«Il Reddito di cittadinanza sarà abrogato il 1° gennaio 2024 e, nell’ottica di un’organica riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva, i risparmi di spesa dovuti all’abrogazione saranno versati nel Fondo per il sostegno alla povertà e per l’inclusione attiva , istituito nello stato di previsione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dall’anno 2024». Ma, come riportato (sempre) sul sito del dicastero retto da Marina Elvira Calderone, la riforma dello strumento attivato nel 2019 durante l’allora governo Conte vivrà diversi step: innanzitutto, dal 1° gennaio al 31 dicembre di quest’anno, «la misura è riconosciuta nel limite massimo di 7 mensilità». Ciò «ad eccezione dei nuclei familiari al cui interno vi siano persone con disabilità, minorenni o con almeno sessant’anni di età». Dall’inizio del 2023, ancora, «i soggetti beneficiari devono essere inseriti, per un periodo di sei mesi, in un corso di formazione o di riqualificazione professionale. In caso di mancata frequenza del programma assegnato, il nucleo familiare del beneficiario del reddito di cittadinanza decade dal diritto alla prestazione».
I corsi
In quest’ottica, le Regioni sono tenute a trasmettere all’Anpal (l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro) gli elenchi dei soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza». E non è finita: «a decorrere dal 1° gennaio, per i beneficiari del Reddito di cittadinanza appartenenti alla fascia di età compresa tra 18 e 29 anni che non hanno adempiuto all’obbligo di istruzione, l’erogazione» del contributo «è subordinata anche all’iscrizione e alla frequenza di percorsi di istruzione degli adulti di primo livello, o comunque funzionali all’adempimento del predetto obbligo di istruzione. Infatti, «con apposito protocollo, stipulato dal ministero dell’Istruzione e del merito e dal ministero del Lavoro, sono individuate azioni volte a facilitare le iscrizioni ai percorsi di istruzione erogati dai centri provinciali per l’istruzione degli adulti e, comunque, per l’efficace attuazione delle disposizioni». Il beneficio del Reddito «decade anche nel caso in cui sia rifiutata la prima offerta di lavoro». Inoltre, «la quota dell’assegno destinata all’affitto sarà pagata direttamente ai proprietari».
Record di domande
Fin qui una (lunga ma) necessaria premessa, che sintetizza le decisioni dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Strategia di governo che, probabilmente, avrà avuto un peso (anche) nella composizione dei dati diffusi ieri dall’Inps. L’Osservatorio 2022 sull’Rdc (e sulla Pdc, la Pensione di cittadinanza) chiarisce che l’anno appena concluso ha visto — rispetto al 2021 — una crescita delle domande di accesso al contributo molto evidente. Trend che è maturato peraltro nell’ultima parte del 2022, quando è stata annunciata la riforma del Reddito. In Campania i nuclei richiedenti Rdc o Pdc sono passati da quota 227.186 (2021) a 288.063 (2022). Sessantamila in più da un anno all’altro. Peraltro l’anno appena terminato è quello durante il quale si è registrato — sempre in Campania — il numero più elevato di domande di accesso al beneficio dalla sua introduzione (2019).
A Napoli il 13% del totale nazionale
Nella sola provincia di Napoli le richieste di Rdc o Pdc sono state, nel 2022, 180.787: il 13% del totale nazionale. Pure qui con un rush finale impetuoso. Dall’analisi della distribuzione regionale delle persone coinvolte nell’erogazione del Reddito e della Pensione di cittadinanza — poi — «risulta — scrive l’Inps — che nell’anno 2022 le regioni con il tasso di inclusione (rapporto tra il numero di persone coinvolte e la popolazione residente) più elevato appartengono al Sud e sono la Campania, la Sicilia e la Calabria (rispettivamente 165, 153 e 136 persone coinvolte ogni mille abitanti)». Analizzando «la distribuzione provinciale, sempre nell’anno 2022, si evince che le province con il tasso di inclusione più elevato sono Napoli (202 persone coinvolte ogni mille abitanti) Crotone e Palermo (circa 192); a seguire Caserta e Catania con 177 e 172 persone coinvolte ogni mille abitanti».
Il dato più alto
In valori assoluti, in Campania i nuclei percettori — nel 2022 — di almeno una mensilità di Rdc o Pdc sono stati 353.795. Il dato più alto in Italia, come lo sono quello delle «persone coinvolte» (877.115) e quello relativo all’importo medio mensile erogato (617,16 euro). Ma l’Inps — ieri — ha annunciato anche di aver aumentato l’efficienza dei controlli sui richiedenti e percettori del Reddito «attraverso lo scambio di informazioni con il ministero della Giustizia». Il 20 gennaio è stato «siglato il protocollo operativo tra l’Istituto e il ministero della Giustizia — Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria— che consentirà, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, la verifica mensile e automatica, operata con sistemi di interoperabilità e modalità strutturata di scambio dati, dell’eventuale stato detentivo dei richiedenti il reddito di cittadinanza, prima dell’erogazione del beneficio». Inoltre, l’attuazione del protocollo «consentirà ad Inps di disporre, in automatico, la revoca e il recupero della prestazione indebita.