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    Predefinito Il tatuaggio e’ una vera e propria consacrazione indiretta a satana

    Al giorno d’oggi sembra si faccia a gara, fra persone più o meno giovani (o che vogliono apparire tali a tutti i costi) a farsi qualche tatuaggio. Alcuni corpi ne sono talmente pieni, che non si intravvede più la persona sotto.

    Dio è stato chiarissimo sul tatuaggio.

    *In Levitico 19,28* sta scritto espressamente: ” *NON FARETE INCISIONI NELLA VOSTRA CARNE* , *NE’ FARETE TATUAGGI SU DI VOI* “.

    Ma quanti cristiani lo sanno e/o seguono le Sacre Scritture?

    *Farsi il tatuaggio è una disubbidienza a Dio* . La tragedia di questa moda, che ormai ha preso il largo tra i giovani, è il metodo di realizzazione con la quale viene attuata, ovvero l’incisione con l’ago.

    Tale pratica nasce dalle antiche tribù pagane che inventarono tale metodo per permettere di fare entrare ed uscire dal proprio corpo gli spiriti divinatori (demoni).

    *Il nostro amato Padre Gabriele Amorth* *aveva dichiarato, finchè in vita* , *che negli* *esorcismi il demonio confessa ripetutamente* , *per bocca dei posseduti* , che *chiunque si tatua è un suo consacrato* e che a prescindere da quello che si decide di tatuarsi, la sua influenza nella vita dei tatuati è reale e continua.

    *IL TATUAGGIO E’ UNA VERA E PROPRIA CONSACRAZIONE INDIRETTA A SATANA* .

    Chi si tatua rischia di andare incontro a indicibili dolori, a momenti bui e a depressione, oltre che a fatture e malefici stessi.

    *Il tatuato quindi permette al demonio di avere influenze su di lui* .

    Molti problemi di depressione, alcolismo, droga ed altro ancora, spesso si manifestano proprio dopo l’essersi tatuati

    Questo discorso potrebbe anche essere preso alla leggera da molti e purtroppo anche da molti Sacerdoti, ma la vera contraddizione è che Anton La Vey, fondatore della chiesa di satana in America, confessò pubblicamente (nel libro Moderni Primitivi) quanto detto, ammettendo che *dietro ogni tatuaggio* (sia esso un fiorellino o un drago) *c’è il satanismo appunto* .

    Un sacerdote di satana ha l’obbligo di consacrarsi proprio con il tatuaggio.

    *Quando ci si tatua invece* *angeli, volti di santi, immagini di Gesù e di Maria, si offende due volte Dio* .

    Non è un discorso sul quale farsi quattro risate.

    In molti esorcismi, i posseduti coscienti durante il rito, hanno affermato che sentivano un fuoco tremendo bruciare proprio sulla pelle in cui ci si era tatuati.

    *Basta un solo tatuaggio* per rischiare di avere disturbi di possessione come dimostrano i numerosi casi studiati dagli esorcisti.

    *Tra l’altro i tatuaggi tribali contengono il 666, il numero dell’anticristo* .

    Quindi pensateci bene prima di farvi un tatuaggio e ricordate che *mentre l’uomo guarda* *all’apparenza esteriore, Dio guarda al cuore* .

    *Chi lo avesse già fatto, il* *mio consiglio è di andare da un Sacerdote esorcista* , disponibile nella diocesi di appartenenza, di fare un profondo atto di rinuncia e di farsi benedire la pelle tatuata;

    *infine consacrarsi alla Vergine Maria.*

    Adesso nessuno potrà dire: “io non lo sapevo”.

    *La Fede in Dio non è un* *gioco e satana approfitta della nostra ignoranza* *per agire su di noi.*

    Dio attraverso la Bibbia è chiarissimo anche su questo punto:

    “*Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza* ” (Osea; 4-6)

    I TATUAGGI (maurizioblondet.it)

  2. #2
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    Predefinito Re: Il tatuaggio e’ una vera e propria consacrazione indiretta a satana

    LA RAPIDA DISCESA DA CIVILI A DEGENERATI.
    Maurizio Blondet

    Secondo un’ipotesi, i “selvaggi” che ancora sopravvivono in certe isole indonesiane o nel Mato Grosso o nello stato indiano dell’Orissa (alcune di tali tribù visitai io stesso, nei loro villaggi di capanne) non sono affatto dei “primitivi”, bensì dei de-generati, scaduti da più antiche ed alte civiltà perdute. Pochi gli indizi: gli etnologi indicavano il trasparire,nelle credenze di tali selvaggi,la credenza in un Dio Unico e “Padre di tutti”, ancorché non più venerato. La teoria, chiamata Urmonotheismus, non è più seriamente sostenuta accademicamente

    https://it.wikipedia.org/wiki/Urmonotheismus

    E tuttavia, abbiamo oggi il triste privilegio – etnologicamente notevole – di assistere al fenomeno della degenerazione di un popolo dallo stato di civiltà superiore alla condizione di comunità neo-selvaggia.

    Lo vediamo accadere sotto i nostri occhi. Nel popolo italiano, e con una velocità impressionante.

    Guardate certi sintomi giganteschi, che però passano inosservati nel loro significato di ritorno al primitivo. Nella capitale, tre stazioni della metropolitana sono chiuse da mesi, per incapacità tecnico-gestionale. Autobus prendono fuoco ogni giorno; non si è in grado di far funzionare correttamente la pulizia urbana… Non siamo più all’altezza tecnica né per far funzionare correttamente una metropolitana, né al livello amministrare una compagnia aerea nazionale su cui abbiamo collettivamente dilapidato centinaia di miliardi. E torme di cinghiali rovistano tra le montagne di spazzatura e minacciano – resi intoccabili da divieti di “ecologisti” imperiosamente incompetenti.



    I nostri figli fra i più ignoranti della media OCSE, dei quindicenni 23 per cento di loro che non ha le competenze culturali minime per comprendere testi su argomenti non familiari, distinguendovi i fatti dalle opinioni; le competenze scientifiche decenti le hanno i 3%& (contro la media OCSE del 7). I laureati sulla popolazione sono il 18%, contro il 46% di Regno Unito ed Usa.

    Una giovane professoressa di liceo classico mi ha detto tempo fa che quando spiega Dante, ha scoperto che un buon numero dei suoi studenti ignora che cosa sia il Paradiso: nessuno gliene ha mai parlato né in famiglia né in altre “agenzie educative” (in parrocchia non ci vanno); una simile falla culturale – chissà quante altre ne hanno- che rende loro inaccessibile la cultura storica e patria.

    Del resto, il 30% dei nostri giovani che né studia né lavora: una generazione perduta per la civiltà, oltre che per il valore della dignità personale. Come volete che si manifestino, se non come “primitivi”? Basta sentire la “musica” – inarticolata in suoni come nelle parole – cui danno il loro assenso e confrontarla con quelle dei cantanti pop di qualche generazione fa, dai Beatles ad Edith Piaf e Frank Sinatra, e alle canzoni napoletane – un filone di grande lirismo di popolo. La banalità dei loro gusti e piaceri; l’ossessione della discoteca – e la droga che ne è il corollario – come unico totalitario “divertimento”, la sessualità banalizzata che finisce per non interessare più, se non lo sbocco nella pornografia; l’adesione cementizia a tutti i dogmi del conformismo imposto da media e persuasori per nulla occulti; la mancanza di capacità intellettuale critica; il fatto che si coprano il corpo di tatuaggi bicolori, per sé un sintomo chiarissimo di volontà di discesa verso lo stato selvaggio e “l’abbandono della civiltà” e delle sue luci per entrare in contatto con quelli che Georges Batailles chiamò “gli Arconti Osceni”.

    https://www.tgcom24.mediaset.it/televisione/italiani-popolo-di-tatuati-7-milioni-quelli-che-hanno-scelto-i-disegni-indelebili_3177559-201802a.shtml



    La causa? Ovviamente si addita il pedagogismo come pseudo-scienza educativa, denunciata da Galli della Loggia.


    Ovviamente, l’abbandono da parte della famiglia dei suoi compiti educativi in nome della “libertà” e del “non traumatizzare” i bimbi per esempio con le favole “”ansiogene”) ed ogni discorso sull’aldilà e sulla morte, dunque sulla religione. Ma ancor più a fondo, la “famiglia” fatta da genitori separati, ciascuno de quali seguendo il suo sogno di “felicità sessuale” vive adesso con ”un papà” o “mamma” non propri che i figli vivono con un tradimento, una ipocrisia e un abbandono. La professoressa di cui sopra mi diceva che il dolore profondo e ineliminabile che legge negli occhi di tanti suoi studenti di quelle famiglie.

    Ma bisogna accusare l’ideologia corrente e vigente, il permissivismo. Già Sigmund Freud aveva acutamente indicato nella moralità sessuale, o sublimazione degli impulsi sessuali un – anzi il – fattore di civiltà e cultura: «la pulsione sessuale mette enormi quantità di forze a disposizione del lavoro di incivilimento […] Chiamiamo facoltà di sublimazione questa proprietà di scambiare la meta originaria sessuale con un’altra, non più sessuale ma psichicamente affine” come “la creazione artistica, l’indagine intellettuale e in generale le attività più elevate dello spirito umano” cui la società attribuisce, in genere, grande valore.

    Freud, che ne scrisse all’inizio del 19 secolo, non ha completamente sviluppato questa intuizione. Ho appreso con interesse che nel 1936 un etno-sociologo di Oxford, James D. Unwin, pubblicò un volume di 600 pagine, in cui (evidentemente pescando nella miniera delle relazioni dei funzionari coloniali e missionari alla Royal Society sugli usi e costumi dei popoli) esamina i costumi di 86 civiltà, culture e tribù per vedere se esiste una relazione tra libertà sessuale e la fioritura culturale.

    (Una versione scaricabile in pdf di Unwin’s Sex and Culture è disponibile qui )

    Compito troppo vasto, si dirà. Unwind appare inoltre come un scientista evoluzionista e razionalista tipico della sua epoca. Il fatto che scriva nel ’36, decenni prima che il mondo anglo-americano prima con il Rapporto Kinsey (1953) sdoganasse il tema in una società rigorosamente puritana, e poi, negli anni 70-80, diffondesse nel mondo la “rivoluzione sessuale” e la “liberazione dai tabù”.

    Il fatto è che questo Toynbee del sesso ritiene di aver appurato che “il singolo fattore in relazione con il fiorire di una cultura era se la castità pre-matrimoniale era imposta e pretesa nei suoi membri da quella cultura”. E massima fioritura si trova in quelle società dove “la castità prematrimoniale è unita alla monogamia assoluta” (un solo partner, salvo nel caso di morte del coniuge”: “E’ la combinazione più potente: tale combinazione, mantenuta per tre generazioni, la fa eccellere sulle culture vicine in letteratura, arte, architettura, ingegneria ed agricoltura”.

    Per converso, Unwin scopre che quando la severa castità prematrimoniale è stata abbandonata da una civiltà, decadono insieme “ la monogamia assoluta, il deismo e il pensiero razionale” entro “tre generazioni dal cambiamento nella libertà sessuale”. Questa società decade ad una condizione che Unwin definisce “inerte” di “capacità concettuale morta”, caratterizzato da persone che hanno scarso interesse per molto altro oltre ai propri desideri e bisogni. A questo livello, la cultura è di solito conquistata o rilevata da un’altra cultura con maggiore energia sociale.

    “La storia di queste società è costituita da una serie di ripetizioni monotone; ed è difficile decidere quale aspetto della storia sia più significativo: la deplorevole mancanza di pensiero originale che in ogni caso mostrarono i riformatori sociali [che l’hanno “liberata”], o la sorprendente alacrità con cui, dopo un periodo di intensa continenza obbligatoria (moderazione sessuale), l’organismo umano coglie la prima opportunità per soddisfare i suoi desideri innati in modo diretto o perverso. A volte sentite qualcuno dichiarare che desidera sia godere dei vantaggi dell’alta cultura sia abolire la continenza obbligatoria. La natura intrinseca dell’organismo umano, tuttavia, sembra essere tale che questi desideri siano incompatibili, persino contraddittori. Il riformatore può essere paragonato al ragazzo sciocco che desidera sia conservare la sua torta che consumarla. Ogni società umana è libera di scegliere se mostrare grande energia o godere della libertà sessuale; l’evidenza è che non può fare entrambe le cose per più di una generazione”.

    Che dire? Può sembrare un insieme di asserzioni apodittiche. Tuttavia, l’educazione alla procrastinazione della soddisfazione sessuale, è sempre stata raccomandata dagli educatori tradizionali con un preciso riferimento alla civiltà da costruire in s,non di moralismo. Gurdjeff racconta che il suo primo maestro, il prete armeno padre Borsh, gli disse: “Se un adolescente soddisfa la propria concupiscenza, non fosse che una volta, prima della maggiore età, gli capiterà come a quell’Esaù che, per un piatto di lenticchie, vendette il suo diritto di primogenitura, cioè il bene di tutta la sua vita … perde la possibilità di essere realmente un uomo degli di stima”.

    Chissà che il degrado delle forme d’arte e del pensiero,lo scadimento della cultura, l’ignoranza e la passività non abbiano questa origine unica, l’avere venduto in troppi il bene della vita per il piatto di lenticchie.

    Abbiamo troppo dimenticato la funzione della Donna – e precisamene della donna che si nega, o l’irraggiungibile oggetto di desiderio e di tutti i sogni – sia il centro e il fuoco delle nobili aspirazioni dei maschi; “a egregie cose i forti animi accesero” quelle donne di corte, le Isotte, le Ginevre delle corti medievali: per “conquistare” il loro sguardo, venivano ispirati gli atti di coraggio guerresco e grandi imprese, poesie e musica dell’amor “cortese”.

    Henry de Montherlant si domanda come mai l’intera poesia dei trovatori sia”esaltazione dell’amore infelice, amore perpetuamente insoddisfatto, poeta che cento volte che cento volte rideclama il suo lamento, e la bella che risponde di no”. E in fondo le poesie dei nostri stilnovisti sono sullo stesso registro.

    Ma nell’apice della cristianità, fu inventata – e mantenuta come un gioco aristocratico pieno di reale tensione erotica – quasi una scienza della sublimazione d’amore, in quanto incitatrice di grandi cose. I trovatori parlarono infatti di leys d’amors come oggi si parla di leggi della fisica: comportamenti codificati che sarebbe errore ridurre a galateo.

    Nessun trovatore (e nemmeno Dante) ha mai scritto musica e dedicato poesia alla propria moglie; perché il matrimonio è solo unione dei corpi, invece quel che si cercava era “il balzo verso l’unione luminosa” che è l’Eros supremo.

    De Montherlant ricorda il fervido rituale del vassallaggio amoroso: il cavaliere ha vinto nella giostra per i begli occhi della sua amata segreta, il poeta ha conquistato la sua dama con la bellezza dell’omaggio musicale.

    “Egli le giura in ginocchio eterna fedeltà, come si fa con un sovrano. In pegno d’amore, la dama dava al suo paladino un anello, o il suo fazzoletto, gli ingiungeva di alzarsi e gli deponeva un bacio sulla fronte. D’ora in poi, i due amanti saranno legati dalle leggi della cortezia: il segreto, la misura … E soprattutto l’uomo sarà il servente della donna”.

    I “due amanti”? Stupefacente amore, come disse il trovatore Guillhelm Montanhagol: “E d’amor mou castitaz” – ossia: dall’Amore muove la castità. Sorprendente, inverosimile?

    Basta però ricordare che Francesco, prima di esser chiamato dal Crocifisso, si voleva cavaliere. E quando si legò a Madonna Povertà, si fece suo servente nel vassallaggio amoroso, spinto da cortesia di omaggio e mettersi al servizio di una Dama così trascurata, a cui nessun cavaliere vuol farsi vassallo.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #3
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    Predefinito Re: Il tatuaggio e’ una vera e propria consacrazione indiretta a satana

    L’ITALCAFONE – DA POPOLO A BURINI IN GIRO PER L’EUROPA

    DI ROBERTO PECCHIOLI

    Le cronache estive abbondano di notizie enfatizzate ad arte per sopperire alla scarsità di informazioni importanti. Nell’anno di grazia 2016, purtroppo, tra guerre al portone di casa, sbarchi di finti profughi, proteste di cittadini infastiditi non dal loro arrivo, ma dalla vicinanza fisica alle loro abitazioni od ai luoghi di vacanza, crisi bancaria e giochi olimpici con annesse nuotatrici italiane lesbo , le “news” ( chiamarle così fa tanto cosmopolita…) abbondano. Ciononostante, nella cronaca che una volta si sarebbe definita bianca, quella, per intenderci, da chiacchiere leggere sotto l’ombrellone, una notizia colpisce e costringe a qualche riflessione. Nell’isola di Formentera, la sorellina minore della vicina Ibiza, e meta turistica quasi altrettanto gettonata , cresce l’ostilità contro i turisti italiani , con liti e scritte sui muri “fuera los italianos”.

    Sappiamo tutti per esperienza personale quanto le giovani generazioni europee vivano in maniera totalizzante i periodi di vacanza, di cui parlano per mesi prima e dopo , a cui affidano sogni e desideri, e durante le quali dormono pochissimo o non dormono affatto per giorni e giorni , pur di cogliere tutte le occasioni di un divertimento elevato a scopo della vita. Molti inglesi si distinguono in negativo per l’ubriachezza e per le continue risse, tedeschi e nordici sfogano nell’Europa meridionale le pulsioni represse dalle loro parti e sembrano godere nell’infrangere quelle regole che per tutto l’anno in patria seguono come soldatini.

    Gli italiani, sino a pochi anni fa, erano apprezzati , da turisti, per la propensione a spendere con liberalità ed anche perché il loro comportamento, al netto di qualche eccesso o caso isolato, era generalmente migliore rispetto a quello di molti altri. Non è più così: siamo diventati europei anche in questo, evviva! Sarà l’omologazione consumistica, l’ascolto della stessa musica ritmata ed obiettivamente fracassona, sarà che viaggiamo di più, ma gli italiani, ed innanzitutto la generazione Erasmus si distingue in negativo. In particolare, si diffondono due difetti distinti, ma complementari: l’ignoranza e la volgarità.

    Nel suo Diario intimo, lo scrittore svizzero Henri Fréderic Amiel scrisse un aforisma di bruciante verità: “Se l’ignoranza e le passioni sono i nemici della moralità nel popolo, bisogna confessare che l’indifferenza morale è la malattia delle classi colte.” Nella realtà italiana contemporanea, rispetto a queste parole, occorre prendere atto che non esistono più classi colte, o aristocratiche, ma solo ricche, e che alla parola cultura si può sostituire la più generica “istruzione”. Molti italiani, infatti, sono istruiti, ed ostentano il titolo di dottore con enfasi ben maggiore di quanta ne avesse un eroe di guerra mostrando le medaglie conquistate sul campo. Eppure, la decadenza italiana è frutto del combinato disposto di volgarità ed ignoranza .

    Un’ ignoranza di tipo nuovo, quella che sperimentiamo ogni giorno tra i connazionali; non si tratta più della modesta istruzione, o dell’analfabetismo delle precedenti generazioni, ma di qualcosa di assai peggiore. Innanzitutto esiste l’ignoranza del finto colto, i cui titoli di studio sono stati acquisiti ( evito di scrivere conquistati…) in una scuola di mediocre livello, con insegnanti troppo spesso interessati solo agli orari più favorevoli ( sabato o lunedì devono essere liberi, perbacco !) , alle graduatorie per i trasferimenti , alle infinite riunioni che organizzano per i più disparati motivi, e, all’università con il grottesco sistema dei crediti e l’ossimoro della laurea breve . Si tratta in genere di persone persuase che il pezzo di carta li abbia proiettati di diritto nella classe dirigente, con gli onori relativi – denaro e prestigio sociale- ma senza le responsabilità ed i doveri connessi.

    Poi ci sono gli ignoranti “strutturali”, o funzionali , quelli che se ne infischiano di tutto, vivono alla giornata, felici di sé più di sazi bovini d’allevamento , pronti a tutto, perché “si vive una volta sola”, decisi a rivendicare ogni diritto , pretendere di decidere su tutto, quelli che hanno un’opinione precisa su qualunque cosa – inevitabilmente la più diffusa e promossa dal potere- specie su ciò di cui non sanno nulla. Uno di costoro , alla vista dell’immagine sullo schermo del p/c di chi scrive ( il grande quadro La scuola di Atene di Raffaello) ha esclamato : quanti bei colori, sembra fatta col computer! Un altro esponente della categoria, analizzata con tanta perfezione dall’opera di Ortega e di cui ha dato la più fulminante definizione Maurizio Blondet , selvaggi con telefonino , tra i tanti tatuaggi che ornano il corpo accuratamente depilato , ne ostenta uno con il nome del suo cane in alfabeto maori, utilissimo in Nuova Zelanda . Madamina, il catalogo è questo.

    A Formentera, un piccolo guappo italiota ha sparato un razzo dal suo yacht ( il pane a chi non ha denti…) provocando un incendio in una zona protetta di grande pregio, l’isolotto di Espalmador con i fanghi naturali, le dune , il mare dal colore straordinario. Un isolano ha detto, molto opportunamente , che i cretinetti italiani dal baccano facile ( e non solo gli italiani) sono inconsapevoli di dove si trovano, ignari della bellezza che sfiorano e calpestano. Un’ignoranza soddisfatta, unita all’indifferenza morale che imitano dalle classi agiate, di cui in vacanza vedono da vicino barche, ville, luoghi di ritrovo, modi di vita.

    Gli unici interessi di queste neoplebi consumiste e desideranti ( Costanzo Preve) sono la cura maniacale per il corpo, che mostrano con compiaciuto esibizionismo , compresi naturalmente costosi tatuaggi senza significato, o con simbolismi imbarazzanti, il presenzialismo, che spazia dalla spiaggia alla moda come Formentera sino alla sagra delle frittelle , al concerto di massa, alla frequentazione di discoteche , palestre e centri benessere. Arrivano nelle località prescelte con i voli “low cost” muniti di zaini o trolley dalle misure rigorosamente entro i limiti della gratuità del trasporto, dormono quel poco sulle spiagge. Nel caso di Formentera, sembra che le loro principali occupazioni, oltre alle urla scomposte, ai giochi rumorosi in spiaggia , alla musica a tutto decibel e naturalmente a contorsioni ed approcci fisici al limite dell’osceno , sia quello di partecipare ad aperitivi nei locali trendy, esibire le tenute più bizzarre, ridere sguaiatamente.

    E’ l’Italia di oggi, ancora di più lo sarà quella di domani, se non prevarrà, tra i “nuovi italiani” immigrati, una dignità ed un decoro che per ora non si vedono. In uno dei suoi articoli più belli, Massimo Fini paragonava due fotografie di folle, scattate nella stessa città, Milano, in circostanze analoghe a decenni di distanza . La foto più antica mostrava uomini e donne modestamente vestiti, ma puliti e ordinati, con atteggiamenti dignitosi e contegno serio. Un popolo, con i suoi pregi e difetti. L’immagine recente dava conto di una massa informe, malvestita, disordinata, stazzonata e sbracata negli abiti come nei gesti . Un paragone che non lascia dubbi, eppure quelle persone degli anni Sessanta avevano modesta istruzione, pochi diplomi ed ancor meno lauree. Numerosi erano certamente gli operai ed i contadini ritratti , ma l’immagine che se ne ricavava era di un popolo pulito, dentro e fuori, vitale ma controllato, dignitoso senza ostentazione di orgoglio.

    Il quadro odierno, aggravato dalla stagione estiva in cui si allentano gli ultimi freni e cadono le residue barriere della buona educazione , ci mostra plebi scarmigliate coperte di stracci firmati ( la moda impone pantaloni strappati) , non di rado seminude anche lontano dalle spiagge – si sprecano gli ombelichi al vento con perline, anelli o disegni – arroganti e inutilmente rumorose, che non si siedono ma si stravaccano , che non cedono il passo , si muovono in branco e sembrano vivere in una dimensione di noncuranza per tutto e tutti. Se si recano nei locali o nelle discoteche, mostrano le acconciature più bizzarre, indossano gli abiti più strani o azzardati, l’atteggiamento da gran donne navigate e un po’ sgualdrine, o , per gli uomini, quello dei tamarri vestiti a festa e gran conquistatori . Tutti ostentano l’ultimo modello di i-phone , per cui sono stati disposti a code interminabili, e smanettano accanitamente sui tasti del display.

    Michelangelo Antonioni fece la sua fortuna artistica sul tema dell’incomunicabilità, ma tutti costoro, che cosa hanno di così urgente o definitivo da comunicare al mondo via sms o mms,? In genere l’ultimo autoscatto o selfie, realizzato dovunque ed in qualsiasi situazione o postura, con l’aiuto dell’apposita bacchetta-prolunga venduta dagli ambulanti di colore, da commentare accanitamente , massimo 140 caratteri su Twitter, e consegnare all’eternità attraverso le reti sociali , come Facebook o Instagram .

    La volgarità è in quello che fanno e come lo fanno, nella condotta quanto nell’atteggiamento, nel linguaggio fatto di parolacce a raffica e poche parole multiuso, nel disprezzo evidente di tutto e nell’indifferenza stolida, ignara della bellezza e della complessità. Paiono a loro agio solo nei non luoghi: aeroporti, supermercati, locali di divertimento : quelli sono tutti uguali, Milano, Ibiza, Vladivostok, che meraviglia il mondo globale a taglia unica !

    Arrivano le ferie, e se scelgono Ibiza o Formentera, giro dei locali notturni con sballo, consumo compulsivo di alcolici o droghe- bisogna pur tenersi svegli per la settimana low cost, spiaggia al pomeriggio , e , sempre, urla, maleducazione, fastidiose risate di gruppo che forse Freud attribuirebbe ad una forma di isterismo mimetico, poi gelato ed aperitivo alla moda, ci si cambia, e via, verso nuove avventure, nuove precarie conoscenze, esperienze sempre più estreme. Lo cantava Vasco, Voglio una vita spericolata, una vita come Steve Mc Queen, una vita che non si dorme mai. Ogni epoca ha i suoi maestri.

    Quel che c’è attorno , non interessa nessuno , i colori dei tramonti mediterranei come le meraviglie della natura o le opere d’arte , solo i parallelepipedi delle discoteche , le luci psichedeliche, il ritmo scandito dai disc jockey , al massimo le colorate elaborazioni dei creatori di cocktails e la fantasia dei gelatai. Dinanzi alle Tre Cime di Lavaredo, dal lato di San Candido, spettacolo della natura che commuove ed ispira pensieri profondi, stupore e meraviglia , un chiassoso gruppo disceso dal torpedone turistico compì, in successione, due gesti: il primo fu scattare compulsivamente foto con il cellulare, il secondo posizionare in gran fretta figli, amici o parenti di fronte alle straordinarie montagne dolomitiche. La comitiva risalì frettolosamente sul bus ad un cenno della guida, ma tutti potevano dimostrare, foto alla mano, di essere stati proprio lì, davanti ad un maestoso monumento del creato.

    La volgarità è quella: non guardare, non voler capire, non avere alcun interesse duraturo, passare oltre rapidamente , trascurare tutto ciò che non interessa, anzi non intriga in quell’istante. Altrettanto volgare è imporre la propria presenza con schiamazzi o urla, esattamente come ostentare il corpo o la bizzarria del vestiario.

    Quanto ai tatuaggi, rappresentano assai bene la regressione della specie. Arte antichissima e non di rado pregevole, nelle civiltà a noi più vicine è stata utilizzata quasi sempre da categorie o gruppi sociali marginali, o stigmatizzati, come carcerati o marinai. Generalmente, l’iconografia aveva un simbolismo preciso e riconoscibile. Oggi, indipendentemente dall’indubbio talento di certi professionisti, si tratta per lo più di arabeschi astratti, oppure, ed è persino peggio, di qualsiasi disegno che accontenti manie, ghiribizzi o preferenze improvvise dei committenti: ecco allora coloratissime ciliegie dietro le orecchie, stemmi di squadre di calcio, nomi di fidanzati/e, disegni di animali, adesso anche frasi da Baci Perugina , da sottocultura di gruppo o da suburra. Di frequente, la presenza di tatuaggi si accompagna ad anelli al naso , orecchini e piercing. Primitivismo puro, ritorno allo stadio tribale, e non si parli dell’ inesistente buon selvaggio di Rousseau.

    Può, una generazione siffatta, comportarsi civilmente a Formentera o altrove ? E comunque, chi si sarebbe incaricato, negli ultimi decenni, di insegnare qualcosa, o, orrore massimo, trasmettere buona educazione ? Il problema più complicato è far comprendere la negatività di molte condotte: si viene derisi, nel caso migliore non ascoltati, più spesso tacciati di essere prigionieri del passato, e, massimo del ridicolo , di essere conformisti. Neppure li sfiora l’evidenza che i conformisti sono loro, gli urlatori tatuati pieni di alcool, arroganti e triviali. Becerume. La presente è una generazione becera, inconsapevole, vittima di quella precedente, vissuta nella dogmatica della libertà senza limiti ( libertà “da” qualunque cosa) che, a furia di aborrire i divieti, ha proibito il pensiero libero, la decenza, il decoro, il rispetto per sé e per il prossimo, spacciato e scambiato per anticaglia borghese. Non sanno che proprio la gente semplice era quella che più teneva ad indossare l’abito ben tenuto, il cappello perfettamente calzato, ad essere pettinati e sbarbati: magari solo per imitazione, ma era così.

    Torniamo quindi agli esempi, alle responsabilità drammatiche, davvero storiche delle classi dirigenti. Pensiamo a Lapo Elkann, colto strafatto tra le braccia di un transessuale, a cantanti ed attori che cambiano amanti come una ballerina i costumi di scena, a politici ladri e mentitori, alle trasmissioni televisive costruite sulle risse o le liti più grossolane, i modelli della velina e del tronista, o , al contrario del sedicente manager o finanziere in giacca e cravatta pacchiana per imbrogliare i gonzi, le cantanti truccate e pressoché travestite (Madonna docet), i docenti ( ai paroloni ci tengono) che si fanno dare del tu , si vestono come i muratori al cantiere o le donne delle pulizie al lavoro, dall’aria infastidita , sovente sboccati.

    Padri e madri, poi, quando ci sono, non vieterebbero ai rampolli neppure i baccanali o le fughe scolastiche, pagano senza fiatare tutti i capricci, con la scusa che tanto i soldi se li procurerebbero in modo peggiore o che loro, in giovinezza, non hanno potuto fare le stesse cose. Inutile attardarsi in analisi sociologiche sofisticate: questa è la terza generazione perduta, e non ce lo lasceremo dire dagli isolani di Formentera, i cui connazionali non sono migliori, tra bevute giovanili di massa ( il “botellòn) , il vandalismo di strada e la vasta adesione a movimenti che fanno dell’odio campanilistico una bandiera.

    Dall’Italia meridionale si è diffuso ovunque l’epiteto di cafone, riferito a chi ha modi rozzi e comportamenti volgari. Ma i cafoni altro non erano che i contadini poveri, i dannati di un lavoro durissimo, ingrato e privo di reddito. Il termine derivò probabilmente dall’abitudine di molti contadini di recarsi alla fiere con una fune arrotolata alla vita ( c’a fune) , per portar via il bestiame. Ignazio Silone , lo scrittore di Fontamara, utilizzò molto quella parola, con affetto, riferita ai suoi amati contadini abruzzesi, illuso che nel futuro il termine avrebbe assunto una valenza positiva. No, si è solo trasferito a qualcuno che con la terra , faticosa e bassa, non ha niente a che fare, ma vive in uno vuoto spirituale ben peggiore di quei poveri braccianti analfabeti.

    Quest’ampia generazione di beceri analfabeti funzionali potrebbe, ma non vuole. Ciò che vuole è rotolarsi tra ferie, acquisti compulsivi, tanto c’è il babbo, o, per chi ha un’età adulta, l’ American Express o il credito al consumo, esperienze sempre nuove, ogni volta un po’ oltre, perché l’asticella, come nel salto alle Olimpiadi, va posta sempre più in alto, affinché ci sia il brivido, l’emozione, l’adrenalina.

    Chiamiamoli cafoni, se proprio non ci sono altri vocaboli nella nostra lingua, impoverita proprio dalle semplificazioni da messaggini, dalle sigle e dalla pigrizia . Ma nel nostro caso cafone è parola del politicamente corretto: plebe è più netto e più vero. Come gli altri europei e più di loro – in qualcosa sappiamo ancora primeggiare – non siamo più un popolo e nemmeno una tribù, che ha comunque regole , capi e principi. Solo una plebe senza un volto ed un cuore, uomini a d una dimensione, come li descrisse Marcuse , uno dei peggiori responsabili dell’ involuzione , aizzata da tribuni che non si chiamano più Tiberio e Caio Gracco, ma , per una paradossale inversione dei ruoli, sono i super potenti e super ricchi.

    Quelli che controllano i nostri consumi, le nostre preferenze, i gusti, persino la forma dei nostri corpi, quelli che sanno dove ci troviamo e perché. Forse non meritiamo neppure il nome di plebe. Siamo ormai un gregge, indisciplinato solo in apparenza, ma in realtà fatto e vissuto come ci vuole il pastore: gli serviamo ignoranti , beceri , urlanti e sparsi. Era più difficile condurre al macello i cafoni di una volta, gente che sotto l’abito rozzo ed i modi spicci conservava l’anima.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito Re: Il tatuaggio e’ una vera e propria consacrazione indiretta a satana

    Se i ggiovani non lottano per la loro libertà, amen

    A Madrid migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro le liberta violate dalla dittatura terapeutica globale. La manifestazione, lanciata da Miguel Bosè, ha avuto successo. Ma, dice un lettore spagnolo, “a leggere i commenti della gente in reazione a questa manifestazione, su Twitter o sui media online, la sola cosa che colpisce è l’incredibile livello di sottomissione degli spagnoli. I partecipanti alla manifestazione sono trattati da assassini, fascio-nazisti, complottisti, populisti negazionisti. La maggioranza della gente vuole più misure liberticide, persuasi che il Covid li spazzerà via tutti e che queste misure li salveranno. La psicosi è collettiva ed è spaventosa. Frattanto, l’economia del paese è morta e sepolta, e le code per i pacchi alimentari che distribuisce la Caritas s’allungano di giorno in giorno in tutto il paese, ma al riparo delle telecamere”.

    La sottomissione degli italiani ha caratteri di zombificazione. Su una minoranza attiva ma ancor più piccola di quella spagnola, spicca una maggioranza conformista ed ostile a chi protesta. Specie i giovani, e i loro giovani genitori: quelli che tornano dalle vacanze in Croazia, messi sotto accusa dai media, si dispongono docili in fila per farsi fare il tampone, invasiva penetrazione dei seni nasali di origine zootecnica: senza nemmeno chiedersi cosa c’è in quei tamponi.





    Una gioventù che ha la discoteca come unico orizzonte di vita, quando il potere gli chiude le discoteche si agglomera smarrita, ma pecorile. Credono a tutte le false statistiche sulla “pandemia”, ora attacca i ventenni e balle simili?

    Quello che so, è che questi giovani, mentre gli viene distrutto il futuro, e per lo più non studiano nè lavorano né mai ritroveranno i lavoretti del piffero di cui in qualche modo campavano, disk-jockey (le tv dicono anche “ex disck-jockey”, come un tempo si diceva “ex combattenti”), personal trainer, “animatori”, influencer, tutti mestierucci semi-pagati a margine del “settore divertimento” da discomusic, non sono in grado di una resistenza politica qualunque. Nemmeno di enunciarla: non hanno l’istruzione necessaria.

    Mi è capitato recentemente di vedere decine di questi giovani in attesa di un aereo che ritardava: in fila al check in. Muti. Orecchie coperte da cuffie digitali che sparavano qualche rap che non spartivano con nessuno. La pelle coperta di tatuaggi che avrebbero fatto vergognare un capo Maori, che ormai da tempo non si tatua più. Stili di vestiario con riferimenti a me sconosciuti, ma comunque a metà fra l’abbigliamento di palestra e di discoteca, suggeriti evidentemente da qualche influencer ignoto a noi, ma da loro preso come modello di stile, arbiter elegantiarum ed esempio da imitare.

    In breve: ho capito che questi ragazzi non sono nemmeno più italiani. Palesemente, non partecipano a nulla della cultura e della storia italiana da cui non sanno di provenire. Roma e Atene, il diritto romano,Dante, san Francescco, il Rinascimento, il cattolicesimo, fascismo, comunismo, non dicono niente a loro; sono invece il prodotto dei “valori europei”, generici, svuotati, una massa intercambiabile di millennials identica a quella che trovate a Madrid come a Parigi o dovunque, attorno alle stesse discoteche e agli stessi non-luoghi del “divertimento” e della “cultura del corpo” – e inveisce conro chi manifesta.

    Anche il loro linguaggio non è più l’italiano. Ne deriva, ma come il volgare medievale, derivava dal latino classico: una lingua semplificata, impoverita, imprecisa. Che rivela l’ignoranza più assoluta delle complessità della modernità che dovrebbero padroneggiare.

    Sono i figli linguistici di quel Tridico, che abbiamo sentito parlare delle “partite IVE”: al plurale. Evidentemente, questo sedicente “economista” messo dai grillo-piddini a presiedere l’INPS, l’ente pagatore più titanico del paese, non sa che IVA non ha plurale, significando “Imposta sul Valore Aggiunto”, oppure ha ceduto al pressapochismo linguistico di far concordare “partite” con “Iva”, che rivela il pressapochismo istituzionale di tutti, da Giuseppe Conte (che usa “vadino” come congiuntivo) o da quello del Colle, incapace di esprimere un pensierino che non sia un luogo comune inutile.

    I giovani tatuati sono appunto figli e nipoti di questi quarantenni al potere del tutto incompetenti e soddisfatti di sè. Sono uomini-massa di terza generazione, ossia sono stati educati da genitori-massa e insegnanti-massa.

    Siccome l’uomo-massa è colui per il quale “vivere” è “essere quello che già è”, senza esigere nulla da se stesso, perché ben accomodato nelle comodità della civiltà moderna – questo complesso artefatto frutto di secoli di sforzi, conquiste ed errori degli antenati, che lui ritiene “naturale” come la foresta – siccome la vita dell’uomo-massa “manca di programma”, le sue opinioni sono “idola fori”, succede che ad ogni generazione fa scadere la civiltà, la lascia degradare per mancanza di manutenzione. E’ così che la terza quarta generazione, di civiltà ne è rimasta ben poca; intere parti costitutive di essa (basti pensare al diritto e alla giustizia, occupato dai Palamara) sono già scomparse; la garanzia di pluralismo politico non esiste più; ma i giovani – che vivono nel Grande Adesso – non se ne preoccupano, credendo di vivere ancora nella modernità perché aderiscono ai nuovi “valori” (nozze gay, entertainment, nessun tabù) mentre sono ormai neo-primitivi compiuti.

    Io sono sicuro che quando premono i pulsante e arriva la luce, girano la manopola e arriva il gas, i giovani e i loro padri al potere, i Tridico,gli Speranza, e i Fontana – ritengono che gas ed elettricità siano come linfa delle palme tropicali. Invece sono prodotti importati che bisogna comprare all’estero con valuta estera, e che tale valuta estera a miliardi viene guadagnata da italiani che – contrariamente a loro – faticano, s’ingegnano ed esportano.

    Per questo i terza-generazione possono favoleggiare di decrescita felice e chiudere l’ILVA o impedire la Gronda Nord a Genova, convinti che tanto la linfa chiamata gas, e petrolio, continuerà ad arrivare. Per questo un ministro della Salute (ormai “salute” perché “sanità” è un termine troppo astratto e complesso per il neo-italiano semplificato) ormai un burattino conformista, gestito da idola fori globali della natura più sospetta, OMS, Bill Gates, Ricciardi, – che nella sua mente superstiziosa sono “la Scenza” – del tutto inetto ad elaborare un pensiero prorpio, anzi nemmeno di informarsi.

    In questo, lo Speranza, del tutto identico ai giovani ex disck jockey o personal trainer nei centri benessere: quattro mesi che si parla del coronavirus, su cosa sia un virus, e non mai appreso nulla su di esso, sulla sua curabilità, che so, sulla clorochina e sulle falsificazioni relative: hanno una visione approssimativa e sfocata di tutto ciò che non riguarda – e non li riguarda quasi nulla, perché se l’uomo-massa ha un repertorio molto ridotto di curiosità, il terza-generazione ha le curiosità di un bovide, mangiare, scopare, vacanza, disco, poco altro.

    Per cui non stupisce che siano ferramente conformisti e docilissimi al potere costituito – che in fondo è quello dei papà loro, i Tridico, i Fontana. Non sanno nulla e nulla vogliono sapere di “politica”. Fanno la fila per farsi infilare il tampone zootecnico nel naso, limitandosi a sperare di non risultare”positivi” e poter di nuovo andare in vacanza, o in discoteca a farsi una scopata o una fumata. Si lasciano togliere tutti i diritti, financo la libertà personale. Presto per evitare di farsi internare in un centro anti-untori, si metteranno il coda per farsi vaccinare dal tatuaggio di tracciamento Bill Gates-Moderna. Ma perché dolersi per loro? Dopotutto, “la libertà ha sempre significato, prima, in Europa, la libertà di essere quello che autenticamente si è”; non è strano che non ne senta la mancanza questa massa di “giovani” che non ha niente da fare e vuole solo essere “come gli altri”.

    Ma ciò significa che la loro distanza è addirittura etnica: non sono partecipi alla nazione, non ne fanno parte. Saranno spazzati via con tutti i loro tatuaggi, codici di vestiario e partite IVE, e in fondo lo sanno anche loro: vogliono l’estinzione, come ogni umanità terminale. Palesemente, hanno perso anche l’istinto di conservazione, se si fanno intrufolare un tampone senza chiedersi se, per caso, non serva a infettarli proprio col virus da cui vogliono sfuggire.

    Non è tutta colpa loro. Sono la terza generazione di “liberati” da Dio e da ogni “senso di colpa” e ovviamente “senso del dovere” e “nobiltà” o “dignità personale”: il risultato è questo, lo scadimento della vita umana autentica a forza di disimpegno e vuotaggine. Ancora qualche anno di “reddito di cittadinanza” (di dipendenza dal potere) senza studiare né lavorare, e a questi giovani comincerà a crescere la coda. Prensile, spero per loro. Perché il gas e la luce non arriveranno più. Se nessuno le paga.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 

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