Originariamente Scritto da
Nordreich75
Scherzi a parte, le leggende sui vicentini magnagati sono sostanzialmente tre: una è riferita ai moti risorgimentali antiaustriaci del 1848 e le altre due al periodo d'oro della Serenissima, vale a dire un arco di tempo lungo quasi quattrocento anni, a partire dalla dedizione di Vicenza a Venezia nel 1404. Peraltro la struttura di questi ultimi due racconti è opposta. Queste leggende in taluni casi sono riferite da autori locali mentre in altri casi le opere vicentine semplicemente amplificano la tradizione orale.
Si tratta di due situazioni da sempre considerate positive per la città, al punto da diventare elementi costitutivi della sua identità.
In tutti e tre i casi,è importante sottolinearlo, non esistono prove storiche convincenti (anzi, non ne esistono proprio...) per dare a queste versioni il timbro dell'autenticità e della verità.
Si tratta di racconti sufficienti per animare una serata tra amici con una battuta, ma non abbastanza per accontentare la scienza, quella fondata da Galileo Galilei che si basa sul metodo sperimentale e la verifica dei fatti.
Non c'è alcuna prova, infatti, di invasioni di topi a Vicenza o a Venezia, e del conseguente ricorso ai gatti per debellare il flagello. Così come non esistono documenti che certificano la (peraltro probabile) carestia durante i moti risorgimentali anti-austriaci del 1848, il che avrebbe motivato i vicentini disperati a ricorrere al gatto come alimento. Questo stesso fatto storico, peraltro, ossia la resistenza agli austriaci, è ritenuto l'origine della diffusione del piatto vicentino per eccellenza, polenta e baccalà, ai "foresti". E difatti nella battaglia del 10 giugno 1848 Vicenza è davvero la capitale militare d'Italia, per numero e provenienza di combattenti, compreso l'esercito pontificio. Ma andiamo con ordine.
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