Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Giò
Però @
TommasoMa oltre i bisogni fisiologici più terra terra il bisogno più impellente per l'uomo è scoprire il senso alla propria esistenza. Un senso che difficilmente potrà mai trovare se sarà escluso da quei nessi organici che la vera natura dell'uomo impone.
L'ho sempre detto, l'uomo è un animale sociale e simbolico, cioè non può sottrarsi alla ricerca o meglio al dono di senso. Donare senso a quel che si fa. Legittimare il proprio operato. Inquadrare la propria esistenza in un insieme più ampio. Animale metafisico che a volte cede alla tentazione dell'ipostasi, col credere che il proprio costrutto di senso è dotato per sé di una qualità extra-umana. Questo è successo per esempio nel capitalismo, dove alcune istituzioni specifiche a questo sono per cosi dire uscite dal raggio della coscienza. Che si abbia necessità, per esempio, di presentarsi su un mercato del lavoro per accedere all'enorme produzione di ricchezza è una anomalia che non è identificata come tale dalla stragrande maggioranza dei nostri contemporanei.
Quando io parlo della specie ne parlo sempre come affine alla "vera natura dell'uomo". La specie è il luogo dove questo realizza il suo essere sociale, la specie nega l'atomismo, schiaccia l'utilitarismo, la specie mette il fuoco sotto le acque gelide dell'interesse e con il bollore muoiono i batteri dello scambismo. In questo quadro rallegrante non è detto che la famiglia debba essere 1+1, un uomo e una donna. La famiglia potrebbe estendersi alle generazioni, ai cugini, pronipoti, fino a raggiungere il perimetro di una piccola comunità. Con il sedimento temporale e geografico si potrebbe avere un tale intreccio di parentele che ormai la questione si presenterebbe in modo del tutto diverso da come lo intendiamo oggi.
Si pensi per esempio all'Islanda. Su quell'isola sono (erano) apparentati. Non fosse per un economia moderna, cioè dove il processo di lavoro è frammentato (fine dell'attività riproduttiva su base comunitaria tipo la pesca, con scambio di servizi, ecc), ci sarebbe una coagulazione d'intento notevole, a tal punto che oggi ancora ci si scorge una mentalità ostile ad ogni tentativo individuale di smarcarsi dal gruppo (legge di Jante). In queste condizioni il limite tra privato e pubblico si annebbia, l'economia di casa diventa un problema di tutti mentre il problema pubblico diventa oggetto di iniziativa privata. Un pò il contrario succede nell'Italia individualista, con la famiglia anteposta al bene pubblico.
Vedo dunque che i presupposti per pensare la questione familiare, dalla quale si deve desumere in secondo tempo la questione dell'educazione, sono condivisi tra di noi. Ma Giò si accontenta di conservare il conservabile, implicitamente affermando che tale politica - il conservatorismo sociale - è possibile, mentre io dico che tutto decide il moto cieco ed inarrestabile dell'accumulazione infinita. L'alternativa non sarà tra la famiglia "tradizionale" (che in realtà sarebbe quella comunitaria di millenni di anni fa e non quella nucleare di cui parla Giò) e la parodia omosessualistica, ma tra la specie o la distruzione della specie.
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Tommaso
L'ho sempre detto, l'uomo è un animale sociale e simbolico, cioè non può sottrarsi alla ricerca o meglio al dono di senso. Donare senso a quel che si fa. Legittimare il proprio operato. Inquadrare la propria esistenza in un insieme più ampio. Animale metafisico che a volte cede alla tentazione dell'ipostasi, col credere che il proprio costrutto di senso è dotato per sé di una qualità extra-umana. Questo è successo per esempio nel capitalismo, dove alcune istituzioni specifiche a questo sono per cosi dire uscite dal raggio della coscienza. Che si abbia necessità, per esempio, di presentarsi su un mercato del lavoro per accedere all'enorme produzione di ricchezza è una anomalia che non è identificata come tale dalla stragrande maggioranza dei nostri contemporanei.
la produzione di ricchezza è enorme precisamente perché i criceti vengono fatti correre sulla ruota, nelle società non capitaliste non si produce tutta questa ricchezza
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Tommaso
L'ho sempre detto, l'uomo è un animale sociale e simbolico, cioè non può sottrarsi alla ricerca o meglio al dono di senso. Donare senso a quel che si fa. Legittimare il proprio operato. Inquadrare la propria esistenza in un insieme più ampio. Animale metafisico che a volte cede alla tentazione dell'ipostasi, col credere che il proprio costrutto di senso è dotato per sé di una qualità extra-umana. Questo è successo per esempio nel capitalismo, dove alcune istituzioni specifiche a questo sono per cosi dire uscite dal raggio della coscienza. Che si abbia necessità, per esempio, di presentarsi su un mercato del lavoro per accedere all'enorme produzione di ricchezza è una anomalia che non è identificata come tale dalla stragrande maggioranza dei nostri contemporanei.
Quando io parlo della specie ne parlo sempre come affine alla "vera natura dell'uomo". La specie è il luogo dove questo realizza il suo essere sociale, la specie nega l'atomismo, schiaccia l'utilitarismo, la specie mette il fuoco sotto le acque gelide dell'interesse e con il bollore muoiono i batteri dello scambismo. In questo quadro rallegrante non è detto che la famiglia debba essere 1+1, un uomo e una donna. La famiglia potrebbe estendersi alle generazioni, ai cugini, pronipoti, fino a raggiungere il perimetro di una piccola comunità. Con il sedimento temporale e geografico si potrebbe avere un tale intreccio di parentele che ormai la questione si presenterebbe in modo del tutto diverso da come lo intendiamo oggi.
Si pensi per esempio all'Islanda. Su quell'isola sono (erano) apparentati. Non fosse per un economia moderna, cioè dove il processo di lavoro è frammentato (fine dell'attività riproduttiva su base comunitaria tipo la pesca, con scambio di servizi, ecc), ci sarebbe una coagulazione d'intento notevole, a tal punto che oggi ancora ci si scorge una mentalità ostile ad ogni tentativo individuale di smarcarsi dal gruppo (legge di Jante). In queste condizioni il limite tra privato e pubblico si annebbia, l'economia di casa diventa un problema di tutti mentre il problema pubblico diventa oggetto di iniziativa privata. Un pò il contrario succede nell'Italia individualista, con la famiglia anteposta al bene pubblico.
Vedo dunque che i presupposti per pensare la questione familiare, dalla quale si deve desumere in secondo tempo la questione dell'educazione, sono condivisi tra di noi. Ma Giò si accontenta di conservare il conservabile, implicitamente affermando che tale politica - il conservatorismo sociale - è possibile, mentre io dico che tutto decide il moto cieco ed inarrestabile dell'accumulazione infinita. L'alternativa non sarà tra la famiglia "tradizionale" (che in realtà sarebbe quella comunitaria di millenni di anni fa e non quella nucleare di cui parla Giò) e la parodia omosessualistica, ma tra la specie o la distruzione della specie.
Sarebbe contraddittorio da parte mia difendere la famiglia tradizionale ed al tempo stesso volere la distruzione di quel suo piccolo residuo, che è la famiglia nucleare. Peraltro, dobbiamo intenderci: la famiglia patriarcale e reticolare ha sempre avuto come base l'unione fra uomo e donna nel matrimonio. Cioè quello che tu definisci 1+1. Senza 1+1, non si può arrivare 100, per intenderci. Tu invece sembri dire che, siccome non c'è più 100, allora deve sparire 1+1 perché così si realizza l'unità della specie. Non funziona così: la socialità umana infatti si attua e si sviluppa per cerchi concentrici. Ed il primo cerchio resta la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna con relativa prole. Qualsiasi cosa di diverso da ciò è innaturale e "tradisce" la specie. Buttare via il bambino con l'acqua sporca sarebbe illogico: significherebbe non migliorare, ma peggiorare la situazione. Ovviamente ciò che ci divide è un presupposto fondamentale: tu credi che ci sia questo moto cieco ed inarrestabile, una dialettica storica immanente alla quale non ci si può sottrarre, io no.
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Giò
Affermazione idiota ed errata al tempo stesso.
Dipende quali sono i 'fini' cui si vuole pervenire.
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Giò
Sarebbe contraddittorio da parte mia difendere la famiglia tradizionale ed al tempo stesso volere la distruzione di quel suo piccolo residuo, che è la famiglia nucleare. Peraltro, dobbiamo intenderci: la famiglia patriarcale e reticolare ha sempre avuto come base l'unione fra uomo e donna nel matrimonio. Cioè quello che tu definisci 1+1. Senza 1+1, non si può arrivare 100, per intenderci. Tu invece sembri dire che, siccome non c'è più 100, allora deve sparire 1+1 perché così si realizza l'unità della specie. Non funziona così: la socialità umana infatti si attua e si sviluppa per cerchi concentrici. Ed il primo cerchio resta la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna con relativa prole. Qualsiasi cosa di diverso da ciò è innaturale e "tradisce" la specie. Buttare via il bambino con l'acqua sporca sarebbe illogico: significherebbe non migliorare, ma peggiorare la situazione. Ovviamente ciò che ci divide è un presupposto fondamentale: tu credi che ci sia questo moto cieco ed inarrestabile, una dialettica storica immanente alla quale non ci si può sottrarre, io no.
Circola da diverso tempo l'immagine di una pubblicazione scientifica, una heat map che rappresenta il decrescere dell'importanza data dai soggetti investigati a determinate cose con il decrescere del calore rappresentato colorimetricamente, dal rosso caldo all'azzurro freddo. Senza grosse sorprese, i conservatori vedono il rosso virare ai colori più freddi mano a mano che ci si allontana da questa concentricità naturale: famiglia, poi parenti, poi amici, poi comunità, poi nazione ecc. Che i progressisti non abbiano questa distribuzione valoriale non stupisce nessuno, ma ricordo con sbalordimento che il colore rosso dei liberal sondati era enormemente sovrappresentato su "minerali e piante", cioè sui cerchi più esterni. Non ho mai letto l'articolo perché l'ho sempre trovato dietro paywall, ma è inutile dire che una infinita quantità di persone sia salita sul carrozzone memetico dell'immagine decontestualizzata: il liberal-progressista è a tal punto un errore biologico, un mutante disgenico, che preferisce il quarzo e l'argilla ai suoi genitori.
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Draigo
Circola da diverso tempo l'immagine di una pubblicazione scientifica, una heat map che rappresenta il decrescere dell'importanza data dai soggetti investigati a determinate cose con il decrescere del calore rappresentato colorimetricamente, dal rosso caldo all'azzurro freddo. Senza grosse sorprese, i conservatori vedono il rosso virare ai colori più freddi mano a mano che ci si allontana da questa concentricità naturale: famiglia, poi parenti, poi amici, poi comunità, poi nazione ecc. Che i progressisti non abbiano questa distribuzione valoriale non stupisce nessuno, ma ricordo con sbalordimento che il colore rosso dei liberal sondati era enormemente sovrappresentato su "minerali e piante", cioè sui cerchi più esterni. Non ho mai letto l'articolo perché l'ho sempre trovato dietro paywall, ma è inutile dire che una infinita quantità di persone sia salita sul carrozzone memetico dell'immagine decontestualizzata: il liberal-progressista è a tal punto un errore biologico, un mutante disgenico, che preferisce il quarzo e l'argilla ai suoi genitori.
Per quanto sia consapevole che i comportamenti abbiano una base genetica, una cosa simile tenderei più a vederla come una distorsione dello spirito che come un errore biologico. Però il succo è quello: parliamo di individui umani snaturati che non obbediscono più al loro stesso essere.
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Draigo
Circola da diverso tempo l'immagine di una pubblicazione scientifica, una heat map che rappresenta il decrescere dell'importanza data dai soggetti investigati a determinate cose con il decrescere del calore rappresentato colorimetricamente, dal rosso caldo all'azzurro freddo. Senza grosse sorprese, i conservatori vedono il rosso virare ai colori più freddi mano a mano che ci si allontana da questa concentricità naturale: famiglia, poi parenti, poi amici, poi comunità, poi nazione ecc. Che i progressisti non abbiano questa distribuzione valoriale non stupisce nessuno, ma ricordo con sbalordimento che il colore rosso dei liberal sondati era enormemente sovrappresentato su "minerali e piante", cioè sui cerchi più esterni. Non ho mai letto l'articolo perché l'ho sempre trovato dietro paywall, ma è inutile dire che una infinita quantità di persone sia salita sul carrozzone memetico dell'immagine decontestualizzata: il liberal-progressista è a tal punto un errore biologico, un mutante disgenico, che preferisce il quarzo e l'argilla ai suoi genitori.
per caso è questa? Heatmaps indicating highest moral allocation by ideology
il paper completo è qui https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6763434/
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Draigo
Circola da diverso tempo l'immagine di una pubblicazione scientifica, una heat map che rappresenta il decrescere dell'importanza data dai soggetti investigati a determinate cose con il decrescere del calore rappresentato colorimetricamente, dal rosso caldo all'azzurro freddo. Senza grosse sorprese, i conservatori vedono il rosso virare ai colori più freddi mano a mano che ci si allontana da questa concentricità naturale: famiglia, poi parenti, poi amici, poi comunità, poi nazione ecc. Che i progressisti non abbiano questa distribuzione valoriale non stupisce nessuno, ma ricordo con sbalordimento che il colore rosso dei liberal sondati era enormemente sovrappresentato su "minerali e piante", cioè sui cerchi più esterni. Non ho mai letto l'articolo perché l'ho sempre trovato dietro paywall, ma è inutile dire che una infinita quantità di persone sia salita sul carrozzone memetico dell'immagine decontestualizzata: il liberal-progressista è a tal punto un errore biologico, un mutante disgenico, che preferisce il quarzo e l'argilla ai suoi genitori.
confronta anche Deleuze al minuto 19:40
https://www.youtube.com/watch?v=c2r-HjICFJM
è una definizione che senza nessuna ambiguità mi fa sentire di destra estrema
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Eccolo, allora lo leggerò sicuramente quando avrò tempo
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Troll
Che raffinatezza certi mutanti
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Giò
Per quanto sia consapevole che i comportamenti abbiano una base genetica, una cosa simile tenderei più a vederla come una distorsione dello spirito che come un errore biologico. Però il succo è quello: parliamo di individui umani snaturati che non obbediscono più al loro stesso essere.
indubbiamente
Re: Critica a Maurizio Lattanzio
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Draigo
il liberal-progressista è a tal punto un errore biologico, un mutante disgenico, che preferisce il quarzo e l'argilla ai suoi genitori.
'na manica de teste de quarzo, in pratica.
O, come si dice nel Meridione, ricchio'!