Ottobre 1922: la Marcia su Roma fallisce;il Re proclama lo stato d'assedio ed il Regio Esercito spara sui fascisti,i quadrumviri vengono arrestati,Mussolini (prudenzialmente rimasto a Milano) fugge in Svizzera,il PNF è sciolto. Alcuni reparti dell'Esercito si ribellano,ma vengono facilmente riportati all'ordine. Le alte sfere delle Forze Armate e dalla Casa Reale sospettati di filo-fascismo (Diaz,Thaon di Revel,il Duca d'Aosta) non si oppongono più di tanto.
Novembre-Gennaio 1922: Facta riferisce al Parlamento sugli avvenimento e viene osannato da quasi tutti i partiti (Matteotti urla a squarciagola un "Viva il Re!") escluso il PSI.
L'entusiasmo però è momentaneo: sotto il peso di una situazione economica pessima Facta si dimette nel gennaio 1923.
Le consultazioni sembrano portare ad un nuovo Governo sostenuto dai liberali,sino a quanto Turati (segretario del PSU) in un'intervista al Giornale d'Italia si dice disposto,in nome della lotta contro "il mai domato fascismo",a sostenere un Governo,purchè guidato da un progressita e sostenuto da un ampio arco parlamentare.
Il Re incarica allora Francesco Saverio Nitti di formare un Governo: l'economista piace sia al PSU (è sempre stato progressista) ed ai liberali (è pur sempre uno dei loro ed è sostenuto da Giolitti,che vuole far convergere liberali e social-riformisti). Il PPI accetta di entrare a far parte del Governo: in fin dei conti Nitti è stato l'artefice della proporzionale.
Nasce così il "compromesso storico" fra social-riformisti,liberali e popolari.
1923-1925:
Il Governo ottiene la fiducia alla Camera grazie ai voti del PSU,del PPI,del Partito Liberale,del Partito Liberale Democratico,dei liberali dei Blocchi Nazionali,del Partito Demo-Sociale e del Partito Demo-Riformista. Votano contro il PCd'I,il PSI ed il Partito Agrario (meta d'arrivo di molti ex-fascisti),si astengono gli eletti delle liste delle minoranze etniche.
La politica economia del Governo si ispira in generale ai principi del liberismo: vengono abbassate le tasse e viene alleggerita la burocrazia. In seguito al "patto Nitti-Matteotti" si decide una generale riduzione della spesa pubblica,accettata dal PSU in cambio di una marcata politica sociale.
Vengono così approvate leggi per la tutela del lavoro di donne e bambini, l'assistenza ospedaliera per i poveri, l'assicurazione contro la disoccupazione, l'assicurazione contro l'invalidità e la vecchiaia, l'assistenza alla maternità e all'infanzia.
La politica estera è la classica politica dell'Italia liberale; nel 1924,con il Trattato di Roma, Fiume è italiana. Corfù non viene invasa.
Nel 1925 l'Italia firma con Regno Unito,Francia,Germania,Belgio e Cecoslovacchia il Patto di Locarno. L'Italia è,insieme all'Inghilterra,la garante degli accordi in caso di violazione armata.
Viene approvata la Riforma Croce della scuola (molto simile alla Riforma Gentile,ma priva di certi aspetti classisti). Il PPI ottiene la parificazione delle scuole private con quelle pubbliche,ma non l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche. Le lingue minoritarie (francese,tedesco,sloveno,croato) sono ammesse nell'insegnamento.
Vengono prese alcune iniziative in politica interna: dopo lo scioglimento del PNF viene decretata l'impossibilità di istituire partiti dotati di organizzazioni paramilitari. Viene inoltre modificato l'articolo 5 dello Statuto: il potere di fare la guerra e la pace spetta al solo Parlamento (un vecchio pallino di Giolitti,il Re ingoia il rospo).
Il Governo ottiene parecchi successi,soprattutto nel campo economico (l'economia supera quella dell'anteguerra) ma è perennemente contestato.
A destra il Partito Agrario,molto ingranditosi grazie allo scioglimento forzato del PNF, contesta il Governo giudicandolo rinunciatario.
A sinistra il PSI ed il PCd'I sono molto critici,ma più verso il PSU che non verso Nitti ("i social-fascisti" dirà Togliatti).
La situazione sindacale è complessa: la CGL è riformista e la presenza del PSU nel Governo calma un po' gli animi. Gli scioperi diminuiscono,ma sono sempre presenti.
Anche all'interno del Governo ci sono tensioni: il PSU vorrebbe introdurre ulteriori riforme sociali,il PPI non apprezza il laicismo di socialisti e liberali,l'ala destra dei liberali vede male sia i rossi che i bianchi.
Il vecchio Giolitti compie una difficile opera di mediazione,insieme a Turati e de Gaperi.
Nel 1925 il Governo è in preda alle discussioni sulla legge elettorale,con PSU e PPI favorevoli a mantenere la proporzionale ed i liberali favorevoli ad un ritorno al maggioritario a due turni.
Nitti non ottiene il reincarico a causa dell'ostilità dei popolari verso dui lui (il PPI preferirebbe Luzzatti,già Presidente del Consiglio nel 1910-11 come luogotenente di Giolitti e filo-popolare).
La conclusione sono le elezioni. Si presentano i seguenti partiti:
Partito Comunista d'Italia
Si presenta come un partito diviso. Le vecchie correnti interne (destra,centro,sinistra) sono ormai state rimpiazzate dai filo-sovietici (guidati da Togliatti) e dagli autonomisti di Bordiga. Gramsci sta in disparte ma sembra protendere verso i primi. La lotta fra le due correnti è aperta,ma i filo-sovietici sono così forti da aver impedito un'alleanza con i socialisti (anche loro molto divisi).
Partito Socialista Italiano
Anche qui abbiamo un partito diviso fra una sinistra guidata da Costantino Lazzari,tendente ad una alleanza con il PCd'I,ed una destra guidata da Pertini,che punta invece ad allacciare rapporti con il PSU. Nenni si tiene anche lui sopra le parti,o almeno ci prova.
Partito Socialista Unitario
Partito socialdemocratico,ammiratore della SPD tedesca,ha come suo segretario il vecchio Turati,ma di fatto le redini del partito le ha Matteotti (insieme al suo enfant prodige Saragat).
E' disposto a confermare il compromesso storico,in cambio di una politica sociale più spinta.
Partito Popolare Italiano
Guidato dal vecchio Don Sturzo,le redini anche in questo caso sono in mano ad un giovane: il trentino Alcide de Gasperi.
Le correnti nel PPI sono anche qui una di sinistra,guidata da Gronchi e da un giovane Dossetti, e una centrista (della quale fa parte de Gasperi). La prima tenderebbe a confermare il compromesso storico,la seconda è invece più scettica. De Gasperi,pur facendo parte di quest'ultima corrente,è stato uno degli artefici della tenuta della maggioranza negli anni precedenti.
Democrazia Sociale
Lista della sinistra liberale,unisce il Partito Democratico Sociale Italiano (guidato da Colonna di Cesarò) ed il Partito Radicale. Esponente di spicco della lista è Giovanni Amendola.
Blocco Nazionale Democratico
Lista formata dal Partito Liberale e dal Partito Liberale Democratico,a cui aderiscono numerosi esponenti dell'Italia liberale.
Anche qui abbiamo delle "correnti",pur non essendo il Blocco un partito vero e proprio: Giolitti guida la corrente più favorevole al compromesso storico,Salandra quella più scettica (Salandra è sostenuto dal Corriere della Sera di Albertini).
Partito Agrario
In origine era un partito conservatore piuttosto piccolo: la fine del PNF gli ha consegnato un buon numero di voti,soprattutto di notabili meridionali. Il capo riconosciuto del partito è il principe Lanza di Scalea,ma ha molto ascendente anche Federzoni (migrato in questo partito).
Sostiene il partito anche un quasi sconosciuto commediografo napoletano,un uome qualunque (una reputazione a chi lo riconosce :sofico: )