
In proposito si capisce quanto grande sia la responsabilità dei genitori ed educatori nel conoscere e trasmettere ai ragazzi l’autentica fede; ma si capisce anche quanto i Pastori debbano oggi più che mai vigilare perché anche i <catechisti> (come pure gli insegnanti di Religione cattolica), per non parlare ovviamente dei sacerdoti!, insegnino l’autentica fede, e non qualche sua briciola o persino qualche errore dottrinale, per non dire chi si limita a proporre attività pastorali che non lasciano nulla nelle coscienze dei ragazzi o che comunque non riguardano le questioni fondamentali della fede e della morale cristiana; ciò è oggi particolarmente grave ed urgente, visto che queste occasioni per moltissimi ragazzi di oggi sono forse l’unica occasione che hanno nella vita per conoscerla!
Gesù stesso ce lo insegna, anche con inaudita severità:
“Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna (Mt 10,28.32-41). “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare” (Mc 9,42). “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? … Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli” (Mt 3,13.18-19). “Conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna” (Mt 5,30). “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci” (Mt 7,15). “Se tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo” (Mt 18,15-18).
Si deve dunque attentamente “vigilare” (ed è proprio questo il significato della parola “vescovo”!) perché nessuno all’interno della Chiesa e persino a nome della Chiesa annunci una Verità (di fede o di morale) diversa da quella che è l’autentica dottrina di Cristo e della Chiesa.
Questa fondamentale preoccupazione di garantire l’autentica dottrina, difendendola non solo dagli attacchi dei non-cristiani, ma dalle stesse deformazioni (eresie) che possono continuamente sorgere all’interno stesso del cristianesimo, non è semplicemente una questione accademica o teologica (per discussioni tra “dotti”) e neppure semplicemente disciplinare (per garantire un certo ordine interno né tanto meno una appiattita uniformità), ma sorge proprio dalla necessità di garantire quella Verità divina che “sola” ci può salvare. Possiamo dire che non c’è cosa più importante da assicurare all’uomo di ogni tempo e luogo!
Il danno, soprattutto alle anime ma poi anche alla società, è poi particolarmente grave se a deformare o distruggere la vera fede sono addirittura i “ministri di Dio”, sacerdoti e religiosi predicatori (come nel caso del monaco Martin Lutero e ancor più del ex-frate Giordano Bruno).
La difesa della “Verità” nella storia
4. Come la Chiesa Cattolica ha adempiuto nella storia questo mandato di Cristo?
La Chiesa (in primis i Papi) ha sempre adempiuto il compito divino non solo di comprendere e vivere sempre più la Parola di Cristo, cioè l’autentica dottrina, ma anche di annunciarla e difenderla da qualsiasi attacco, sia esterno (da parte dei nemici della fede cristiana) sia interno (da parte degli eretici, cioè da chi si diceva cristiano ma deformava la dottrina di Cristo).
Non solo nelle parole stesse di Gesù, ma in tutto il nuovo Testamento, cioè anche nelle parole ispirate degli Apostoli, noi vediamo in atto questa preoccupazione di mantenere integra l’autentica dottrina, e persino qualche serio provvedimento disciplinare per chi all’interno della comunità cristiana attentava all’autentica fede.
Fin dai primissimi secoli cristiani non tardarono a scoppiare eresie che deformavano gravemente la vera dottrina (circa la natura umana e divina di Gesù, la Santissima Trinità, alcuni punti fondamentali della morale cristiana - come l’eresia gnostica, monofisita e specialmente quella ariana), ma l’elaborazione teologica dei Padri della Chiesa (autori sacri dei primi secoli) e soprattutto l’insegnamento del Magistero (che culminava anche nelle precise dichiarazioni dottrinali e disciplinari dei primi Concili Ecumenici, come quelli di Efeso, Nicea, Costantinopoli, Calcedonia) vi fecero fronte in campo teologico, con sofferenza ma senza bisogno di interventi cruenti. I veri pericoli ed i nemici della Chiesa erano soprattutto quelli che provenivano dall’esterno (dagli Imperatori romani dei primi due secoli, come dai popoli pagani, barbari e dal VII secolo soprattutto la grave e persistente minaccia dovuta ai violenti attacchi dei musulmani).
Intanto la civiltà medievale, ad opera della fede cristiana cattolica, veniva consolidandosi in una unità di popoli, da cui nacque l’Europa, che pur nella diversità delle etnie e dei costumi, sentiva nella fede cristiana il proprio fondamento, quasi da non potersi più distinguere tra Chiesa e società intera. In questo modo, un attentato contro la fede cristiana cattolica veniva inteso da tutti come un attacco alla stessa società, allo stesso ordine sociale.
5. Quando è nata l’Inquisizione?
Emergeva da questa preoccupazione?
Solo dal XII secolo l'Europa meridionale si trovò di fronte all’espandersi quasi improvviso, e senza alcun vero capo, di un’eresia talmente grave da minacciare non solo le fondamenta della fede cristiana, ma le basi della stessa vita sociale: si trattava dell’eresia deiCatari (o Albigesi).
Per far fronte a questo pericolo, per le anime e per la società, nacque l’ Inquisizione medievale, che oltre ad intensificare nelle regioni dove tale eresia si diffondeva la predicazione dell’autentica dottrina, si dovettero per la prima volta compiere rigorose "indagini" (e regolari Processi) per individuare quale fosse l’eresia in atto, chi fossero gli eretici, e a quali provvedimenti (pene) si dovesse ricorrere per porvi termine (pene che nei casi più gravi e recidivi potevano giungere anche all’abbandono al braccio secolare, cioè alla pena prevista dal potere civile, cioè quella di morte per rogo). Vedremo però quali garanzie fossero fornite all’imputato, con quale correttezza furono in massima parte condotti tali Processi (di cui tra altro conserviamo in genere i Verbali) – così che oggi molti studiosi vi riconoscono un fondamento ed una esemplarità nel campo del Diritto – e quanto furono relativamente poche le condanne, contrariamente a quanto continuamente divulgato nella "leggenda nera" anticattolica sulla Inquisizione.
La particolare situazione della Spagna, invasa e occupata per 7 secoli dai musulmani ma abitata anche da numerosi ebrei, portò poi i reali spagnoli a chiedere e ottenere nel XV secolo una particolare loro Inquisizione (Inquisizione spagnola), la quale però poteva esaminare semmai solo i casi di falsi convertiti, in quanto appunto l’Inquisizione non aveva alcun potere sui non-cristiani.
Quando nel XVI scoppiò invece in Europa la grande eresia Protestante, che portò allo scisma dalla Chiesa Cattolica di quasi un terzo delle popolazioni europee (!), la situazione era non solo immensamente più grave, ma assai difficile da fronteggiare, in quanto la maggior parte dei regnanti di quelle terre si schierarono a favore di tale Riforma protestante (incamerando i beni della Chiesa e diventandone praticamente i padroni, fino al punto di nominarne i Pastori, se non addirittura a porsene a capo, come nel caso della Chiesa anglicana), così che la Chiesa Cattolica, che vi rispose dottrinalmente con il grande Concilio di Trento e con il rifiorire di nuovi carismi ed ordini religiosi, di fatto non poté farvi fronte dal punto di vista disciplinare, nonostante la ricostituzione in merito di una Inquisizione Romana, che infatti non ebbe alcuna influenza al di fuori dell’Italia e persino dello Stato Pontificio (e vedremo in seguito qualcosa dei suoi dati, totalmente differenti dalla leggenda su di essa creata).
6. Cosa è accaduto con la nascita della “modernità”?
L’Europa andò così incontro ad una grave disgregazione, che portò non solo a divisioni e lotte tra i diversi Paesi ma anche a terribili guerre. Intanto il pensiero stesso moderno e l’organizzazione degli Stati prendeva sempre più le distanze dalla fede e dalla Chiesa cattolica.
Con la Rivoluzione francese (1789) per la prima volta le nuove ideologie nate dall’Illuminismo portarono ad un inaudito e violentissimo attacco contro la Chiesa Cattolica, con immani distruzioni (persino artistiche), un numero impressionante di morti ed una violentissima persecuzione dei cristiani, specie quelli “cattolici” cioè fedeli al Papa.
Possiamo storicamente osservare come le “Inquisizioni” laiche o protestanti abbiano compiuto immense violenze e violazioni del diritto, quando invece sono proprio loro ad accusare costantemente la Chiesa Cattolica di crimini che non ha compiuto e comunque in proporzioni fortemente minori.
La nascita delle filosofie atee nel XIX secolo ha condotto poi nel XX secolo a rivoluzioni e regimi talmente violenti da provocare decine di milioni di morti, due Guerre Mondiali, e la più grande persecuzione contro i cristiani (40 milioni di martiri!).
Ha del paradossale che proprio da queste ideologie moderne, che con le loro menzogne hanno provato tali immani catastrofi e decine di milioni di morti (annientando fisicamente coloro che vi si opponevano) nasca la “leggenda nera” anche sull’Inquisizione, che per la difesa dell’uomo e della verità, ha semmai condotto alla pena capitale solo poche migliaia di persone in 8 secoli.
Qualcuno ha autorevolmente ricordato che “le condanne a morte da parte dell’Inquisizione nel corso di tutti i secoli in cui fu attiva corrispondono a quanti ne uccideva il comunismo in un giorno solo” (Vladimir Bukowski, dissidente sovietico).
Il Magistero della Chiesa ha continuato a svolgere il suo compito di guida del popolo di Dio, con Documenti importanti non solo sulla dottrina e morale cristiana ma sulle stesse nuove ideologie (documenti che se fossero stati ascoltati dai popoli e dai loro capi non si sarebbe andati incontro ai cataclismi del XX secolo, basti pensare all’Enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII – v. nel sito “La Dottrina sociale della Chiesa”), ma anche con il Sant’Uffizio, organo della Curia Romana che a nome del Papa vigilava appunto sull’autentica dottrina.
Gran parte dell’organizzazione sociale e del potere cosiddetto “laico” si pose comunque in gran parte in parallelo, se non in aperto contrasto, con la vita della Chiesa e con la dottrina cristiana.
7. Come la Chiesa garantisce oggi l’autentica “dottrina”?
La Chiesa, soprattutto attraverso la Congregazione per la Dottrina della fede (erede del Sant’Uffizio e quindi in certo qual modo dell’Inquisizione), cioè quel dicastero della Curia Romana che a nome e sotto la guida del Papa vigila appunto sulla ortodossia della fede e della morale cristiana, ha continuato e continua la sua opera di discernimento e di aiuto ai fedeli cattolici di tutto il mondo, affinché si possa conoscere sui molteplici temi della fede e della morale cristiana quale sia l’autentica dottrina che salva.
Il Sant’Uffizio (dell’Inquisizione Romana) venne ristrutturato nel 1908 da Papa San Pio X (chiamandolo Sacra Congregazione del Sant’Uffizio) e poi ancora nel 1965 Papa Paolo VI, denominandolo Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (com’è tuttora e che ha sede nel palazzo attiguo al colonnato sinistro di piazza S. Pietro, che porta infatti ancora il nome di Palazzo del Sant’Uffizio).
Oltre alla vastissima produzione di Documenti illuminanti sulle molteplici tematiche oggi alla ribalta o in crisi, un esempio particolarmente importante, illuminante e decisivo in tal senso è stato dato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, voluto da Giovanni Paolo II e richiesto anche dalla maggior parte dell’episcopato mondiale, redatto sotto la direzione della Congregazione per la Dottrina della fede (a guida del card. J. Ratzinger) e prmulgato dal Papa nel 1992. Nel 2005 ne uscì ufficialmente anche il Compendio, nella forma di domande e risposte.
Un Indice dei libri proibiti, che era stato pensato nel 1558 (ad un secolo dall’invenzione della stampa e quindi anche della nuova immensa possibilità di divulgazione di libri ... e anche degli errori sulla fede, dui cui Lutero stesso e la Riforma si servì ampiamente per diffondersi) per segnalare quei testi che contenevano false dottrine, e per l’aggiornamento del quale fu istituita un’apposita Congregazione dell’Indice, ha retto fino al 1966, quando è stato soppresso, se non altro per l’attuale impossibilità di fornire un elenco anche solo approssimativo delle innumerevoli pubblicazioni erronee oggi circolanti.
Sulle attuali opere teologiche talora la Congregazione interviene anche autorevolmente, dopo ampia analisi, per indicare certi gravi errori dottrinali.
A garanzia dell’autentica fede e vita cristiana, esiste poi il Codice di Diritto Canonico, che regola la vita della Chiesa, chiarisce compiti e sancisce norme e relative “pene” per chi le contravviene.
Non possiamo però nasconderci che in questi ultimi decenni specie la società europea ha conosciuto e conosce il suo più grave distacco dalla fede cristiana (una vera “apostasia silenziosa”, l’aveva già stigmatizzata Giovanni Paolo II), ed anche la coscienza di coloro che si dicono cristiani e persino praticanti regna assai spesso un’impressionante confusione (per non dire ignoranza) dottrinale e morale!
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Nel Medioevo
8. Perché certe eresie venivano considerate anche socialmente pericolose e perfino reati?
Alla Chiesa Cattolica, mediante l’istituto dell’Inquisizione, spettava solamente giudicare la questione dottrinale, cioè spirituale, per diagnosticare se una certa dottrina (specie se predicata e con ampia diffusione tra il popolo) fosse autentica fede cristiana o la deformasse, fosse cioè eretica. Il suo compito terminava con questo giudizio.
A questo punto, qualora l’esito dell’indagine (appunto: inquisizione) fosse stato negativo, cioè una dottrina fosse risultata effettivamente “eretica”, cioè dichiarata non autenticamente cristiana, la questione poteva semplicemente rientrare e i suoi falsi predicatori, illuminati in merito, potevano da essa abiurare (infatti assai spesso era sorta o seguita semplicemente per ignoranza della vera dottrina), incorrendo al massimo in qualche penitenza spirituale. Altrimenti, se si persisteva nell’errore manifesto, allora l’eresia e il suo predicatore venivano pubblicamente condannati come tali, così che il popolo potesse chiaramente sapere che non si trattava dell’autentica dottrina cattolica, cioè dell’autentica Verità di Cristo.
La questione delle conseguenze sociali, che costituivano spesso seri pericoli anche in ordine alla vita pubblica, di tale dichiarazione di effettiva eresia, implicavano invece l’intervento del potere civile.
Abbiamo già accennato, riguardo ad esempio all’eresia “catara” (che tanta diffusione ebbe nel tardo Medioevo e che provocò appunto la nascita della prima Inquisizione per poter porvi rimedio), come alcune eresie non solo compromettevano l’identità cattolica del popolo - tenendo presente che l’intera civiltà europea coincideva di fatto con il cattolicesimo e la fede era il fondamento dello stesso vivere civile - ma costituivano una reale minaccia e un serio pericolo per la vita stessa della società, alla stregua di quello che oggi potremmo dire a riguardo ad esempio del terrorismo (tanto più che era allora ben presente come la salvezza dell’anima fosse più importante ancora della salvezza fisica).
Per questo, quando l’Inquisizione, dopo attenta analisi e ponendo come vedremo ogni salvaguardia a difesa dei diritti dell’imputato, emetteva un giudizio di effettiva eresia, anche il potere civile si sentiva chiamato in causa, specie appunto quando ciò costituiva pure una seria minaccia sociale. A questo punto il “reo” condannato, giudicato cioè effettivamente come “eretico” e senza alcun segno di pentimento, poteva anche essere “abbandonato al braccio secolare”, come si diceva, cioè a ciò che prevedeva il diritto penale in vigore allora nella società civile, e che i regnanti locali facevano osservare, che nei casi estremi poteva comportare anche la pena di morte (in genere per “rogo”).
9. Perché è sorta l’Inquisizione medievale?
Dopo i primissimi secoli, in cui la teologia cattolica [e grande ruolo ebbero quegli autorevoli teologi dei primi secoli chiamati “Padri della Chiesa” (Patristica)] e il Magistero della Chiesa, anche mediante appositi Concili [come quelli di Nicea (325), Costantinopoli (381), Efeso (431) e Calcedonia (451)], dovettero far fronte a gravi eresie (la parola significa “scelta”, cioè una deformazione della fede) come quella gnostica, ariana, monofisita, nestoriana e pelagiana, che minacciavano l’integrità dell’autentica fede (cattolica), e autorevolmente indicare l’autentica dottrina di Cristo che salva, non ci furono grandi problemi interni alla cristianità (almeno sino allo “scisma d’Oriente” del 1054), semmai si trattava di riuscire a evitare un assoggettamento al potere imperiale e temporale durante la lotta per le investiture. Il “nemico” era per lo più esterno alla Cristianità: i popoli barbari ancora pagani, gli Slavi a est, i Normanni a nord, e soprattutto i saraceni e i Turchi (musulmani) che insidiavano dal Mediterraneo.
Fino al XII secolo le eresie furono dunque di tipo dottrinale e venivano affrontate sul quel piano (teologico). Invece le nuove eresie del XII secolo assunsero pure il tono di forze sovversive sociali.
Quando sorse nella Francia meridionale l’eresia “catara”, ci si accorse ben presto di trovarsi di fronte non solo ad un immane stravolgimento dei fondamenti stessi della stessa fede cristiana (la visione di Dio, dell’uomo, del creato, della morale), a tal punto da distruggere non solo il cristianesimo stesso ma da costituire pure una vera e propria minaccia sociale, mettendo cioè a repentaglio non solo la sua unità culturale ma gli ordinamenti stessi della vita civile; insomma alla stregua di ciò che oggi potrebbe essere costituito dal “terrorismo”. Non solo i regnanti, ma il popolo stesso, si sentirono minacciati e lesi nei loro fondamentali diritti, a tal punto da voler reagire in modo persino violento. Per valutare esattamente la questione, onde evitare abusi da parte dei regnanti e del popolo stesso, il Papa istituì una Inquisizione, che doveva appunto indagare (inquisire) come stessero effettivamente le cose, secondo un metodo di indagine e processuale talmente corretto da costituire un fondamento e un esempio illuminante nella stessa storia del “Diritto”. Tale Inquisizione medievale durò un tempo relativamente limitato e terminò con la scomparsa della stessa eresia catara.
10. Cos’era l’eresia catara e perché minacciava non solo la fede ma la stessa società?
L’eresia catara (o degli “albigesi”, dalla città francese di Albi, dove aveva un suo centro propulsore) sorse nel XII secolo in Francia ed ebbe una certa diffusione nell’Europa meridionale. Stranamente non ebbe un vero e unico fondatore, ma, mossa pure da un desiderio di rinnovamento e di purificazione della vita della Chiesa, risentiva di uno sfondo filosofico e religioso di tipo manicheo, che stravolgeva però i contenuti fondamentali del cristianesimo, sino al punto da non doversi neppure più considerare una eresia cristiana ma una vera e propria altra religione.
Questa eresia, credendo nei due principi supremi del Bene e del Male e individuando nella “materia” la sede stessa del male, predicava il distacco radicale (“catari” significa infatti “puri”) dalla materia, dalla corporeità, dalla sessualità, vietando pure il matrimonio. Giunsero addirittura a predicare il "suicidio" rituale, mediante l'astinenza totale dal cibo. I Catari combattevano poi ogni istituzione, ogni autorità civile, militare e religiosa. Quando ci riuscivano, cacciavano persino il Vescovo dalla propria diocesi; altrimenti tramavano come una sorta di società segreta.
La diffusione di questa pazzesca eresia allarmava non solo la Chiesa, ma anche e forse ancor più le autorità pubbliche, i sovrani; il popolo stesso, quando avvertiva il sovvertimento totale della vita privata e pubblica che tale eresia comportava, cercò di difendersi, anche in modo forte.
11. Come vi fece fronte la Chiesa Cattolica?
Una volta preso atto, e forse in ritardo, del diffondersi e della pericolosità di tale eresia, vista anche l’insufficienza di una risposta semplicemente locale (da parte dei singoli vescovi), il Papa istituì appunto l’Inquisizione (Inquisizione medievale), che doveva anzitutto inquisire, cioè indagare come stessero veramente le cose, sia dal punto di vista dottrinale che da quello sociale, per evitare pressapochismi o allarmismi, false accuse, impropri giudizi “a furor di popolo” o condizionamenti da parte dei regnanti o degli interessi locali (onde evitare che la questione diventasse pretesto per calunnie o vendette personali). La preoccupazione prima era quella appunto di difendere e ristabilire l’autentica fede; e quando l’indagato per presunta eresia riconosceva il proprio errore e se ne pentiva, la questione era sanata in radice.
Ci si accorse però ancor più della pericolosità della situazione, quando Papa Innocenzo III, oltre ad incrementare la predicazione della “vera fede”, inviò proprio ad Albi un suo legato (Pietro di Castelnau), ma questi venne ucciso dai Catari il 15.01.1208 (forse su mandato dello stesso conte di Tolosa, Raimondo VI, grande protettore dei Catari)! A questo punto, comprendendo che la situazione in Francia stava pericolosamente precipitando, il Papa chiese (secondo alcuni: accettò) l’intervento anche militare del re di Francia, dando inizio nel 1209 ad una specie di Crociata contro i Catari (Albigesi). Per la prima volta non si trattava infatti di difendere la fede e i cristiani dai nemici esterni alla cristianità (come coi musulmani che avevano invaso la Palestina, la Turchia e minacciavano l’Europa intera), ma da pericolosi nemici interni al cristianesimo e nella stessa Francia.
I Catari furono però talora segretamente protetti dai alcuni sovrani locali, i quali speravano e spesso ottenevano che tale ribellione contro la Chiesa permettesse loro di incamerarne i beni.
Da parte sua l’Inquisizione, mentre l’incrementata predicazione e catechesi permetteva una corrette conoscenza e difesa della vera fede cristiana, doveva semplicemente indagare se effettivamente in alcuni soggetti (imputati, cioè accusati di questo) c’era l’eresia e se da essi veniva divulgata. Come vedremo più avanti, la serietà dell’investigazione e dello stesso Processo “garantiva” all’imputato stesso una vera possibilità di difesa o di pentimento e ritorno nella vera fede. L’inviato del Papa, cioè l’Inquisitore, era il riferimento ultimo e il garante primo non solo dell’autentica fede ma della correttezza del procedimento giuridico.
Che il combattimento contro l’eresia fosse non solo una preoccupazione della Chiesa ma anche della società civile è testimoniata dal fatto che fino al ‘700 nessun governo “laico” fu contrario a questi processi canonici, ma anzi l’Inquisizione frenava gli animi e garantiva una corretta analisi e procedura, affinché il popolo o i governi non fossero troppo impulsivi o violenti contro di essa.
“L’Inquisizione nasce in realtà per il desiderio del popolo, che sentiva un attacco contro la vera fede e quindi contro la salvezza eterna dell’anima ancora più pericoloso di chi attentasse – ad esempio oggi - alla salute pubblica o contro l’ambiente. Per l’uomo medievale l’eretico è il grande Inquinatore, che attira la punizione divina sull’intera comunità. Per questo l’Inquisitore è sentito dal popolo come un liberatore. Se talvolta il popolo è insofferente per l’Inquisitore, non è per la sua severità ma per la sua poca severità (era troppo tollerante), il popolo andrebbe più per le spicce che per lenti e calmi processi” (V. Messori).
12 – Come si organizzò anzitutto la predicazione della “verità”?
Se di fronte a questo inaudito attacco contro la vera fede cristiana e i fondamenti stessi della vita civile si doveva operare una vera e propria “difesa” - ponendo in atto un’inaudita Crociata interna al cristianesimo stesso europeo e istituendo le precise indagini e gli specifici Tribunali (appunto l'Inquisizione medievale) - ancor più si doveva incrementare la predicazione dell’autentica fede, cioè della Verità.
Il Papa, secondo il mandato stesso di Gesù (Lc 22,31-32), organizzò nelle terre infettate da detta eresia delle particolari e intensive predicazioni, affidando genialmente tali particolari “missioni” proprio a quegli ordini religiosi che lo Spirito Santo aveva fatto sorgere e che erano esemplari per la purezza e semplicità di vita, oltre che per ortodossia di fede, così da far ancora più presa sul popolo e meglio aiutarlo in questa battaglia spirituale, che rischiava sempre più di divenire altrimenti anche battaglia civile e persino militare.
Se all’inizio ci si affidò alla predicazione dei “monaci”, spingendoli quasi oltre la loro clausura e vita contemplativa - in particolare all’ordine benedettino dei Cistercensi (fondato dal grande San Bernardo di Chiaravalle, che fu anche il predicatore della Crociata), in seguito furono impegnati proprio i due nuovi ordini religiosi (mendicanti e predicatori) che lo Spirito suscitò proprio in quel tempo (XII-XIII secolo), i Francescani (fondati da S. Francesco d’Assisi) e i Domenicani (fondati da S. Domenico da Guzman), e che si diffondevano ovunque e godevano della stima del popolo.
Sembra proprio che lo Spirito Santo, che guida sempre la Chiesa dal primo giorno (Pentecoste) fino alla fine del mondo, risponda alle particolari necessità della Chiesa e del mondo facendo sorgere specifici carismi e nuovi impulsi spirituali, capaci di riformare dal di dentro la Sua Chiesa. Nel caso specifico che stiamo analizzando, sembra proprio che la chiamata e il carisma di S. Domenico di Guzman (1170-1221), sorgano non solo per il bene della Chiesa ma proprio come aiuto soprannaturale specifico per far fronte al grave pericolo dell’eresia catara. Proprio nella predicazione in terra albigese nacque da S. Domenico il nuovo ordine religioso (Ordine dei Predicatori, detti appunto Domenicani) [Così sarà tre secoli dopo, di fronte al dilagare delle eresie protestanti, il sorgere di nuovi ordini religiosi (ospedalieri e nel campo dell’educazione dei giovani) e in particolare della Compagnia di Gesù (Gesuiti) fondata da S. Ignazio di Loyola, con il loro particolare carisma di predicazione della vera fede in rapporto anche al vasto mondo della cultura]. E infatti proprio a loro (Domenicani) il Papa affidò in modo specifico la predicazione in Francia meridionale, così come in genere scelse tra loro coloro (Inquisitori) che dovevano garantire appunto non solo l’ortodossia della fede ma anche la correttezza ed esemplarità giuridica dei Processi.
13. Come si svolsero i Processi?
Appunto quando fu evidente che per far fronte al pericolo dell’eresia catara non bastava la predicazione e neppure l’autorità del Vescovo locale, il Papa Gregorio IX nel 1231 istituì la “Inquisizione”, cioè un vero Tribunale (ecclesiastico, papale) in grado di svolgere serie e obiettive indagini, dotato di teologi in grado di avere le dovute competenze per analizzare le questioni dottrinali, e di giudici che fossero imparziali e slegati dalle questione di potere locali, affidando poi l’esecuzione delle eventuali pene al potere politico locale (“braccio secolare”).
Non solo molti sovrani locali ma lo stesso Luigi VII (1120-1180), fortemente allarmato, spinse il Papa a intervenire; il quale era però anche preoccupato di non tradurre il problema religioso in termini sociali e politici (per questo molti vescovi si mostrarono contrari a un intervento che non fosse semplicemente dottrinale). “Il popolo infatti non solo era assai favorevole all’intervento del Papa, ma si sarebbe mostrato assai più severo e intransigente contro questi eretici” (così il grande storico Moulin).
Il Papa (cioè ufficialmente la Chiesa) è quindi spinto ad intervenire anche dal fatto che il popolo e le autorità locali spesso intervengono in modo arbitrario, non riuscendo a individuare bene cosa sia vera dottrina e cosa sia invece eresia, con eccessi che rischiano di colpire anche innocenti.
Il Tribunale dell’Inquisizione nasce quindi anche da una vera esigenza di “giustizia”, assicurando una regolarità, imparzialità e correttezza di procedura - con una altrove impensabile possibilità di tutela e difesa degli stessi imputati, così da permettere agli innocenti di essere riconosciuti tali ma anche agli ingenui che fossero incorsi in eresia senza colpa di riconoscerla e persino agli eretici stessi di pentirsi ed essere così immediatamente assolti - che oggi nuovi seri studi storiografici riconoscono senza problemi.
Il fatto poi di dover render conto del proprio operato al Papa stesso, spingeva l’Inquisitore ad essere ancor più serio, onesto e rigoroso nelle proprie indagini; infatti il Papa aveva il potere di rimuoverli immediatamente qualora fossero risultati inadeguati o corrotti nel loro alto mandato.
Il Papa Gregorio IX affida quindi in particolare ai Domenicani la gestione di tali inchieste e di tali processi dell’Inquisizione sull’eresia catara.
L’Inquisizione non aveva alcun potere sui non cristiani. Non si trattava quindi assolutamente di imporre la fede cristiana a qualcuno che non lo fosse, ma di garantire che, se si presentava come cristiano e specialmente come predicatore cristiano, la sua dottrina la fosse effettivamente. Si potrebbe persino dire che è questione di onestà intellettuale.
Fa parte delle falsità della “leggenda nera” anticattolica anche quel che in genere si dice proprio della presunta ignoranza e ferocia dell’Inquisitore (dimenticando tra l’altro che in molti casi fu proprio l’Inquisitore a rimetterci la vita).
Ad esempio l’Inquisitore Bernard Gui, che viene spesso rappresentato violento e ignorante anche in celebri romanzi (si pensi ad esempio a Il nome della rosa di U. Eco) e film, in realtà dalle cronache del tempo emerge che costui, che fu nientemeno che il Procuratore generale dello stesso Ordine dei Predicatori (Domenicani), fu “uno dei più prolifici scrittori medievali” e “il migliore storico domenicano del Medioevo”. La sua opera è in realtà considerata oggi da molti autorevoli studiosi come "eccezionale per la precisione documentaria”, con meticolosissimi resoconti dei Processi (oggi consultabili dagli Archivi dell’Inquisizione). Nel suo famoso quanto vituperato Manuale dell’Inquisitore* offre poi precise indicazioni per garantire non solo la correttezza dell'operato dell'inquisitore e dell'intero Processo, ma il rispetto dello stesso imputato.
* Nel tanto vituperato Manuale dell’Inquisitore Gui dice ad esempio: “(L’Inquisitore) deve essere diligente e fervente nel suo zelo per la verità religiosa, per la salvezza delle anime e per l’estirpazione dell’eresia. Tra le difficoltà e le contrarietà deve rimanere calmo, mai cedere alla collera né all’indignazione. Egli deve essere intrepido, affrontare il rischio fino alla morte, ma senza arretrare di fonte al pericolo, né aumentarlo a causa di un’audacia irriflessiva. Deve essere insensibile alle preghiere e alle lusinghe di quelli che provano a conquistarlo; tuttavia non deve indurire il suo cuore al punto da rifiutare proroghe o mitigazioni della pena a seconda delle circostanze e dei luoghi … Nei casi dubbi deve essere circospetto, non dare facilmente credito a quello che sembra probabile e spesso non è vero; non deve rifiutare ostinatamente le opinioni contrarie, perché ciò che sembra improbabile finisce spesso per essere la verità. Deve ascoltare, discutere ed esaminare con tutto il suo zelo per arrivare con pazienza alla luce … Che l’amore della verità e la pietà, che devono sempre risiedere nel cuore di un giudice, brillino nel suo sguardo, in modo che le decisioni non possano mai sembrare dettate dalla cupidigia e dalla crudeltà”.
A metà del XIV, cioè dopo due secoli, l’eresia catara - che tanto danno fece alla Francia e provocò aspre lotte intestine all’interno della stessa società europea - risultava definitivamente debellata.
Così, terminato il suo compito, il tribunale dell’Inquisizione medievale vide la sua attività ridursi, fino al punto da sparire.