L’Unione Europea e il Regno Unito hanno trovato un compromesso per modificare il pezzo degli accordi su Brexit che riguarda l’Irlanda del Nord, un territorio che fa parte del Regno Unito ma che segue ancora diverse norme europee per evitare di creare una dogana al confine con l’Irlanda, che invece è uno stato autonomo parte dell’Unione Europea. Lo hanno annunciato lunedì pomeriggio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro britannico Rishi Sunak in una conferenza stampa congiunta.

Il testo dell’accordo, chiamato “Windsor Framework”, riguarda in sostanza delle facilitazioni per il trasporto di alcune merci dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord.

Per come erano stati scritti, gli accordi su Brexit prevedevano diversi ostacoli burocratici per lo scambio delle merci fra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord. Il nuovo accordo prevede una specie di “corridoio preferenziale” per il transito delle merci inviate da Inghilterra, Scozia e Galles verso l’Irlanda del Nord senza passare per i controlli necessari oggi. I prodotti considerati a rischio di esportazione dall’Irlanda del Nord ad altri paesi UE saranno invece sottoposti a controlli passando da un “corridoio rosso”. Un altro punto dell’accordo prevede il diritto di accesso per i nord-irlandesi a prodotti britannici essenziali come ad esempio i medicinali.

Un terzo punto dell’accordo riguarda la sovranità che l’Irlanda del Nord potrà esercitare attraverso le proprie istituzioni sulle decisioni dell’UE che la riguardano, in quanto ancora coinvolta nel mercato unico europeo: potrà cioè essere attivato una specie di freno legislativo sulle disposizioni modificate o sostitutive del diritto dell’UE connesse all’accordo. Questo meccanismo verrebbe comunque avviato nelle circostanze più eccezionali e secondo un processo ben definito.

Quella di creare un “corridoio verde” era una esplicita richiesta del Partito Unionista Democratico, alleato dei Conservatori britannici, che auspicava un riallineamento dell’Irlanda del Nord alle norme del Regno Unito (gli unionisti sono quelli che preferiscono che l’Irlanda del Nord rimanga nel Regno Unito, piuttosto che un riavvicinamento e una eventuale riunificazione con l’Irlanda). Diverse altre richieste del DUP non sono state però accolte. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, il principale tribunale dell’Unione, conserverà una parziale giurisdizione in Irlanda del Nord.

L’accordo è stato comunque definito un’ottima notizia dal primo ministro britannico Rishi Sunak, che secondo diversi commentatori è riuscito a ottenere un accordo con l’Unione Europea adottando un approccio molto più pragmatico e meno ostile nei confronti dell’Unione. I suoi predecessori Boris Johnson e Liz Truss non erano riusciti a trovare alcun punto di incontro, preferendo minacciare di far saltare totalmente l’accordo su Brexit che riguarda l’Irlanda del Nord (pensando forse che l’Unione Europea si spaventasse, e si convincesse a fare qualche concessione).

In origine l’accordo su Brexit prevedeva che dopo l’uscita del Regno Unito, l’Irlanda del Nord rimanesse nel mercato comune europeo e nell’unione doganale: cioè continuasse a fare parte del mercato unico europeo, in cui i controlli sulle merci, gli standard qualitativi e i vari passaggi amministrativi vengono decisi dall’Unione. Questo per evitare che venga costruita una barriera fisica con l’Irlanda, che invece fa parte dell’Unione Europea. Una nuova barriera fisica potrebbe portare infatti a nuove violenze religiose fra Irlanda e Irlanda del Nord, come quelle avvenute durante tutto il secondo dopoguerra fino agli accordi di pace del Good Friday, firmati nel 1998.

La permanenza dell’Irlanda del Nord nel mercato comune e nell’unione doganale aveva però generato molti nuovi controlli e pratiche burocratiche per le merci in arrivo dal resto del Regno Unito, e sono cresciuti i disagi per le persone che vivono in Irlanda del Nord. Il governo britannico aveva dato la colpa di questi disagi alla rigidità delle norme sull’Irlanda del Nord contenute nell’accordo su Brexit, e in definitiva all’Unione Europea.

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