Post alla @IlWehrwolf (oramai v'è 'confidenza'...):
Che parere avete del soggetto come da titolo mirabilmente descritto nell'omonima opera da Ernst von Salomon?
Post alla @IlWehrwolf (oramai v'è 'confidenza'...):
Che parere avete del soggetto come da titolo mirabilmente descritto nell'omonima opera da Ernst von Salomon?
Ne ho un parere assai positivo, in quanto generazione combattente temprata dal conflitto bellico e post-bellico ed alienata dalla modernità dominata da società borghesi di matrice liberal-capitalista. Purtroppo oggi tale Weltanschauung non pare più possibile tra i giovani euro-occidentali.
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"…Credo che lo sapevo fin da principio. Lo sapevo che non ci saremmo mai arrivati. A lui piaceva tanto sentirne parlare che anch’io ho creduto fosse possibile."
I PROSCRITTI.
Questo è il primo libro scritto dall’autore, pubblicato nel 1930, cioè circa due anni dopo la conclusione dei fatti raccontati; si tratta un romanzo biografico basato sulle sue esperienze personali dall’armistizio della prima prima guerra mondiale al 1928 circa.
L’inizio del testo vede un Salomon ancora minorenne allievo alla scuola ufficiali che vede crollare la sua patria per come l’aveva conosciuta: l’esercito in cui avrebbe dovuto combattere, il principale pilastro dello stato tedesco, sconfitto definitivamente dagli alleati, il kaiser costretto ad abbandonare un paese e il paese stesso scosso da moti socialisti e separatisti.
Lui non riesce a rassegnarsi al crollo del suo mondo; quello che più lo tormenta è l’eventualità che la Germania venga occupata dagli eserciti nemici, pur di impedirlo sarebbe persino disposto ad arruolarsi tra i rivoluzionari socialisti se avessero combattuto l’esercito francese, ma queste speranze vengono immediatamente deluse. Presto tuttavia trova una strada più consona alle sue inclinazioni ed entra nei freikorps: corpi volontari formati principalmente da soldati smobilitati, ma anche da persone prive di precedenti esperienze militari, impiegati alla difesa dello stato tedesco.
Questi inizialmente vengono schierati contro i “nemici interni”, socialisti e separatisti, e agiscono agli ordini del governo. Von Salomon descrive dal suo punto di vista il progressivo distacco dei volontari dallo stato “borghese” che non gli piace e giudicano troppo arrendevole verso i vincitori.
I freikorps col tempo fanno azioni sempre meno approvate dallo stato (o che lo stato comunque non può approvare per le pressioni delle potenze alleate): da un’avventurosa campagna nel baltico (da cui usciranno duramente decimati), a scontri coi polacchi per determinare quale fosse il confine tra i due stati, all’appoggio del fallimentare di colpo di stato di Kapp.
Già dopo il baltico, in realtà, l’attività dei volontari era solo episodica e von Salomon risulta molto attivo anche in un’organizzazione nazionalista clandestina, nata per l’impulso a resistere alle truppe di occupazione francese, schierate in diverse occasioni in alcune zone della Germania per assicurarsi il pagamento delle riparazioni e il rispetto dei trattati. Quest’organizzazione segreta presto amplierà la propria sfera d’azione; l’operato di questa culminerà coll’uccisione del ministro degli esteri Walther Rathenau in cui Ernst von Salomon avrà un ruolo secondario.
Ernst viene condannato per questo e un altro delitto e starà in carcere per circa 6 anni, il testo si conclude quindi colla descrizione dell’esperienza detentiva.
Insomma l’opera è la descrizione di una lotta combattuta per amore del proprio paese, un amore che però ha difficoltà a trovare una direzione, un progetto definito, si fa riferimento all”idea”, senza dire mai qual era perché nemmeno Salomon è mai riuscito a definirla nei dettagli. Lotta per la Germania ma, nonostante tutte le sue ricerche, non riesce a sviluppare un’ideologia concreta, una soluzione organica alle difficoltà che il suo paese sta affrontando, e questo è il vero problema che ha minato tutti i suoi sforzi che, pur portando a qualche risultato, nel complesso risultano poco costruttivi (o, se vogliamo, distruttivi).
Si può dire che i suoi atti siano più volti a rifiutare il presente che vive che a costruire un nuovo futuro.
Il libro è classificato generalmente come romanzo, sebbene faccia riferimento a eventi vissuti in prima persona, e in effetti a volte viene il dubbio che abbia inventato qualcosa, in particolare quando viene salvato all’ultimo secondo da una fucilazione nel baltico, grazie all’intervento dei camerati. Tuttavia non mi sento di dire che abbia necessariamente mentito e, in ogni caso, l’opera merita comunque di essere letta.
Nonostante sia il libro più famoso e venduto dell’autore, lo stesso von Salomon, nel suo vero capolavoro “Io resto prussiano” (di cui, per qualche misterioso motivo, è stata fatta una sola edizione italiana nel lontano 1954) definisce “I proscritti” come “il suo libro più debole” e in effetti, almeno dal punto di vista stilistico, lascia perplessi vedere che il testo inizia narrando singoli episodi, per poi passare a un filo narrativo continuo; inoltre, in “Io resto prussiano” testo che ha scritto circa 20 anni dopo, si nota il percorso ideologico dell’autore, che col tempo ha smussato lo sciovinismo che anima le pagine de “I proscritti”.
Ad ogni modo lo stile è molto bello, coinvolgente, vivido e pervaso da un’ironia unica che non ho mai trovato da nessun’altra parte.
L’ironia di von Salomon è infatti l’elemento distintivo che rende grande questo autore; a volte si può essere portati a pensare che i nazionalisti, spesso presi da manie di grandezza, siano più portati a una retorica magniloquente che all’ironia, ma in realtà in questi ambienti si possono trovare buone capacità di ironia e sarcasmo, in questo caso usato non solo verso i suoi avversari, ma a volte anche verso sé stesso e altri patrioti.
Concludo con una citazione dell’opera che piacerà a chi ama i libri:
“Era dunque logico che, abbandonato ora nel mondo senza rilievo dell’impassibile realtà, completamente solo contro il ritmo ignoto, assillante, di una vita regolata da una meccanica in apparenza senza senso eppure amaramente dura, mi attaccassi quasi simbolicamente, sulle prime, a ciò che mi offriva un’idea anche vaga della vita: ai libri”
Una generazione in lotta contro il proprio tempo
Esistono autori in cui azione, autobiografia e narrazione si confondono fino a divenire indistinguibili: dalle loro pagine spesso emerge, carico di vitalità, un fascino simile a quello degli antichi poemi epici. Ernst von Salomon appartiene fuori di dubbio a questa composita schiera, in cui si potrebbero a buon diritto annoverare anche Pierre Drieu La Rochelle e Robert Brasillach, Ernst e Friedrich Georg Jünger, Yukio Mishima e persino Gabriele D’Annunzio. È immediatamente consequenziale e comprensibile, quindi, che questo autore tanto abbia appassionato intere generazioni di giovani. “La biografia stessa di von Salomon – scrive Marco Revelli nella sua ampia postfazione all’ultima edizione italiana de I proscritti, il romanzo più famoso di von Salomon – ne fa un rappresentante emblematico di quell'”esistenzialismo guerriero” che animò in entrambi i dopoguerra ogni esperienza nazional-rivoluzionaria”.
Quest’edizione, pubblicata per i tipi della casa editrice Baldini & Castoldi, ha visto la luce in questi giorni, ed è corredata anche da una cronologia del periodo 1918-1923 in Germania (il luogo temporale e spaziale in cui si svolge la maggior parte dell’azione narrata nel romanzo). La vicenda si apre nella Germania guglielmina ancora impegnata nella Grande Guerra: la rivolta interna dei marinai e l’inefficacia strategica della grande avanzata sul fronte dell’Ovest preludono al definitivo tracollo militare, morale e materiale della nazione. Si assiste all’improvvisa, epidemica diffusione del bolscevismo e alla parallela nascita dei Freikorps (i corpi franchi): corpi militari volontari in rapporto di indiretta dipendenza dallo Stato e assai simili alle compagnia di ventura rinascimentali.
Nel corpo di uno Stato morente, infezione e anticorpi si accingono a combattersi in quella che si profila come l’ultima e decisiva battaglia. Ben presto però, tra gli uomini dei Freikorps (tanto quelli impegnati in patria quanto quelli che combattono sul fronte del Baltico) subentra la convinzione di non appartenere sotto alcun aspetto al nuovo Stato sorto dallo sfacelo: la Repubblica di Weimar. Con ogni evidenza, essa appare come un governo-fantoccio asservito in tutto e per tutto ai voleri stranieri degli ex-nemici. Insurrezioni e pronunciamenti si moltiplicano, fino a culminare, nel 1920, nel fallito colpo di stato del generale von Lüttwitz. Il clima generale si arroventa e la lotta politica assomiglia sempre più alla guerra civile.
È in questa temperie che operano i proscritti del romanzo: giovani tedeschi, per lo più reduci del fronte e dei Freikorps, che agiscono per difendere quella Germania, o meglio quell’idea di Germania, che non ha alcuna rappresentanza nello stato-fantoccio di Weimar. Difendono la Ruhr e l’Alta Slesia, prendono Monaco, colpiscono gli avversari politici. Il culmine delle vicende di quegli anni si ha il 24 giugno 1922, quando un commando di cui fa parte lo stesso von Salomon uccide il ministro degli esteri Walther Rathenau, simbolo vivente di quella Germania “cooperante” con i nemici di un tempo. La terza e ultima parte de I proscritti si intitola “I delinquenti” (e segue a “I dispersi” e “I congiurati”): è il racconto di cinque lunghi anni di carcerazione del protagonista.
Per la sua carica emotiva, oltre che per l’indubbio valore letterario, questo straordinario affresco di un periodo storico che è I proscritti è divenuto il romanzo emblematico della Destra europea, poiché, per usare ancora le parole di Revelli, “in von Salomon e nei suoi “proscritti” questa destra, più che un progetto ideale o un sistema di valori, vedeva un nuovo “tipo umano”: un modello di personalità capace di resistere allo sradicamento, di contrapporsi attraverso l’azione estrema, assoluta, fine a se stessa, al corso avverso della storia, e per questa via di sopravvivere in quel “panorama di rovine” che per i “vinti del ’45” […] era divenuta l’Europa”.
* * *
Tratto da La Padania del 30.XII.2001.
Ernst von Salomon, I proscritti, Baldini & Castoldi, Milano 2001, pp. 502, £20.000 (10,33 euro).
https://www.ramispogli.it/
"…Credo che lo sapevo fin da principio. Lo sapevo che non ci saremmo mai arrivati. A lui piaceva tanto sentirne parlare che anch’io ho creduto fosse possibile."
Ernst Graf zu Reventlow scrisse due libri fondamentali:
Völkisch-kommunistische Einigung?
Deutscher Sozialismus
Vi suggerisco inoltre di leggere il libro "Germania 1923" di Segre pubblicato di Victor Serge dalle edizioni graphos .
E' molto bello.