Reventlow fu molto critico nei confronti delle politiche del Kaiser Guglielmo II di Germania e successivamente della Repubblica di Weimar. Nel 1920 fondò il suo giornale, Der Reichswart ("Guardiano del Reich"), che venne pubblicato fino alla sua morte.
Nell'immediato dopoguerra, una posizione vicina ad alcuni concetti del nazionalbolscevismo fu sostenuta da uno dei più influenti dirigenti del Comintern, Karl Radek, il quale postulava che esistesse una comunità di interessi tra i nazionalisti tedeschi e l'isolato regime bolscevico in Russia. In un primo momento Reventlow denunciò "l'illusione dei cosiddetti bolscevichi nazionali che il comunismo potrebbe trasformarsi in nazionalismo", ma quando nel 1923 Radek colse l'occasione dell'occupazione della Ruhr per tenere il suo discorso Schlageter dinanzi al III Plenum del Comitato esecutivo dell'Internazionale Comunista, Reventlow rispose con vari articoli su Der Reichswart, che furono successivamente ristampati dall'organo di stampa comunista Die Rote Fahne. Questa collaborazione fu di breve durata, ma diede a Reventlow la fama di uomo di sinistra. In seguito commentò con approvazione delle politiche interne del KPD sul Deutsches Tageblatt e chiese per i lavoratori il controllo manageriale del cinquanta per cento di qualsiasi impresa. È stato riferito che Reventlow fu il solo tra i capi nazisti a non essere mai fischiato quando si rivolgeva a folle di lavoratori.
Nel 1924 Reventlow e Albrecht von Graefe uscirono dal Partito Popolare Nazionale Tedesco (DNVP) per formare il Partito Popolare Tedesco della Libertà (DVFP) che era più Völkish e di sinistra del conservatore DNVP. Entrambi furono eletti al Reichstag[1] come deputati DNVP, anche se nel maggio 1927 Reventlow litigò con il più conservatore Graefe e lasciò il partito per unirsi al NSDAP (Partito nazista), portando la sua fazione in blocco, tra cui Bernhard Rust, Franz Stöhr e Wilhelm Kube, ognuno dei quali avrebbe avuto ruoli di primo piano nel partito nazista. Ciò migliorò notevolmente la posizione del NSDAP nella Germania settentrionale, dove il DVFP era sempre stato più forte del NSDAP e alla fine del 1928 il DVFP aveva cessato di esistere a tutti gli effetti.
Il gruppo di Reventlow si alleò rapidamente con l'ala più socialista del NSDAP guidata da Gregor Strasser che favorì l'adozione di misure socialiste autentiche e un'alleanza con i sovietici contro le democrazie occidentali. Sebbene fosse influente nel partito fino alla fine, il gruppo divenne meno influente quando Hitler si dedicò al militarismo e all'antisemitismo dopo aver ottenuto il potere.
Reventlow non fu mai apprezzato o considerato autorevole da Hitler, ma la sua popolarità personale era notevole e Hitler scelse di non contraddirlo ma di ignorarlo. Reventlow non ricevette mai un incarico elevato nel partito né, dopo la presa del potere, gli fu assegnata alcuna carica di governo. Anche se spesso criticava le politiche del governo, gli fu permesso di pubblicare il suo giornale, Der Reichswart, fino alla sua morte nel 1943.
Reventlow sostenne una teoria proposta per la prima volta da Leslie Fry (pseudonimo di Paquita de Shishmareff), che nel suo libro "Waters Flowing Eastward" (Parigi: Éditions R.I.S.S., 1931)[8] sosteneva che i Protocolli dei Savi di Sion erano il piano generale di una cospirazione secondo la quale un gruppo guidato dal "sionista culturale" Asher Ginzberg tramava il dominio del mondo. Tuttavia, all'epoca, Ginzberg sosteneva un risveglio culturale e politico ebraico internazionale, piuttosto che un singolo stato ebraico. Reventlow citò Fry come sua fonte per il suo pensiero sulle origini dei "Protocolli". Dopo che Philip Graves fornì prove, in "The Times", che i "Protocolli" erano falsi plagiati, Reventlow pubblicò il suo sostegno alla teoria della Fry della paternità di Ginzberg nel periodico La Vieille France. I sostenitori di Ginzberg lo citarono in giudizio ed egli fu costretto a ritrattare e a pagare i danni.[9] Comunque continuò a sostenere il suo punto di vista.
https://it.wikipedia.org/wiki/Ernst_zu_Reventlow