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    Predefinito Aborto e omosessualismo sono un crimine?

    Per voi il genocidio compiuto tramite l'aborto e la concessione dei diritti ai pedofili LGBTQ sono un crimine?

  2. #2
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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?

    I DIECI “EFFETTI” DEL ’68 CHE ANCORA CI PORTIAMO DIETRO. RIFLESSIONI POLITICAMENTE SCORRETTE DI MARCELLO VENEZIANI


    Sono passati cinquant’anni dal ’68, ma gli effetti di quella nube tossica così mitizzata si vedono ancora. Li riassumo in dieci eredità che sono poi il referto del nostro oggi.

    Sfascista

    Per cominciare, il ’68 lasciò una formidabile carica distruttiva: l’ebbrezza di demolire o cupio dissolvi, il pensiero negativo, il desiderio di decostruire, il Gran Rifiuto. Basta, No, fuori, via, anti, rabbia, contro, furono le parole chiave, esclamative dell’epoca.

    Il potere destituente. Non a caso si chiamò “contestazione globale” perché fu la globalizzazione destruens, l’affermazione di sé tramite la negazione del contesto, del sistema, delle istituzioni, dell’arte e della storia.

    Lo sfascismo diventò poi il nuovo collante sociale in forma di protesta, imprecazione, invettiva, e infine di antipolitica. Viviamo tra le macerie dello sfascismo.

    Parricida

    La rivolta del ’68 ebbe un Nemico Assoluto, il Padre. Inteso come pater familias, come patriarcato, come patria, come Santo Padre, come padrone, come docente, come autorità. Il ’68 fu il movimento del parricidio gioioso, la festa per l’uccisione simbolica del padre e di chi ne fa le veci.

    Ogni autorità perse autorevolezza e credibilità, l’educazione fu rigettata come costrizione, la tradizione fu respinta come mistificazione, la vecchiaia fu ridicolizzata come rancida e retrò, il vecchio perse aura e rispetto e si fece ingombro, intralcio, ramo secco. Grottesca eredità se si considera che oggi viviamo in una società di vecchi.

    Il giovanilismo di allora era comprensibile; il giovanilismo in una società anziana è ridicolo e penoso nel suo autolesionismo e nei suoi camuffamenti.

    Infantile

    Di contro, il ’68 scatenò la sindrome del “bambino perenne”, giocoso e irresponsabile. Che nel nome della sua creatività e del suo genio, decretato per autoacclamazione, rifiuta le responsabilità del futuro, oltre che quelle del passato.

    La società senza padre diventò società senza figli; ecco la generazione dei figli permanenti, autocreati e autogestiti che non abdicano alla loro adolescenza per far spazio ai bambini veri. Peter Pan si fa egocentrico e narcisista. Il collettivismo originario del ’68 diventò soggettivismo puerile, emozionale, con relativo culto dell’Io.

    La denatalità, l’aborto e l’oltraggio alla vecchiaia trovano qui il loro alibi.

    Arrogante

    “Arrogante”, che fa rima con “ignorante”. Ognuno in virtù della sua età e del suo ruolo di “contestatore” si sentiva in diritto di giudicare il mondo e il sapere, nel nome di un’ignoranza costituente, rivoluzionaria.

    Il ’68 sciolse il nesso tra diritti e doveri, tra desideri e sacrifici, tra libertà e limiti, tra meriti e risultati, tra responsabilità e potere, oltre che tra giovani e vecchi, tra sesso e procreazione, tra storia e natura, tra l’ebbrezza effimera della rottura e la gioia delle cose durevoli.

    Estremista

    Dopo il ’68 vennero gli anni di piombo, le violenze, il terrorismo. Non fu uno sbocco automatico e globale del ’68, ma uno dei suoi esiti più significativi. L’arroganza di quel clima si cristallizzò in prevaricazione e aggressione verso chi non si conformava al nuovo conformismo radicale.

    Dal ’68 derivò l’onda estremista che si abbeverò di modelli esotici: la Cina di Mao, il Vietnam di Ho-Chi-Minh, la Cuba di Castro e Che Guevara, l’Africa e il “Black power”. Il ’68 fu la scuola dell’obbligo della rivolta; poi i più decisi scelsero i licei della violenza, fino al master in terrorismo.

    Il ’68 non lasciò eventi memorabili, ma avvelenò il clima; non produsse rivoluzioni politiche o economiche, ma mutazioni di costume e di mentalità.

    Tossico

    Un altro versante del ’68 preferì alle canne fumanti delle P38 le canne fumate e anche peggio. Ai carnivori della violenza politica si affiancarono così gli erbivori della droga. Il filone hippy e la cultura radical, preesistenti al ’68, si incontrarono con l’onda permissiva e trasgressiva del movimento e prese fuoco con l’hashish, l’lsd e altri allucinogeni.

    Lasciò una lunga scia di disadattati, dipendenti, disperati. L’ideologia notturna del ’68 fu dionisiaca, fondata sulla libertà sfrenata, sulla trasgressione illimitata, sul bere, fumare, bucarsi, far notte e sesso libero. Anche questo non fu l’esito principale del ’68, ma una diramazione minore o uscita laterale.

    Conformista

    L’esito principale del ’68, la sua eredità maggiore, fu l’affermazione dello spirito radical, cinico e neoborghese. Il ’68 si era presentato come rivoluzione antiborghese e anticapitalista, ma alla fine lavorò al servizio della nuova borghesia, non più familista, cristiana e patriottica, e del nuovo capitale globale, finanziario.

    Attaccarono la tradizione, che non era alleata del potere capitalistico, ma era l’ultimo argine al suo dilagare. Così i credenti, i connazionali, i cittadini furono ridotti a consumatori, gaudenti e single. Il ’68 spostò la rivoluzione sul privato, nella sfera sessuale e famigliare, nei rapporti tra le generazioni, nel lessico e nei costumi.

    Riduttivo

    Il ’68 trascinò ogni storia, religione, scienza e pensiero nel tribunale del presente. Tutto venne ridotto all’attualità, perfino i classici venivano rigettati o accettati se attualizzabili, se parlavano al presente in modo adeguato.

    Era l’unico criterio di valore. Questa gigantesca riduzione all’attualità, alterata dalle lenti ideologiche, ha generato il presentismo, la rimozione della storia, la dimenticanza del passato; e poi la perdita del futuro, nel culto immediato dell’odierno, tribunale supremo per giudicare ogni tempo, ogni evento e ogni storia.

    Neobigotto

    Conseguenza diretta fu la nascita e lo sviluppo del politically correct, il bigottismo radical e progressista a tutela dei nuovi totem e dei nuovi tabù. Antifascismo, antirazzismo, antisessismo, tutela di gay, neri, svantaggiati.

    Il ’68 era nato come rivolta contro l’ipocrisia parruccona dei benpensanti per un linguaggio franco e sboccato; ma col lessico politicamente corretto trionfò la nuova ipocrisia.

    Fallita la rivoluzione sociale, il ’68 ripiegò sulla rivoluzione lessicale: non potendo cambiare la realtà e la natura ne cambiò i nomi, occultò la realtà o la vide sotto un altro punto di vista. Fallita l’etica, si rivalsero sull’etichetta. Il P. C. è il rococò del ’68.

    Smisurato

    Cosa lascia infine il ’68? L’apologia dello sconfinamento in ogni campo. Sconfinano i popoli, i sessi, i luoghi. Si rompono gli argini, si perdono i limiti e le frontiere, il senso della misura e della norma, unica garanzia che la libertà non sconfini nel caos, la mia sfera invade la tua.

    Lo sconfinamento, che i greci temevano come hybris, la passione per l’illimitato, per la mutazione incessante; la natura soggiace ai desideri, la realtà stuprata dall’utopia, il sogno e la fantasia che pretendono di cancellare la vita vera e le sue imperfezioni…

    Questi sono i danni (e altri ce ne sarebbero), ma non ci sono pregi, eredità positive del ’68? Certo, le conquiste femminili, i diritti civili e del lavoro, la sensibilità ambientale, l’effervescenza del clima e altro…

    Ma i pregi ve li diranno in tanti.

    Io vi ho raccontato l’altra faccia in ombra del ’68. Noi, per dirla con un autore che piaceva ai sessantottini, Bertolt Brecht, ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati. Alla fine, i trasgressivi siamo noi.

    Di Marcello Veneziani (da: Il Giornale)

  3. #3
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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?

    IL ’68 DEI PEDOFILI. L’INQUIETANTE RAPPORTO FRA PEDOFILIA E SINISTRA PROGRESSISTA


    «Un’ombra imbarazzante è calata sulla sinistra tedesca», racconta un dossier uscito nei giorni scorsi sul settimanale Der Spiegel. «Negli anni Ottanta numerose associazioni di sinistra, e di intellettuali, che lottavano per i diritti degli omosessuali formarono una sorta di alleanza con i militanti della pedofilia».

    Nel luglio 1981, la rivista gay Rosa Flieder intervistò Olaf Stüben, ai tempi molto noto per il suo sostegno dichiarato alla pedofilia. Nell’intervista, Stüben rivendicava apertamente il diritto a riconoscere la pedofilia come «qualcosa di sano e moralmente accettabile». Politicamente schierato a sinistra, affermava che l’innocenza adolescenziale che dovrebbe difendere i ragazzini dal sesso è solo «una invenzione dei borghesi del primo capitalismo».

    L’articolo dello Spiegel spiega come questa intervista non fosse un caso isolato, anzi. Negli anni Settanta e ancora negli anni Ottanta, molte riviste di sinistra sostenevano e promuovevano il sesso con i bambini. Il magazine Don pubblicò cinque report simpatetici con il sesso con i bambini, sotto la dicitura Non siamo stupratori di bambini. I Verdi nel marzo 1985 approvarono un documento che chiedeva la legalizzazione del «sesso non violento» fra adulti e minori. E addirittura inserirono nel programma la liberalizzazione dei rapporti sessuali con i bambini, clausola che sparì dal programma soltanto nel 1993. Il giornale progressista Pflasterstrand, allora edito dal leader sessantottino Daniel Cohn-Bendit, “Dani il rosso”, giustificava il sesso con i bambini. Volker Beck, che oggi rappresenta la città di Colonia al Parlamento, negli anni Ottanta contribuì con un saggio al libro Il complesso pedosessuale, in cui sosteneva la depenalizzazione del sesso con i bambini. Ci sarebbe voluta la «madre di tutte le femministe tedesche», Alice Schwarzer, a ricordargli dalle colonne della Frankfurter Allgemeine Zeitung che fu proprio lui, ancora nel 1988, a promuovere «in un testo la decriminalizzazione della pedo-sessualità». Come ha rivelato Franz Walter sulla FAZ, anche Dagmar Döring, fino al 10 agosto scorso candidata a Wiesbaden per i liberali, nel 1980 scrisse un saggio intitolato Pedofilia oggi, per sostenere la richiesta di legalizzazione dei rapporti tra adulti e minori. Uno scandalo che investe anche gli istituti educativi di sinistra. Come il Rote Freiheit, il cui scopo era plasmare «personalità socialiste». Il programma prevedeva, oltre alle sessioni critiche sull’imperialismo, anche «sessioni sessuali», con lo «svestimento di gruppo» e la lettura di riviste porno.

    Molti furono gli abusi sui minori. È venuto fuori, da una indagine parlamentare, che lo Psychology Institute alla Free University di Berlino aveva sostenuto il centro Libertà Rossa. E perfino l’attuale Ministro della giustizia tedesco, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, tra i più accesi critici della Chiesa cattolica in tema di abusi, faceva parte del direttivo della Humanistische Union quando questa organizzazione progressista si batteva per liberalizzare tutti gli atti sessuali “consensuali”, inclusi i minorenni. Una giornalista del quotidiano di sinistra Tageszeitung ha documentato tutto nel libro Attivisti pedofili negli ambienti di sinistra. Era il 13 dicembre del 1979 quando il magazine Zitty illustrava un articolo con le immagini di due corpi abbracciati, un adulto e un bambino, sotto il titolo: Amore con i bambini. Si può?. Uno dei bestseller di quella stagione, La rivoluzione dell’educazione del 1971, difendeva la seguente teoria: «La diserotizzazione della vita di famiglia, dalla proibizione della vita sessuale tra bambini al tabù dell’incesto è funzionale all’atteggiamento ostile del piacere sessuale nelle scuole e alla successiva sottomissione e disumanizzazione della vita lavorativa».

    Furono aperti asili in cui si sosteneva che i bambini avessero diritto a vivere una sessualità. Il numero 17 della rivista Kursbuch, pubblicato nel 1969 sotto la direzione dell’enfant terrible della cultura tedesca, Hans Magnus Enzensberger, conteneva un articolo dal titolo Educare i bambini nella comune. Il riferimento è alla comune socialista di Giesebrechtstrasse, a Berlino, in cui erano andati a vivere tre donne, quattro uomini e due bambini. Oltre ai conti in banca comuni e alla mancanza di porte nei bagni, per favorire la “comunione”, la casa prevedeva esperienze sessuali con i bambini. Una foto della rivista diretta da Enzensberger, dal titolo Amore nella stanza dei bambini, mostra Nessim e Grischa, la bambina, nudi sul letto. Andreas Baader, il capo storico del terrorismo rosso tedesco, lasciò la figlia in una di queste comuni.

    Nel romanzo Das bleiche Herz der Revolution, Sophie Dannenberg, che da bambina fu mandata in uno di questi istituti anti autoritari, racconta le esperienze pedofile in questi centri simbolo della sinistra.

    Anche in una prestigiosa scuola legata all’Unesco ci furono abusi sessuali tra gli anni Settanta e Ottanta. Si tratta della Odenwald di Heppenheim, nota per il suo metodo pedagogico basato sul «libero sviluppo di ogni allievo». L’istituto annoverava tra i suoi allievi proprio Cohn-Bendit, che lo frequentò tra il 1958 e il 1965, uno dei figli dell’ex presidente della Repubblica federale tedesca Richard von Weizsäcker, Andreas, il figlio di Thomas Mann, Klaus, e Wolfgang Porsche, oggi al vertice della casa automobilistica di famiglia.

    Cohn-Bendit pubblicherà Gran Bazar, saggio dedicato alla sua esperienza nella scuola materna. In linea con alcune idee promosse nell’ambito dei movimenti di contestazione degli anni Sessanta e Settanta, alcuni passaggi del libro teorizzano «il risveglio della sessualità dei bambini» da uno a sei anni e assumono la possibilità di rapporti fisici ambigui. Cohn-Bendit si è sempre difeso dicendo che le sue affermazioni erano una «provocazione intollerabile», ma che vanno considerate nel contesto degli anni Settanta ed erano mirate a «scioccare i borghesi». Si trattava del liceo delle élite sessantottine, quello in cui si teorizzava che «insegnare è sbagliato» e che «non c’è differenza tra adulti e bambini»; un istituto nel quale si sono verificati, «almeno dal 1971», abusi «che superano la nostra capacità di immaginazione» (parole dell’attuale direttore, Margarita Kaufmann). Il fondatore, Paul Geheeb, decise di abolire il concetto stesso di educazione: «Preferisco non usare le parole “educazione” e “educare”, ma preferisco parlare di sviluppo umano». Gli insegnanti non devono essere educatori ma «amici» dei bambini. Così il convitto di Odenwald divenne la culla delle idee radicali di inizio Novecento, facendo scalpore per la promiscuità tra alunni maschi e femmine (si trattava di una rivoluzione, per l’epoca) e per l’educazione fisica praticata insieme, nudi, da bimbi e bimbe.

    Il caso tedesco non è isolato nella storia della sinistra europea. Era il 26 gennaio 1977, quando, in nome della «liberazione sessuale dei bambini», il quotidiano francese Le Monde, faro della gauche, pubblicò una petizione per abbassare la maggiore età sessuale ai dodicenni, una sorta di legittimazione ideologica alla pedofilia adolescenziale. Fra i firmatari il poeta Louis Aragon, l’illustre semiologo Roland Barthes, il filosofo marxista più in voga allora Louis Althusser, gli psicoanalisti profeti degli autonomi Gilles Deleuze e Félix Guattari, la pioniera della psicologia infantile Françoise Dolto («la Montessori d’oltralpe»), il fondatore di Medici senza Frontiere Bernard Kouchner, il futuro Ministro della cultura e icona socialista Jack Lang, il vate dell’esistenzialismo Jean-Paul Sartre e la sua compagna femminista Simone de Beauvoir, nonché l’enfant terrible della letteratura francese, Philippe Sollers. In pratica l’intero pantheon della cultura parigina della seconda metà del Novecento. Come ha scritto Jean-Claude Guillebaud, giornalista del Nouvel Observateur, sugli anni Settanta e la pedofilia: «Questi idioti esaltavano il permissivismo e l’avventura pedofila». Due anni dopo un altro quotidiano simbolo della sinistra, Libération, definiva la pedofilia «una cultura volta a spezzare la tirannia borghese che fa dell’amante dei bambini un mostro da leggenda». Sempre sulle pagine di Libération, sempre nel 1979, si tessono lodi sperticate a Jacques Dugué (pedofilo condannato) «per la sua franchezza in merito alla sodomia». Cioè? Ce lo spiega, sempre dalle colonne di Libération, Dugué stesso: «Un bambino che ama un adulto sa benissimo che non può ancora dare, e capisce e accetta di ricevere. È un atto d’amore. È uno dei suoi modi d’amare e di provarlo».

    Ancora il 20 giugno 1981, Libération pubblica un articolo intitolato Câlins enfantins (ossia “Coccole infantili”), in cui si presenta in una maniera compiacente la testimonianza di un pedofilo sui rapporti sessuali con un bimbo di cinque anni. Poi c’è il caso del maître à penser dell’antiumanesimo, Michel Foucault, il quale sosteneva che il bambino è «un seduttore» che cerca il rapporto sessuale con l’adulto.

    In un’intervista, apparsa su Change nel 1977 e ripresa in Dits et écrits, J. P. Faye e altri pongono alcuni quesiti al celebre filosofo Foucault. «Una ragazzina di otto anni», dice Faye «è stuprata da un giovane bracciante agricolo in un fienile. Poi lei ritorna a casa, suo padre fa il medico, è cardiologo, che si interessa anche a Wilhelm Reich: da cui la contraddizione. Vede rincasare la figlia, che non apre più bocca. Resta completamente muta per diversi giorni, ha la febbre… Nel giro di qualche giorno, tuttavia, fa vedere che è ferita fisicamente. Il padre cura la lacerazione, sutura la ferita. Medico e reichiano, sporge denuncia? No, si limita a parlare con il bracciante agricolo, prima che lui se ne vada. Non scatta alcuna azione giudiziaria. Ma il racconto continua con la descrizione di un’enorme difficoltà psichica a livello della sessualità, più avanti nel tempo. Che è verificabile soltanto quasi dieci anni dopo. È molto difficile pensare qualcosa a livello giuridico in questo caso. Non è facile a livello della psiche, mentre sembra più semplice a livello del corpo».

    La replica di Foucault: «Tutto il problema che si pone, nel caso delle ragazze ma anche dei ragazzi – perché, legalmente, lo stupro nei confronti dei ragazzi non esiste – è il problema del bambino che viene sedotto. O che comincia a sedurre voi. Si può fare al legislatore la seguente proposta? Con un bambino consenziente, con un bambino che non si rifiuta, si può avere qualunque tipo di rapporto, senza che la cosa rientri nell’ambito legale?… Il problema riguarda i bambini. Ci sono bambini che a dieci anni si gettano su un adulto – e allora? Ci sono bambini che acconsentono, rapiti».

    Replica Faye: «Anche i bambini lo fanno tra di loro, ma su questo si chiudono gli occhi. Quando un adulto entra in gioco, però, non c’è più uguaglianza ed equilibrio tra le scoperte e le responsabilità. C’è una disuguaglianza… difficile da definire».

    Chiude Foucault: «Sarei tentato di dire che, se il bambino non si rifiuta, non c’è alcuna ragione di sanzionare il fatto, qualunque esso sia… Inoltre, esiste anche il caso dell’adulto che è in un rapporto di autorità rispetto al bambino. Sia come genitore, sia come tutore, oppure come professore, come medico. Anche qui si sarebbe tentati di dire: non è vero che da un bambino si può ottenere ciò che non vuole veramente, attraverso l’effetto dell’autorità».

    Come ha spiegato la storica Anne-Claude Ambroise-Rendu, il discorso secondo il quale «i bambini hanno diritto alla sessualità» trovò una nicchia «all’ombra dei movimenti alternativi, dell’antipsichiatria e della militanza omosessuale». Ci fu il caso di Tony Duvert, lo scrittore francese autore del Buon sesso illustrato, una sorta di «manifesto pedofilo» che reclamava il diritto dei bambini a una loro liberazione sessuale. Infine, fra i molti, il nome di Alfred Kinsey, il «padre della rivoluzione sessuale occidentale», le cui ricerche contribuirono a cambiare il costume e l’istituto famigliare della società moderna, il moralista che insegnò agli americani a parlare di sesso e a praticarlo apertamente, spalancando le porte al movimento gay. Pioniere entomologo, il dottor Kinsey non esitò a legittimare la pedofilia. Nel suo secondo Rapporto c’è un paragrafo intitolato Contatti nell’età prepubere con maschi adulti, nel quale vengono descritti rapporti sessuali tra bambine e uomini adulti. «Se la bambina non fosse condizionata dall’educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinatisi in questi episodi la turberebbero», scrive Kinsey. «È’ difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata dall’educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell’avere contatti sessuali ancora più specifici. Quando i bambini vengono posti in guardia di continuo dai genitori e dagli insegnanti contro i contatti con gli adulti, e quando non ricevono alcuna spiegazione sulla natura esatta dei contatti proibiti, sono pronti a dare in manifestazioni isteriche non appena una qualsiasi persona adulta li avvicina, o si ferma a parlar loro per strada, o li carezza, o propone di fare qualcosa per loro, anche se quella persona può non avere alcuna intenzione sessuale. Alcuni tra i più esperti studiosi di problemi giovanili, sono addivenuti alla convinzione che le reazioni emotive dei genitori, dei poliziotti e di altri adulti i quali scoprono che il bambino ha avuto contatti, possono turbare il fanciullo più seriamente degli stessi contatti sessuali. L’isterismo in voga nei riguardi dei trasgressori sessuali può benissimo influire in grave misura sulla capacità dei fanciulli ad adattarsi sessualmente alcuni anni dopo, nel matrimonio».

    Poi sarebbe emerso che lo stesso Rapporto Kinsey, il più famoso studio sul comportamento sessuale umano, sarebbe basato sulle memorie di un pedofilo. L’ammissione è arrivata da John Bancroft, direttore dell’Istituto Kinsey all’Università dell’Indiana, che ha ammesso che i dati del rapporto erano basati sulle esperienze personali di un maniaco sessuale che aveva molestato oltre trecento bambini, tenendo un diario accurato delle sue attività pedofile. Siamo alle origini dell’ipocrisia di una cultura e della sua classe dirigente che avrebbe posto sotto inquisizione la Chiesa cattolica per gli abusi sessuali (veri o presunti), ma che è stata essa stessa all’origine di quella che Roger Scruton avrebbe definito la «pedofilia vicaria» in vigore nelle democrazie occidentali. Una vicenda simbolizzata dalla rivista Konkret, la più influente tra gli ambienti intellettuali di sinistra in Germania, che in più occasioni ha pubblicato negli anni Settanta e Ottanta immagini di bambine nude con riferimenti espliciti alla possibilità del sesso. Direttore della rivista era Klaus Rainer Röhl, un nome illustre dell’editoria, nonché compagno di Ulrike Meinhof, la celebre walkiria della sanguinosa sfida terrorista portata contro la Germania del dopoguerra. Sarebbe stata la stessa figlia della coppia, Anja Röhl, a scrivere in una autobiografia: «Uno dei nomi più illustri che apertamente diffusero la pedofilia fu Klaus Rainer Röhl, mio padre».

    Ulrike, la spietata terrorista, il marito triste ideologo della pedofilia e la figlia vittima degli abusi orditi dai genitori: è anche qui la cultura di idealismo fanatizzato e crudeltà che avrebbe partorito il Sessantotto.

    Di Giulio Meotti (da: Il Foglio, 7/09/2013)

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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?

    «NORMALIZZARE E ACCETTARE LA PEDOFILIA». IL “REVIVAL PRO-PEDOFILO” DI CUI NESSUNO PARLA

    Sulla scia pedo-libertaria inaugurata nel ’68, sono sorte negli ultimi anni organizzazioni e piattaforme web con l’obiettivo dichiarato di normalizzare la pedofilia, promuovendo esplicitamente il sostegno ai pedofili, al punto che il National Justice Party (NJP), con sede in Pennsylvania, è arrivato a parlare di una vera e propria «rinascita del movimento di accettazione della pedofilia», in un «revival pro-pedofilo» dalle tinte grottesche.

    Ma che cosa vuol dire in sostanza “normalizzare” e “accettare” la pedofilia?

    È molto semplice: “normalizzare” vorrebbe dire rimuovere tale perversione dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), pubblicato dall’American Psychiatric Association (APA), per riclassificarla come normale orientamento sessuale (come avvenne con l’omosessualità negli anni ’70), mentre “accettare” vorrebbe dire abbattere le tradizionali barriere di pregiudizi che separano la nostra società dai pedofili, accettandoli quindi come persone normali (ma con un diverso orientamento sessuale) e sostituendo il termine “pedofilo” – oggi divenuto dispregiativo – con “persona attratta da minori” (minor attracted person) o addirittura con “boylover“.

    Lo stesso New York Times, giornale mainstream letto da milioni di persone, si è espresso a favore della pedofilia. In un articolo del 2015 scritto dalla professoressa Margo Kaplan, si sostiene infatti che una percentuale significativa della popolazione maschile, molto tempo dopo il periodo della pubertà, continua a sentirsi attratta dai bambini in età prepuberale, e che la pedofilia «non è una scelta», ma una condizione del tutto «naturale», a causa della quale le persone che ne soffrono sono costrette a nascondere agli altri il proprio disturbo per non perdere opportunità di lavoro ed evitare critiche, arrivando spesso a «pensare al suicidio».

    Philip Tromovitch, professore all’Università giapponese di Doshisha, ha rilanciato addirittura la tesi della «prevalenza della pedofilia», secondo la quale «gli uomini in maggioranza sono probabilmente pedofili o ebefili» e quindi «l’attrazione pedofila è normale e naturale nei maschi umani».

    Il “B4U-ACT“

    A guidare questo bizzarro «revival pro-pedofilo» internazionale è il B4U-ACT, organizzazione non-profit fondata nel 2003 dall’ebreo Michael F. Melsheimer con sede nel Maryland, che riunisce «professionisti della salute mentale e attivisti simpatizzanti a favore della pedofilia», con l’obiettivo di creare le dinamiche necessarie per portare alla normalizzazione e all’accettazione della pedofilia in Occidente e rendere disponibili ai pedofili «servizi di salute mentale efficaci e compassionevoli, sfidando al contempo i presupposti culturali negativi che spesso fungono da barriere al trattamento, aumentando così la probabilità che le persone attratte da minori conducano vite produttive e significative».

    Il B4U-ACT, che pubblica anche un giornale trimestrale (il B4U-ACT Quarterly Review), ha tuttavia sponsorizzato negli anni varie conferenze legate al tema della pedofilia. L’evento più noto e significativo, «sostenuto quasi interamente da ebrei», è stato sicuramente il breafing svoltosi a Baltimora il 17 agosto 2011 insieme a diversi ricercatori di svariate università americane. In tale occasione, gli attivisti e gli psichiatri del B4U-ACT hanno ribadito i propri propositi pedo-libertari, ponendo le fondamenta per esercitare forti pressioni sull’APA in modo da fare rimuovere la pedofilia dal già citato Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), per riclassificarla come normale orientamento sessuale non criminale e pienamente legittimo.

    «Proprio come è avvenuto storicamente con l’omosessualità», ha dichiarato un attivista del B4U-ACT, «la società sta attualmente affrontando la questione della pedofilia con un equilibrio che è molto più pesato sul lato delle soluzioni di giustizia penale che sul lato delle soluzioni per la salute mentale».

    Ma non tutti si sono dichiarati favorevoli alla causa della pedofilia. Judith Reisman, ad esempio, professoressa alla Facoltà di Giurisprudenza della Liberty University, ha definito la sopracitata conferenza parte di una «strategia per condizionare le persone ad accettare i pedofili».

    «La prima cosa che fanno è convincere il pubblico a rinunciare a considerare un atto criminale il gesto commesso dall’autore del reato [il pedofilo], [invitando] a pensare a lui come se si pensasse al proprio stato emotivo, a empatizzare e simpatizzare [con lui]», ha dichiarato Judith Reisman. «L’obiettivo è far uscire di prigione i pedofili».


    Progetto “Free Spirit”

    In stretta connessione al B4U-ACT e alle sue radicali prerogative pro-pedofilia, è attiva da oltre vent’anni l’organizzazione Free Spirit, alla quale aderì – prima di morire – anche Michael F. Melsheimer. Essa è stata costituita agli inizi degli anni 2000 con l’obiettivo di «promuovere la comunicazione aperta tra i boylovers» e affonda le sue radici nella «community boylove più longeva del World Wide Web», ossia la BoyChat, fondata nel dicembre 1995 al fine di «fornire un clima di supporto personale ai boylovers che stanno vivendo momenti difficili».

    Oggi, tuttavia, l’organizzazione Free Spirit opera in tutto l’Occidente attraverso siti web, forum e chat in varie lingue (come LifeLine, Jungsforum, La Garçonnière, BoyLinks e BoyWrite) e può contare sulla collaborazione costante di centinai di utenti, attivisti e simpatizzanti di ogni genere. Fra i progetti più controversi, però, vi è la BoyWiki, una sorta di “Wikipedia del pedofilo” nata nel 2009 e disponibile in inglese, francese e tedesco, che mostra le varie realtà della “cultura boylove“, fornendo una vasta scelta di articoli e contenuti al limite della legge (alcuni scritti, oltre a parlare esplicitamente di «sesso fra adulti e bambini», descrivono addiruttura le informazioni necessarie su «come non farsi scoprire»).

    Il “NAMBLA“

    Ma vi è un’altra organizzazione che, strettamente legata al progetto Free Spirit, rientra in tutto e per tutto in questa «rinascita del movimento di accettazione della pedofilia», di cui nessuno parla: è la North American Man/Boy Love Association, meglio conosciuta con l’acronimo NAMBLA.

    La peculiarità di questa organizzazione risiede nel fatto che le sue attività hanno avuto inizio durante la cosiddetta “rivoluzione sessuale“, dunque è forse l’unica grande organizzazione pro-pedofilia attiva dagli anni ’70. Essa nasce da una scissione del movimento gay (oggi fortemente avverso all’attivismo pedo-libertario) ed offre soprattutto servizi per i detenuti condannati per reati connessi alla pedofilia, pubblicando periodicamente (dieci numeri a l’anno) il NAMBLA Bulletin, rivista di diffusione della “cultura boylove“, contenente notizie, articoli di approfondimento, immagini e recensioni di film e libri legati al tema della pedofilia.

    Gli obiettivi del NAMBLA, come riporta il sito dell’organizzazione, sono sostanzialmente quattro: 1) costruire comprensione e supporto per le relazioni fra uomini e ragazzi; 2) educare le persone sulla «natura benevola» dell’amore fra uomini e ragazzi; 3) cooperare con gay, lesbiche, femministe e altri “movimenti di liberazione”; 4) lottare per l’abbattimento dei pregiudizi sessuali fra le persone di tutte le età.

    Scrive inoltre – senza alcuna vergogna – il sito del NAMBLA: «Crediamo che i sentimenti sessuali siano una forza vitale positiva. […] Le leggi attuali, che si concentrano solo sull’età dei partecipanti, ignorano la qualità delle loro relazioni. Sappiamo che le differenze di età non precludono l’interazione reciproca e amorevole tra le persone. Il NAMBLA si oppone fermamente alle leggi sull’età del consenso e a tutte le altre restrizioni che negano agli uomini e ai ragazzi il pieno godimento del proprio corpo e il controllo sulla propria vita».


    Sesso davanti ai bambini

    Ma le ambizioni pedo-libertarie non sono finite qua. L’Ebreo queer Joseph Fischel, ad esempio, professore alla Yale University e autore di un libro intitolato Sesso e danno nell’età del consenso, ha espresso in un recente articolo l’idea secondo la quale «compiere atti omosessuali perversi di fronte ai bambini è importante, poiché insegna loro a rifiutare il razzismo, il sessismo e l’omofobia».

    «Qual è il presunto danno se un bambino si imbatte in un ragazzo che indossa un’imbracatura toracica, o vede le chiappe di un adulto, o anche i genitali o il seno di un adulto?», si è domandato Fischel. «Questi bambini si sentirebbero necessariamente violati, o potrebbero sentirsi violati gli adulti per loro conto? È probabile che il bambino risponda con curiosità?».

    Nell’articolo, Fischel respinge con forza l’idea «che compiere atti sessuali di fronte a bambini portati al “Gay Pride” dai loro genitori omosessuali sia sbagliato», definendo questa prospettiva «razzista» e assolutamente «dannosa per i bambini». Pertanto, ha spiegato l’ideologo queer, «nessuno ha il diritto di chiedere che il “kink” [varietà di fantasie e pratiche sessuali non tradizionali] e la sodomia pubblica siano banditi dalle parate gay».

    Per costruire la sua argomentazione da un punto di vista legale, tuttavia, «Fischel fa affidamento su Brenda Cossman, Stuart Green, Richard Posner e Joel Feinberg (tutti giuristi accademici ebrei), che sostengono che gli atti sessuali pubblici di fronte a persone ignare non sono più offensivi di un discorso politico razzista o “offensivo”, e che la distinzione tra comportamento privato e pubblico è arbitraria, eteronormativa, e dovrebbe essere eliminata», ha spiegato Eric Striker, membro del già citato National Justice Party.


    Aggiornamenti del DSM

    Pertanto, a causa delle costanti pressioni degli attivisti pro-pedofili sull’APA, vi sono stati negli anni diversi aggiornamenti del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM). Uno di quest’ultimi, dai contenuti agghiaccianti, ha sottolineato che «le esperienze sofferte da bambini, sia maschi che femmine, che hanno avuto abusi sessuali sembrano abbastanza moderate» e che «l’abuso sessuale su un bambino non necessariamente produce conseguenze negative di lunga durata». Dunque, conclude l’APA, «il sesso consensuale fra bambini e adulti, e tra adolescenti e bambini, dovrebbe venire descritto in termini più positivi, come “sesso adulto-bambino” e “sesso adolescente-bambino”», o addirittura come «amore intergenerazionale».

    La dottoressa Rando

    Ma – incredibilmente – sembra che istanze pedo-libertarie siano presenti anche in Italia. Nelle scuole di Treviso, ad esempio, la sessuologa Teresa Rando, sotto l’egida dell’ULSS e sostenuta dalle associazioni LGBT, ha introdotto negli ultimi anni un nuovo «programma di lavoro» incentrato sulle linea guida elaborate dall’OMS nel 2010 denominate Standard per l’educazione sessuale in Europa. E il risultato è stato disastroso.

    Molti bambini delle scuole elementari, infatti, sono rimasti profondamente turbati e infastiditi dalle tematiche legate al nuovo programma introdotto dalla dottoressa Rando, tant’è che si sono lamentati coi propri genitori.

    Elisabetta Frezza, giurista e attivista cattolica, ha tuttavia parlato con le madri e i padri di questi bambini, riportando le testimonianze nel libro Malascuola (2017). Fra di esse, una in particolare cattura l’attenzione: «Dopo il secondo incontro in classe, ho chiesto a mio figlio di cosa avessero parlato al corso e lui mi ha risposto: “Abbiamo finito l’apparato riproduttivo e poi ci hanno spiegato gli orientamenti sessuali: gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e pedofili”».

    Radici teologiche

    Ma non è tutto. Il giornalista Maurizio Blondet, autore dell’opera Cronache dell’Anticristo, ha conferito un valore “teologico” a tutto questo, spiegando esplicitamente che, nell’ebraismo (soprattutto all’interno della «Cabala di Luria» e nella dottrina cabalistica di Sabbatai Zevi, noto per aver praticato sodomia, orge e incesto), vi è una «corrente antinomica» dal «valore anticristico» che permetterebbe di «raggiungere la salvezza attraverso il peccato».

    In questo contesto, «la pedofilia, prima che un gusto, è una profanazione, la profanazione dell’innocente. La prova iniziatica del superamento di ogni limite, la prova che la Legge è stata abolita, che ogni kathecon è stato tolto di mezzo», in «un’ascesa verso il basso» culminante in un vero «culto a-teologico» di matrice pedo-libertaria.

    Non fu forse l’intellettuale ebreo Israel Shamir a dichiarare che «fiumi di sangue e una vita di peccato sono messaggeri di salvazione»?! Non fu il rabbino Rab, nel famigerato Talmud, a stabilire che, «se uno commette sodomia con un bambino di nove anni, non incorre in alcuna colpa»?

    Secondo le Cronache, il movimento di accettazione della pedofilia corrisponderebbe infatti ad un inquietante «piano divino», che, comportando «una distruzione in vista di una costruzione», starebbe preparando il terreno alla cosiddetta «èra messianica»: una nuova èra di «liberazione da ogni legge» – per alcuni, l’èra del Caos, l’èra dell’Anticristo – nella quale i desideri e le fantasie individuali, anche quelle illecite, divengono diritti imprescindibili e il Male si sostituisce al Bene, in un sovvertimento totale dei valori che non delinea alternative.

    Scrive Elisabetta Frezza: «La degenerazione della società attuale ha questo aspetto nuovo al passato: il peccato, ora, è cancellato perchè è cancellata la legge, sostituita da un suo vuoto simulacro, cioè dalla volontà legittimatrice dell’uomo sotto le mentite spoglie della legge. L’uomo è diventato arbitro del Bene e del Male e misura del proprio comportamento morale. Il senso della trasgressione è così riassorbito. La trasgressione è normalizzata».

    Conclusione

    Sorge tuttavia una domanda: le suddette aspirazioni pedo-libertarie rappresentano istanze legittime, oppure siamo davvero di fronte ad una vera e propria degenerazione socio-culturale, tipica del nostro secolo, le cui caratteristiche richiamano realmente l’Anticristo e l’èra del Caos?

    Difficile dirlo con certezza. Risulta però acclarata la convinzione del filosofo Ernst Niekisch, secondo la quale dietro le idee di libertà, da quelle civili a quelle pseudo-civili, «si nasconde sempre la volontà di una sfrenata anarchia dell’Io». Come dargli torto?

    Di Javier André Ziosi

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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?


  6. #6
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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?


  7. #7
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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?


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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Per voi il genocidio compiuto tramite l'aborto e la concessione dei diritti ai pedofili LGBTQ sono un crimine?
    Bisognerebbe vietare l'aborto e cancellare ogni diritto concesso a certi esseri che oltraggiano Dio con la loro esistenza.

  9. #9
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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?

    L'aborto è un crimine contro la Stripe, contro la nostra Razza!!
    Il fatto che determinati esseri possano diffondere le loro abominevoli ideologie di morte e di sovversione è un crimine contro la Comunità di Popolo!!

  10. #10
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    Predefinito Re: Aborto e omosessualismo sono un crimine?

    Se per "crimine" intendiamo un reato, purtroppo dobbiamo constatare che oggi non è punito dalla legge né l'aborto né la propaganda di idee omosessualiste.
    Ciò non toglie che l'aborto costituisca un attentato contro l'incolumità fisica di una vita umana innocente, che peraltro ha l'effetto di privarlo della possibilità di essere battezzato. L'aborto priva la specie umana di un proprio membro e, salvo eccezioni, elimina un futuro connazionale.
    Così come non si può negare che l'omosessualismo, come ideologia che sottostà alla rivendicazione dei falsi diritti LGBTQ+, contraddica apertamente l'ordine naturale creato e voluto da Dio. Possiamo considerare sia l'uno che l'altro "criminali", nel senso che entrambi violano principi morali importantissimi ed universali, senza i quali qualsiasi civiltà, nazione e stirpe è destinata, in un certo senso, ad autodistruggersi spiritualmente e fisicamente.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

 

 
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