Banche europee in forte calo in borsa. Bnp Paribas – 12%, Unicredit – 7%. Dopo il crac Svb, il “caso” Credit Suisse (- 24%)
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Altra mattinata al cardiopalma per i titoli bancari europei. Al residuo delle turbolenze scatenate dal fallimento della californiana Silicon Valley Bank si sommano le nuove preoccupazioni per il colosso svizzero Credit Suisse che crolla a Zurigo di oltre il 20% sfondando al ribasso la soglia dei due franchi ad azione, dopo che i principali azionisti sauditi della banca hanno escluso di essere disponibili a versare altro denaro nell’istituto. I credit default swap (prodotti che consentono di assicurarsi contro il fallimento ma spesso usati a scopi puramente speculativi) su Credit Suisse si stanno avvicinando alla soglia critica dei mille punti, che indica un serio pericolo per la continuità aziendale del gruppo. In particolare i certificati a un anno si sono portati ieri a 835,9 punti base, secondo la piattaforma Cmaq, sui massimi di sempre, e valgono 18 volte gli analoghi titoli derivati della rivale Ubs e circa 9 volte quelli di Deutsche Bank.
La banca centrale svizzera per ora non commenta l’evoluzione della crisi. L’altro colosso elvetico Ubs perde oltre il 7%. L’indice settoriale delle banche europee arretra di quasi il 6%. A Parigi Bnp Paribas, sospesa temporaneamente dalle contrattazioni, perde ora il 12%. La rivale Société Générale arretra a sua volta di oltre il 12%. A Francoforte Commerzbank accusa un calo di oltre il 10% mentre Deutsche Bank segna un meno 8,7%. Le spagnole Santander e Bbva perdono entrambe circa il 6%. Male anche le banche italiane. Sul listino di piazza Affari Intesa Sanpaolo cede il 6,5% mentre Unicredit il 7,5%. Banco Bpm lascia sul terreno il 5,6%, Mps il 7%.
In calo i rendimenti dei titoli di Stato, con investitori che si spostano in massa su asset più sicuri. Quelli dei bond tedeschi in misura più decisa risetto agli italiani italiani. Lo spread tra Btp e Bund sale quindi a 193 punti, con il tasso del decennale italiano al 4,17%. Un bund tedesco paga invece il 2,24% Domani è in programma la riunione della Banca centrale europea che dovrà decidere se continuare o sospendere il percorso di rialzo dei tassi. Tra i fattori da tenere in considerazione anche lo stato dei mercati e delle banche in particolare dopo che la vicenda Svb ha messo in luce lo stress provocato sui bilanci degli istituti di credito che hanno in portafogli ingenti quantità di bond.
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I principali azionisti della banca elvetica Credit Suisse hanno escluso categoricamente la possibilità di offrire nuovi sostegni alla banca dopo la ricapitalizzazione di 4 miliardi di franchi completata lo scorso autunno. La banca centrale svizzera per ora non commenta l’evoluzione della crisi. Ieri la banca aveva comunicato che l’esodo di fondi sta rallentando ma non si è completamente fermato. “La risposta è assolutamente no” ha detto il presidente della Banca nazionale saudita Ammar Al Khudairy quando gli è stato chiesto se l’istituto di credito fosse disponibile ad assistere il Credit Suisse se ci fosse stata un’altra richiesta di liquidità aggiuntiva. La Saudi National Bank, che è posseduta per il 37% dal fondo sovrano del regno, è diventata il principale azionista del Credit Suisse alla fine dello scorso anno dopo aver acquisito una partecipazione del 9,9%. Gli altri principali azionisti del colosso elvetico sono Qatar Investment Authority con il 6,8%, la saudita Olayan con il 3,3%.