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  1. #1
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    Predefinito Voi con chi vi schierate: Putin o Battaglione Azov?

    Voi con chi vi schierate: Putin o Battaglione Azov?
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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    Predefinito Re: Voi con chi vi schierate: Putin o Battaglione Azov?

    Io con Putin.
    Bene o male è l'unico che ancora si oppone allo strapotere degli U$raeliani, della Nato e del capitalismo mondialista.
    I membri del battaglione Azov, magari in buona fede (?), lotta contro i Russi e la Tradizione della Russia, che dovrebbero essere loro alleati contro U$A e $ion.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #3
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    Predefinito Re: Voi con chi vi schierate: Putin o Battaglione Azov?

    Consiglio questo libro



    Paolo Callegari, Contro l'impero delle menzogne. L'operazione militare speciale in Ucraina e la fine della globalizzazione nei discorsi di Vladimir Putin, Edizioni di Ar, Padova 2022, pp. 128 Av
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #4
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    Predefinito Re: Voi con chi vi schierate: Putin o Battaglione Azov?

    Vladimir Putin uomo della Tradizione
    di Alfonso Piscitelli

    Nel suo discorso nel Giorno della Costituzione del 12 dicembre 2013 Vladimir Putin cita due personaggi russi significativi: il Primo Ministro Stolypin e il filosofo Berdaiev. Stolypin negli ultimi anni dell’Impero Zarista cercò di portare avanti una riforma agraria che diffondesse la piccola proprietà contadina, di affermare il principio dell’auto-governo locale (Zemtsvo) e di porre le basi di una grande modernizzazione industriale. Insomma Stolypin cercava di opporsi alla marea montante del comunismo rivoluzionario sviluppando una politica di riforme graduali, che salvaguardassero i due pilastri della tradizione politica russa: lo Zarismo e l’Ortodossia.

    A rivoluzione russa avvenuta, l’altro nome citato da Putin, Berdaiev abbandonò il proprio paese e in esilio sviluppò i principi della sua filosofia esistenzialista e cristiana: Berdaiev era infatti un discepolo di Dostoevskij e cercava una terza via tra collettivismo marxista e individualismo liberale. Davvero significativa è la sua citazione nel discorso del 12 dicembre. Putin si definisce conservatore nei valori e aggiunge: “citando le parole di Nikolaj Berdaiev, l’essenza del conservatorismo non è l’impedire il movimento in avanti e verso l’alto, ma l’impedire il movimento all’indietro e verso il basso, nella tenebra del caos e nel ritorno a uno stato primitivo”. Con questi riferimenti molto alti lo statista russo indica le basi di filosofia politica delle ultime decisioni significative assunte dalla Federazione Russa: no alle adozioni gay, no alla propaganda della sessualità non tradizionale ai minori, disincentivo ai divorzi, lotta all’aborto, politiche per la natalità, lotta alla diffusione della droga.

    Putin si definisce apertamente “uomo della Tradizione” e sottolinea che tutta la sua azione di governa è finalizzata alla difesa dei “valori tradizionali”. Ovviamente il tradizionalismo nei valori si coniuga nel suo pensiero politico con un “progressismo sociale”, ereditato anche dalla esperienza ideologica del socialismo di Stato. Nel precedente discorso del Giorno della Costituzione del 2012 Putin aveva ribadito i valori della “uguaglianza per tutti” e la necessità di una modernizzazione per estendere a tutti i cittadini la prosperità propiziata dalla crescita economica della Russia a partire dal 2000.

    Il riferimento ai valori tradizionali si lega in Putin a un riferimento esplicito a una concezione spirituale della vita. Del resto lo abbiamo visto al fianco di papa Francesco baciare l’icona della Madonna di Vladimir, una icona importantissima nel suo intreccio con la storia religiosa e politica della Russia. Dice Putin: “La distruzione dei valori spirituali non solo porta a conseguenze negative per la società, ma è anche essenzialmente antidemocratico, dal momento che viene effettuata sulla base di idee astratte ideologiche, in contrasto con la volontà della maggioranza, che non accetta le variazioni avvenute o le proposte di revisione dei valori”. Il riferimento è a quei gruppi di pressioni e a quelle lobby che egemonizzando i mass media occidentali tentano di imporre cambiamenti (pensiamo all’ideologia del Trans-Gender o alla folle concezione dello “ius soli”) ai quali si oppone la maggioranza delle persone sensate: una maggioranza che spesso purtroppo rimane “maggioranza silenziosa” e indifesa.

    Nelle parole del presidente Putin si avverte anche l’eco di una delle preoccupazioni fondamentali del grande pontefice Benedetto XVI: “Oggi molte nazioni stanno revisionando i loro valori morali e le norme etiche, erodendo tradizioni etniche e differenze tra popoli e culture. Le società sono oggi spinte ad accettare non solo il diritto di ognuno alla libertà di coscienza, di opzione politica e di privacy, ma anche ad esse è richiesto di accettare l’equiparazione assoluta dei concetti di bene e male”. La problematica additata è insomma quella del relativismo, quella concezione scettica secondo la quale non solo tutte le vacche di hegeliana memoria ma anche tutte le scelte morali sono “nere”, indifferenti. Il relativismo non è solo una posizione filosofica, ma è anche quell’atteggiamento di fondo che rende oggi gli uomini occidentali caratterialmente deboli, umbratili, alla mercé di poteri forti.

    Tuttavia, di contro al modello occidentale Putin non ha un “russian style of life” da imporre: egli non crede nella necessità di imporre a livello mondiale un’unica regola, crede invece nel diritto dei popoli e delle civiltà di preservare le loro diversità e le loro tradizioni: “Noi non pretendiamo di essere alcun tipo di superpotenza con pretesa di egemonia globale o regionale; non imponiamo il nostro patrocinio su nessuno e non cerchiamo di insegnare agli altri come vivere la loro vita. Ma ci sforzeremo di esercitare la nostra leadership difendendo il diritto internazionale, lottando per il rispetto delle sovranità nazionali e l’indipendenza e l’identità dei popoli”.

    eurasia-vladimir-putin-e-la-grande-politicaL’importante però è che nessun popolo si senta “eletto” e nessuno si arroghi una missione “eccezionale”. Questo era anche il senso del finale della sua storica lettera al New York Times nei giorni della crisi siriana: “E’ estremamente pericoloso incoraggiare la gente a vedersi eccezionali, qualunque sia la motivazione. Ci sono paesi grandi e piccoli, paesi ricchi e poveri, quelli con lunghe tradizioni democratiche e quelli che stanno ancora trovando la strada verso la democrazia. Anche le loro politiche sono diverse. Siamo tutti diversi, ma anche quando chiediamo la benedizione del Signore, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati uguali”.

    Il discorso di Putin ha toccato tutte una serie di questioni ovviamente non solo morali, ma anche pratiche e organizzative: il presidente ha parlato di valorizzazione delle aree rurali, della necessità di incoraggiare i russi a ripopolare le campagne, l’importanza di giungere a una piena autarchia anche nel settore alimentare. Con soddisfazione Putin sottolinea “Abbiamo già investito molti soldi nello sviluppo del settore agricolo. Il settore sta mostrando un momento di dinamica positiva. In molte aree ora possiamo coprire interamente la domanda interna con prodotti interni russi”.

    Per quanto riguarda lo sviluppo economico, le priorità sono indicate da Putin nella formazione professionale, nello sviluppo tecnologico, in un mercato del lavoro flessibile e in “un buon clima per gli investimenti” (abbassando ulteriormente la pressione fiscale e creando in Siberia aree di completa esenzione per le imprese che investono). Un fondo scientifico specifico è stato concepito da Putin per incrementare il livello tecnologico del paese.

    Un progetto importante della Federazione è quella della costruzione di alloggi. Lo Stato interviene direttamente nel settore edilizio per realizzare un imponente “Piano Casa”: “Il governo ha già predisposto le misure strategiche necessarie per l’attuazione del programma per la costruzione di alloggi a prezzi accessibili. Questo programma prevede la costruzione di almeno 25 milioni di metri quadrati di nuove abitazioni, completi con la corrispondente infrastruttura sociale, entro il 2017”.

    Il piano di costruzione degli alloggi rappresenta indubbiamente la “base solida” della politica di incremento demografico che Putin sta portando avanti: la vasta diffusione degli aborti in epoca sovietica e il drammatico impoverimento degli anni Novanta avevano condotto la demografia russa in una spirale “recessiva” preoccupante. A partire dal 2000 il governo si è posta l’esigenza di favorire la natalità per risollevare le sorti della demografia russa. Putin con soddisfazione sottolinea che il trend demografico è ritornato ad essere positivo. Sullo sfondo di tali prese di posizione vi è anche una questione geopolitica fondamentale: la Russia con il suo completamento siberiano è un territorio immenso e ricchissimo di risorse del sottosuolo. Si capisce a quale esito può portare il rapporto tra una popolazione che invecchia e un ricchissimo territorio, circondato da popolazioni asiatiche (i cinesi, gli indiani) che superano il miliardo… Nell’ambito della politica in favore della natalità si inserisce anche il programma culturale che punta a un fortissimo disincentivo dei divorzi e degli aborti.

    Politica di natalità e salute della popolazione sono strettamente intrecciati, per cui Putin ribadisce anche quello che era un cardine della vecchia politica sanitaria sovietica: il valore dell’assistenza medica estesa a tutti e completamente gratuita. Nella Russia attuale i cittadini sono chiamati a pagare una assicurazione per le malattie che consta di una cifra simbolica irrisoria, che consente cure che Obama neppure osa sognare di notte, per paura di essere accusato di “socialismo”. Dal punto di vista pratico rimane il problema di ri-organizzare la sanità dopo gli anni di caos succeduti alla perestrojka. E tuttavia Putin ha progetti ambiziosi sul versante della salute e della prevenzione: “A partire dal 2015 tutti i bambini e gli adolescenti dovranno usufruire di un check-up medico obbligatorio gratuito annuale, mentre gli adulti dovranno essere sottoposti a tale esame ogni tre anni”.

    Prevenzione e salute, a livello giovanile si sposano con l’enfasi posta sullo sport. Da qualche mese sono tornati nelle scuole i “giochi ginnico-militari”: un misto di educazione fisica e militare. In questa ottica si inserisce l’esigenza di un ampliamento delle palestre, dei campi sportivi: “Dobbiamo continuare a sviluppare una vasta gamma di infrastrutture sportive per bambini e ragazzi. Dobbiamo fare di tutto per aumentare la popolarità di stili di vita attivi. Questa è stata l’idea principale alla base delle Universiadi che si sono svolte con successo a Kazan”.

    Per quanto riguarda i docenti Putin annuncia aumenti salariali per riqualificare il valore dell’insegnamento: “Stiamo alzando i salari nel settore dell’istruzione e della sanità in modo che il lavoro di insegnanti, professori e dottori diventi di nuovo prestigioso, per attirare validi laureati”. L’insegnamento scolastico viene concepito come un settore strategico: da un lato per trasmettere un metodo di pensiero “creativo ed indipendente”, dall’altra per rafforzare il senso dell’identità trasmettendo i valori della nazione, la storia e le tradizioni.

    Il tema della identità viene riproposto anche in relazione al delicato problema della immigrazione. Avendo la Russia di Putin un ritmo di crescita molto superiore a quello dei paesi UE, negli ultimi anni il flusso migratorio (soprattutto dalle repubbliche ex sovietiche) si è fatto più ingente e, anche alla luce di recenti fatti di sangue, l’esigenza di regolare con chiarezza tali flussi è divenuta impellente. Ovviamente per Putin gli ingressi clandestini sono inaccettabili, gli immigrati regolari hanno il dovere di rispettare i valori e la cultura della Russia, di adeguarsi ad essa. Rispetto e reciprocità sono i principi cardine per regolare l’immigrazione. E già qualche mese fa, alla richiesta di costruire nuove moschee in Russia, Putin – forse ironicamente … – aveva subordinato l’esaudimento di tale richiesta al principio di reciprocità, richiedendo la costruzione di chiese in Arabia Saudita.

    E tuttavia Putin ha ritenuto di porre un argine alle ondate di xenofobia che si diffondono anche in Russia in conseguenze di crimini gravi compiuti da immigrati. Putin tiene a sottolineare che non è l’origine etnica ad essere “male in sé”: “Tali tensioni non sono provocate dai rappresentanti di una specifica nazionalità, ma da persone prive di cultura e di rispetto delle tradizioni, sia delle proprie che di quelle altrui. Essi sono espressione di una sorta di Internazionale dell’Amoralità”. Insomma il problema non è l’appartenenza etnica, l’identità nazionale, ma appunto l’abbandono di quella identità e lo sradicamento in nome della mescolanza multietnica.

    Certo in Russia ci sono forze più estremiste, di opposizione, che soffiano il fuoco sulla protesta, pensiamo ai nazionalisti di opposizione o anche ai neocomunisti, che di volta in volta invocano uno Stato più forte e meno influenzato dalle degenerazioni politiche e di costume che provengono dalla mentalità occidentale. Di fronte a questi atteggiamenti più intransigenti, il partito di Putin si pone come una forza più “centrista”, questo è anche il motivo del vasto consenso democratico che Russia Unita ha riscosso nelle ultime elezioni politiche.

    Putin ha ribadito peraltro il riconoscimento del valore del pluripartitismo, segnando un distacco netto dal vecchio sistema del partito unico, di epoca sovietica: “Ritengo importante che molti nuovi partiti abbiano fatto sentire la loro presenza. Conquistando posti negli organismi comunai e regionali, hanno gettato le basi per la partecipazione alle prossime campagne elettorali federali. Sono sicuro che sapranno degnamente competere con i protagonisti politici di vecchia data. La Russia oggi richiede un ampio dibattito politico per arrivare a risultati concreti”.

    Tipico del pensiero storico-politico di Putin è di non rinnegare nessuna fase della storia russia (dallo zarismo al sovietismo), ma nello stesso tempo di restaurare esperienze politiche ormai consunte e slegate dalle esigenze del momento. Già al forum di Valdai del 19 settembre aveva affermato: “Ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica, e non c’è ritorno. Chi propone un conservatorismo fondamentale, e idealizza la Russia pre-1917, sembra ugualmente lontano dal realismo, così come sono i sostenitori di un liberalismo estremo, all’occidentale”. Indubbiamente anche il liberalismo-liberismo-libertarismo occidentale è una ideologia consegnata al passato, così come l’attuale crisi economica e morale dell’Occidente testimonia.

    Andando oltre le ideologie del passato Putin prospetta l’idea di una “sintesi” tra le istanze migliori che sono emerse appunto nelle ideologie politiche di massa, e prospetta l’idea di una “terza via”. Già a Valdai si espresse in tal senso: “tutti noi – i cosiddetti neo-slavofili e i neo-occidentalisti, gli statalisti e i cosiddetti liberisti – tutta la società deve lavorare insieme per creare i fini comuni di sviluppo. Ciò significa che i liberisti devono imparare a parlare ai rappresentanti della sinistra e che d’altro canto i nazionalisti devono ricordare che la Russia è stata formata specificamente come Stato pluri-etnico e multiconfessionale fin dalla sua nascita”.

    Terza via significa anche conciliare in un sistema politico Ordine e Libertà. In tal senso egli interpreta e celebra la Costituzione Federale Russa dopo un ventennio dalla sua proclamazione: “La nostra Costituzione – dice Putin – mette insieme due priorità fondamentali, il supremo valore dei diritti e delle libertà dei cittadini e uno Stato forte, sottolineando il loro obbligo reciproco di rispettarsi e proteggersi a vicenda”.

    Questi sono i temi del pensiero politico di Vladimir Putin. Sono temi che indubbiamente sollecitano una riflessione anche per ambienti che si riuniscono attorno alla rivista “Confini”, riguardo all’opportunità di costituire uno schieramento politico, economico, culturale che vada da Roma a Mosca: incentivando le interazioni economiche e i rapporti imprenditoriali; costituendo insieme agli amici russi una “Internazionale Europea” basata sui principi cristiani, nazionali, sociali comuni; approfondendo l’idea di Europa sulla scia delle grandi intuizioni di Charles De Gaulle (l’Europa Unita dall’Atlantico a Vladivostok) e di Giovanni Paolo II (i due polmoni dell’Europa: cattolicesimo e ortodossia).
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito Re: Voi con chi vi schierate: Putin o Battaglione Azov?

    La Russia di Putin firma la “carta dei valori della Tradizione”

    Un nostro lettore ci segnala il testo della recente approvazione, da parte del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, del testo di “fondamenti di politica statale di tutela e rafforzamento dei valori Spirituali e Tradizionali della Russia”.
    In particolare, sono da sottolineare alcuni passaggi:
    4. I valori tradizionali sono linee guida morali che formano la visione del mondo dei cittadini russi, vengono trasmessi di generazione in generazione, sono alla base dell’identità civile di tutti i russi e dello spazio culturale comune del Paese, rafforzano l’unità civile e trovano la loro espressione unica e distintiva nello sviluppo spirituale, storico e culturale del popolo multinazionale della Russia.
    6. Il cristianesimo, l’islam, il buddismo, l’ebraismo e altre religioni, parte integrante del patrimonio storico e spirituale russo, hanno avuto un impatto significativo sulla formazione dei valori tradizionali, comuni a credenti e non credenti. Un ruolo particolare nella formazione e nel rafforzamento dei valori tradizionali spetta all’Ortodossia.
    7. La Federazione Russa considera i valori tradizionali la base della società russa, che le consente di proteggere e rafforzare la sovranità russa, assicurare l’unità del nostro Paese multietnico e multiconfessionale, preservare il popolo russo e sviluppare il potenziale umano.
    13. Le attività di organizzazioni estremiste e terroristiche, alcuni media e mezzi di comunicazione di massa, le azioni degli Stati Uniti d’America e di altri Stati stranieri ostili, alcune società transnazionali e organizzazioni straniere senza scopo di lucro e le attività di alcune organizzazioni e individui sul territorio russo costituiscono una minaccia ai valori tradizionali.
    14. L’impatto ideologico e psicologico sui cittadini porta al radicamento di un sistema di idee e valori estranei al popolo russo e distruttivi per la società russa (di seguito denominati ideologia distruttiva), tra cui la coltivazione di egoismo, permissivismo, immoralità, la negazione degli ideali del patriottismo, del servizio alla Patria, della durata naturale della vita, del valore della solidità della famiglia, del matrimonio, della prolificità, del lavoro creativo, del contributo positivo della Russia alla storia e alla cultura mondiale, la distruzione della famiglia tradizionale attraverso la promozione di relazioni sessuali non tradizionali.
    Questo documento è particolarmente importante perché colloca senza esitazione la politica della Russia di Putin su una linea ben precisa, che è rivoluzionaria proprio per il suo ritorno intransigente alla Tradizione, o quantomeno all’aspirazione di tale obiettivo. Lungi dall’esser linee guida dettate da un mero moralismo, tali provvedimenti costituiscono la base per un tentativo di rettificazione della Russia.
    Diversamente dai “conservatori” nostrani e occidentali, il nuovo corso della politica russa ha saputo ben individuare i punti cardine su cui costruire il futuro della Nazione (dunque non solo mantenere un pavido status quo), e indicare al tempo stesso i nemici che ostacolano questo processo.
    (Tratto da Roma.mid.ru) – Decreto del Presidente della Federazione Russa sull’approvazione dei fondamenti di politica statale di tutela e rafforzamento dei valori Spirituali e Tradizionali della Russia
    Ai sensi della Legge federale n. 172-FZ del 28 giugno 2014 “Sulla pianificazione strategica nella Federazione Russa”, delibero di:

    1. Approvare i qui allegati Fondamenti della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori spirituali e morali tradizionali russi.

    2. Il presente decreto entra in vigore il giorno della sua firma.

    Il Presidente della Federazione Russa
    Vladimir Putin

    Mosca, Cremlino
    9 novembre 2022
    N° 809
    RATIFICATI DA
    Decreto del Presidente
    Della Federazione Russa
    Del 9 novembre 2022 N2


    FONDAMENTI della Politica statale di tutela e rafforzamento dei valori spirituali e morali tradizionali russi

    I Disposizioni generali

    1. Questi Fondamenti costituiscono il documento di pianificazione strategica nell’ambito della sicurezza nazionale della Federazione Russa, che determina il sistema di finalità, obiettivi e strumenti per l’attuazione della priorità strategica nazionale “Tutela dei valori spirituali e morali tradizionali russi, della cultura e della memoria storica” in relazione alla protezione dei valori spirituali e morali tradizionali russi (di seguito anche valori tradizionali).

    2. La Costituzione della Federazione Russa, i principi e le norme del diritto internazionale generalmente riconosciuti e i trattati internazionali della Federazione Russa, la Legge federale del 28 giugno 2014 NQ 172-FZ “Sulla pianificazione strategica nella Federazione Russa”, i Fondamenti della politica statale nell’ambito della pianificazione strategica nella Federazione Russa compongono il quadro giuridico di questi Fondamenti.

    3. I presenti Fondamenti specificano alcune disposizioni della Strategia di sicurezza nazionale della Federazione Russa, della Dottrina della sicurezza informatica della Federazione Russa, della Strategia per la lotta all’estremismo nella Federazione Russa fino al 2025, della Strategia di politica nazionale della Federazione Russa per il periodo fino al 2025, dei Fondamenti della politica culturale dello Stato, della Strategia di sviluppo della società dell’informazione nella Federazione Russa per il periodo 2017-2030, dei Decreti presidenziali del 7 maggio 2018 N2 204 “Sugli obiettivi e le strategie nazionali”.

    4. I valori tradizionali sono linee guida morali che formano la visione del mondo dei cittadini russi, vengono trasmessi di generazione in generazione, sono alla base dell’identità civile di tutti i russi e dello spazio culturale comune del Paese, rafforzano l’unità civile e trovano la loro espressione unica e distintiva nello sviluppo spirituale, storico e culturale del popolo multinazionale della Russia.

    5. I valori tradizionali includono la vita, la dignità, i diritti umani e le libertà, il patriottismo, la cittadinanza, il servizio alla Patria e la responsabilità per il suo destino, gli alti ideali morali, la solidità della famiglia, il lavoro creativo, la priorità dello spirituale sul materiale, l’umanesimo, la misericordia, la giustizia, il collettivismo, l’assistenza e il rispetto reciproci, la memoria storica e la continuità delle generazioni, l’unità dei popoli della Russia.

    6. Il cristianesimo, l’islam, il buddismo, l’ebraismo e altre religioni, parte integrante del patrimonio storico e spirituale russo, hanno avuto un impatto significativo sulla formazione dei valori tradizionali, comuni a credenti e non credenti. Un ruolo particolare nella formazione e nel rafforzamento dei valori tradizionali spetta all’Ortodossia.

    7. La Federazione Russa considera i valori tradizionali la base della società russa, che le consente di proteggere e rafforzare la sovranità russa, assicurare l’unità del nostro Paese multietnico e multiconfessionale, preservare il popolo russo e sviluppare il potenziale umano.

    8. L’interpretazione dei processi e dei fenomeni sociali, culturali e tecnologici sulla base dei valori tradizionali e dell’esperienza culturale e storica accumulata, consente al popolo russo di rispondere alle nuove sfide e minacce in modo tempestivo ed efficace, mantenendo l’identità civica panrussa.

    9. La Politica statale della Federazione Russa di tutela e rafforzamento dei valori spirituali e morali tradizionali russi (di seguito: Politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali) è un complesso di misure coordinate, messe in atto dal Presidente della Federazione Russa e da altre autorità pubbliche con la partecipazione delle istituzioni della società civile, per contrastare le minacce socio-culturali alla sicurezza nazionale della Federazione Russa in materia di valori tradizionali.

    10. La politica dello Stato di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali deve essere attuata nei settori dell’istruzione e dell’educazione, del lavoro con i giovani, della cultura, della scienza, delle relazioni interetniche e interreligiose, dei mass media e delle comunicazioni di massa e della cooperazione internazionale. Gli organismi esecutivi federali incaricati della difesa, della sicurezza dello Stato, degli affari interni e della pubblica sicurezza, nonché altre autorità pubbliche, partecipano all’attuazione di questa politica statale nei limiti delle loro competenze.



    II Valutazione della situazione, principali minacce e rischi per i valori tradizionali, scenari di evoluzione della situazione.

    11. Gli sforzi compiuti dalla Federazione Russa per sviluppare il potenziale spirituale del suo popolo contribuiscono ad aumentare la coesione della società russa, a rendere i suoi cittadini consapevoli della necessità di tutelare e rafforzare i valori tradizionali nel contesto di una globale crisi civile e valoriale che conduce alla perdita dei tradizionali punti di riferimento spirituali e morali e dei principi etici dell’umanità.

    12. La Strategia di sicurezza nazionale della Federazione Russa valuta la situazione in Russia e nel mondo come tale da richiedere misure urgenti per proteggere i valori tradizionali.

    13. Le attività di organizzazioni estremiste e terroristiche, alcuni media e mezzi di comunicazione di massa, le azioni degli Stati Uniti d’America e di altri Stati stranieri ostili, alcune società transnazionali e organizzazioni straniere senza scopo di lucro e le attività di alcune organizzazioni e individui sul territorio russo costituiscono una minaccia ai valori tradizionali.

    14. L’impatto ideologico e psicologico sui cittadini porta al radicamento di un sistema di idee e valori estranei al popolo russo e distruttivi per la società russa (di seguito denominati ideologia distruttiva), tra cui la coltivazione di egoismo, permissivismo, immoralità, la negazione degli ideali del patriottismo, del servizio alla Patria, della durata naturale della vita, del valore della solidità della famiglia, del matrimonio, della prolificità, del lavoro creativo, del contributo positivo della Russia alla storia e alla cultura mondiale, la distruzione della famiglia tradizionale attraverso la promozione di relazioni sessuali non tradizionali.

    15. L’influenza ideologica distruttiva sui cittadini russi sta diventando una minaccia per la situazione demografica del Paese.

    16. Le attività di soggetti pubblici, organizzazioni e individui che contribuiscono alla diffusione dell’ideologia distruttiva costituiscono una minaccia oggettiva agli interessi nazionali della Federazione Russa.

    17. La diffusione dell’ideologia distruttiva comporta i seguenti rischi:

    a) creazione delle condizioni per l’autodistruzione della società, indebolimento dei legami familiari, amicali e sociali;

    b) rafforzamento della stratificazione socio-culturale della società, riduzione del ruolo del partenariato sociale, svalutazione dei concetti di lavoro creativo e assistenza reciproca;

    c) deterioramento della salute morale delle persone, imposizione di concezioni che negano la dignità umana e il valore della vita umana;

    d) introduzione di modelli comportamentali antisociali, diffusione di stili di vita immorali, permissivismo e violenza, aumento del consumo di alcol e stupefacenti;

    e) costruzione di una società che non tiene in nessun conto i valori spirituali e morali;

    f) distorsione della verità storica e distruzione della memoria storica.

    g) negazione dell’identità russa, indebolimento dell’identità civile panrussa e dell’unità del popolo multinazionale della Russia, e creazione delle condizioni per l’insorgenza di conflitti interetnici e interreligiosi;

    h) erosione della fiducia nelle istituzioni statali, discredito dell’idea del servire la patria e formazione di un atteggiamento negativo nei confronti del servizio militare e del servizio allo stato in generale.

    18. Per preservare e rafforzare i valori tradizionali e arrestare la diffusione dell’ideologia distruttiva, le riforme dell’istruzione e dell’educazione, della cultura, della scienza, dei mass media e delle comunicazioni di massa dovrebbero essere attuate tenendo conto delle tradizioni storiche e dell’esperienza accumulata dalla società russa e sottoponendole a un ampio dibattito pubblico.

    19. I problemi nel campo della tutela e del rafforzamento dei valori tradizionali devono essere affrontati procedendo lungo i principali indirizzi seguenti:

    a) adeguare i documenti di pianificazione strategica al fine di affrontare con maggiore efficacia gli obiettivi della tutela e del rafforzamento dei valori tradizionali, definire i parametri di riferimento per la selezione degli obiettivi e dei meccanismi più efficaci per garantire gli interessi nazionali in tale campo;

    b) assicurare il coordinamento interministeriale delle attività di protezione dei valori tradizionali;

    c) migliorare il sistema di sostegno statale ai progetti nel campo della cultura e dell’istruzione, alla luce degli obiettivi della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali;

    d) sviluppare e migliorare forme e metodi di contrasto ai rischi associati alla diffusione di ideologie distruttive nello spazio informativo;

    e) migliorare forme e metodi educativi e scolastici dei bambini e dei giovani in conformità con gli obiettivi della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali;

    f) aumentare l’efficacia del lavoro delle organizzazioni scientifiche, educative, divulgative e culturali per proteggere la verità storica, preservare la memoria storica e combattere la falsificazione della storia;

    g) migliorare le attività delle forze dell’ordine per prevenire e reprimere le attività illegali volte a diffondere l’ideologia distruttiva.

    20. In futuro la situazione può quindi evolvere positivamente o negativamente.

    21. Lo scenario positivo si realizzerà se la politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali sarà attuata in modo sistematico e coerente. Questo scenario prevede il rafforzamento della protezione della società russa dalle minacce e dai rischi per i valori tradizionali ed è imperniato sulla formazione di una personalità di alto livello morale, educata nello spirito del rispetto dei valori tradizionali, che disponga delle conoscenze e delle competenze oggi necessarie, in grado di realizzare il proprio potenziale nella società moderna e pronta a costruire e difendere la Patria nella pace. Lo scenario positivo prevede il graduale superamento dei problemi esistenti e la ricerca di risposte alle nuove sfide sulla base dei valori tradizionali.

    22. Lo scenario negativo può realizzarsi se non si oppone resistenza alla diffusione dell’ideologia distruttiva.



    III Obiettivi e finalità della politica governativa di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali

    23. Gli obiettivi della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali sono:

    a) preservare e rafforzare i valori tradizionali e assicurarne la trasmissione di generazione in generazione;

    b) contrastare la diffusione dell’ideologia distruttiva;

    c) costruire sulla scena internazionale l’immagine dello Stato russo come custode e protettore dei valori spirituali e morali tradizionali dell’uomo.

    24. L’attuazione della priorità strategica nazionale “Protezione dei valori spirituali e morali tradizionali russi, della cultura e della memoria storica” prevede i seguenti compiti della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali:

    a) rafforzare l’unità civile, l’identità civile panrussa e l’identità russa, la concordia interetnica e interreligiosa sulla base del ruolo unificante dei valori tradizionali;

    b) salvaguardare la memoria storica, contrastando i tentativi di falsificazione della storia e preservando l’esperienza storica dei valori tradizionali e la loro influenza sulla storia russa, comprese le vite e le opere di figure di spicco della Russia;

    c) preservare, rafforzare e promuovere i valori tradizionali della famiglia (compresa la protezione dell’istituzione del matrimonio come unione tra un uomo e una donna), garantire la continuità intergenerazionale, assicurare una vita dignitosa alla generazione più anziana e plasmare la concezione della protezione del popolo russo come fondamentale priorità strategica nazionale;

    d) attuare una politica di informazione statale volta a rafforzare il ruolo dei valori tradizionali nella coscienza di massa e a contrastare la diffusione dell’ideologia distruttiva;

    e) realizzare un sistema educativo nello spirito del rispetto dei valori tradizionali che sia strumento chiave della politica statale nel campo dell’istruzione e della cultura, indispensabile per la formazione di una personalità armoniosamente sviluppata;

    f) sostenere i progetti pubblici e le istituzioni della società civile nel settore dell’educazione patriottica e della conservazione del patrimonio storico e culturale dei popoli della Federazione Russa;

    g) supportare le organizzazioni religiose delle confessioni tradizionali, assicurarne la partecipazione alle attività volte a preservare i valori tradizionali e a contrastare correnti religiose distruttive;

    h) costituire un sistema di appalti pubblici destinati alla ricerca, all’elaborazione di materiali informativi e metodologici (cronache cinematografiche e altri materiali audiovisivi compresi), opere letterarie e artistiche, a servizi finalizzati alla salvaguardia e alla divulgazione dei valori tradizionali, nonché garantire il controllo della qualità di implementazione di tali appalti pubblici;

    i) garantire la protezione da parte dello Stato delle opere del patrimonio culturale (monumenti storici e culturali) dei popoli della Federazione Russa e favorirne l’accesso ai fini della loro divulgazione come elementi essenziali per formare la consapevolezza storica e promuovere l’amore e il rispetto per la Patria;

    j) sostenere progetti volti a promuovere i valori tradizionali nel settore dell’informazione;

    k) proteggere e sostenere la lingua russa come lingua del popolo costituente lo Stato, garantire il rispetto delle norme della moderna lingua letteraria russa (compresa la prevenzione dell’uso di un linguaggio osceno), contrastare l’uso eccessivo di vocaboli stranieri;

    l) proteggere da informazioni e influenza psicologica distruttive esterne, reprimere le attività volte a distruggere i valori tradizionali in Russia;

    m) rafforzare il ruolo della Russia nel mondo promuovendo i valori spirituali e morali tradizionali russi basati sugli originali valori universali.

    IV Strumenti per l’attuazione di politiche pubbliche volte a preservare e rafforzare i valori tradizionali

    25. Gli strumenti legali per l’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali sono i seguenti:

    a) miglioramento del quadro giuridico e normativo a livello federale, regionale e comunale;

    b) elaborazione di documenti di pianificazione strategica da parte delle autorità pubbliche, alla luce degli obiettivi della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali.

    26. I principali strumenti organizzativi per l’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali sono:

    a) sviluppo da parte delle autorità pubbliche di piani d’azione per l’attuazione di questi Fondamenti;

    b) valutazione dei progetti (compresi i materiali informativi e di altro tipo), dei programmi e delle attività per verificarne, al momento di decidere sull’opportunità del loro sostegno statale, la conformità con i valori tradizionali;

    c) monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali, compresa l’attuazione dei piani d’azione per l’implementazione di questi Fondamenti;

    d) realizzazione da parte delle autorità pubbliche del controllo sulla conformità delle attività che godono del finanziamento pubblico della Federazione Russa con gli obiettivi e le finalità della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali;

    e) coinvolgimento delle istituzioni della società civile, comprese le organizzazioni religiose, nell’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali.

    27. Gli strumenti scientifici e analitici per l’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali sono:

    a) attività di ricerca su questioni relative all’attuazione delle politiche pubbliche per la tutela e il rafforzamento dei valori tradizionali a livello federale, regionale e comunale, comprese le valutazioni dell’efficacia dei relativi programmi e progetti

    b) elaborazione di raccomandazioni metodologiche per l’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali.

    28. L’interazione tra autorità pubbliche e mass media costituisce uno strumento informativo per l’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali al fine di divulgare e promuovere i valori tradizionali.

    29. Il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi della politica statale per la tutela e il rafforzamento dei valori tradizionali richiede lo sviluppo di un sistema appropriato di indicatori basati sui dati seguenti

    a) informazioni statistiche ufficiali;

    b) risultati di ricerche sociologiche;

    c) risultati del monitoraggio delle situazioni problematiche relative alla tutela e al rafforzamento dei valori tradizionali (da parte delle entità costitutive della Federazione Russa e delle aree di responsabilità delle autorità pubbliche)

    30. L’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali sarà finanziata dal bilancio della Federazione Russa, nonché da altre fonti di finanziamento nei casi previsti dalla legislazione della Federazione Russa. Al contempo, l’elaborazione dei progetti di bilancio della finanziaria della Federazione Russa sarà effettuata tenendo conto degli obiettivi e dei compiti di questa politica statale.

    V Risultati attesi dalle politiche pubbliche di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali

    31. L’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali contribuirà alla difesa e all’incremento del popolo della Russia, alla salvaguardia dell’identità civile di tutta la Russia, allo sviluppo del potenziale umano, al mantenimento della pace civile e dell’armonia nel Paese, al rafforzamento della legalità e del diritto, alla formazione di uno spazio informativo sicuro, alla protezione della società russa dalla diffusione di ideologie distruttive, al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo nazionale, al miglioramento della competitività e del prestigio internazionale della Federazione Russa.

    32. Sulla base dei risultati della valutazione dell’efficacia dell’attuazione della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori tradizionali, le disposizioni di questi Fondamenti saranno adeguate, se necessario, almeno una volta ogni sei anni.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito Re: Voi con chi vi schierate: Putin o Battaglione Azov?

    MASSONERIA EBRAICA E GUERRA IN UCRAINA. COME L’EBRAISMO MASSONICO HA ALIMENTATO IL CONFLITTO. TUTTA LA VERITÀ

    Contrariamente a quanto si possa pensare, l’Ucraina è dominata da una potente loggia massonica di matrice ebraica, la B’nai B’rith, che fin dal 2014 ha soffiato sul fuoco della guerra, conducendo all’attuale conflitto

    Poche ore dopo l’invasione russa dell’Ucraina (cominciata alle prime ore del 24 febbraio), la sezione inglese della loggia massonica ebraica B’nai B’rith – nota per influenzare la politica e i governi di tutto l’Occidente – ha emanato un significativo, seppur breve, comunicato di denuncia, che rivela le reali posizioni dell’ebraismo massonico e militante nei confronti del conflitto ucraino:

    La loggia B’nai B’rith denuncia l’invasione ingiustificata e illegale dell’Ucraina da parte delle forze della Federazione Russa. È chiaro che questo attacco è una grave violazione del diritto internazionale e una violazione fondamentale della pace e della sicurezza in Europa. È altrettanto chiaro che le vite e le libertà di molti ucraini innocenti sono ora a rischio, comprese quelle di molti membri B’nai B’rith nel paese. La loggia B’nai B’rith chiede ai leader occidentali di fornire un vasto sostegno al popolo ucraino e di intraprendere tutte le azioni necessarie per contribuire a ripristinare la sovranità e l’integrità territoriale del paese. Senza tali azioni, la libertà di molte nazioni sarà in pericolo dal comportamento degli stati aggressivi [come la Russia].

    Anche il governo d’Israele – molto critico nei confronti della Russia di Putin e dell’imperialismo slavo – ha espresso il proprio sostegno al popolo ucraino, condannando fermamente l’invasione. «L’attacco russo all’Ucraina è una grave violazione dell’ordine internazionale», ha dichiarato Yair Lapid, Ministro della Difesa israeliano. «Israele condanna l’attacco ed è pronto a fornire assistenza umanitaria ai cittadini ucraini».

    Così, anche il Primo Ministro d’Israele, Naftali Bennet (che, a ottobre 2021, aveva partecipato ad un incontro «caloroso e positivo» con Putin), si è espresso a favore del popolo ucraino e contro l’invasione russa. «Come tutti gli altri, preghiamo per la pace e la calma in Ucraina», ha asserito. «Questi sono momenti difficili e tragici, e i nostri cuori sono con i civili, che non per colpa loro sono stati catapultati in questa situazione».

    Pertanto, è doveroso domandarsi: che cosa unisce l’ebraismo militante e massonico, e con esso Israele, all’Ucraina e al suo presidente, l’ebreo Volodymyr Zelens’kyj? Esiste un legame occulto fra la B’nai B’rith e la nuova Ucraina europeista e filo-americana emersa dal “golpe” del 2014? Di chi sono le responsabilità del conflitto?

    Maidan: progetto sionista?

    Per rispondere a tali domande è necessario ritornare a novembre 2013, anno in cui il presidente ucraino filo-russo Viktor Yanukovych – stretto collaboratore di Putin – decise di sospendere l’accordo di libero scambio con l’Unione Europea, provocando forti proteste popolari, che, «appoggiate dal governo americano di Barack Obama e dalle logge massoniche progressiste occidentali», presero il nome di Euromaidan.

    Fra le logge occidentali più influenti che hanno supportato finanziariamente e moralmente le proteste, contribuendo – nel febbraio 2014 – allo sviluppo di un vero e proprio colpo di Stato (al quale aderì anche l’ebreo ungherese George Soros), vi è la potentissima B’nai B’rith, loggia pre-sionista «d’ispirazione totalmente massonica, ma con una specificità giudaica», strettamente legata a Israele, ma con sede negli Stati Uniti.

    Obiettivo della B’nai B’rith, in sintesi, fu quello di coinvolgere gli ebrei ucraini (e altre minoranze etniche, come i tatari) nelle proteste, convogliando tutte le forze anti-russe – compresa la destra radicale, composta dal partito Svoboda, dal Congresso Nazionalista e dal movimento Pravyj Sektor – in un unico, grande cartello europeista e filo-americano, in grado di condurre ad un radicale cambio di governo e svincolare così l’Ucraina dalle grinfie della Russia. Attraverso ONG e attivisti locali e stranieri, la loggia B’nai B’rith soffiò sul fuoco del malcontento ucraino, portando ad una veloce escalation delle proteste e alla conseguente fuga di Yanukovych (febbraio 2014), che, come previsto, lasciò il paese in mano alla cricca europeista e filo-sionista del nuovo presidente Petro Porošenko, il quale, un anno dopo, è già a Gerusalemme per stringere diversi accordi bilaterali, ammettendo: «L’Ucraina è con lo Stato di Israele».


    Guerra in Donbass

    Ma non tutti i cittadini ucraini hanno accettato in silenzio la rimozione del presidente Yanukovych e l’instaurazione di un governo europeista e filo-sionista. Difatti, mentre la Crimea, dopo un controverso referendum vinto con oltre il 90% dei voti, viene annessa alla Federazione russa, in Donbass (sud-est dell’Ucraina) esplode un’intensa guerra civile, dalla quale emergono due nuove repubbliche indipendenti anti-sioniste, la Repubblica di Doneck e la Repubblica di Lugansk, i cui leader accusano subito «del conflitto in corso i massoni americani ed europei», dichiarandosi ideologicamente vicini alla Russia di Putin.

    «Nessuno è responsabile del fatto che le nostre banche, i negozi, l’aeroporto [di Doneck] siano chiusi, ad eccezione dei fascisti ucraini e dei liberi muratori degli Stati Uniti e dell’Europa», dichiarò Vladimir Antiufeyev, all’epoca vice Primo Ministro della Repubblica di Doneck. «Non siamo consapevoli dell’influenza che esercitano le logge massoniche in Occidente?!».

    Volontari ebrei

    Per contro, gli attivisti del B’nai B’rith, col supporto dalle logge progressiste e dei gruppi ebraico-sionisti americani, si sono attivati per mobilitare, in ottica anti-russa, gran parte degli ebrei ucraini, la cui comunità costituisce la terza più grande comunità ebraica in Europa e la quinta più grande al mondo. Fin dal 2014, numerosi ebrei vengono così arruolati come volontari, finendo inquadrati persino in reparti dichiaratamente nazionalsocialisti, come il famigerato battaglione Azov (equipaggiato con armi israeliane), il cui fondatore – Andry Bilecky – ha incredibilmente ammesso di essere «un convinto sostenitore di Israele», in quanto «il suo modello di società e di difesa è molto vicino al modello ideale per l’Ucraina». «Diversi ebrei hanno combattuto con noi», ha infine confessato. «Le opinioni personali non contano, conta difendere il Paese».

    A conferma di ciò, Josef Zissels, co-presidente dell’Associazione delle organizzazione e delle comunità ebraiche in Ucraina, ha dichiarato che, dopo il golpe del 2014, «l’atteggiamento verso gli ebrei [in Ucraina] è drasticamente migliorato, poiché essi erano attivi durante [le proteste di] Maidan e si sono arruolati per combattere al fronte. Gli ebrei hanno dimostrato che si identificano con lo Stato ucraino, con il suo futuro e le sue sfide, e che sono pronti ad assumersi la loro parte di responsabilità».

    Nuova Gerusalemme

    Nel 2015, la maggior parte del debito sovrano dell’Ucraina viene acquisito dal fondo di investimento statunitense Franklin Templeton, che è di proprietà della famiglia Rothschild. Ma è nell’aprile 2016 che vi è la svolta. Appoggiato dalla B’nai B’rith e dall’ebraismo militante internazionale, il sionista ebreo Volodymyr Grojsman – presidente dal 2014 della Verchovna Rada – diviene Primo Ministro, succedendo ad Arsenij Jacenjuk. Il suo obiettivo, fin da subito, è quello di eseguire – affianco al compare Porošenko – gli ordini più rivoluzionari e ambiziosi della loggia B’nai B’rith, ossia ebraicizzare l’Ucraina, per farla diventare – come auspicava un tempo l’ebraismo “chassidico” dei Chabad Lubavitch – una sorta di nuova Israele.

    È il giornale Kremenchug che, per la prima volta, in un articolo del 2017 scritto dal generale ucraino Grigory Omelchenko, svela al mondo il progetto occulto della B’nai B’rith. Secondo Omelchenko, il governo Grojsman-Porošenko avrebbe infatti «sviluppato un piano», per creare una «”nuova Gerusalemme“» in Ucraina, coinvolgendo le città di Odessa, Zaporizhzhya, Dnipropetrovsk, Mykolaïv e Cherson. Questa «nuova repubblica», con «capitale culturale» Odessa, avrebbe dovuto rappresentare, in antitesi alle prerogative di russificazione di Putin, una «”Gerusalemme ucraina“», nella quale reinsediare – secondo le direttive del piano – «circa 5 milioni di ebrei» provenienti da Israele o da altri paesi.

    Stando alle parole del generale, furono persino formati i quadri politici (precisamente «dodici leader») di questa nuova repubblica, promettendo ad ogni abitante «una pensione di 500 euro mensili, indipendentemente dall’esperienza lavorativa». Ma, alla fine, a causa del proseguimento del conflitto in Donbass e della forte instabilità del paese, si decise di accantonare il progetto e attendere tempi più favorevoli.


    Arriva Zelens’kyj

    Dopo tre visite ufficiali del presidente Porošenko a Gerusalemme e la conclusione di vari accordi bilaterali con lo Stato di Israele, nel maggio del 2019 vince le elezione ucraine, con il 73% dei voti, il sionista e uomo della B’nai B’rith Volodymyr Zelens’kyj, divenendo il primo presidente ebreo nella storia dell’Ucraina.

    Egli, affascinato dal vecchio progetto della “Gerusalemme ucraina” ideato da Grojsman e Porošenko, rafforza fin da subito i legami fra Ucraina e Israele, arrivando a firmare – nell’agosto del 2019 – un accordo con Netanyahu finalizzato a «promuovere lo studio della lingua ebraica nelle istituzioni educative in Ucraina». In sostanza, si comincia a insegnare l’ebraico nelle scuole. In tutte le scuole.

    Ma v’è di più. Una ricerca condotta in quel periodo dal Pew Research Center di Washington, ha concluso che, fra le varie nazioni europee esaminate durante la ricerca, l’Ucraina è «la nazione più amichevole verso gli ebrei». Il generale Omelchenko, che è stato anche deputato della Verkhovna Rada, ha addirittura concluso che «l’Ucraina è il premio principale per il sionismo internazionale» e che essa «si sta trasformando in un “piccolo Israele”».

    Biden e la guerra

    Tuttavia, fino al 2020 l’Ucraina gode di una relativa pace, con l’insorgere di sporadici episodi di micro-conflitto fra i separatisti del Donbass e le forze nazionali ucraine, nelle quali continuano a combattere numerosi ebrei. Ma, nel gennaio 2021, con l’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden (agente occulto della B’nai B’rith e «uomo di Israele a Washington»), le direttive cambiano radicalmente.

    È Biden, infatti, su ordine della massoneria occidentale (tra cui la B’nai B’rith), ad emanare nuove disposizioni al governo e all’esercito ucraino, «in modo da far innervosire Putin e sperare in un suo attacco improvviso contro l’Ucraina, al fine di fare apparire la Federazione Russa, nell’ambito dell’opinione pubblica internazionale, la nazione che ha dato vita al conflitto». L’obiettivo principale della loggia B’nai B’rith, non a caso, è quello di riportare la Crimea e i territori del Donbass all’Ucraina, indebolendo così la Russia e facendo entrare l’Ucraina nella NATO.

    «Siamo davanti ad atti provocatori lungo la linea di contatto», ha dichiarato ad aprile 2021 Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino. «Sono le forze armate dell’Ucraina che hanno intrapreso un percorso verso l’escalation di questi atti provocatori, e stanno continuando questa politica. Queste provocazioni tendono a intensificarsi. Tutto questo sta creando una potenziale minaccia per la ripresa di una guerra civile in Ucraina».

    Nello stesso mese, anche Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha dichiarato che la situazione in Donbass peggiora di giorno in giorno a causa delle «intenzioni bellicose di Kiev».

    «Truppe ed equipaggiamenti militari vengono dispiegati nella regione e i piani di mobilitazione vengono aggiornati», ha concluso Zakharova. «I media ucraini stanno fomentando l’isteria basata sul mito della minaccia russa».

    Obiettivo raggiunto

    In risposta alle provocazioni ucraino-americane, il 24 febbraio 2022 Vladimir Putin dichiara guerra all’Ucraina, mirando alla capitale Kiev, dove risiede il presidente Volodymyr Zelens’kyj. «Ho preso la decisione di un’operazione militare», ha enunciato il presidente della Federazione russa. «Un ulteriore allargamento della NATO ad est è inaccettabile».

    Dunque, l’obiettivo della loggia B’nai B’rith è stato raggiunto: l’Ucraina è in guerra con la Russia. Così, per una seconda volta, gli uomini della B’nai B’rith – capitanati dal presidente della sezione ucraina, il “fratello” Vadim Kolotushkin – chiamano a raccolta l’intera galassia ebraica, che, in Ucraina, è rappresentata da oltre centossessanta comunità, tra cui «duecento famiglie di emissari Chabad Lubavitch», molte delle quali residenti a Kiev.

    «Gli ebrei d’Ucraina combatteranno a fianco dei loro vicini contro l’invasione russa», ha dichiarato Meir Stambler, rabbino capo di Kiev vicino alla B’nai B’rith. «È vero, questo Paese è intriso del nostro sangue e la nostra storia, qui, è complessa e dolorosa. Ma gli ultimi anni sono stati buoni, abbiamo un’ottima relazione con i nostri concittadini e condividiamo le sofferenze di questa assurda invasione: fianco a fianco».

    A conferma di ciò, l’ebreo italiano Paolo Salom, sul Corriere, ha rammentato che tantissimi ebrei «ora sono in prima linea a difendere quello che considerano il proprio paese [ossia l’Ucraina]. Dunque, ha senso parlare di «denazificazione»?».

    «Non credete alla propaganda», ha fatto eco un artista di Kiev. «Giusto per vostra informazione, nel nostro parlamento non c’è un solo deputato nazista, mentre abbiamo eletto un presidente ebreo [Volodymyr Zelens’kyj]».


    Appello ebraico

    Tuttavia, oltre a supportare lo sforzo bellico delle forze armate ucraine, la B’nai B’rith ha lanciato una campagna di supporto a favore degli ebrei residenti in Ucraina, i quali sarebbero vittima del «nazionalismo antisemita» di Vladimir Putin. Tale campagna, analoga alla campagna di supporto che avviò la B’nai B’rith in epoca sovietica, ha preso il nome di “B’nai B’rith Disaster and Emergency Relief Fund” e opera per ricevere donazioni economiche da tutto il mondo.

    «Questa è una crisi alla quale noi ebrei più fortunati non dobbiamo chiudere gli occhi e le orecchie», ha dichiarato Alan Miller, presidente della sezione britannica della B’nai B’rith. «Non possiamo ignorare la situazione. Dovremo aumentare considerevolmente gli aiuti… Tutti noi ci faremo avanti finanziariamente, per aiutare coloro che hanno un così grande bisogno».

    De-ebraicizzazione?

    Pertanto, sorge spontanea una domanda: è corretto, nel caso dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, parlare di «denazificazione», quando invece i cosiddetti “nazisti” ucraini non possiedono alcun seggio in parlamento e il paese è governato da un ebreo massone? «Dobbiamo concentrarci sui fatti», ha dichiarato il reporter Avi Yemini. «I russi hanno invaso perché l’Ucraina è nazista? No. Esiste un problema di estremismo in Ucraina? Sì, ma non è questa la ragione che spiega quello che sta accadendo».

    Dunque, non sarebbe forse più giusto parlare di de-ebraicizzazione? In ogni modo, la giornalista ebrea Anne Applebaum, domandandosi: «Perchè l’Ucraina è diventata l’ossessione di Putin?», ha risposto: «È una democrazia, e questo per [Putin] è un pericolo. Putin è spaventato all’idea che a Mosca possa ripetersi quello che è accaduto a Kiev nel 2014. Lo considera una minaccia personale. Ho sempre pensato che Putin fosse razionale, a modo suo. Non ha mai preso grossi rischi, in fondo. Era brutale, magari, ma non si è mai buttato in sfide che non potesse vincere. Oggi è diverso. L’invasione sembra un azzardo. […] Non so di cosa abbia paura, se della morte o di perdere il potere».

    Di Javier André Ziosi
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia dell'Europa del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 

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