Originariamente Scritto da
Tommaso
Più o meno sono d'accordo con l'analisi storica che hai proposto. Ora mi pare che il dissenso verte sulla questione dell'ideologia. Quello che tu chiami "miopia" mi sembra una spiegazione molto ingenua. Non è la miopia, e neanche il pressapochismo, che ci permettono di analizzare una politica che si dispiega su decenni. Sicuramente c'era gente miope, ed opportunista, incompetenti e corrotti. Ma il cuore della politica economica è stato, già dai tempi dei piemontesi, di tenere salda la testa concorrenziale dell'industria nordista. Le forze sono state concentrate là, la forza di lavoro come quella dell'intelletto, il peso degli investimenti, le infrastrutture di primo livello, ecc. E tutto questo fa si che l'Italia continentale sia a livello dell'Europa occidentale, mentre quella meridionale viene equiparata a paesi sottosviluppati.
Vedi le scelte che fanno gli uomini disegnano sempre, anche e soprattutto quando questi non lo hanno chiaro in mente, una rappresentazione in sottofondo, in strati semi-coscienti e non del tutto razionalizzati. Insomma era meno grave e scandaloso che nella Terra di lavoro ci fossero ancora forme estremamente arcaiche e violente nel rapporto sociale, perché tanto, si sa, quella gente... non sono come noi... E poi quando loro, i "terroni", sono "saliti" verso la civiltà, si è visto quanto era radicata questa rappresentazione. Il proletariato interno, formatosi nella competizione industriale del dopoguerra, ha funzionato come un rivelatori di un ideologia che prima già esisteva, ma nei circoli decisionali, chiusi, nel carteggio degli ambasciatori sabaudi, nelle relazioni dei borghesi dati alla politica, dei militari impiegati nella repressione delle rivolte sudiste. Con la modernità, con la radio notoriamente, si è scoperto invece che quell'ideologia era infusa in tutto il corpo sociale settentrionale.
Ora io non ricordo bene perché ma ti faccio milanese, dunque tu dovresti sapere bene di cosa sto parlando. Sei stato a scuola con i meridionali, in palestra, in quei luoghi dove si perde tempo quando si è giovane. Tutto questo che sto dicendo con le parole, i concetti, tutto questo già lo sai perché hai sentito ed assistito, e forse ti sei anche reso protagonisti, di quei piccoli e grandi dispetti che si fanno al connazionale che, nella Milano o Torino o Genova, parla con l'accento di giù. Dispetti che esistono e possono esistere solo perché viene negata ad alcuni l'uguale dignità, la possibilità di realizzarsi senza doversi prima piegare alla necessità della migrazione. Alcuni sono semplicemente italiani, altri, per essere italiani, e pur essendo nati in Italia, devono prima muoversi, e farsi accettare, provare il loro valore, la loro onestà. Cioè sono marchiati dal sospetto, e questa è una cosa inaccettabile. Una cosa che ha un nome : il razzismo.