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  1. #61
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    ciao ciao

  2. #62
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Citazione Originariamente Scritto da bimbogigi Visualizza Messaggio
    10 anni ci vorrebbe...

  3. #63
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Breve rassegna stampa...

    La Finma valuta azioni contro i vertici di Credit Suisse
    L'autorità di vigilanza sui mercati finanziari sta valutando in che misura far rispondere la grande banca delle proprie azioni. Amstad: "Non siamo un'autorità penale, ma stiamo esaminando la situazione".

    L'autorità di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) sta valutando in che misura il vertice del Credit Suisse possa essere chiamato a rispondere delle proprie azioni. "Non siamo un'autorità penale, ma stiamo esaminando la situazione", ha detto la presidente del consiglio di amministrazione della Finma Marlene Amstad in un'intervista al domenicale zurighese "NZZ am Sonntag".

    Focus su transizione e stabilità finanziaria
    L'eventuale avvio di un nuovo procedimento è ancora aperto. Dopo l'acquisizione da parte di UBS, l'attenzione si concentrerà sulla fase di transizione - l'integrazione del CS all'interno di UBS - e sulla stabilità finanziaria, ha dichiarato la presidente Amstad. Tuttavia, i requisiti di capitale e liquidità per il nuovo colosso bancario UBS aumenteranno progressivamente. "Non possiamo pretendere che ciò avvenga già questo lunedì, sono necessari alcuni periodi di transizione. Ma le esigenze aumenteranno".

    La mancanza di responsabilità
    La Finma accoglie con favore anche la discussione sui nuovi strumenti di intervento. "Il primo riguarda le sanzioni pecuniarie, applicate dalla maggior parte delle autorità di vigilanza. Il secondo è il cosiddetto regime dei senior manager, che riguarda la definizione delle responsabilità", ha detto la presidente della Finma. Secondo Amstand, all'interno del CS c'è stato un problema culturale che si è tramutato in una mancanza di responsabilità. "Spesso non si era capito chi fosse responsabile di cosa".

    Il margine d'azione della Finma
    Tuttavia, in molti casi, ha detto Amstad, la sua autorità è comunque in grado di prendere misure drastiche. In passato la Finma è già intervenuta in modo cruciale in casi di violazione delle disposizioni legali in materia di vigilanza. "Negli ultimi anni sono stati condotti sei procedimenti in materia di enforcement contro il CS. Ma, proprio quando prendiamo provvedimenti così drastici, di solito, questi non vengono resi pubblici", ha sottolineato Amstad.
    https://www.ticinonews.ch/svizzera/l...-suisse-375646

    Blocher all'attacco: UBS è «troppo grande per la Svizzera», va divisa
    L'ex consigliere federale UDC spera che «le autorità della concorrenza procederanno alla sua divisione» e attacca gli «errori» dell'autorità di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA)

    UBS «è nettamente troppo grande per la Svizzera». A dichiararlo è l'ex consigliere federale UDC Christoph Blocher, che si è espresso stasera ai microfoni della RTS, dicendo di sperare che «le autorità della concorrenza procederanno alla sua divisione».
    «I rischi sono troppo grandi», ha insistito lo zurighese, riferendosi all'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Quest'ultima è al momento «ben gestita», ma era comunque già fallita nel 2008, ha sottolineato.
    Il suo punto di vista sembra condiviso dalla popolazione, con il 79% delle persone che sono del suo stesso avviso, secondo un sondaggio diffuso venerdì dalla SSR. Parlando alla SRF, ieri la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter ha messo in guardia da procedure premature: la priorità è al momento la stabilizzazione della situazione.
    Blocher ha dal canto suo attaccato gli «errori» dell'autorità di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA). Ha invece assolto l'ex ministro delle finanze del suo partito, Ueli Maurer, evidenziando che «non si può dirigere una banca facendo il consigliere federale».
    https://www.cdt.ch/news/blocher-alla...-divisa-312237

    Credit Suisse, lascia presidente banca saudita che ha 'affossato' istituto
    L'addio "per ragioni personali" del presidente della Saudi National Bank, principale azionista della banca svizzera con una quota vicina al 10%

    Terremoto ai vertici della Saudi National Bank, che era il principale azionista di Credit Suisse, con una quota vicina al 10%. L'istituto di Riad annuncia infatti in una nota sul suo sito l'addio "per ragioni personali" del presidente Ammar Al Khudairy che sarà sostituito dall'attuale ad Saeed Al Ghamdi "fino alla fine dell'attuale mandato del Consiglio di Amministrazione".

    Talal Ahmed Al Khereiji - fino ad oggi vice Ceo - viene quindi Amministratore delegato ad interim della Banca nazionale saudita, con effetto immediato. Al Khudairy verosimilmente paga le improvvide dichiarazioni fatte poche settimane fa, circa l'indisponibilità della Saudi National Bank a fornire liquidità aggiuntiva nell'istituto elvetico, alle prese con problemi di fiducia da parte di correntisti e investitori. La marcia indietro del principale azionista ha quindi accelerato la fuga dei correntisti, portando alla crisi risolta con l'acquisizione del colosso bancario da parte del concorrente Ubs.
    https://www.adnkronos.com/credit-sui...ukU4xqicPugmDD

  4. #64
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Credit Suisse, lascia presidente banca saudita che ha 'affossato' istituto
    L'addio "per ragioni personali" del presidente della Saudi National Bank, principale azionista della banca svizzera con una quota vicina al 10%

    Terremoto ai vertici della Saudi National Bank, che era il principale azionista di Credit Suisse, con una quota vicina al 10%. L'istituto di Riad annuncia infatti in una nota sul suo sito l'addio "per ragioni personali" del presidente Ammar Al Khudairy che sarà sostituito dall'attuale ad Saeed Al Ghamdi "fino alla fine dell'attuale mandato del Consiglio di Amministrazione".

    Talal Ahmed Al Khereiji - fino ad oggi vice Ceo - viene quindi Amministratore delegato ad interim della Banca nazionale saudita, con effetto immediato. Al Khudairy verosimilmente paga le improvvide dichiarazioni fatte poche settimane fa, circa l'indisponibilità della Saudi National Bank a fornire liquidità aggiuntiva nell'istituto elvetico, alle prese con problemi di fiducia da parte di correntisti e investitori. La marcia indietro del principale azionista ha quindi accelerato la fuga dei correntisti, portando alla crisi risolta con l'acquisizione del colosso bancario da parte del concorrente Ubs
    "improvvide"... mah, sarà.

  5. #65
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Citazione Originariamente Scritto da Milanista Visualizza Messaggio
    "improvvide"... mah, sarà.
    Dici che fosse d'accordo con qualcuno? Probabile, diciamo. Ma intanto la banca saudita ci ha pure rimesso un bel po' di soldi. Vero che da quelle parti i soldi escono dalle orecchie, ma penso che un po' di miliardi li abbiano bruciati.

    Oppure intendevi che più che improvvide sono state idiote?

  6. #66
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Dici che fosse d'accordo con qualcuno? Probabile, diciamo. Ma intanto la banca saudita ci ha pure rimesso un bel po' di soldi. Vero che da quelle parti i soldi escono dalle orecchie, ma penso che un po' di miliardi li abbiano bruciati.

    Oppure intendevi che più che improvvide sono state idiote?
    Credo che a certi livelli le dichiarazioni "idiote" non esistano. Chiaro, non ci sono mai le prove, ma mi sembra strano che gente megalaureata e con megaesperienza dica qualcosa di inadeguato "per sbaglio".

  7. #67
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Citazione Originariamente Scritto da Milanista Visualizza Messaggio
    Credo che a certi livelli le dichiarazioni "idiote" non esistano. Chiaro, non ci sono mai le prove, ma mi sembra strano che gente megalaureata e con megaesperienza dica qualcosa di inadeguato "per sbaglio".
    Su questo posso concordare.
    Beh, resta da vedere che carriera farà da qui in avanti; la direzione che prenderà la sua vita professionale potrebbe aggiungere quantomeno uno o due indizi.

  8. #68
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Citazione Originariamente Scritto da Milanista Visualizza Messaggio
    "improvvide"... mah, sarà.
    bho, o è corrotto ma non si capisce da chi (UBS? mi sembra fantascienza) o è un idiota che ha bruciato circa 1.2 MLD della sua banca in 5 mesi

    resta il fatto che l'hanno cacciato, magari gli azionisti salti di gioia non li hanno fatti
    “Productivity isn't everything, but, in the long run, it is almost everything. A country’s ability to improve its standard of living over time depends almost entirely on its ability to raise its output per worker.”
    — Paul Krugman

  9. #69
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Il grande ritorno per Ermotti, sarà il salvatore della patria?
    Stando agli osservatori, Ermotti ha fatto molte cose giuste durante il suo primo incarico alla guida di UBS. Quando è entrato in servizio la banca era indebolita dalla crisi finanziaria e da uno scandalo: un trader di UBS aveva causato una perdita di 2,3 miliardi di franchi per la banca, un incidente che aveva portato alle dimissioni dell'allora numero uno Oswald Grübel.

    È il grande ritorno per Sergio Ermotti, manager che già una volta presso UBS aveva indossato i panni di una sorta di "salvatore della patria" per rilanciare una banca che cercava una nuova identità dopo aver rischiato di fallire sulla scia della crisi finanziaria del 2008.

    2011-2020

    Nel suo primo mandato, tra il 2011 e il 2020, il dirigente ha trasformato UBS da una banca universale vecchio stile in uno dei maggiori gestori patrimoniali del mondo. Per questo motivo, il settore finanziario gli aveva reso omaggio quando si è dimesso. Ora potrebbe entrare definitivamente nell'olimpo del mondo bancario svizzero se riuscirà a portare a buon fine la fusione fra UBS e Credit Suisse (CS), imposta dal Consiglio federale - per il bene della piazza finanziaria elvetica e di quella interazionale, è stato detto - al di fuori dell'ordine giuridico convenzionale. Il fatto che Ermotti assuma l'incarico è una sorpresa, ma in qualche modo non lo è: con l'irlandese Colm Kelleher come presidente e l'olandese Ralph Hamers come Ceo del gruppo, la nuova UBS sarebbe stata guidata da due personalità non svizzere. A quanto pare era chiaro alle persone coinvolte che questa non era un'idea particolarmente buona per una banca che gode di garanzie statali per miliardi di franchi. Hamers si è detto pronto a dimettersi nell'"interesse della nuova combinazione, del settore finanziario svizzero e del paese", secondo il comunicato odierno (in inglese) di UBS. Il cambio avverrà in tempi molto brevi: Ermotti entrerà in carica il 5 aprile e le prime reazioni sono positive, sia da parte degli analisti che in borsa, con i titoli dei due istituti che nella prima mezz'ora di contrattazioni guadagnano circa il 2%.

    Ermotti e UBS

    Il nome di Ermotti, che compierà 63 anni in maggio, era già stato fatto nel concitato fine settimana del 18-19 marzo, quando si stava negoziando l'acquisizione. Ma a quanto pare ci sono voluti alcuni giorni per organizzare le sue dimissioni da presidente del consiglio di amministrazione del riassicuratore Swiss Re, prima di poterlo presentare come nuovo "super-Ceo". Stando agli osservatori Ermotti ha fatto molte cose giuste durante il suo primo incarico alla guida di UBS. Quando è entrato in servizio la banca era indebolita dalla crisi finanziaria e da uno scandalo: un trader di UBS aveva causato una perdita di 2,3 miliardi di franchi per la banca, un incidente che aveva portato alle dimissioni dell'allora numero uno Oswald Grübel. In questa situazione, il consiglio di amministrazione di UBS - all'epoca ancora guidato dall'ex consigliere federale Kaspar Villiger - affidò a Ermotti le sorti della società, prima ad interim, poi due mesi dopo con il mandato pieno. All'epoca non ci si aspettava necessariamente che Ermotti ricevesse questo incarico, soprattutto perché era arrivato in UBS come alto dirigente, proveniente dall'italiana Unicredit, solo sei mesi prima. Non tutti erano convinti che avesse la stoffa per guidare una vecchia corazzata. Inizialmente con una cerca esitazione, due anni dopo il suo insediamento però con grande coerenza, Ermotti ha però avviato la trasformazione di UBS in un gestore patrimoniale di primo piano. Molte aree della banca d'investimento, che prima portavano a UBS alti profitti, ma in alcuni casi anche enormi perdite, sono state smantellate o vendute.

    First mover del settore

    Soprattutto, Ermotti si è rapidamente separato dall'attività obbligazionaria, che aveva quasi spezzato il collo alla banca durante la crisi finanziaria. La banca d'investimento non è più stata definita come una parte indipendente dell'azienda, ma piuttosto come un fornitore per l'attività principale di gestione patrimoniale. Parallelamente allo smantellamento dell'investment banking UBS ha ampliato la propria forza patrimoniale, tanto che oggi è ben posizionata ed è una delle grandi banche meglio capitalizzate e quindi più sicure al mondo. Con la sua strategia, Ermotti è stato il cosiddetto "first mover" del settore: UBS è stata la prima grande banca a osare un passo così radicale e ad attuarlo in modo così coerente. Credit Suisse, che all'epoca era sopravvissuto relativamente bene alla crisi finanziaria, si è astenuto dal compiere questo passo. Questo viene ritenuto uno dei motivi per cui ha poi avuto grossi problemi. Tuttavia, Ermotti non riuscì mai a raccogliere i frutti di questa trasformazione precoce, almeno per quanto riguarda il corso delle azioni. Dopo la crisi finanziaria, il contesto era improvvisamente molto diverso. Il segreto bancario, che per decenni aveva fatto guadagnare le banche svizzere, ha presto lasciato il posto al cosiddetto scambio automatico di informazioni e i clienti europei hanno ritirato parte del loro denaro. Inoltre, le banche centrali hanno reso la vita difficile agli istituti commerciali, con la loro politica monetaria molto espansiva a livello mondiale e i tassi d'interesse estremamente bassi: i margini sul denaro gestito sono stati costantemente messi sotto pressione. Intanto la digitalizzazione ha creato un'industria fintech ha fatto concorrenza alle banche tradizionali, costringendole a investire miliardi.

    Fra i CEO meglio pagati

    Tutto questo ha fatto sì che UBS non sia mai diventata così redditizia come Ermotti aveva immaginato e che il corso delle azioni UBS non si sia sempre mosso nella direzione da lui auspicata. Che il prezzo dei titoli fosse importante per lui è ben esplicato dal fatto che a fine ottobre 2018 egli stesso aveva acquistato valori UBS per 13 milioni di franchi, dopo una giornata degli investitori con nuovi piani di crescita, e lo aveva fatto sapere al pubblico. Ermotti è anche sempre stato uno dei Ceo svizzeri meglio pagati, durante i suoi anni in UBS, incassando ogni volta milioni a due cifre. In totale, ha guadagnato molto più di 100 milioni di franchi nei nove anni del suo primo mandato. Non gli è mai piaciuto sentire critiche sui compensi elevati e ha risposto spesso in modo piuttosto arcigno alle domande dei giornalisti sul tema. Ermotti non è stato onnipresente in Svizzera, ma di tanto in tanto si è anche espresso in ambito politico. Cosa che, alla luce del salvataggio della banca da parte dello Stato nel 2008, non ha incontrato l'approvazione di tutti. Sempre molto interessato al calcio (in gioventù ha accarezzato l'idea di fare il calciatore, prima di propendere per l'apprendistato bancario) ha parlato per esempio di recente di ipocrisia in relazione alle critiche ai campionati mondiali in Qatar. Il manager non è schivo dal punto di vista sociale. Per quanto riguarda il suo aspetto - si presentava sempre con un'acconciatura curata e abiti eleganti - è stato a volte definito il "George Clooney di Paradeplatz".
    https://www.ticinonews.ch/economia/i...-patria-375787

  10. #70
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    Predefinito Re: Crisi bancaria, tocca a Credit suisse

    Il Qatar vende i suoi hotel in Svizzera per «rientrare» da Credit Suisse?
    Secondo Inside Paradeplatz il Paese del Golfo avrebbe messo in vendita il Bürgenstock, lo Schweizerhof e il Savoy

    Il caos attorno a Credit Suisse è costato caro, molto caro agli emiri del Qatar. Il Paese del Golfo, tramite la Qatar Investment Autorithy, è stato a lungo un azionista della banca elvetica. Le turbolenze delle ultime settimane, culminate con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS e con il ritorno di Sergio Ermotti, a quanto pare stanno spingendo il Qatar a recuperare, altrove, del denaro fresco.
    Già, ma come? Il portale della finanza Inside Paradeplatz, in questo senso, riferisce che il Paese starebbe cercando acquirenti per i suoi tre alberghi di lusso in Svizzera. Nello specifico, i qatarioti vorrebbero 1,2 miliardi di franchi per il Bürgenstock Resort, 250 milioni per lo Schweizerhof di Berna e 300 milioni per il Savoy di Losanna.
    La ricerca di acquirenti, secondo Inside Paradeplatz, si sarebbe svolta in sordina. Ovvero: pubblicamente non è stato fatto alcun annuncio. Anche le richieste di conferme e informazioni da parte di altri media, fra cui il Blick, sono state per ora rispedite al mittente.

    Pochi anni fa, il Qatar aveva investito molto nel nostro Paese. La ristrutturazione del Bürgenstock, ad esempio, era costata oltre mezzo miliardi di franchi. E questo perché l’hotel è stato arricchito di diversi ristoranti, appartamenti, una spa e un campo da golf. Nell’insieme, tramite il Gruppo Katara il Qatar avrebbe speso, in Svizzera, oltre un miliardo di franchi svizzeri nel ramo alberghiero.
    Nonostante i piani di disimpegno in Svizzera, Katara intende espandersi a sessanta hotel a livello globale.
    https://www.cdt.ch/news/il-qatar-ven...-suisse-312583

    Lieto, lietissimo, che il Qatar ci abbia rimesso...

    Le scomode verità sui bond AT1 di Credit Suisse
    Polemiche a non finire sui bond AT1 di Credit Suisse, ma la verità fa male al mercato, che accampa scuse per fingere di non capire.

    Una decina di giorni dopo il salvataggio di Credit Suisse, non si placano le polemiche attorno alla decisione della FINMA, l’authority finanziaria svizzera, di avallare l’azzeramento dei bond AT1 dell’istituto. Il capitale azionario, pur subendo perdite nell’ordine del 60% rispetto al valore di mercato, è stato risparmiato da una tale mannaia. UBS verserà agli azionisti 3 miliardi di franchi svizzeri. Perché i soci sono stati parzialmente salvati e gli obbligazionisti subordinati no? Tanto per rendere l’idea delle conseguenze di questa vicenda, Banca d’Inghilterra e Banca Centrale Europea hanno avvertito l’esigenza di ribadire che simili misure non sarebbero possibili rispettivamente nel Regno Unito e nell’Unione Europea.

    La gerarchia dei creditori nell’assorbimento delle perdite è stata sovvertita? Sì, se guardiamo al “bail-in“ in salsa comunitaria. No, se facciamo riferimento più appropriatamente alle regole in vigore in Svizzera. I bond AT1 emessi da Credit Suisse, in coerenza con la legislazione elvetica, prevedevano l’azzeramento nel caso in cui si fosse verificato un evento scatenante (“viable event”) come un salvataggio a carico dello stato.
    Ed è quant’è avvenuto nelle scorse settimane: Banca Nazionale Svizzera e governo confederale hanno messo in sicurezza Credit Suisse con 109 miliardi di franchi.

    E’ discutibile che Berna abbia deciso di sacrificare in toto i possessori dei bond AT1, risparmiando in parte gli azionisti. Le conseguenze di una simile operazione possono essere molto negative nel medio-lungo termine. Tuttavia, il paese alpino non ha infranto alcuna legge propria. E, soprattutto, il mercato farebbe bene a prendere atto che “junior” significa “inferiore” sul piano delle garanzie delle obbligazioni. Se compri un debito non garantito e persino subordinato, non devi limitarti a compiacerti degli alti rendimenti spuntati.
    Devi anche chiederti quale sia la contropartita.

    Bond AT1, rischi anche da mancata call

    Per anni, le banche europee hanno emesso bond AT1 e altri un po’ meno rischiosi per irrobustire il proprio patrimonio. Si sono avvalse così delle regolamentazioni nazionali, che hanno consentito loro di computare tali obbligazioni per metà come capitale e per l’altra metà a debito. I creditori hanno confidato quasi in misura illimitata su questi strumenti. Pensavano di avere scoperto l’eldorado, riuscendo a ottenere sia rendimenti sopra la media del mercato e sia la sicurezza che non avrebbero quasi mai inflitto perdite reali.

    Il caso Credit Suisse è stato una sveglia. I bond AT1 sono quel che scrivono sui prospetti informativi, asset rischiosi e capaci di far perdere per intero il capitale, pur solo dopo l’azzeramento del capitale azionario nell’Unione Europea. C’è, però, anche da noi un rischio sottovalutato: che il capitale non sia rimborsato alle date “callable” fissate. Questo genere di obbligazioni non ha scadenze. Il rimborso potrebbe non avvenire mai. Le banche hanno sinora quasi sempre provveduto ad esercitare la facoltà di rimborso del capitale per ragioni di reputazione. Solo Santander nel 2019 sfuggì alla regola generale, peraltro senza incorrere in alcuna sanzione di mercato.

    Tuttavia, se per rimborsare un bond AT1 bisogna rifinanziarsi sul mercato a condizioni penalizzanti, l’esercizio della call deve considerarsi tutt’altro che scontato. Ed è probabile che d’ora in avanti le banche prendano il dovuto coraggio per fare i propri interessi, anche al costo di urtare la suscettibilità degli obbligazionisti. Due banche tedesche hanno appena annunciato il mancato rimborso di scadenze imminenti. Altre seguiranno nel tempo, man mano che il mercato avrà digerito il significato pregnante degli asset subordinati che detiene in portafoglio. Questi saranno più costosi da emettere e verosimilmente le banche faranno ricorso ad altri strumenti per rimpinguare il capitale. E non sarebbe un male che per rafforzarsi sul piano patrimoniale la smettessero di puntare solo su espedienti contabili.
    https://www.investireoggi.it/obbliga...credit-suisse/

 

 
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