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    Predefinito è possibile fermare l’immigrazione?

    È POSSIBILE FERMARE L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA? TUTTO QUELLO CHE NON TI DICE LA SINISTRA

    Si sente spesso affermare che non vi è alcun rimedio all’immigrazione clandestina, che essa è un fenomeno naturale e del tutto spontaneo e che nessun tipo di politica – sia essa di destra o di sinistra – sarebbe in grado di portare ad una soluzione duratura. Queste sono solo mezze verità.

    In realtà, contrariamente a quanto si possa pensare oggi, vi sono diverse “manovre” che potrebbero contrastare, nonché limitare l’immigrazione clandestina. «La ricetta è semplice, ha dichiarato Francesca Totolo, esperta d’immigrazione e geopolitica, «ma fino ad ora è mancata solo la volontà politica».

    Gli immigrati non sono profughi

    Innanzitutto, è necessario comprendere che, come ha ricordato poco tempo fa l’ONU, la maggioranza dei migranti che approdano sistematicamente sulle nostre coste (circa il 90%) sono di tipo economico, i quali «partono per cercare fortuna e mandare soldi ai parenti».

    «Se chiedete [ai migranti]», ha scritto molto coraggiosamente il blogger Alessio Mannino, autore dell’inchiesta Mare Monstrum, «vi diranno che sono partiti dall’Africa, dall’Asia, dall’Est Europa per migliorare le proprie condizioni di vita. Materiali, si capisce. Vogliono diventare come noi, con i comfort di un’esistenza garantita da paghe crescenti e diritti da abitanti del global village».

    Dunque, non stiamo parlando di profughi, ossia di persone costrette ad abbandonare la propria terra a causa di guerre, persecuzioni o catastrofi naturali (come spesso vuol far credere la sinistra), ma di veri e propri immigrati economici, che, in quanto tali, hanno il dovere di sottostare alle leggi italiane concernenti le condizioni dello straniero, le quali impongono all’immigrato non europeo che vuole entrare in Italia di possedere un passaporto valido e un visto d’ingresso regolarmente rilasciato dalle autorità diplomatiche o consolari (vedi: D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286, art. 4, commi 1 e 2).

    Scrive esplicitamente il sito del Ministero dell’Interno: «Il cittadino straniero [non europeo] può entrare in Italia se è in grado di documentare il motivo e le condizioni del soggiorno, oltre alla disponibilità di mezzi sia per mantenersi durante il soggiorno, sia per rientrare nel paese di provenienza […]. Non è ammesso in Italia chi non soddisfa questi requisiti, o è considerato una minaccia per la sicurezza nazionale o di uno dei paesi con cui l’Italia ha siglato accordi per la libera circolazione delle persone tra le frontiere interne».

    La permanenza in Italia, tuttavia, è consentita solamente in seguito alla concessione di un permesso di soggiorno con indicati i motivi d’ingresso, i quali devono essere uguali a quelli del visto. Tale permesso, che viene rilasciato dalla questura, ha di norma la stessa durata prevista dal visto d’ingresso, la quale varia a seconda dei motivi per i quali lo straniero è entrato in Italia.

    Limitare le richieste d’asilo

    Una volta compresa la differenza fra profughi e immigrati economici, occorre instaurare controlli più severi e articolati nell’ambito delle richieste di asilo. Un’inchiesta de Il Giornale ha rivelato infatti che i richiedenti asilo, al fine di farsi accettare come “profughi” dalle commissioni che giudicano i migranti, «s’inventano storie di sofferenze e persecuzioni che non hanno mai subito», ingannando così le autorità italiane ed europee.

    «La maggior parte delle storie sono inventate, costruite», ha dichiarato un’interprete che lavora a stretto contatto coi migranti e che preferisce non rivelare la propria identità. «Mi capita spesso di sentir raccontare la stessa identica storia da diversi immigrati».

    Tale fenomeno – spesso ignorato dalla sinistra e dalle organizzazioni umanitarie – è stato confermato anche dalla ricercatrice ed esperta di questioni africane Anna Bono, che, in un importante intervento a La Bussola Quotidiana, ha rivelato che migliaia di migranti «hanno raggiunto l’Europa illegalmente e per non essere respinti hanno mentito, sostenendo di essere profughi in fuga da guerre e persecuzioni».

    Investire sui rimpatri

    Pertanto – cosa più importante – è necessario investire molto più tempo, denaro e risorse sui rimpatri, i quali, fino ad oggi, sono stati invece un vero e proprio flop.

    Ogni anno, è stato documentato che «500mila migranti irregolari che si trovano nell’Unione Europea ricevono l’ordine di lasciare il suolo UE e di tornare nel proprio paese d’origine». Ma di essi, solamente il 19% «è effettivamente ritornato nel proprio paese al di fuori dell’Europa». In sostanza, meno di uno su cinque viene rimpatriato!

    E l’Italia, assieme alla Grecia, è uno di quei paesi che sta riscontrando «maggiori difficoltà nel rimpatrio degli irregolari». La Corte dei Conti Europea (CCE), in un recente dossier, ha non a caso parlato di gravi «inefficienze nella cooperazione con i paesi non-UE per il rimpatrio dei migranti», come la «mancanza di accordi di riammissione», la «durata della procedura di asilo» e l’assenza di collegamenti «tra le procedure di asilo e il rimpatrio», che ostacola «il coordinamento e la condivisione delle informazioni». Ma, secondo il dossier, un’altra grande «debolezza» è costituita «dalla mancanza di sinergie all’interno dell’UE stessa».


    Accordi coi paesi d’origine

    Per far fronte a queste «inefficienze» e rendere funzionante e più dinamica la macchina dei rimpatri, occorre tuttavia stipulare nuovi accordi stabili e duraturi coi governi dei paesi d’origine dei migranti (come l’Africa), adottando – quando è possibile – il metodo dei «respingimenti assistiti dei barconi», molto in voga in Australia.

    Inoltre – per tagliare la testa al toro – vi è la necessità di istituire vere e proprie campagne informative in tutti i paesi d’origine, al fine di dissuadere le persone dai propositi migratori e consapevolizzarle sul fatto che rimanere in patria è la cosa più giusta da fare, sia per loro che per noi. Parallelamente, occorre dare un importante e significativo contributo allo sviluppo delle economie locali, soprattutto a quelle africane, la cui sorte – ha spiegato lo storico francese Dominique Venner – è strettamente «legata a quella dell’Europa».

    Creazione di hotspot

    Ma non è tutto. Sempre rimanendo nell’ottica del contrasto extra-nazionale dell’immigrazione clandestina, occorre cominciare ad investire nella creazione dei cosiddetti hotspot, ossia strutture allestite per identificare, registrare, fotosegnalare e raccogliere le impronte digitali dei migranti nei paesi di transito (come la Libia).

    Tali strutture, gestite da un personale altamente qualificato (come gli agenti della polizia di frontiera, insieme ad esperti locali e di Europol, Eurojust, Frontex), hanno inoltre il compito di trattenere i migranti in attesa del rimpatrio o di un eventuale trasferimento in un paese europeo, se giudicati “veri” profughi.

    ONG

    Questa strategia, adottata di recente dal governo australiano, è senza dubbio in antitesi alle attività pro-immigrazioniste e anti-identitarie delle ONG (Organizzazioni non governative), le quali – come è risaputo – «causano un aumento delle partenze dei barconi», determinando una netta crescita dell’immigrazione clandestina in Italia e in Europa.

    Ecco perché le ONG – italiane e straniere – impegnate sul nostro territorio nazionale e nelle nostre acque devono essere subito messe al bando e le loro attività di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina immediatamente fermate.

    È inoltre curioso il fatto che, a fine agosto di quest’anno, ventuno ONG, in collaborazione con l’Associazione degli Studi Giuridici per l’Immigrazione, abbiano puntato il dito contro l’UE, «evocando il dovere di soccorrere» i migranti. Esse, stando ai documenti, desiderano «interrompere i finanziamenti a Frontex, l’Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera, e dirottare le risorse in un programma di ricerca e salvataggio [dei migranti] nel mar Mediterraneo»: un progetto che, se preso sul serio, porterebbe sulle nostre coste altre migliaia di irregolari in pochissimi anni, minacciando seriamente la nostra identità.

    Cosa stiamo aspettando?

    Per concludere, non resta che domandarci: per quale motivo il governo non ha la volontà politica di contrastare questa immigrazione clandestina, che, solo da inizio anno a fine estate, ha causato oltre mille vittime, fra morti e dispersi? Perché rimanere passivi dinanzi a tutto questo? Non è forse l’articolo 52 della Costituzione italiana a riconoscere che: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino»? Cosa stiamo aspettando? Multum….viva vox facit!

    Di Javier André Ziosi

    https://www.ardire.org/2021/10/13/e-possibile-fermare-limmigrazione-clandestina-tutto-quello-che-non-ti-dice-la-sinistra/

  2. #2
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    IL “FLOP” DEL RIMPATRIO DEI MIGRANTI. COME VIENE INCORAGGIATA L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

    Ogni anno 500mila migranti irregolari che si trovano nell’Unione Europea ricevono l’ordine di lasciare il suolo UE e di tornare nel proprio paese d’origine. Ma di questi, solo il 19% «è effettivamente ritornato nel proprio Paese al di fuori dell’Europa».

    A ricordare i dati sul fiasco degli accordi di riammissione dell’UE (i cosiddetti “Arue”) è la Corte dei Conti Europea, che ha pubblicato una relazione speciale dedicata alle «inefficienze nella cooperazione con i paesi non-UE per il rimpatrio dei migranti irregolari».

    Il revisore esterno e indipendente ha fatto notare come nemmeno gli Stati extra-UE legati a obblighi di riammissione abbiano rispettato gli impegni presi. L’Afghanistan è in cima alla lista di paesi che avrebbero dovuto riaccogliere più cittadini illegalmente espatriati verso l’Europa.

    Dal 2014 al 2018 la media annua di migranti irregolari nell’UE non rimpatriati in Afghanistan è stata pari a 25.620, mentre verso Kabul sono rientrati una media di 3.924 cittadini all’anno.

    Anche la Siria avrebbe dovuto riaccogliere ogni anno 25.199 suoi cittadini presenti illegalmente sul suolo UE, ma i migranti che hanno fatto ritorno nel loro paese d’origine sono stati solo 1.793 all’anno. Il primo paese per migranti rimpatriati dall’UE è invece il Marocco, che ha riaccolto una media di 9.810 persone ogni anno a fronte di una media di irregolari non rimpatriati pari a 23.287 ogni dodici mesi.

    L’Italia e la Grecia risultano invece tra i Paesi UE che riscontrano maggiori difficoltà nel rimpatrio degli irregolari. Citando una precedente relazione, la Corte ha ricordato che i principali problemi dei due paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono «la durata della procedura di asilo», seguita da «collegamenti mancanti tra le procedure di asilo e di rimpatrio che ostacolano il coordinamento e la condivisione delle informazioni».

    La principale debolezza del sistema dei rimpatri dall’UE rimane comunque la mancanza di accordi di riammissione con i paesi terzi. In particolare, «i negoziati degli “Arue” si bloccano spesso su alcuni persistenti punti controversi». D’altro canto, precisa la relazione, le trattative sugli accordi di riammissione giuridicamente non vincolanti «hanno avuto maggiore successo, soprattutto grazie a contenuti flessibili e adattabili alle singole situazioni». Di qui la raccomandazione di adattare gli accordi alle «caratteristiche specifiche della cooperazione con il paese terzo» e «in caso di lunghi e infruttuosi negoziati, approvare una procedura per pervenire, ove opportuno, a meccanismi di riammissione alternativi».

    L’altra «debolezza evidenziata nella relazione» è costituita «dalla mancanza di sinergie all’interno dell’UE stessa».

    L’UE non parla sempre «con una sola voce» ai Paesi non-UE, ha rimproverato la Corte, «e la Commissione europea non si è sempre associata agli Stati membri chiave per facilitare il processo negoziale». Di qui, la raccomandazione a Bruxelles di «creare sinergie con gli Stati membri prima di avviare i negoziati», concordando con i governi «le politiche nazionali e dell’UE che potrebbero potenzialmente essere utilizzate come incentivi» alla riammissione dei migranti irregolari.

    «Ci attendiamo che il nostro audit contribuisca al dibattito sul nuovo patto UE sulla migrazione e l’asilo, perché una politica sulla riammissione efficace e ben gestita è una parte essenziale di una politica complessiva sulla migrazione», ha dichiarato Leo Brincat, membro della Corte dei Conti Europea responsabile della relazione. «Nonostante ciò, l’attuale sistema messo in atto dall’UE per i rimpatri presenta gravi inefficienze che sortiscono un effetto contrario a quello auspicato: incoraggiano, anziché scoraggiare, l’immigrazione illegale», è stata la conclusione di Brincat.

    Di Tommaso Lecca (da: EuropaToday)

  3. #3
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    L’OSCURO LEGAME FRA IMMIGRAZIONE, SCHIAVITÙ E SFRUTTAMENTO DEL LAVORO IN ITALIA

    La geografia dello sfruttamento del lavoro in Italia non risparmia praticamente nessuna regione. Le campagne, in particolare, sono diventati luoghi di lavoro forzato e di riduzione in schiavitù per migliaia di braccianti, in gran parte stranieri, ma anche per molti italiani.

    Anche il settore dell’edilizia presenta ampie zone d’ombra, con migliaia di persone impiegate in nero, senza diritti e senza tutele. Così come vaste sacche di sfruttamento esistono nell’ambito turistico-alberghiero e in quello del lavoro domestico e di cura. Perfino l’industria non ne è esente, con vari casi che riguardano aziende gestite sia da italiani sia da stranieri (per esempio cinesi, ma non solo) che costringono loro connazionali a prestare servizio come schiavi.

    In parallelo, si sviluppa tutto l’ampio mondo del lavoro “informale” in mercati, negozi, bar, ristoranti, panifici, pizzerie, supermercati etnici, che coinvolge spesso anche minori. Così come è ampiamento diffuso il fenomeno dell’accattonaggio forzato, che riguarda sia adulti (spesso con handicap fisico) sia ragazzi molto giovani, costretti talvolta anche a prostituirsi o a compiere attività criminali.

    Complessivamente sono circa 150.000 gli schiavi del lavoro forzato in Italia. Uomini e donne – e spesso anche bambini – sottopagati o non pagati del tutto, costretti a lavorare dalle dieci alle dodici ore al giorno (e a volte anche di più), in condizioni molto dure, con accordi in nero o contratti fasulli; lavoratori a cottimo o sottopagati, spesso ricattati per mancanza di documenti o in balia del caporalato.

    E, al di fuori del lavoro, quasi sempre sono costretti a vivere in condizioni abitative non dignitose, in spazi fatiscenti e insalubri, spesso senz’acqua, luci e servizi, indegni per qualsiasi paese che si dica civile.

    E la situazione non fa che peggiorare. Perché coloro che sarebbero a rischio di ritrovarsi vittime di lavoro forzato sono almeno 400.000 secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai-Cgil: si tratta in gran parte di stranieri che non hanno documenti in regola o che hanno perso il loro impiego e dunque anche il permesso di soggiorno. In alcuni casi, datori di lavoro o caporali hanno sottratto i documenti o ne hanno dati di falsi. Anche molti italiani, che vivono in condizioni di grave povertà, si ritrovano ad accettare condizioni lavorative inique, privati dei loro diritti e di qualsiasi forma di tutela. Tra di loro, tante donne (sia straniere sia italiane).

    Allo stesso modo, molti profughi, sbarcati recentemente sulle coste meridionali del nostro paese in cerca di una vita migliore, rischiano di finire nel girone infernale dello sfruttamento. Con un grande paradosso. Non solo sono a rischio coloro che non hanno documenti in regola – e che dunque sono più vulnerabili e soggetti a ricatti e minacce – ma pure quelli che hanno ottenuto il permesso di soggiorno o, addirittura, hanno ricevuto la protezione in Italia. Abbandonati a loro stessi, senza conoscere la lingua e il contesto, hanno enormi difficoltà a trovare soluzioni abitative e lavorative stabili e dignitose. E finiscono spesso nel mondo sommerso dell’economia informale e illegale.

    Ma che senso ha riconoscere la protezione a una persona se poi non si attivano adeguati percorsi di inserimento sociale e lavorativo? Quello che abbiamo visto succedere a molte donne nigeriane – che dopo averla ottenuta, non hanno altra scelta che rimettersi nelle mani di trafficanti e sfruttatori, che le costringono a prostituirsi – accade anche a tanti giovani uomini che entrano in possesso dell’agognato documento – che dice che hanno diritto alla protezione perché scappano da guerre o persecuzioni – e si ritrovano vittime di sfruttamento e riduzione in schiavitù.

    Di Anna Pozzi (da: Mercanti di schiavi)

  4. #4
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    “IMMIGRAZIONE: DISUMANIZZAZIONE IN ATTO”. CAUSE E RAGIONI DEI FLUSSI MIGRATORI

    Nell’epoca del melting pot e della political correctness, in pochi sono riusciti a comprendere appieno l’attuale fenomeno dell’immigrazione quanto Alessio Mannino, blogger e autore dell’opera Mare Monstrum, pubblicata nel lontano 2014 da Arianna Editrice, ma ancora oggi di grande attualità.

    Il merito di Mannino, infatti, è stato quello di aver riportato, con lucidità e rara franchezza, il fenomeno degli attuali flussi migratori alle sue autentiche origini, ossia alla cosiddetta globalizzazione. Egli scrive:

    Per capire quanto l’emigrazione-immigrazione distorca e guasti uno sviluppo armonico dei popoli rispetto al loro ambiente storico-naturale, si deve risalire alla sua causa: la globalizzazione. Che non va confusa con i rapporti culturali, le relazioni politiche e gli scambi d’affari che nei secoli si sono succeduti fra Stati, comunità istituzioni di diverse nazionalità: questi fanno parte della normale condizione umana, per sua natura curiosa, espansiva, predatrice e viaggiatrice. Da che mondo è mondo, c’è sempre stato chi è migrato, per scelta o necessità. La globalizzazione no, è un salto di qualità. In peggio.

    Ma Mannino, senza lasciarsi ammaliare o sottomettere dalla cosiddetta political correctness, si è spinto oltre, mostrando l’attuale fenomeno dell’immigrazione nella sua più sinistra nudità:

    Se chiedete [ai migranti], vi diranno che sono partiti dall’Africa, dall’Asia, dall’Est Europa per migliorare le proprie condizioni di vita. Materiali, si capisce. Vogliono diventare come noi, con i comfort di un’esistenza garantita da paghe crescenti e diritti da abitanti del global village. Ma naturalmente portano nell’ideale valigia di cartone il proprio vissuto, la cultura, le radici, gli usi e i costumi della civiltà di nascita. Nell’inevitabile incontro-scontro fra modi di vita acquisiti e abitudini mentali d’origine si nasconde il lato tragico dell’immigrazione, che fa rima con “alienazione”.

    Dunque, per Mannino, «l’ideologia immigrazionista si traduce nella “globalizzazione della quotidianità”», ossia «oggetti di consumo, modi di vita, luoghi comuni, totem e tabù, diritti e doveri standardizzati con il loro bel logo commerciale», mentre il migrante diviene un “alienato”, preda della «mega-macchina» del turbocapitalismo. Scrive il blogger:

    Lo straniero si estranea da sé, vivendo una situazione esistenziale schizoide: rincorre gli standard economici della terra ospitante e contemporaneamente cerca, se cerca, di difendere l’identità di partenza, che rischia la scarnificazione quanto più dista e differisce dalla way of life dell’italiano medio. […] L’immigrato è uno spostato, un déraciné, uno schizofrenico culturale, uno che mischiando le identità si omologa al tipo umano uniforme del McWorld: il Consumatore Unico Mondiale, il CUM, il cattivo seme dello sradicamento di ogni diversità che non sia funzionale al marketing delle merci, dei capitali e quindi degli uomini. L’immigrato è vittima della globalizzazione e carnefice di sé stesso…

    Nelle coraggiose pagine di Mare Monstrum, Mannino arriva infine a definire l’attuale immigrazione una sorta di «disumanizzazione in atto» – espressione all’apparenza eccessiva o strampalata, ma che, contro ogni prova contraria, trova immancabilmente riscontro nella cronaca di ogni giorno, fatta di sbarchi clandestini, morti in mare e sfruttamento sul lavoro di migranti.

    È la nuova giungla-Italia, “porta” di un’Europa globalizzata e multietnica, nella quale l’uomo è divenuto merce, mero strumento del Grande Capitale.

    Di Samuel Mandel

    https://www.ardire.org/2021/04/09/immigrazione-disumanizzazione-in-atto-cause-e-ragioni-dei-flussi-migratori/

  5. #5
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    ma certo ... basta rimuovere dai posti di comando quelli che la incoraggiano ed incentivano abolendo contestualmente tutte le provvidenze di ogni ordine e grado a favore degli stranieri ... e mettendo sotto stretta osservazione gli illuminati coinvolti

  6. #6
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    Cioè e impossibile

  7. #7
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    Cioè e impossibile


  8. #8
    Banzai
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    Cioè e impossibile
    mah ... sai come si dice ... volere è potere ...

  9. #9
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    Speranza è l'ultimo a morire.

    Non ha fatto il vaccino.

  10. #10
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    Predefinito Re: è possibile fermare l’immigrazione?

    Il ministro Lollobrigida ha commesso psicoreato
    Maurizio Blondet 19 Aprile 2023

    Ha usato l’espressione “sostituzione etnica”: espressione vietata, assolutamente proibita, da non pronunciare, hanno urlato la Schlein e Mentana. “Parole indegne da suprematismo bianco!” , ha quasi vomitato la prima per lo schifo. Il secondo, col noto cipiglio che assume quando deve bollare qualcosa come sacrilego, ha letto tutto un pistolotto, tratto dallo stesso sito di Fratelli d’Italia, in cui l’espressione “sostituzione etnica” era indicata come “teoria cospirazionista” di stampo “neonazista”. Da cui si capisce che anche Fratelli d’Italia s’era impegnato per iscritto a non usare quella espressione e a condannare il concetto.

    Invece Lollobrigida ha trasgredito. Gli è scappata la parola-tabù, il concetto da solo non enunciare, ma nemmeno da pensare. Ha commesso uno psico-reato.

    Siamo nella formazione della neo-lingua, come la spiegò Orwell, e di cui Schlein e Mentana sono evidentemente nominati guardiani. Lo scopo della neolingua è non solo di vietare una espressione o un concetto che il Partito ha condannato, ma di rendere addirittura impossibile di esprimerlo, e persino di pensarlo.

    Insomma abbiamo visto che costoro prescrivono al governo e ai suoi membri le parole che non devono essere usate. Ci sono ricascati: hanno fatto così anche quando avevano il potere totale nella URSS, durante i 70 anni di giudeobolscevismo. Oggi siamo già all’obbligo (a scanso di psico-reato) di chiamare gli invertiti “gay” e “LGBTQ”, alla punizione di maestre che fanno pregare, e ma che dico? Già siamo ai nomi dei ministeri del regime totalitario

    Minipax, Miniabb, Miniamor, Miniver

    Il Minipax, Ministero della Pace, si occupa di armare l’Ucraina e lo guida il ministro Crosetto. E’ il ministero della guerra perpetua a cui ci ha forzato la superpotenza.

    Il MiniAbb, Ministero dell’Abbondanza, è “responsabile del controllo dei beni, del cibo, dei rifornimenti e della distribuzione di questi per creare armi e rifornimenti, anche inutili, e far concentrare il popolo sulla produzione di questi”, insomma gestisce la scarsità artificiale e presto gestirà i razionamenti del cibo (sintetico) come ci chiede l’Europa, e lo dirige Giorgetti.

    Il Ministero dell’Amore “si occupa di reprimere ogni sintomo di dissenso contro il Grande Fratello e contro il Socing, il partito che governa dispoticamente l’Oceania. Il suo nome è paradossale, e rientra nella logica del bis pensiero”.

    Il Miniver, ossia Ministero della Verità, è ovviamente il ministero che ha il compito di saturare con la propaganda del Partito occhi, orecchie ed anime, compito che si sono assunti il PD e Mentana, con le loro prescrizioni e divieti : il suo nome in archeolingua dovrebbe essere ministero della Menzogna e dell’Impostura.

    Ma come spiega Orwell nell’appendice a 1984 dedicata appunto alla neolingua, vengono usate queste abbreviazioni per impedire una serie di processi mentali e associazioni che sarebbero inevitabili usando i nomi completi.

    Ma nemmeno Orwell è giunto a immaginare che quello che si chiama Ministero della Sanità sta eseguendo il compito di far ammalare e invalidare gravemente, quando non morire, con i sieri mRNA, e deliberatamente .

    Naturalmente un divieto specialissimo e durissimo vige per l’espressione “sostituzione etnica”; è perché proprio quello è il programma:



    https://twitter.com/AndreaSALIERI6/s...60749083582465



    Se poi vi chiedete perché questo accanimento contro l’Italia, qui un blogger ha una idea:

    https://twitter.com/Uni91070952/stat...-psicoreato%2F

    https://www.maurizioblondet.it/il-mi...so-psicoreato/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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