Era l'Anno del Signore 1973.
Italia ricca, nelle città del nord il lavoro te lo tiravano dietro da quanto ce n'era.
Nei paesi del Lazio tutti sognavano di abbandonare casa e campi e trasferirsi a Roma e Milano, all'epoca visti come il paradiso da noi "burini" "pecorari" "legnaroli" "patatari".
L'impiego statale era il massimo a cui potesse aspirare un uomo, e i ragazzotti entravano in aviazione (militare), facevano i passacarte di caserma senza mai avvicinarsi ad un elicottero, e andavano in pensione alla mezz'età. Oggi questa generazione è ancora viva e da trent'anni in pensione.
In pensione ci ha trascorso il doppio del tempo trascorso nel lavoro.
Ma quarant'anni fa.
Oggi la musica è cambiata.
I Francesi si dovranno mettere l'animo in pace, ma tocca anche a loro come è toccato a noi.
Da noi in pensione ci vai a 67 anni e taci, Deo Gratia che ci vai.
E se arrivi a un migliaio di euro è tutto grasso che cola, sei fortunato. Guai se ti lamenti.
E se non ti bastano per vivere con l'affitto, negli anni del lavoro a tempo indeterminato, cosa ci hai fatto coi soldi, puttane ? Bagordi ? Night club ? Perchè non ti sei comperato la casa che con lo stipendio fisso tutte le banche ti concedono un mutuo ?
E adesso di che ti lamenti, coglione ?
E' toccato a noi e adesso tocca ai Francesi.
E anzi che hanno i 64 anni, noi 67.
E siamo ancora fortunati.
Non ha senso paragonare il mondo delle pensioni quarant'anni fa e quello di oggi, in Italia. Figurati se puoi fare il paragone tra l'Italia degli anni 70 e la Francia del 2020.
Non ha senso.
Alla tua sopravvivenza da vecchio ci devi pensare quando sei in età lavorativa.