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Quando marcisce la capacità intellettuale e la prospettiva etica nell’élite di un impero o di una civiltà, un collettivo che si presume cosciente, razionale e logico, il corpo inizia presto a deperire e alla fine muore. La storia è piena di questi avvertimenti, come ad esempio il declino e la caduta spesso citata dell’Impero romano. Anche attualmente, nella scena mondiale, registriamo un fenomeno simile che si manifesta con gli effetti sempre più dannosi e distruttivi del “wokeism”, il virus mentale di quel movimento che avviato con le migliori intenzioni di progresso finisce per produrre effetti negativi e oppressivi, con un annullamento della cultura e dei suoi valori fondanti. È il meccanismo scelto per una “Rivoluzione Culturale” occidentale dai visionari distopici del “Liberalismo” radicalizzato e ideologico che stanno giustamente suscitando molta attenzione e una diffusa preoccupazione. In pratica, centristi e moderati sono diventati i nuovi radicali in questo esercizio di eliminazione delle persone legate a una coscienza pubblica e orientate a svolgere un ruolo attivo e positivo nella società, dopo averle etichettate come un “nemico del popolo”. Questo esercizio di assassinio di idee e personaggi è spesso fatto in nome della tolleranza e della comprensione, in una svolta orwelliana davvero agghiacciante. Ma qual è lo scopo di questa attività e ideologia autodistruttiva, e perché adesso?Il processo in corso avviato e sostenuto dall’establishment politico liberale sta provocando un evidente declino della civiltà e della cultura occidentale a causa degli effetti distorsivi delle politiche distopiche e autodistruttive che tende ad imporre. Si tratta di politiche che manifestano un attacco a quegli elementi fondamentali che hanno creato e permesso l’affermarsi nel tempo della supremazia occidentale globale (politica, militare, economica, sociale); un attacco che colpisce in modo diretto, con i suoi processi di revisione, i beni immateriali fondamentali come la storia, i valori, le norme e le regole comportamentali di riferimento. Questo processo registra una accelerazione proprio nell’attuale fase di crisi della democrazia liberale e sta portando alla formazione di un ambiente di identità politica, sociale e culturale binaria sempre più radicalizzato ideologicamente. La lettura e l’interpretazione di questo processo segnato dall’annullamento della cultura mettono in evidenza che esso non è un segnale di rafforzamento della democrazia, ma piuttosto il contrario; è una indicazione di debolezza e disperazione dell’establishment politico liberale per la sua incapacità di imporre la sua visione distopica del mondo, la sua utopia negativa o pseudo utopiaUna riprova della gravità di questo processo viene dal grande uso di concetti e pratiche come l’“Ortodossia della conoscenza”, dalla diffusione di presunte “verità” e “realtà” che sono supportate dal dominio informativo e cognitivo. Ciò si legge nelle frasi e slogan usati attualmente per catturare l’immaginazione e le menti del pubblico, frasi come un “nuovo mondo coraggioso”, “nuova normalità”, “ricostruisci meglio” o “grande rilancio”. Sono tutti strumenti con cui si cerca di plasmare una visione totalitaria distopica, per i suoi effetti negativi, attraverso la formazione di un “cittadino” cognitivamente omogeneo che sia un oggetto piuttosto che un soggetto. Storicamente ciò è già successo, ad esempio, con il tentativo sovietico di creare l’Homo Sovieticus, il cittadino sovietico “perfetto”.(continua)