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  1. #21
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Ma l'esistenza di questo razzismo anti-meridionale la deduci da una serie di elementi che metti forzatamente in relazione fra loro, secondo una "logica" complottista.
    ...
    Se c'è un divario nord/sud che perdura da decenni in Italia, per lo meno significa che questo divario non è oggetto centrale se non unico della politica nazionale. Lo dovrebbe essere, nel senso che la costituzione dell'unità fattiva, materiale, lo implica, e che tale unità assume anche contorni strategici nello scontro tra le potenze. Eppure non lo è. Non lo è stato e lo diventa sempre di meno, vedendo le ultime scelte politiche. Cosa significa ? Significa che siamo di fronte ad un razzismo di tipo sistemico. Non si tratta della buona fede o della cattiveria di tale singolo individuo, si tratta delle logiche sistemiche messe in atto dagli apparati decisionali, quest'ultimi articolati agli interessi della classe proprietaria. Soltanto cosi viene ammesso ed accettato un divario che, per via degli stessi principi istituzionali, non è né ammissibile né accettabile.

    La contraddizione tra il sistema valoriale democratico moderno e la realtà chiama naturalmente l'ideologia volta a "spiegare" e quindi naturalizzare questo dato di fatto. Sicuramente le hai sentite in famiglia : "i terroni non vogliono lavorare" "sono tutti ladri" ecc. Poi non si sa perché, in altre latitudini, quando hanno campo libero, non se la cavano tanto male. Discendenti di poveracci analfabeti fanno oggi parte della classe media di diversi paesi occidentali. E la cattiva nomea che ne faceva pericolosi portatori di lame e pistole si è spostata su altri ceti etnici. Che ne dici, Giò, è avvenuta una mutazione genetica ? Oppure, in modo molto più prosaico, se era possibile fare Catania - Gela in treno, o Napoli - Taranto in meno di sei ore, forse qualche dinamica di crescita economica si faceva viva ? Senza parlare poi di investimenti.

    Lo stallo procede da scelte che fanno capo all'interesse industriale nordista, ovviamente con il coinvolgimento di pezzi degenerati della vecchia aristocrazia e proto-borghesia sudista.

    Citazione Originariamente Scritto da Pestis nigra Visualizza Messaggio
    Non credo sia una verità scomoda. Sono meridionale e conosco tanti pseudo-fascisti meridionali, tutti ovviamente post-fascisti, che sanno che la situazione al sud è storicamente schifosa, difatti per questo motivo molti di essi hanno col tempo assunto posizioni pro-industriali, berlusconiane, ora meloniane etc.
    Non hai detto ancora niente. La scelta pro-industriale non basta, bisogna specificare : se metti tutte le industrie a nord, è normale che la cifra viene fatta a nord. Nel contesto capitalistico ci vogliono incitazioni all'investimento, facilità, agevolezze, senza parlare dell'investimento educativo, infrastrutturale, ecc. Per decidere questo devi andare contro la marea di piccoli e grossi interessi nordisti. Chi ha questo coraggio oggi in Italia ?

    Il razzismo è il modo in si produce una validazione collettiva di questa non-scelta. "Non facciamo niente tanto non meritano niente". E cosi tieni anche sottomano una riserva di manodopera, culturalmente e simbolicamente mortificata.

    Poi il massimo del cinismo : gli sfruttatori che chiedono la secessione. Motivo per garantire, più che altro, le loro prerogative. Impedire ogni scelta contraria ai loro interessi.

    Sto scrivendo delle cose che per me sono ovvie ma forse qui ci sono persone che veramente credono che la bella vita, per un sudista, sia di passare le giornate sul divano col RdC.
    Tutti gli impiegati del mondo hanno immaginato queste cose e le hanno sconfessate e adesso sono gli impiegati.
    Pavese

  2. #22
    Nazbol-Ciucé
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Rispondo a Tommaso senza quotare un passaggio in particolare.
    Mi sembra che tu stia confondendo la questione meridionale con il razzismo anti-meridionale, sostenendo che siccome la DR non ha mai affrontato la questione (falso), allora è aggiogata al razzismo anti-med (fino all'altro ieri mi consideravo anche io med, onestamente). E' l'ennesimo esempio di forma mentis marxiana: se non produci analisi che sfociano nelle conclusioni che mi aggradano allora non problematizzi il reale e sei, in questo caso, anti-meridionalista.
    In ogni caso, soltanto interpretando le nazioni come tessuti tumorali, cioè comunità focalizzate su crescita, ipertrofia, consumo, disregolazione, distacco e atomizzazione individuale si può dire che il Nord "ha vinto" contro il Sud. Come già ti indicai nell'altro thread capiresti che il Nord, con l'esclusione del Veneto e forse della Lombardia orientale, è già ora funzionalmente distrutto, nella sua identità etno-culturale, se fossi capace di interpretare le comunità umane, che sono in primo luogo continuità nel tempo e non nello spazio, come organismi piuttosto che masse cancerogene.
    Dicono che viaggiare sviluppa l'intelligenza. Ma si dimentica sempre di dire che l'intelligenza bisogna averla già prima.-.G. K. Chesterton

  3. #23
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Se c'è un divario nord/sud che perdura da decenni in Italia, per lo meno significa che questo divario non è oggetto centrale se non unico della politica nazionale. Lo dovrebbe essere, nel senso che la costituzione dell'unità fattiva, materiale, lo implica, e che tale unità assume anche contorni strategici nello scontro tra le potenze. Eppure non lo è. Non lo è stato e lo diventa sempre di meno, vedendo le ultime scelte politiche. Cosa significa ? Significa che siamo di fronte ad un razzismo di tipo sistemico. Non si tratta della buona fede o della cattiveria di tale singolo individuo, si tratta delle logiche sistemiche messe in atto dagli apparati decisionali, quest'ultimi articolati agli interessi della classe proprietaria. Soltanto cosi viene ammesso ed accettato un divario che, per via degli stessi principi istituzionali, non è né ammissibile né accettabile.

    La contraddizione tra il sistema valoriale democratico moderno e la realtà chiama naturalmente l'ideologia volta a "spiegare" e quindi naturalizzare questo dato di fatto. Sicuramente le hai sentite in famiglia : "i terroni non vogliono lavorare" "sono tutti ladri" ecc. Poi non si sa perché, in altre latitudini, quando hanno campo libero, non se la cavano tanto male. Discendenti di poveracci analfabeti fanno oggi parte della classe media di diversi paesi occidentali. E la cattiva nomea che ne faceva pericolosi portatori di lame e pistole si è spostata su altri ceti etnici. Che ne dici, Giò, è avvenuta una mutazione genetica ? Oppure, in modo molto più prosaico, se era possibile fare Catania - Gela in treno, o Napoli - Taranto in meno di sei ore, forse qualche dinamica di crescita economica si faceva viva ? Senza parlare poi di investimenti.

    Lo stallo procede da scelte che fanno capo all'interesse industriale nordista, ovviamente con il coinvolgimento di pezzi degenerati della vecchia aristocrazia e proto-borghesia sudista.
    Le disparità economiche in Italia sono sempre state trasversali alla (presunta) polarità Nord-Sud. Anche da prima dell'unità d'Italia. In America p. es. emigravano campani e siciliani, ma pure veneti e piemontesi. L'Italia era un paese prevalentemente agricolo pressoché ovunque, cioè con rare eccezioni. Ciò che soffriva era il fatto di essere un paese demograficamente esuberante che però non aveva nel proprio suolo risorse produttive ed alimentari sufficienti per mantenere dignitosamente tutti. L'avventura coloniale per l'Italia, al netto della retorica e delle mire politiche, nasce dall'esigenza di trovare terre per la propria ingente manodopera. Le regioni meridionali pagavano lo scotto maggiore perché erano, tendenzialmente, le zone più demograficamente esuberanti della nostra nazione.

    Ovviamente, con questo non voglio minimizzare gli errori madornali, molti gravi, commessi dalla classe politica italiana dall'unità d'Italia in poi. Aver tolto gran parte dei dazi doganali, creando un "mercato unico nazionale", senza un'integrazione oculata delle diverse economie, è stato esiziale per il Sud ed ha certamente dato un colpo letale all'iniziale sviluppo industriale dell'Italia meridionale, che però anche prima non è che fosse così forte. Dagli anni '80 dell'Ottocento in poi i governi liberali italiani hanno fatto un ragionamento di medio-breve periodo molto spicciolo: l'Italia non può reggere la competizione internazionale fra Stati se non sviluppa un sistema industriale. Questo sistema industriale era più sviluppato al Nord che al Sud ed i governi scelsero di tutelare e rafforzare quel poco di sistema industriale che avevamo laddove già c'era. Questo fu miope? Sì. Danneggiò il Sud? Indubbiamente. Non ne trassero particolarmente beneficio nemmeno determinate aree del Nord Italia, altrimenti non avremmo avuto centinaia e centinaia di italiani del Veneto o del Friuli che prendevano il largo per andare Oltreoceano.

    Alla fine del tuo post fai cenno al "coinvolgimento di pezzi degenerati della vecchia aristocrazia e proto-borghesia sudista" ed inizi a centrare il punto: avvenuta l'unificazione politica della nazione, la classe politica liberale centro-settentrionale stipula una solida alleanza con il notabilato locale che viene cooptato nel nuovo sistema di potere venutosi a creare con la nascita del Regno d'Italia. Questa frazione consistente delle classi dominanti del Sud ha avuto interesse o a conservare le proprie posizioni di rendita o ad acquisirne di nuove, sostituendo gli "sconfitti" legati al vecchio regime borbonico.

    È stato solo il fascismo (molti anni dopo) ad aver provato a mettere mano a questo groviglio di interessi, cercando di stroncare (o almeno silenziare) le varie mafie e camarille all'epoca esistenti, facendo una politica di lavori pubblici su vasta scala e tentando di promuovere una politica di redenzione dal latifondo. Si potrebbe rimproverare al regime di non aver proceduto ad una forte industrializzazione del Sud Italia, ma di fronte a tale possibile obiezione si dovrebbe replicare quanto segue: nonostante non fosse assolutamente luddista, il fascismo era ruralista ed estremamente diffidente (eufemismo) nei confronti dell'urbanesimo e dell'industrialismo per le ricadute morali e sociali che l'uno e l'altro avevano sui popoli (vedasi la famosa prefazione di Mussolini al testo di Richard Korherr sul regresso delle nascite). Nonostante l'attenzione allo sviluppo industriale e al miglioramento delle condizioni del popolo, non era nelle corde né di Mussolini né del fascismo in generale una politica stalinista di industrializzazione a ritmi forzati, che forse sarebbe stata la sola a poter materialmente invertire radicalmente la direzione delle cose nel Sud Italia.

    La democrazia repubblicana post-fascista è intervenuta al Sud in modo asistematico e disorganico, proseguendo la logica pre-fascista di cooptazione delle classi dirigenti locali e di accaparramento del consenso delle clientele locali. Certamente non si può negare che anche qui qualcosa di buono n'è venuto fuori, ma il problema è che il Sud è sempre stato trattato dalla classe politica repubblicana in termini assistenzialisti, clientelari ed elettoralistici, con la complicità fondamentale degli stessi politici meridionali ben contenti di partecipare al "magna magna" con gli altri politici centro-settentrionali (salvo le debite eccezioni, ovviamente).

    Ora, io in tutto questo - forse per limiti miei - fatico a vedere un "razzismo anti-meridionale". Tendo invece a vedere un cumulo di scelte politiche ed economiche estremamente miopi le cui responsabilità sono condivise tanto dal ceto politico ed economico lazio-tosco-padano quanto da quello meridionale, che non mi pare abbia fatto granché per impedire che le giovani generazioni meridionali siano spesso nell'alternativa o di salire a nord (non necessariamente a Milano, spesso vanno semplicemente a Roma) o di usufruire di "ammortizzatori sociali di Stato" come l'impiego nella scuola, nelle università, nelle FdO, nelle FFAA, nella pubblica amministrazione, negli enti locali, ecc. o di vivere di sussidi statali.

    Concludo facendo notare che il "prospero Nord Italia" è comunque nel baratro: se non economicamente, lo è demograficamente, culturalmente, socialmente e spiritualmente. E a stare peggio sono paradossalmente proprio le grandi città, in primis Milano. Ma questo discorso dipende molto, se non quasi esclusivamente, dalle premesse dalle quali si parte.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  4. #24
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    La Meloni vuole abolire il reddito di cittadinanza? Razzismo anti-meridionale!
    FdI critica Conte perché vuole mantenere il reddito di cittadinanza? Stanno depredando ancora il Sud per favorire gli imprenditori del Nord!
    Fino a ieri nel dibattito politico-politicante si sosteneva che Fratelli d'Italia difficilmente si sarebbe espanso al di fuori del Grande Raccordo Anulare...

  5. #25
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Arval Visualizza Messaggio
    Fino a ieri nel dibattito politico-politicante si sosteneva che Fratelli d'Italia difficilmente si sarebbe espanso al di fuori del Grande Raccordo Anulare...
    Prima del boom delle elezioni del 2022, FdI era un partito a trazione prevalentemente centro-meridionale in effetti.
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  6. #26
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Per cui viene da chiedersi se tale paese merita di essere salvato - sia da Meloni che da Draghi.
    L'idea che Draghi (Draghi, belin) possa salvare chicchessia, salvo forse il suo conto in banca e gli interessi dei soliti circoncisi me la aspetto da un ventisettenne semifrocio che passa le giornate su tuitterz, al massimo.
    Puoi fare di meglio, Tommaso.

    La Meloni al massimo potrebbe salvare la pasta prima che scuocia, il che già la colloca qualche gradino sopra a quel coso.
    Hitler or Hell.

  7. #27
    Lo spirito del '22
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Prima del boom delle elezioni del 2022, FdI era un partito a trazione prevalentemente centro-meridionale in effetti.
    E adesso gioggiaderoma prende più della Lega in Veneto.
    Chissà se il felpa ha capito perché.
    Hitler or Hell.

  8. #28
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Draigo Visualizza Messaggio
    Rispondo a Tommaso senza quotare un passaggio in particolare.
    Mi sembra che tu stia confondendo la questione meridionale con il razzismo anti-meridionale, sostenendo che siccome la DR non ha mai affrontato la questione (falso), allora è aggiogata al razzismo anti-med (fino all'altro ieri mi consideravo anche io med, onestamente). E' l'ennesimo esempio di forma mentis marxiana: se non produci analisi che sfociano nelle conclusioni che mi aggradano allora non problematizzi il reale e sei, in questo caso, anti-meridionalista.
    In ogni caso, soltanto interpretando le nazioni come tessuti tumorali, cioè comunità focalizzate su crescita, ipertrofia, consumo, disregolazione, distacco e atomizzazione individuale si può dire che il Nord "ha vinto" contro il Sud. Come già ti indicai nell'altro thread capiresti che il Nord, con l'esclusione del Veneto e forse della Lombardia orientale, è già ora funzionalmente distrutto, nella sua identità etno-culturale, se fossi capace di interpretare le comunità umane, che sono in primo luogo continuità nel tempo e non nello spazio, come organismi piuttosto che masse cancerogene.
    Non confondo niente, so bene che le due cose vanno trattate separatamente ma sempre mettendo in conto che si devono individuare le articolazioni tra le due. Prima di tutto occorre capire di cosa stiamo parlando. Hai presente la cartina dell'Italia che circola scherzosamente sulla rete come "cartina di tutte le statistiche" ? Si parte dal profondo blu di Bolzano e si arriva, in un degradato di colori, fino al profondo rosso siciliano. Che sia la qualità dei servizi, il numero di libri letti a testa, l'aspettativa di vita, il livello di infiltrazione mafiosa, sempre quella è la carta. Ecco cosa significa il dominio del nord.

    Ora tu tiri fuori una considerazione per lo meno lunare, la distruzione della identità etno-culturale, e me lo dici a me che porto avanti la critica del consumismo e dell'atomismo sociale ? Ma sono anni che sto spiegando le ragioni fondamentali di tale distruzione. Più è dinamica la logica di accumulazione, più sono forte le conseguenze di questa sulla dimensione comunitaria. Cerca una mappa dell'Europa secondo la ricchezza, regione per regione, e poi confrontala alla mappa della presenza extra-europea : sono le stesse. Come in Italia, ci sono più immigrati al nord che al sud, e del resto è logico.

    E con questo vorrei sapere come mai un bel giorno hai smesso di considerarti med. Cos'è successo ? Credevo che l'appartenenza era un dato essenziale, un fatto di sangue, di animo e di spirito, e invece no ?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    La democrazia repubblicana post-fascista è intervenuta al Sud in modo asistematico e disorganico, proseguendo la logica pre-fascista di cooptazione delle classi dirigenti locali e di accaparramento del consenso delle clientele locali. Certamente non si può negare che anche qui qualcosa di buono n'è venuto fuori, ma il problema è che il Sud è sempre stato trattato dalla classe politica repubblicana in termini assistenzialisti, clientelari ed elettoralistici, con la complicità fondamentale degli stessi politici meridionali ben contenti di partecipare al "magna magna" con gli altri politici centro-settentrionali (salvo le debite eccezioni, ovviamente).

    Ora, io in tutto questo - forse per limiti miei - fatico a vedere un "razzismo anti-meridionale". Tendo invece a vedere un cumulo di scelte politiche ed economiche estremamente miopi le cui responsabilità sono condivise tanto dal ceto politico ed economico lazio-tosco-padano quanto da quello meridionale, che non mi pare abbia fatto granché per impedire che le giovani generazioni meridionali siano spesso nell'alternativa o di salire a nord (non necessariamente a Milano, spesso vanno semplicemente a Roma) o di usufruire di "ammortizzatori sociali di Stato" come l'impiego nella scuola, nelle università, nelle FdO, nelle FFAA, nella pubblica amministrazione, negli enti locali, ecc. o di vivere di sussidi statali.
    Più o meno sono d'accordo con l'analisi storica che hai proposto. Ora mi pare che il dissenso verte sulla questione dell'ideologia. Quello che tu chiami "miopia" mi sembra una spiegazione molto ingenua. Non è la miopia, e neanche il pressapochismo, che ci permettono di analizzare una politica che si dispiega su decenni. Sicuramente c'era gente miope, ed opportunista, incompetenti e corrotti. Ma il cuore della politica economica è stato, già dai tempi dei piemontesi, di tenere salda la testa concorrenziale dell'industria nordista. Le forze sono state concentrate là, la forza di lavoro come quella dell'intelletto, il peso degli investimenti, le infrastrutture di primo livello, ecc. E tutto questo fa si che l'Italia continentale sia a livello dell'Europa occidentale, mentre quella meridionale viene equiparata a paesi sottosviluppati.

    Vedi le scelte che fanno gli uomini disegnano sempre, anche e soprattutto quando questi non lo hanno chiaro in mente, una rappresentazione in sottofondo, in strati semi-coscienti e non del tutto razionalizzati. Insomma era meno grave e scandaloso che nella Terra di lavoro ci fossero ancora forme estremamente arcaiche e violente nel rapporto sociale, perché tanto, si sa, quella gente... non sono come noi... E poi quando loro, i "terroni", sono "saliti" verso la civiltà, si è visto quanto era radicata questa rappresentazione. Il proletariato interno, formatosi nella competizione industriale del dopoguerra, ha funzionato come un rivelatori di un ideologia che prima già esisteva, ma nei circoli decisionali, chiusi, nel carteggio degli ambasciatori sabaudi, nelle relazioni dei borghesi dati alla politica, dei militari impiegati nella repressione delle rivolte sudiste. Con la modernità, con la radio notoriamente, si è scoperto invece che quell'ideologia era infusa in tutto il corpo sociale settentrionale.

    Ora io non ricordo bene perché ma ti faccio milanese, dunque tu dovresti sapere bene di cosa sto parlando. Sei stato a scuola con i meridionali, in palestra, in quei luoghi dove si perde tempo quando si è giovane. Tutto questo che sto dicendo con le parole, i concetti, tutto questo già lo sai perché hai sentito ed assistito, e forse ti sei anche reso protagonisti, di quei piccoli e grandi dispetti che si fanno al connazionale che, nella Milano o Torino o Genova, parla con l'accento di giù. Dispetti che esistono e possono esistere solo perché viene negata ad alcuni l'uguale dignità, la possibilità di realizzarsi senza doversi prima piegare alla necessità della migrazione. Alcuni sono semplicemente italiani, altri, per essere italiani, e pur essendo nati in Italia, devono prima muoversi, e farsi accettare, provare il loro valore, la loro onestà. Cioè sono marchiati dal sospetto, e questa è una cosa inaccettabile. Una cosa che ha un nome : il razzismo.
    Tutti gli impiegati del mondo hanno immaginato queste cose e le hanno sconfessate e adesso sono gli impiegati.
    Pavese

  9. #29
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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Più o meno sono d'accordo con l'analisi storica che hai proposto. Ora mi pare che il dissenso verte sulla questione dell'ideologia. Quello che tu chiami "miopia" mi sembra una spiegazione molto ingenua. Non è la miopia, e neanche il pressapochismo, che ci permettono di analizzare una politica che si dispiega su decenni. Sicuramente c'era gente miope, ed opportunista, incompetenti e corrotti. Ma il cuore della politica economica è stato, già dai tempi dei piemontesi, di tenere salda la testa concorrenziale dell'industria nordista. Le forze sono state concentrate là, la forza di lavoro come quella dell'intelletto, il peso degli investimenti, le infrastrutture di primo livello, ecc. E tutto questo fa si che l'Italia continentale sia a livello dell'Europa occidentale, mentre quella meridionale viene equiparata a paesi sottosviluppati.

    Vedi le scelte che fanno gli uomini disegnano sempre, anche e soprattutto quando questi non lo hanno chiaro in mente, una rappresentazione in sottofondo, in strati semi-coscienti e non del tutto razionalizzati. Insomma era meno grave e scandaloso che nella Terra di lavoro ci fossero ancora forme estremamente arcaiche e violente nel rapporto sociale, perché tanto, si sa, quella gente... non sono come noi... E poi quando loro, i "terroni", sono "saliti" verso la civiltà, si è visto quanto era radicata questa rappresentazione. Il proletariato interno, formatosi nella competizione industriale del dopoguerra, ha funzionato come un rivelatori di un ideologia che prima già esisteva, ma nei circoli decisionali, chiusi, nel carteggio degli ambasciatori sabaudi, nelle relazioni dei borghesi dati alla politica, dei militari impiegati nella repressione delle rivolte sudiste. Con la modernità, con la radio notoriamente, si è scoperto invece che quell'ideologia era infusa in tutto il corpo sociale settentrionale.

    Ora io non ricordo bene perché ma ti faccio milanese, dunque tu dovresti sapere bene di cosa sto parlando. Sei stato a scuola con i meridionali, in palestra, in quei luoghi dove si perde tempo quando si è giovane. Tutto questo che sto dicendo con le parole, i concetti, tutto questo già lo sai perché hai sentito ed assistito, e forse ti sei anche reso protagonisti, di quei piccoli e grandi dispetti che si fanno al connazionale che, nella Milano o Torino o Genova, parla con l'accento di giù. Dispetti che esistono e possono esistere solo perché viene negata ad alcuni l'uguale dignità, la possibilità di realizzarsi senza doversi prima piegare alla necessità della migrazione. Alcuni sono semplicemente italiani, altri, per essere italiani, e pur essendo nati in Italia, devono prima muoversi, e farsi accettare, provare il loro valore, la loro onestà. Cioè sono marchiati dal sospetto, e questa è una cosa inaccettabile. Una cosa che ha un nome : il razzismo.
    Forse ne avevamo già parlato in passato e quindi non ho la pretesa di "svelarti" qualcosa di nuovo, però il giornalista e scrittore Marcello Veneziani, a suo tempo, delineò un'antitesi fra "ideologia piemontese" ed "ideologia italiana" nel suo noto libro "La Rivoluzione conservatrice in Italia". All'ideologia piemontese corrisponde "l'ideologia che ha radici nell'illuminismo, nel razionalismo e nello scientismo positivista e si esprime in una concezione laica e immanentistica della vita e della storia" (M. Veneziani, La Rivoluzione conservatrice in Italia, Sugarco, Milano, 2012, p. 64). Secondo Veneziani, "questa ideologia piemontese è riuscita a esercitare il suo fascino anche su di un certo filone meridionalistico: quei meridionalisti che quanto più teorizzavano il riscatto del Sud tanto più si allontanavano dal Mezzogiorno, dalla sua vita concreta, dalla sua memoria storica, dalle sue radici religiose e popolari, alla ricerca di una impossibile imitazione di modelli stranieri e culture settentrionali" (p. 65). Veneziani individua in Cavour e Giolitti, ma anche in Gobetti, Gramsci, Togliatti, Vittorini, Einaudi, Bobbio e negli azionisti gli esponenti più rappresentativi della cosiddetta ideologia piemontese. L'ideologia italiana invece, secondo Veneziani, sarebbe il "tentativo di elevare in senso etico e religioso la politica sulle basi di uno spiritualismo politico e nazionale" (p. 73), di far confluire "istanze moderne" su "temi tradizionali", di coniugare una "componente socialista e popolare, non marxista e non internazionalista, non positivista e non materialista" con una "componente tradizionalista e spiritualista ma non passatista, non controrivoluzionaria, non antisociale" (p. 70). Qui è chiaro il riferimento sia ad alcuni filoni precursori del fascismo che al fascismo stesso. Considerare quest'antitesi in termini manichei sarebbe un errore, che peraltro Veneziani si guarda bene dal commettere. Tuttavia, è una chiave di lettura suggestiva che, se non spiega tutto, spiega molto. Perciò, se vuoi cercare una spiegazione all'astio di una certa parte della classe politica e dirigente del Piemonte liberale, credo che tu la possa trovare più qui che nel "razzismo". Parliamo di persone imbottite di miti e pregiudizi razionalisti, liberali, scientisti e progressisti, talvolta attenuati soltanto da certo romanticismo dell'epoca. Quale poteva essere l'atteggiamento di persone simili di fronte alle popolazioni meridionali di quel tempo, fieramente cattoliche, legatissime al binomio trono-altare, fedeli al Papa, connotate da una devozioni popolare fortissima (talvolta con tratti eccessivi e superstiziosi, ma generalmente encomiabile), ecc.? Ma lo sprezzo che riservavano ai meridionali lo riservavano anche a coloro che, a casa loro, non s'allontanavano troppo da tali caratteristiche (ed era la larga maggioranza degli italiani centro-settentrionali di allora).

    Tu dici che certe scelte di politica economica non si possono ricondurre soltanto alla miopia o al pressapochismo e sostieni che sono state dettate da un sentimento, magari inconscio, di ostilità verso l'Italia meridionale, che avrebbe portato a perpetrare il dominio dell'Italia settentrionale. Ma l'Italia prefascista non ha mancato di avere primi ministri, ministri, deputati e senatori meridionali. Persone che hanno avuto posizioni di potere, talvolta molto rilevanti. Meridionali furono uomini come Antonio Salandra, Vittorio Emanuele Orlando e Francesco Saverio Nitti. Prima ancora si potrebbero citare Crispi (anche se di per sé apparteneva alla piccola minoranza albanese presente da secoli in Italia meridionale) ed il marchese di Rudinì. Sul piano dei fatti non si può negare che, anziché essere affrontato il divario venutosi a creare fra Nord e Sud, questo divario è stato perpetrato, aggravato e solo episodicamente attenuato con provvedimenti di piccolo cabotaggio. Ma quanto regge la spiegazione dell'odio anti-meridionale, se teniamo conto che certe decisioni sono state portate avanti e condivise anche da politici meridionali? Per motivazioni grette e meschine, se vuoi. Ed io l'ho scritto apertamente.

    Sono milanese d'adozione perché le mie radici sono principalmente tra il Piemonte e la Romagna. La mia generazione (quella dei nati tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90) non s'è dovuta confrontare con i terùn appena arrivati, ma con quelli già "integrati" e spesso pienamente "assimilati", che la cadenza della terra d'origine dei propri nonni o padri nemmeno l'avevano. Un confronto poco o per nulla conflittuale, a differenza di quello che invece poteva capitare con alcuni dei primi figli d'immigrati di altra nazionalità o razza: albanesi, maghrebini, latinoamericani, zingari e negri. C'erano anche cinesi, ma la loro presenza è sempre stata abbastanza silenziosa, nonostante col tempo sia divenuta sempre più numerosa e dannosa. Non nego che circolassero gli stereotipi sui meridionali "nullafacenti", sui napoletani "furbi e ladri", sui siciliani "mafiosi" o sui romani "parassiti", ma erano al pari di quelli sui genovesi "tirchi" e cose simili. Spesso assumevano una dimensione goliardica. Al limite, si rinfocolavano per motivi calcistici, ma quando c'era in mezzo il tifo calcistico non era risparmiato nessuno, nemmeno il "polentonissimo" tifoso juventino o bergamasco.

    Tra i 17 e i 20 anni, ho avuto una fase in cui, pur non assumendo un atteggiamento anti-meridionale in quanto tale, ero particolarmente astioso verso quei difetti del Sud Italia, che mi sembravano rendere quella parte d'Italia troppo lontana dall'ideale che ne avevo io, un po' condizionato dalle letture evoliane, che parlavano di un'Italia ario-romana, quadrata, disciplinata ed austera - affascinante, ma tragicamente lontana dall'impietosa realtà del tempo. Ero ben consapevole che anche il Nord o altre parti d'Italia fossero tutt'altro che encomiabili e pieni di difetti, che vedevo, sottolineavo e mi ripugnavano. Ma mi sembravano comunque difetti meno acuti di quelli che percepivo a sud di Roma, per quanto anch'essi gravi. Poi lo studio, l'esperienza, la maggiore maturità, una riflessione ulteriore e più attenta sulle cose di oggi e del passato mi hanno fatto capire che, se Atene piange, Sparta non ride; che Nord e Sud Italia esistono pure come macro-aree della nostra nazione, ma sono tante comunità, esperienze, storie, vissuti e tradizioni differenti fra loro che non ha senso polarizzare in modo dicotomico; che, nonostante le differenze, quasi epidermiche, di carattere e di temperamento con noi "polentoni", le regioni dell'Italia meridionale hanno una loro arcaica grandezza, che rimanda a mondi antichi ma allora vitali e che, a volte sottotraccia, conserva ancora; che insistere sui difetti altrui, anche se sono effettivamente tali, porta a dimenticarsi dei propri, che almeno per alcuni aspetti sono più gravi. Ma questo è un mio percorso personale: non ho la pretesa di essere completamente "impermeabile" all'ambiente che mi ha circondato e mi circonda, però il mio è il percorso di una persona che non rientra nell'ordinario - come quello di tutti coloro che scrivono in questa sezione del forum (tu compreso) - perché si muove da presupposti che la gente comune non accetta o accetta solo in minima parte.

    Tornando più in tema, vedo che parli del sospetto di cui sono stati (sono?) circondati gli italiani meridionali nell'Italia settentrionale. Ma non è il sospetto di cui è sempre stato circondato il forestiero? Se un giorno una coppia di bergamaschi andasse ad abitare in qualche paesino dell'entroterra calabrese, quale sarebbe la reazione istintiva degli abitanti del luogo? Molto probabilmente una reazione analoga a quella che avrebbero gli abitanti di un paesino della Valtellina se, dall'oggi al domani, arrivasse una coppia di siciliani o di campani ad abitare lì. Ecco: moltiplica questo fenomeno per centinaia di migliaia di casi. Ed è inutile spiegare al contadino della Valle Padana che deve farsi andar bene la cosa perché, insomma, i Borboni, i Savoia, Cavour, Garibaldi...se ti arriva in casa un estraneo che non hai invitato, anche se è meno estraneo di altri estranei e ne sei pure consapevole, di primo acchito storci la bocca. E non tutti sono così bene educati da limitarsi a storcere la bocca. Per questo anche le migrazioni interne ad una stessa nazione sono un fenomeno da controllare perché, oltre certi limiti, il loro impatto può essere molto negativo.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

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    Predefinito Re: Drenaggio Meloni - fine della DR ?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    . Perciò, se vuoi cercare una spiegazione all'astio di una certa parte della classe politica e dirigente del Piemonte liberale, credo che tu la possa trovare più qui che nel "razzismo". Parliamo di persone imbottite di miti e pregiudizi razionalisti, liberali, scientisti e progressisti, talvolta attenuati soltanto da certo romanticismo dell'epoca.
    Forse non lo sai ma il razzismo in quanto ideologia ha diversi filoni. Non c'è solo quello tradizionale evoliano, c'è anche e soprattutto quello di matrice appunto razionalista e scientista.

    Nell'ottocento e novecento le borghesie occidentali - almeno quelle che tramite le rivoluzioni liberali e e industriali erano pervenute a posizioni di potere - hanno dovuto darsi ragione e legittimità per la colonizzazione e lo sfruttamento su scala intercontinentale. Allora è uscita fuori questa lettura scientista, secondo la quale la razza bianca era più evoluta, più intelligente, razza che aveva saputo liberarsi dalle catene dell'ignoranza per dare iniziativa allo spirito di conquista e di cambiamento. Quindi Progresso e Razza hanno fatto un bel po di strada insieme, e nella Svezia della democrazia sociale per esempio fino a dopo l'ultima guerra mondiale.

    Ovviamente lo stesso scenario è stato giocato sul teatrino nazionale italiano, con i piemontesi nelle vesti del portatore di Lumi alle popolazioni arretrate. Il duo-siciliano era per il piemontese oggetto di conquista e materia da civilizzare. D'altronde bisogna sapere che ai tempi dei Lumi francesi la Sicilia, poco o meno, non appariva sulla cartina intellettuale, se n'erano dimenticati, la pensavano terra desolata, una specie di deserto.

    Veneziani cosa ha voluto fare secondo te ? Veneziani se non sbaglio è pugliese, ricordo di lui un testo del resto abbastanza divertente dove lamentava in modo ironico che negli aeroporti italiani veniva sempre controllato, sicuramente perché, per via del suo aspetto, veniva scambiato con qualche straniero di quei paesi che ci portano droga e problemi. Veneziani inoltre rappresenta quella destra che destreggia tra mainstream e inconfessabile nostalgia per il regime di Mussolini. Da qui la storiella sull'ideologia "italiana", cioè l'ideologia di un Italia che sarebbe grande non secondo le norme dei più grandi di oggi - cioè i wasp, i nord-europei - ma secondo le norme proprie.

    Ora questo è un tema che negli anni ho toccato più di una volta con Troll. Io ovviamente propendo per un altro ordine di grandezza, nel quale per esempio non è un calcolo tipo PIL che dice la potenza di una nazione, e a questo Troll ha sempre avuto gioco facile col ribattere che al banco di prova della realtà la potenza è quella del PIL e non altro. Di questo mi rammento leggendo Veneziani a proposito di un "tentativo di elevare in senso etico e religioso la politica sulle basi di uno spiritualismo politico e nazionale". In verità sotto il capitale un tentativo del genere è soltanto velleitario, non c'è nessun spiritualismo che tenga di fronte al pragmatico interesse delle cordate di grandi proprietari.

    La realtà è che Veneziani non ha la minima idea di come l'Italia potrebbe venire alla ribalta, sia nel contesto interiore con la soluzione alla sempre irrisolta questione meridionale, sia a livello internazionale con l'affermazione di un modo di essere che potrebbe fare scacco allo strapotere anglosassone. In altre parole lui non sa, e qui non sa nessuno, come si potrebbe risolvere la situazione in modo positivo per tutti noi. Non sapendo questo ci si arrocca sulle posizioni meno peggiori, che sono dunque quelle vecchie dove grosso modo il nord è più progredito che il sud - ripeto sia a livello nazionale che a livello mondiale. Non si riesce a scardinare il paradigma, perché per scardinarlo si dovrebbe andare a criticare la matrice di questo che è il rapporto sociale. Se è mediato dalla merce, dall'utile economico, allora non c'è scampo, la formula che proviene dal protestantismo (terre di rivoluzioni industriali e borghese) è quella migliore, ed il nesso tra ideologia wasp e PIL wasp sta li a dimostrarlo.
    Tutti gli impiegati del mondo hanno immaginato queste cose e le hanno sconfessate e adesso sono gli impiegati.
    Pavese

 

 
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