Esiste un fenomeno ancora discreto ma che secondo me, negli anni da venire, potrebbe prendere un importanza sempre più grande nell'area DR : è quella della migrazione verso territori meno interessati dall'immigrazione extra-europea. In Europa i paesi di destinazione sarebbero l'ex-blocco sovietico, mentre negli USA è la parte nord-occidentale del paese.
Si tratta nel caso europeo di un white flight transnazionale, il cui motivo è sfuggire un quotidiano reso difficile se non impossibile dalla presenza massiccia di immigrati e soprattutto discendenti di immigrati la cui integrazione alla società è problematica. Queste difficoltà si leggono per esempio nelle statistiche della criminalità - alcuni paesi come Danimarca o Olanda ne producono di molto dettagliate. Si vede per esempio che in materia di stupro o di aggressioni con violenza c'è un enorme sovra-rappresentazione di membri di alcune comunità immigrate.
Ora dato che lo Stato e il suo corpo funzionario di alto livello, sia per ragioni di convenienza economica (serbatoio di manodopera a basso costo) sia per ideologia (la superiorità morale e quindi la legittimazione ideologica che procura il discorso buonista contro i cattivi "razzisti" che chiedono sicurezza), non intende arginare questi problemi, è nata una corrente che propende per l'espatrio verso paesi dove non c'è presenza di queste comunità immigrate che rovinano il clima cittadino non soltanto con veri e propri atti criminali, ma anche e soprattutto con una serie di comportamenti antisociali.
La questione che propongo di discutere interessa il caso italiano : a che punto siamo nelle città del nord dov'è concentrata la presenza immigrata ? Cosa dicono i DR di Milano ? è tempo di fare le valigie e ripiegare sulla Romania, aspettando lo scoppio della guerra razziale ? O l'Italia è già finita ?
Oppure la situazione è sotto controllo, ci pensa la camerata Meloni a ristabilire l'Ordine nuovo ?