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  1. #651
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    I principi primi dell'essere e della conoscenza come il principio d'identità e di non contraddizione, il principio di causalità e quello del terzo escluso sono autoevidenti. Ciò non è affermato sulla base di un "atto di fede", ma sulla base della loro inconfutabilità e della loro corrispondenza con la realtà. L'elenchos aristotelico in merito è sufficientemente esaustivo: ogni volta che si prova a negare i suddetti principi primi si finisce per riaffermarli. E, d'altra parte, ogni ente, perché tale, è incontraddittorio (e se così non fosse semplicemente sarebbe non solo inesistente ma addirittura inconcepibile). La metafisica tomista, rettificando debitamente quella aristotelica da cui pur prende le mosse, non fa altro che basarsi su tali principi inconfutabili.

    Ribadisco che, perlomeno in termini rigorosi, è scorretto scrivere che si 'crede' alla legge naturale, dal momento che essa non è dedotta da affermazioni a cui si deve aderire per l'autorità di chi le rivela (o più semplicemente le fa), bensì dalle caratteristiche fondamentali e costitutive dell'essere umano. Caratteristiche che rendono tale l'uomo e che noi apprendiamo tramite l'intelletto.
    Non è questo il punto: a monte di quei principi la logica aristotelica, come ogni altra logica compresa quella matematica, si fonda su assiomi non verificabili all’interno del sistema stesso, che vengono quindi presupposti come veri.
    Aristotele e fra’ Tommaso lo ignoravano, noi oggi lo sappiamo. I logici del 900 hanno anche dimostrato che la contraddizione si può nascondere in concetti basilari della logica (filosofica, matematica, scientifica).

    Questo significa che per dire che la “legge naturale” semplicemente si constata e che l’intelletto è in grado di cogliere le caratteristiche fondamentali e costitutive dell’essere umano, bisogna prima dare per scontati almeno due assunti che sono invece problematici, e quindi credere:

    1. Che i fondamenti della logica aristotelico-tomista non siano fallaci.
    2. Che il pensiero che si basa su di essa sia in grado di descrivere la realtà in sé e abbia la capacità di decifrare un disegno che si ritiene divino.

    Ecco perché è corretto dire che alla “legge naturale” si crede, e non la si constata. La si constata semmai una volta dati per buoni fondamenti, premesse e sviluppi del pensiero tomista.





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  2. #652
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Non so a quali episodi specifici tu faccia riferimento, ma che esistano o siano esistiti sacerdoti, vescovi o addirittura Papi dalla dubbia moralità o dai comportamenti chiaramente immorali non si capisce in quale modo renderebbe meno certe conclusioni tratte logicamente da determinate premesse. Se un ladro dice che rubare è immorale, non significa che abbia torto: tutt'al più, sarà lui ad essere personalmente un ipocrita, ma questo non vorrà mai dire che la sua affermazione, nel merito, sia sbagliata e che rubare non sia immorale.
    Non mi riferisco a episodi di immoralità del clero. Mi riferisco al fatto che nella storia della chiesa i principi sono rimasti immutabili forse nei libri e nella dottrina, ma nella prassi i concetti di giusto e sbagliato a cui la chiesa si atteneva sono stati spesso in contrasto con quei principi, quasi come se quei principi non esistessero affatto, o fossero scoperti via via col passare del tempo.

    Per esempio: tutti ricordano che il papa polacco faceva continui appelli alla clemenza ogni volta che negli USA si avvicinava un’esecuzione capitale, ma la chiesa per secoli nel suo stato aveva applicato la pena di morte, come era normale in passato ovunque. Solo molto più tardi, privata suo malgrado dell’incombenza di amministrare la giustizia in un vasto territorio, e in un contesto in cui la cultura laica aveva ormai sviluppato una critica all’uso della pena capitale, la chiesa ha fatto sua questa critica, scoprendo che giustiziare il colpevole non è bene.

    Un altro esempio vicino a temi dell’attualità: oggi la chiesa si oppone alle operazioni chirurgiche con cui i transessuali cambiano sesso.
    Ma per quasi quattro secoli il coro della Cappella Sistina e quelli delle principali chiese italiane furono composti da cantanti castrati. Si trattava di bambini che erano stati castrati prima della pubertà perché conservassero la voce bianca, cioè qualcosa di molto più estremo e irreparabile di quello che si fa oggi, quando in certi casi si somministrano farmaci che bloccano la pubertà, dopo il suo inizio (secondo criteri ancora discussi e in evoluzione).

    In tutto questo tempo solo poche voci isolate nella chiesa contestarono la pratica, e nessun papa la interruppe mai, nonostante fosse evidente che sarebbe bastato rinunciare ad assumerli per scoraggiarla. Non solo, è storicamente documentato che la storia dei cantanti castrati è legata a quella della chiesa, cioè fu la decisione di escludere dalle chiese e in seguito dai teatri di Roma il canto delle donne a generalizzare e diffondere anche in campo profano il ricorso ai castrati.

    Dov’era allora il rispetto della “legge naturale”, la necessità di non manipolare ciò che Dio ha creato come lo ha creato?

    Il declino dei cantanti castrati fu il risultato dell’influsso della cultura laica e illuminista, fortemente critica verso la pratica della castrazione dei bambini, influsso a cui i papi finirono per cedere. L’ultimo castrato pontificio continuò a cantare nella Cappella Giulia fino al 1919, quando ormai da cent’anni i castrati erano spariti dalle scene di tutta Europa.

    Pertanto anche un’etica che crede i suoi fondamenti assoluti e le sue norme perenni si trova ad essere nei fatti un’etica “relativista”, cioè mutevole relativamente ai tempi e ai contesti, come l’etica laica, e anzi influenzata e trasformata da essa. Solo a posteriori i mutamenti vengono giustificati teoricamente, riassorbiti nella dottrina e presentati come mutamenti apparenti.





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  3. #653
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da m96m Visualizza Messaggio
    Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei figli delle coppie lgbt»

    https://www.open.online/2023/03/13/m...i-coppie-lgbt/

    A metà luglio il primo cittadino del capoluogo lombardo aveva ricominciato a rilasciare certificati anagrafici ai bambini con genitori dello stesso sesso
    Il concetto è giusto, perchè non si può raggirare la norma che vieta l'utero in affitto. Non è che uno va all'estero, fa ingravidare una a pagamento e poi con la scusa che ormai c'è il bambino allora si passa sopra. E' come la svizzera che ricicla il denaro sporco.

    Solo che bloccare le registrazioni funziona quando l'italia è isolata nel mondo. Se invece nel mondo ci sono paesi amici che permettono di prendere in affitto l'utero a farne le spese saranno i bambini. Quindi o l'italia convince tutti gli altri paesi a vietare l'utero in affitto, o sarà costretta a regolare la materia. Può permetterlo come altri paesi, ma non a pagamento.

    Altrimenti l'annunziata si arrabbia.

    Fondatore e Presidente onorario di Italia Morta. Pro Italexit e Unione Terroni d'Europa (UTE).
    Nostra proposta per emergenza Ucraina -----> La nato invade i paesi dell'est e li consegna alla russia. Guerra finita e pace per tutti.

  4. #654
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da Gunthr Visualizza Messaggio
    Non è questo il punto: a monte di quei principi la logica aristotelica, come ogni altra logica compresa quella matematica, si fonda su assiomi non verificabili all’interno del sistema stesso, che vengono quindi presupposti come veri.
    Aristotele e fra’ Tommaso lo ignoravano, noi oggi lo sappiamo. I logici del 900 hanno anche dimostrato che la contraddizione si può nascondere in concetti basilari della logica (filosofica, matematica, scientifica).

    Questo significa che per dire che la “legge naturale” semplicemente si constata e che l’intelletto è in grado di cogliere le caratteristiche fondamentali e costitutive dell’essere umano, bisogna prima dare per scontati almeno due assunti che sono invece problematici, e quindi credere:

    1. Che i fondamenti della logica aristotelico-tomista non siano fallaci.
    2. Che il pensiero che si basa su di essa sia in grado di descrivere la realtà in sé e abbia la capacità di decifrare un disegno che si ritiene divino.

    Ecco perché è corretto dire che alla “legge naturale” si crede, e non la si constata. La si constata semmai una volta dati per buoni fondamenti, premesse e sviluppi del pensiero tomista.
    I principi primi dell'essere e della conoscenza sono indimostrabili proprio perché sono a monte di ogni dimostrazione. Questo però non li rende meno veri, dal momento che sono autoevidenti. Nessun essere umano al mondo potrà mai affermare, ad esempio, che un ente non sia uguale a se stesso o che un ente possa essere e non essere simultaneamente e sotto il medesimo aspetto, perché è la realtà medesima a dirgli il contrario. Ed ogni volta che proverà a negare i principi primi finirà per riaffermarli.

    L'indimostrabilità dei suddetti principi primi era ben nota ad Aristotele, altrimenti non avrebbe elaborato l'elenchos. Ed è indubbio che l'Aquinate sapesse cosa fosse l'elenchos. Quindi non è vero che Aristotele e San Tommaso ignorassero certi problemi: ne erano consapevoli e li affrontarono insuperatamente.

    L'uomo conosce i singoli individui umani e da essi astrae quelle caratteristiche universali e fondamentali che li connotano come esseri umani, distinguibili da altri enti reali. Arrivare a dubitare della certezza che deriva da ciò significa scadere in quel dubbio universale di cui già Sant'Agostino dimostrò la natura contraddittoria. Se uno dubita di tutto, di almeno una cosa però dovrà essere certo: della propria esistenza. Altrimenti chi starebbe dubitando?

    Da ciò si capisce perché dire di "credere alla legge naturale", a meno che con tale espressione non si voglia esprimere volgarmente l'adesione convinta ad una serie di principi morali, non è corretto.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  5. #655
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da Gunthr Visualizza Messaggio
    Non mi riferisco a episodi di immoralità del clero. Mi riferisco al fatto che nella storia della chiesa i principi sono rimasti immutabili forse nei libri e nella dottrina, ma nella prassi i concetti di giusto e sbagliato a cui la chiesa si atteneva sono stati spesso in contrasto con quei principi, quasi come se quei principi non esistessero affatto, o fossero scoperti via via col passare del tempo.

    Per esempio: tutti ricordano che il papa polacco faceva continui appelli alla clemenza ogni volta che negli USA si avvicinava un’esecuzione capitale, ma la chiesa per secoli nel suo stato aveva applicato la pena di morte, come era normale in passato ovunque. Solo molto più tardi, privata suo malgrado dell’incombenza di amministrare la giustizia in un vasto territorio, e in un contesto in cui la cultura laica aveva ormai sviluppato una critica all’uso della pena capitale, la chiesa ha fatto sua questa critica, scoprendo che giustiziare il colpevole non è bene.

    Un altro esempio vicino a temi dell’attualità: oggi la chiesa si oppone alle operazioni chirurgiche con cui i transessuali cambiano sesso.
    Ma per quasi quattro secoli il coro della Cappella Sistina e quelli delle principali chiese italiane furono composti da cantanti castrati. Si trattava di bambini che erano stati castrati prima della pubertà perché conservassero la voce bianca, cioè qualcosa di molto più estremo e irreparabile di quello che si fa oggi, quando in certi casi si somministrano farmaci che bloccano la pubertà, dopo il suo inizio (secondo criteri ancora discussi e in evoluzione).

    In tutto questo tempo solo poche voci isolate nella chiesa contestarono la pratica, e nessun papa la interruppe mai, nonostante fosse evidente che sarebbe bastato rinunciare ad assumerli per scoraggiarla. Non solo, è storicamente documentato che la storia dei cantanti castrati è legata a quella della chiesa, cioè fu la decisione di escludere dalle chiese e in seguito dai teatri di Roma il canto delle donne a generalizzare e diffondere anche in campo profano il ricorso ai castrati.

    Dov’era allora il rispetto della “legge naturale”, la necessità di non manipolare ciò che Dio ha creato come lo ha creato?

    Il declino dei cantanti castrati fu il risultato dell’influsso della cultura laica e illuminista, fortemente critica verso la pratica della castrazione dei bambini, influsso a cui i papi finirono per cedere. L’ultimo castrato pontificio continuò a cantare nella Cappella Giulia fino al 1919, quando ormai da cent’anni i castrati erano spariti dalle scene di tutta Europa.

    Pertanto anche un’etica che crede i suoi fondamenti assoluti e le sue norme perenni si trova ad essere nei fatti un’etica “relativista”, cioè mutevole relativamente ai tempi e ai contesti, come l’etica laica, e anzi influenzata e trasformata da essa. Solo a posteriori i mutamenti vengono giustificati teoricamente, riassorbiti nella dottrina e presentati come mutamenti apparenti.
    Questa mi sembra la classica polemica contro il clero e le gerarchie ecclesiastiche secondo la quale l'uno e le altre predicherebbero bene, ma razzolerebbero male.
    Però il punto sul quale torniamo è sempre il medesimo: anche se ammettessimo l'incoerenza tra ciò che gli uomini di Chiesa dicevano e ciò che invece facevano concretamente, questo non significherebbe che quanto dicevano non fosse giusto.

    Premesso che io sono estremamente critico nei confronti di Giovanni Paolo II per tanti motivi, le richieste di clemenza per singoli casi di condannati a morte, quand'anche numerose, non implicano una condanna in termini di principio della pena di morte. Si può infatti dire che è lecito ricorrere alla pena di morte per punire una colpa particolarmente grave, una volta accertata la responsabilità dell'accusato, ma al tempo stesso sostenere che, in certi casi, non è opportuno eseguirla, commutando la pena. In ciò non vi è contraddizione.

    Riguardo al discorso sui transessuali, la Chiesa condanna le operazioni chirurgiche per effettuare la cd. transizione di genere perché costituiscono una soluzione falsa ed illusoria ad un problema reale che va cercato di risolvere nel debito modo, ossia facendo accettare alla persona che soffre di disforia di genere il proprio sesso biologico.
    Però questo non significa che la Chiesa respinga queste persone, nonostante possano aver effettuato l'operazione: ovviamente, non potrà mai dire loro che hanno fatto bene, anzi, cercherà di indurle a capire il loro errore e al pentimento, però non le abbandonerà mai al proprio destino, soprattutto se mostrano la volontà di avere una vita cristiana, con relativa frequenza ai sacramenti.

    Quanto al discorso dei castrati, vale un discorso analogo: la condanna morale della castrazione da parte della Chiesa non contraddice il fatto che ammettesse i castrati nei cori delle chiese. Nel momento in cui un uomo veniva castrato contro la propria volontà, perché avrebbe dovuto essere escluso, soprattutto se, non ammettendolo nel coro, si rischiava di lasciarlo senza un mezzo di sostentamento? Mi sembra, peraltro, che si esagerino le responsabilità dei vertici ecclesiastici in merito alla diffusione di questa pratica, dal momento che già Papa Gregorio XIV, ben prima dell'illuminismo, cercò di arginare il fenomeno e che ulteriori interventi in tale direzione ci furono anche successivamente. Spesso (non sempre ovviamente) i castrati ammessi nei cori provenivano da terre non cristiane (o non dominate da cristiani), in cui tale pratica era più diffusa che nell'Europa cristiana.

    Stante ciò, questi due esempi non dimostrano che "un’etica che crede i suoi fondamenti assoluti e le sue norme perenni si trova ad essere nei fatti un’etica relativista, cioè mutevole relativamente ai tempi e ai contesti, come l’etica laica, e anzi influenzata e trasformata da essa". Infine, va osservata una cosa: la Chiesa è sempre stata ferma nei principi ma, consapevole della debolezza umana, nella prassi è stata spesso tollerante ed indulgente sia per prudenza che per pazienza. Ad esempio, la Chiesa ha proclamato il principio dell'indissolubilità matrimoniale sin dagli albori ed ha perserverato nel dichiararlo con una costanza innegabile. Però ci ha messo secoli prima di riuscire ad estirpare ogni legge civile o costume sociale che contraddiceva tale principio. E nel mentre ha tollerato situazioni non pienamente conformi a ciò che insegnava. Questo non significa essere relativisti ma, come ho appena detto, prudenti e pazienti.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  6. #656
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Ma non dire idiozie blasfeme.
    La maternità surrogata è un abominio morale, il concepimento di Gesù Cristo un miracolo.
    Eccolo il regressismo becero e volgare, che vuole ignorare le sue origini.
    Il fascismo è morto: Benito La Russa è il nostro nuovo vice Presidente della Repubblica. Wow!
    No banner coockie - Meloni: "no ai fondi europei, meglio l'aiuto del FMI"
    ---------------------------------
    Idioti!!!!!!!!!!!!

  7. #657
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da Gunthr Visualizza Messaggio
    Non mi riferisco a episodi di immoralità del clero. Mi riferisco al fatto che nella storia della chiesa i principi sono rimasti immutabili forse nei libri e nella dottrina, ma nella prassi i concetti di giusto e sbagliato a cui la chiesa si atteneva sono stati spesso in contrasto con quei principi, quasi come se quei principi non esistessero affatto, o fossero scoperti via via col passare del tempo.

    Per esempio: tutti ricordano che il papa polacco faceva continui appelli alla clemenza ogni volta che negli USA si avvicinava un’esecuzione capitale, ma la chiesa per secoli nel suo stato aveva applicato la pena di morte, come era normale in passato ovunque. Solo molto più tardi, privata suo malgrado dell’incombenza di amministrare la giustizia in un vasto territorio, e in un contesto in cui la cultura laica aveva ormai sviluppato una critica all’uso della pena capitale, la chiesa ha fatto sua questa critica, scoprendo che giustiziare il colpevole non è bene.

    Un altro esempio vicino a temi dell’attualità: oggi la chiesa si oppone alle operazioni chirurgiche con cui i transessuali cambiano sesso.
    Ma per quasi quattro secoli il coro della Cappella Sistina e quelli delle principali chiese italiane furono composti da cantanti castrati. Si trattava di bambini che erano stati castrati prima della pubertà perché conservassero la voce bianca, cioè qualcosa di molto più estremo e irreparabile di quello che si fa oggi, quando in certi casi si somministrano farmaci che bloccano la pubertà, dopo il suo inizio (secondo criteri ancora discussi e in evoluzione).

    In tutto questo tempo solo poche voci isolate nella chiesa contestarono la pratica, e nessun papa la interruppe mai, nonostante fosse evidente che sarebbe bastato rinunciare ad assumerli per scoraggiarla. Non solo, è storicamente documentato che la storia dei cantanti castrati è legata a quella della chiesa, cioè fu la decisione di escludere dalle chiese e in seguito dai teatri di Roma il canto delle donne a generalizzare e diffondere anche in campo profano il ricorso ai castrati.

    Dov’era allora il rispetto della “legge naturale”, la necessità di non manipolare ciò che Dio ha creato come lo ha creato?

    Il declino dei cantanti castrati fu il risultato dell’influsso della cultura laica e illuminista, fortemente critica verso la pratica della castrazione dei bambini, influsso a cui i papi finirono per cedere. L’ultimo castrato pontificio continuò a cantare nella Cappella Giulia fino al 1919, quando ormai da cent’anni i castrati erano spariti dalle scene di tutta Europa.

    Pertanto anche un’etica che crede i suoi fondamenti assoluti e le sue norme perenni si trova ad essere nei fatti un’etica “relativista”, cioè mutevole relativamente ai tempi e ai contesti, come l’etica laica, e anzi influenzata e trasformata da essa. Solo a posteriori i mutamenti vengono giustificati teoricamente, riassorbiti nella dottrina e presentati come mutamenti apparenti.





    .
    @Gunthr
    Argomenti sottili e interessanti. La risposta sta nella grazia di cui l’uomo ha costantemente bisogno, io dico, per sussistere addirittura nella sua umanità. Il CCC 1960:

    “I precetti della legge naturale non sono percepiti da tutti con chiarezza ed immediatezza. Nell'attuale situazione, la grazia e la Rivelazione sono necessarie all'uomo peccatore perché le verità religiose e morali possano essere conosciute « da tutti e senza difficoltà, con ferma certezza e senza alcuna mescolanza di errore»”

    La legge naturale quindi non è che va creduta, ma va semplicemente assecondata corrispondendo alla grazia che la accompagna.

    Essendo sociale l’essere umano ha anche una dimensione di peccato collettiva che non ha permesso a certi uomini di Chiesa del passato, anche dalla indubbia santità, di accorgersi dell’errore insito in certe pratiche comunemente accettate, è il caso degli argomenti che hai citato.
    Ma basta che vai a prendere l’episodio del sacrificio di Isacco. Abramo non dice una parola per la richiesta da parte di Dio, di un sacrificio umano. La sua lamentela è tutta per la promessa, fattagli dal Signore, della discendenza a cui teneva tanto e che vedeva a quel punto irrealizzabile. Abituato, evidentemente, all’idea di quella pratica da popoli pagani che la compivano di frequente, non se ne è fatto un problema… ed era un giusto, un santo venerato dalla Chiesa cattolica! Dopo la venuta di Cristo l’umanità ha fatto un grande progresso nella corresponsione alla grazia e nella docilità verso la legge naturale, tuttavia è ancora working progress.
    IN PALESTINA È GENOCIDIO! ROSA E OLINDO LIBERI SUBITO!
    FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE! BASTA ECOFOLLIE GREEN!


    “Sorgi, Dio, difendi la tua causa.”
    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"


  8. #658
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    @Gunthr
    Argomenti sottili e interessanti. La risposta sta nella grazia di cui l’uomo ha costantemente bisogno, io dico, per sussistere addirittura nella sua umanità. Il CCC 1960:

    “I precetti della legge naturale non sono percepiti da tutti con chiarezza ed immediatezza. Nell'attuale situazione, la grazia e la Rivelazione sono necessarie all'uomo peccatore perché le verità religiose e morali possano essere conosciute « da tutti e senza difficoltà, con ferma certezza e senza alcuna mescolanza di errore»”

    La legge naturale quindi non è che va creduta, ma va semplicemente assecondata corrispondendo alla grazia che la accompagna.

    Essendo sociale l’essere umano ha anche una dimensione di peccato collettiva che non ha permesso a certi uomini di Chiesa del passato, anche dalla indubbia santità, di accorgersi dell’errore insito in certe pratiche comunemente accettate, è il caso degli argomenti che hai citato.
    Ma basta che vai a prendere l’episodio del sacrificio di Isacco. Abramo non dice una parola per la richiesta da parte di Dio, di un sacrificio umano. La sua lamentela è tutta per la promessa, fattagli dal Signore, della discendenza a cui teneva tanto e che vedeva a quel punto irrealizzabile. Abituato, evidentemente, all’idea di quella pratica da popoli pagani che la compivano di frequente, non se ne è fatto un problema… ed era un giusto, un santo venerato dalla Chiesa cattolica! Dopo la venuta di Cristo l’umanità ha fatto un grande progresso nella corresponsione alla grazia e nella docilità verso la legge naturale, tuttavia è ancora working progress.
    Se la legge naturale non è percepibile da tutti ma c'è bisogno dell'"infusione della grazia", che legge naturale è

    Il punto è che per la vostra concezione di legge naturale è immorale farsi le pippe "perché c'è Dio che si offende"
    Non potete fare a meno di ricorrere ad argomentazioni teologiche, la "legge naturale" in realtà è la legge del vostro dio, né più né meno che precetti religiosi

  9. #659
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    I principi primi dell'essere e della conoscenza sono indimostrabili proprio perché sono a monte di ogni dimostrazione. Questo però non li rende meno veri, dal momento che sono autoevidenti. Nessun essere umano al mondo potrà mai affermare, ad esempio, che un ente non sia uguale a se stesso o che un ente possa essere e non essere simultaneamente e sotto il medesimo aspetto, perché è la realtà medesima a dirgli il contrario. Ed ogni volta che proverà a negare i principi primi finirà per riaffermarli.

    L'indimostrabilità dei suddetti principi primi era ben nota ad Aristotele, altrimenti non avrebbe elaborato l'elenchos. Ed è indubbio che l'Aquinate sapesse cosa fosse l'elenchos. Quindi non è vero che Aristotele e San Tommaso ignorassero certi problemi: ne erano consapevoli e li affrontarono insuperatamente.

    L'uomo conosce i singoli individui umani e da essi astrae quelle caratteristiche universali e fondamentali che li connotano come esseri umani, distinguibili da altri enti reali. Arrivare a dubitare della certezza che deriva da ciò significa scadere in quel dubbio universale di cui già Sant'Agostino dimostrò la natura contraddittoria. Se uno dubita di tutto, di almeno una cosa però dovrà essere certo: della propria esistenza. Altrimenti chi starebbe dubitando?

    Da ciò si capisce perché dire di "credere alla legge naturale", a meno che con tale espressione non si voglia esprimere volgarmente l'adesione convinta ad una serie di principi morali, non è corretto.
    La logica aristotelica si basa su assiomi non dimostrabili, considerati come autoevidenti pena l’impossibilità di costruire un sistema logico, il che aggiunge una circolarità all’autoreferenzialità del sistema. In più gli studi di logica del secolo scorso hanno dimostrato la contraddittorietà di alcune nozioni base di questa logica.

    Ma facciamo come se questo fosse irrilevante e la logica aristotelica fosse inattaccabile e indiscutibile.

    Resta che:

    Il suo uso non garantisce che un pensiero che si basi su di essa sia veridico, né mette al riparo dall’errore.

    Filosofi di ogni tempo l’hanno usata giungendo a conclusioni completamente diverse.

    È problematico e non dimostrato che la razionalità umana sia in grado di decifrare veridicamente la realtà in sé.

    È sempre possibile che l’ordine sia proprio del linguaggio con cui interpretiamo la realtà, senza essere una caratteristica della realtà in sé.

    Anche ipotizzando l’esistenza di un Dio creatore, è problematico e non dimostrato che la razionalità umana sia in grado di decifrarne i disegni, a meno di non credere che sulla razionalità umana quel Dio abbia apposto il proprio sigillo.

    Quindi è sbagliato dire che la “legge naturale” semplicemente la si constata, perché questo equivale a presentare come un dato oggettivo qualcosa che necessita di una serie di passaggi in cui si danno per risolti problemi filosofici in realtà aperti.





    .

  10. #660
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    Predefinito Re: Il prefetto di Milano al sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti alla nascita dei f

    Citazione Originariamente Scritto da Gunthr Visualizza Messaggio
    La logica aristotelica si basa su assiomi non dimostrabili, considerati come autoevidenti pena l’impossibilità di costruire un sistema logico, il che aggiunge una circolarità all’autoreferenzialità del sistema. In più gli studi di logica del secolo scorso hanno dimostrato la contraddittorietà di alcune nozioni base di questa logica.

    Ma facciamo come se questo fosse irrilevante e la logica aristotelica fosse inattaccabile e indiscutibile.

    Resta che:

    Il suo uso non garantisce che un pensiero che si basi su di essa sia veridico, né mette al riparo dall’errore.

    Filosofi di ogni tempo l’hanno usata giungendo a conclusioni completamente diverse.

    È problematico e non dimostrato che la razionalità umana sia in grado di decifrare veridicamente la realtà in sé.

    È sempre possibile che l’ordine sia proprio del linguaggio con cui interpretiamo la realtà, senza essere una caratteristica della realtà in sé.

    Anche ipotizzando l’esistenza di un Dio creatore, è problematico e non dimostrato che la razionalità umana sia in grado di decifrarne i disegni, a meno di non credere che sulla razionalità umana quel Dio abbia apposto il proprio sigillo.

    Per questo è sbagliato dire che la “legge naturale” semplicemente la si constata, perché equivale a presentare come un dato oggettivo qualcosa che necessita di una serie di passaggi in cui si danno per risolti problemi filosofici in realtà aperti.





    .
    In realtà la logica aristotelica è il primo esempio di proceduralismo etico

    Fornisce gli strumenti procedurali per arrivare alla formazione di norme etiche, ma non il loro contenuto

    Tommaso applicava il proceduralismo aristotelico per partire da premesse e arrivare a conclusioni

    Ma le premesse le stabiliva lui

 

 
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